domenica 3 dicembre 2017

L'orinale di Bologna.

Istituzione sempre più in decadenza, l'orinale, ops, il Comunale di Bologna! Certo che scegliere "Aida" come titolo inaugurale, con la scusa che non la si dava da 16 anni, manco fossimo l'ombelico del mondo e non ci fossero altri teatri sparsi per il mondo a colmare (fin troppo!) la "lacuna" nel frattempo (veramente pietosi questi "solito minestristi"), è quanto di più banalmente scontato ci sia, ma quello che mi lascia perplesso è il fatto che, in questa occasione, per motivazioni bizzarramente tecnologiche, al posto dei consueti sopratitoli, si sia utilizzata un'applicazione, da scaricarsi preventivamente sul proprio gingillo tecnologico, al fine di poter seguire il libretto. Io trovo altamente diseducativo incoraggiare il pubblico indisciplinato odierno, che già tende troppo a farlo di suo, a smanettare per tutta la durata della rappresentazione, sul loro giocattolino mediatico e come ipotetico, semplice spettatore mi darebbe veramente fastidio, spendere dei gran soldi per andare a teatro, vedendomi circondato da una massa di bambini deficienti intenti a trafficare col loro trastullo tecnocratico, per tutto il tempo. Sarò un matusa, un dinosauro, ma stupidamente mi chiedo, come si faceva ad andare a teatro ai miei tempi, persino in occasione di titoli in idiomi stranieri, quando tutte queste diavolerie tecnologiche, a cominciare dai sopratitoli, sostanzialmente disturbanti e distraenti, non esistevano affatto? E difatti c'era chi si portava dietro il libretto dell'opera (all'estero, anche la partitura), da piazzarsi in grembo durante lo spettacolo, cosa assai più discreta e di ben altro stile e spessore, rispetto all'attuale onanistica esibizione di paccottiglia tecnologica praticata in ogni dove! E tutto questo, per giunta con un'opera stra-arcinota e cantata pure in italiano, altro che analfabetismo di ritorno! Il fatto che questa applicazione sia già stata usata con successo in altri teatri nazionali ed esteri (o così dicono), rimane per me un'ulteriore conferma della progressiva volgarizzazione e decadenza del mondo musicale nel suo complesso. Non so se questa diavoleria, all'atto pratico, abbia poi funzionato o meno lo scorso novembre, anche in rete non ho trovato resoconti degni di nota, tantomeno recensioni dello spettacolo che non fossero redatte prostituendosi, ma a questo punto la cosa riveste relativa importanza, queste istituzioni musicali sempre più nauseantemente museali, col loro pubblico di mummie incartapecorite, sono allo sbando totale e non sanno più cosa inventarsi per continuare a parassiteggiare impunemente. Io, nel frattempo, mi siedo sulla riva del fiume (Reno) ed aspetto... 

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