lunedì 18 marzo 2013

Classica in vinile 3bis.

Il terzo numero della collana è uscito il 7 marzo anzichè il 2, quindi con 5 giorni di ritardo, anche il successivo, che doveva uscire sabato scorso, non è ancora comparso in edicola, per cui se il buongiorno si vede dal mattino, i presupposti non sono certamente dei migliori! A parte le consuete considerazioni sulla opacità della superficie della custodia e sulla genericità della busta interna, in questo terzo numero ho rilevato un piccolo miglioramento generale, nonostante varie discrepanze grafiche su copertina, retro ed etichette del disco, su queste ultime però è stato corretto il refuso "MARGINE CONTROL" in "MARGIN...". Per non risultare troppo prolisso, non mi dilungherò eccessivamente sulla faccenda, rilevando soltanto, in particolare l'assenza sul retro della scritta "produced, musically supervised and 3-to 2-channel conversion for LP by Wilma Cozart Fine", seguita sotto dalla dicitura "(P) (C) MERCURY 1960" e ancora più sotto da "PRINTED IN U.S.A.", il cui spazio è occupato dalle consuete invasive scritte di servizio, presenti come di consueto anche sulle etichette del disco, per tacere dell'onnipresente ma inevitabile bollino Siae in un angolo del retrocopertina. Il fascicolo d'accompagnamento, con testi di Pierre Bolduc ed Enzo Carlucci, ha un'impostazione generale meno banale dei precedenti, ma ancora troppi refusi e imprecisioni, sui quali sempre per esigenze di sintesi, non starò a tediarvi, fermo restando che i dati di registrazione forniti, sono ancora troppo scarni. Curiosa la ricomparsa del riquadro "Note sparse" a pag.7. La ristampa Classic Records in mio possesso è decisamente più fedele con dei colori più brillanti in copertina, rispetto a questa a cura della De Agostini, oltrechè con delle etichette discografiche più corrette e meno generiche rispetto a quest'ultima. Quello che mi ha deluso di più, in questo terzo numero della collana, è la qualità sonora, che pur molto buona in assoluto, mi sembra inferiore al disco della Classic Records, in barba alla recensione fattane a suo tempo proprio da Pierre Bolduc su "Audiophile Sound". Il disco Classic Records ha sì un livello d'incisione leggermente più basso e un soffio di fondo più avvertibile, ma anche più dinamica, estensione ed ambienza, mentre l'altro, con un livello d'incisione di poco superiore, è decisamente più compresso con minore ambienza ed estensione. Secondo me questa differenza è dovuta al fatto che, mentre la Classic Records si è servita di un master analogico, qui stavolta ho la netta sensazione che ci si sia serviti di un file digitale, come fonte per il riversamento su vinile. Inoltre la masterizzazione sembrerebbe soffrire di qualche distorsione e disturbo di troppo, a tratti. Secondo la mia opinione, questi compromessi sono dovuti sia a esigenze di contenimento dei costi, sia al fatto di voler rendere questi dischi facilmente riproducibili anche dalle apparecchiature più economiche, stante la spaziatura prudenziale dei solchi. Conto di tornare sullo spinoso argomento prossimamente. Al momento il mio giudizio complessivo resta interlocutorio. Finora, il disco meglio suonante del lotto, mi sembra proprio il primo, con la quinta di Beethoven diretta da Karajan. Quanto all'ottimo livello dell'interpretazione di Dorati relativa al balletto stravinskiano, confermo quanto già affermato in precedenza. La qualità di stampa del disco è un pò rumorosa come al solito, con l'aggiunta di alcune sbavature di vinile in corrispondenza del foro centrale.

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