giovedì 21 novembre 2013

Contemporanea all'italiana.

Finalmente, nella serata di domenica scorsa, Radiotresuite si è degnata di trasmettere l'ultimo lavoro teatrale di Giorgio Battistelli, autore anche del libretto, ovvero l'atto unico "Divorzio all'italiana", da lui stesso denominata 'azione musicale per il crepuscolo della famiglia', liberamente tratta dalla prima stesura della sceneggiatura per l'omonimo film di Pietro Germi (come esplicitamente dichiarato dallo stesso compositore in un'intervista telefonica in diretta, che ne ha preceduto la messa in onda),data in prima italiana al Comunale di Bologna e nello stesso allestimento originario commissionato dall'Opéra National de Lorraine - Nancy, registrata l'11 giugno scorso. L'impressione complessiva che ne ho tratto dal semplice ascolto radiofonico non è malvagia, direi che, tutto sommato, il lavoro si lasci ascoltare agevolmente e alla fine concordo col giudizio di una radioascoltatrice, che lo ha definito un buon esempio di opera buffa contemporanea, ma sicuramente non lo definirei un capolavoro assoluto, pur non arrivando a giudizi drasticamente negativi, come mi è capitato di rilevare, facendo una rapida ricerca in rete. In parte, alcune riserve però le condivido, tipo il fatto che l'orchestrazione tende un po' troppo a coprire, soffocare le voci, a tratti (ma in parte ciò potrebbe essere dovuto anche a responsabilità del direttore d'orchestra) e che la musica di Battistelli, pur nella sua piacevolezza, manchi ancora di quelle caratteristiche stilistiche distintive che le associno immediatamente al suo autore, ossia risulti non molto personale e riconoscibile, con sovente la sensazione del 'già sentito' accompagnata da un vago retaggio minimalista; piuttosto, se le orecchie non mi hanno ingannato, mi è parso che l'entrata in scena dei vari personaggi fosse caratterizzata da brevi cellule melodiche a essi singolarmente associate che ne precedevano di pochi attimi l'ingresso. Per esempio, ho notato che ogni volta che  il protagonista, don Sandrino Ferraù, era in scena, veniva regolarmente preceduto, in orchestra, da un breve, veloce inciso di terzine, suonate dagli archi. Altra scelta decisamente singolare l'aver affidato quasi tutti i ruoli femminili (Donna Matilde, Donna Rosalia, Donna Fifidda, Immacolata Patanè) a dei bassi en travesti (secondo quanto dichiarato da Battistelli nell'intervista telefonica, al fine di far risaltare la 'forza virile' del genere femminile), eccettuato quello di Angela (che nel film era interpretata dalla Sandrelli), assegnato a un soprano, mentre la parte dell'ex spasimante di Donna Rosalia, ovvero Carmelo Patanè, viene svolta da un controtenore o falsettista che dir si voglia, semprechè le mie orecchie non abbiano preso un abbaglio! Certamente è vero che, rispetto al film, la trama è stata assai semplificata, con i nomi di alcuni personaggi, a cominciare dal protagonista, mutati (non per niente l'autore ha già messo le mani avanti, dichiarando esplicitamente che trattasi di libero adattamento, basato oltretutto, come lui stesso ha detto nella succitata intervista telefonica, sulla prima versione della sceneggiatura, che prevedeva l'ambientazione della vicenda proprio a Barrafranca), ma è noto che, quando lo stesso soggetto passa da un medium espressivo ad un altro (in questo caso dal cinema al teatro lirico), un certo grado di 'infedeltà' è insito nell'operazione, salvo eccezioni, stante le diverse modalità ed esigenze espressive. Lo stesso compositore faceva giustamente notare, nell'intervista, come i ritmi cinematografici divergano rispetto a quelli più rallentati del melodramma, sia che si voglia inscenare un'azione così come esprimere un concetto, tant'è che per questo suo lavoro ha voluto introdurre il concetto di 'drammaturgia dinamica', ovvero cercare di avvicinare i tempi scenici del teatro lirico a quelli cinematografici, rendendo l'azione più serrata, ritenendo anzi che l'ispirarsi a soggetti di natura cinematografica, possa costituire una nuova linfa vitale per lo sviluppo del teatro d'opera contemporaneo (idea per altro non nuova in assoluto e già tentata da qualche compositore americano). L'esito complessivo, come ho già detto, non è del tutto compiuto, mancando "Divorzio all'italiana" soprattutto del suggello di una maggiore originalità stilistica (e probabilmente lo squilibrio fonico fra voci e orchestra era molto più avvertibile in teatro che in radio), pur tuttavia, nonostante i suoi limiti, degno di essere ascoltato e conosciuto, visto che poi la resa esecutiva di cantanti, coro ed orchestra, mi è parsa complessivamente adeguata, squilibri fonici a parte. Piuttosto, l'ora e venti complessiva di musica, era decisamente poco per riempire adeguatamente un'intera serata; mi chiedo se fosse veramente questa la durata originaria del lavoro quando è stato messo in scena in Francia. Dico questo con ragione, mi ricordo di un'intervista a Marco Tutino, di alcuni anni fa, sempre su Radiotre, il quale disse a proposito della sua opera "Federico II" commissionatagli dalla Germania, che per farla rappresentare in Italia, la dovette accorciare di un bel pò! Noto regolarmente che, nelle sue sempre più rare incursioni nel repertorio lirico che va dal '900 storico al contemporaneo, al Comunale di Bologna si punta regolarmente su lavori in scala ridotta, o come organico complessivo (guardacaso in questi giorni è in scena "The turn of the screw" di Britten), o come durata totale (come nel caso dell'opera di Battistelli), quando non addirittura ambedue ("Jacob Lenz" di Wolfgang Rihm); questo eccesso di prudenza non è affatto un buon segno (sono lontani i tempi de "Le grand macabre" di Ligeti, dato nel 1977 con la direzione di Zoltan Pesko, ma anche di "Vec Makropoulos" di Janàcek con Raina Kabaivanska come protagonista e la direzione di Christian Thielemann, inoltre se penso che in tempi più recenti, un'altra opera da camera, "A midsummer night's dream" di Britten venne cancellata per far posto a "La rondine" di Puccini richiedente un organico ben maggiore, bisogna dire che la coerenza non è mai stata il punto forte dei vertici del Comunale), per cui devo dire che, riguardo al lavoro di Battistelli, proprio per questo mi aspettavo di molto peggio, visto lo scarso coraggio nell'impostazione dei cartelloni di stagione del Comunale, perciò per il momento accontentiamoci. / Ritorno alla base per il sottoscritto, ovvero di nuovo alla mensa dei poveri, anche in questo caso alla faccia della coerenza! Finale scontato, rassegnazione di fronte al fatto di essere uno sconfitto in mezzo ad altri suoi simili, la pancia ha vinto sulla psiche e non poteva essere altrimenti, per il momento sono ancora qui a vomitare facezie su questo blog, ma con un sempre maggior senso di vuoto e inutilità, mitigato da un ritrovamento discografico inatteso, fatto pochi giorni fa in un mercatino parrocchiale, per l'ingente somma di 2 euro! Nonostante la mia fase 'ecologica' (al verde, cioè!) persevero, per la serie 'il lupo perde il pelo ma non il vizio' (e ti pareva!). Saluti da un predestinato alla iella (tantopiù che, a causa del mio pessimo rapporto con telefoni fissi e mobili, temo di aver mancato la possibilità di una borsa lavoro, cosa che contribuisce a incupirmi e a farmi sentire sempre più un condannato all'inevitabilità del proprio miserrimo destino)!

sabato 9 novembre 2013

Lacerti.

Trovo, se possibile, sempre più desolante, il panorama delle attuali uscite video-discografiche, a cominciare dall'ambito della musica classica che, salvo sporadiche eccezioni, sembra ristretto a musicisti vanagloriosi e divetti plasticosi riproponenti stancamente la solita minestra e barocchisti più o meno polverosi e putrescenti, forse lo fanno apposta per me, visto che continuo pervicacemente nella mia fase economicamente 'ecologica', così non mi debbo dolere di non avere più il becco di un quattrino per potermi comprare uno straccio di cd, se è così, ma che carini che sono! (al massimo mi dolgo per i titoli di Maxwell-Davies che escono per la Naxos, o per le incisioni dell'Orchestra Sinfonica di Roma diretta da La Vecchia per quel che concerne il repertorio sinfonico nostrano, o per il ciclo delle sinfonie di Villa-Lobos sempre per la Naxos, ma a parte ciò, non ho rimpianto alcuno, non l'avrei mai immaginato!) / Come al solito, anche quest'anno, le varie ricorrenze musicali o anniversari che dir si voglia, hanno ulteriormente dimostrato la loro sostanziale insulsaggine e inutilità, per esempio sembrerebbe che Benjamin Britten abbia composto soltanto il "Peter Grimes", il "War Requiem", dati fino alla nausea e poco altro (questo mese, in scena al Comunale di Bologna, ci dovrebbe essere anche "The turn of the Screw", tutt'altro che sconosciuto anch'esso), nessuno che abbia inscenato la versione francese dell' "Otello" verdiano, realizzata per Parigi e cantata ovviamente in francese, della quale, talvolta, si ascoltano (oltrechè essere state incise su disco) praticamente solo le danze! E che dire delle 4 versioni del "Tannhaeuser" di Wagner? Poichè quella comunemente detta 'di Dresda' è in realtà una versione successiva, già recante modifiche rispetto alla versione primigenia, rappresentata a Lipsia, mentre quella cosiddetta di Parigi, è in realtà una versione posteriore rappresentata a Vienna, col testo cantato nuovamente in lingua tedesca, poichè quella di Parigi era cantata in francese ed inoltre l'ouverture e la susseguente 'musica del Monte di Venere' (ovverossia il balletto, anche se secondo me questa musica ha assai poco di ballettistico in realtà) erano separate da una breve pausa, anzichè essere riunite in un blocco unico come nella successiva e più nota versione? Perchè non si è fatto qualcosa di simile almeno a quanto fecero ad Essen nel 2004, quando eseguirono in forma di concerto la versione primigenia di "Der Fliegende Hollaender", composta da Wagner a Parigi nel 1841-42 e mai andata in scena, con la storia ambientata in Scozia (e precisamente nelle Isole Orcadi), anzichè in Norvegia, come nelle più note versioni successive e quindi con i nomi di alcuni personaggi differenti rispetto a queste ultime (qui Daland si chiama Donald ed Erik assume il nome di Georg), recita di buon livello complessivo fortunatamente fissata su disco dalla Deutsche Harmonia Mundi in un cofanetto purtroppo attualmente fuori catalogo, tacendo delle differenze riguardo all'orchestrazione e della diversa stesura delle linee vocali, con la ballata di Senta, un tono sopra rispetto alle versioni successive? (Wagner fu costretto successivamente ad abbassarla di un tono, cioè da sol minore a la minore, poichè la cantante da lui prescelta per la parte, dopo averla ascoltata in una recita di "Norma", era Wilhelmine Schroeder-Devrient, che si rivelò non in grado di reggere l'originaria tessitura). Per la cronaca Wagner, se la morte non fosse sopravvenuta, non aveva ancora messo la parola 'fine' nè per il "Tannhaeuser", nè per "Der Fliegende Hollaender", poichè aveva seriamente intenzioni di apportarvi ulteriori ritocchi. Signori sovraintendenti e direttori artistici, vergognatevi (si fa per dire)! Tutto nella norma, come al solito! / Sempre a proposito di Wagner, tempo fa ho ascoltato su Radiotresuite, un'intervista all'attuale direttore artistico del Comunale di Bologna, Nicola Sani, il quale dichiarava, a proposito del "Parsifal" diretto da Roberto Abbado che dovrebbe andare in scena il prossimo 14 gennaio, che la regia teatrale avrà un carattere innovativo, proponentesi di mostrare l'evoluzione della figura di Parsifal, attraverso il passare dei secoli (gulp!), la qual cosa mi fa temere 'registate' a gogò, oltrechè ennesimo spreco di denaro pubblico, speriamo che almeno la parte musicale sia quantomeno all'altezza della situazione! Tra l'altro in quell'occasione, giustamente si rammentava come Bologna sia stata la prima città italiana a rappresentare il "Parsifal", a tamburo battente con lo scadere del veto imposto dallo stesso Wagner che ne confinava le rappresentazioni esclusivamente in quel di Bayreuth, veto che scadeva il 31 dicembre del 1913, cosa che consentì al Comunale di Bologna di rappresentarlo alle ore 15 del 1° gennaio 1914, l'orario insolito dovendosi al fatto di voler battere sul tempo il Teatro Costanzi di Roma (l'attuale 'Teatro dell'Opera di Roma'), la cui rappresentazione della stessa opera era fissata per le 15 e 30 dello stesso giorno, in una delle varie sterili gare usuali fra i teatri nostrani, per poter rivendicare la prima assoluta o la prima italiana di una certa opera (incredibile comunque, proprio nel pomeriggio di Capodanno, ritrovarsi con due rappresentazioni quasi contemporanee del 'Parsifal', cosa impensabile oggidì, nell'attuale era masturbatorio-ipertecnologica), sia pure in versione ritmica italiana e con alcuni tagli, come allora si usava. Non per niente, nel capoluogo felsineo, si erano già avute, in precedenza, le prime italiane di "Lohengrin" (alla quale assistette, da un palco, lo stesso Verdi), di "Tannhaeuser" e di "Der Fliegende Hollaender". Bologna, prima città wagneriana in Italia, avanti a Palermo e Venezia, ma come abbiamo fatto a cadere così in basso? Domanda retorica! / Nel musical "Carousel" del 1946, di Rodgers-Hammerstein, è presente una celebre canzone intitolata "You'll never walk alone", quando se non sbaglio, ad uno dei personaggi principali muore la madre. "You'll never walk alone"? Peccato che la realtà sia ben diversa! Altro che se ti ritrovi a camminare da solo, più che mai, soprattutto quando sei nei guai, ovviamente! / Sempre a proposito di comunicazione, come mai ogni volta che si invia una e-mail a qualcuno, il destinatario, regolarmente, non si sente mai indotto a inviarti a sua volta una qualsivoglia risposta, lasciandoti conseguentemente nel dubbio se l'abbia ricevuta e l'abbia anche letta, salvo il caso che non ti capiti d'incontrarlo di persona, successivamente? Qui facciamo veramente acqua da tutte le parti! / Sul numero di novembre della rivista 'Suono' attualmente in edicola, ennesimo articolo di Pietro Acquafredda concernente gli ennesimi intrallazzi, inciuci, clientelismi e favoritismi, praticati bellamente coi finanziamenti pubblici, all'ombra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia in Roma, chiamanti pesantemente in causa il suo attuale presidente, Bruno Cagli; naturalmente, nulla di nuovo sotto il sole, ma sarò l'unico a provare un soffocante senso di nausea, almeno così mi chiedo? Evviva l'Italia! Certo è che se esiste veramente un Dio, allora lo odio proprio a morte, poichè il ritrovarmi scaraventato mio malgrado in quest'orrido pantano che ancora qualcuno si azzarda a definire il 'Bel Paese', lo considero la peggiore cattiveria che mi si potesse fare! La vita è un dono solo per i furbi, per gli altri è una iattura! / Si complica sempre di più la faccenda relativa alle varie stesure delle sinfonie di Bruckner, di cui mi sono già occupato tempo addietro; scorrendo le recensioni  discografiche degli ultimi 2 numeri della rivista "Gramophone", mi sono accorto che esiste una nuova edizione della 2^ versione del 1877 della sinfonia n.2, realizzata da William Carraghan, che differirebbe in alcuni dettagli dalle precedenti edizioni Haas e Nowak  (questa nuova edizione è incisa in un sacd della Pentatone, con l'Orchestre de la Suisse Romande, diretta da Marek Janowski), mentre dell'8^ sinfonia ne esisterebbe un'ulteriore stesura del 1888, riesumata sempre da Carraghan, quindi cronologicamente intermedia fra le 2 stesure ufficiali, rispettivamente del 1884/87 e del 1887/90, più vicina concettualmente alla prima di queste (questa stesura intermedia è incisa in un doppio cd della Hannsler-Profil, con la Philarmonia Festiva diretta da Gerd Schaller, con in appendice un brano di Otto Kitzler, maestro di composizione dello stesso Bruckner, stimatissimo dal medesimo; trattasi di una 'Trauermusik', composta da Kitzler proprio in occasione dei funerali del suo illustre allievo, una musica funebre orchestrata dallo stesso Schaller). Inoltre, tempo addietro, mi sono accorto che, in un recente cd della Accentus Music, con la Luzerne Festival Orchester diretta da Abbado, contenente la sinfonia n.1, ne viene adottata la 3^ versione, che sospetto in realtà spuria, del 1893, nell'edizione all'epoca curata da Guenther Broesche, erroneamente indicata come la versione di Vienna, analogamente a quanto fecero Chailly e la Radio Sinfonie Orchester Berlin, in un cd Decca uscito nel 1987 (strana comunque la scelta di Abbado, visto che nella precedente integrale realizzata per la Dg con i Wiener Philarmoniker, aveva optato per la consueta 2^ versione, edita da Nowak, quest'ultima erroneamente indicata come versione di Linz, ma in realtà essendo proprio la versione viennese, mentre nell'incisione Decca degli anni '60, aveva scelto sempre quest'ultima versione, ma nell'edizione Haas). Non avendo potuto visionare nè tantomeno ascoltare i dischi summenzionati, per il momento mi limito a questa modesta segnalazione.

Il programma di sala, questo sconosciuto.

Lunedì sera, durante il collegamento con il Teatro alla Scala, per il concerto d'inaugurazione della stagione della Filarmonica, quegli ameni simpaticoni di Radiotresuite discettavano, tra le altre cose, anche della progressiva estinzione dell'utilizzo del classico programma di sala, sempre più sovente sostituito da presentazioni verbali dei brani musicali componenti il programma del concerto, da parte degli stessi interpreti, adducendo come motivo il sempre maggior bisogno del pubblico degli appassionati, di forme di comunicazione più immediate e meno gelide di quelle rappresentate da un programma cartaceo (e giù il solito profluvio di luoghi comuni sul fatto che viviamo in un'era basata sulla comunicazione, provocata dal diffondersi massiccio di tutte queste nuove tecnologie, ecc. ecc.). Io, in casi come questo, mi sento un emulo sbiadito di quello zuzzurellone del ministro della cultura della Germania nazista, rispondente al nome di Goebbels, al quale, come è noto, per sua stessa ammissione, veniva spontaneo il portare la mano alla pistola, ogni qualvolta sentiva pronunciare la parola 'cultura'. Beh, io ho una reazione molto simile ogni qualvolta sento pronunciare la parola 'comunicazione', con la non irrilevante differenza di non possedere alcuna pistola (casomai un miserrimo pistolino, che in tal guisa non serve proprio a un cavolo!), ed ecco il motivo per cui mi sono definito un emulo sbiadito del suddetto. Abbiamo, con questa barbarie generalizzata, letteralmente stuprato, violentato, vilipeso, svilito, il significato autentico di parole come amore, amicizia, sesso, cultura (anche in assenza di personaggi come Goebbels), rivoluzione e per l'appunto comunicazione, svuotandole, con il costante ed indebito abuso, di qualsivoglia essenza, riducendole a banalissime espressioni verbali con le quali ci riempiamo costantemente quell'orrido, immondo orifizio che ancora chiamiamo bocca, ritrovandoci sempre più immersi in un assurdo vuoto pneumatico esistenziale che cerchiamo malamente di riempire di aria fritta, piombando regolarmente in uno stato di convulsione epilettica continua, autocondannandoci a un'esistenza priva del benchè minimo costrutto. Ma quale comunicazione mi posso aspettare in una città di spettri come Bologna, in cui, dopo 11 anni dal mio esservi ritornato, mi ritrovo ancora più solo di quando ci sono arrivato, in cui la sera, aggirandomi per il centro storico, non m'imbatto più in una sola faccia conosciuta, ritrovandomi in mezzo ad individui completamente sconosciuti, peggio che se avessi traslocato altrove e se per caso t'imbatti in un volto conosciuto per pochi, fugacissimi istanti, hai la netta sensazione di aver visto riaffiorare, per un attimo, un qualche spettro riemerso da chissà quali reconditi recessi, un autentico relitto di un passato remotissimo e sbiadito, non ci siamo proprio! Aggiungiamoci la bufala di internet e di tutti i gingilli tecnologici ad essa correlati, coi quali ci masturbiamo e balocchiamo quotidianamente da stupidi bamboccioni quali ci siamo ridotti, ingannando noi stessi coltivando le nostre fallaci, flebili illusioni di credersi al centro dell'universo, rifiutandoci di vederci per ciò che noi siamo realmente, cioè un branco di umanoidi alla deriva, per cui di quale cavolo di comunicazione parliamo se abbiamo perso financo la capacità di salutarci se per caso c'incontriamo fisicamente per strada? Ma fatemi il sacrosanto piacere! Piuttosto, ritornando alla questione del programma di sala, la sua progressiva sparizione non può che essere vista che come un ulteriore segno di degrado e impoverimento culturale, può magari far comodo alle nostre istituzioni musicali, visto che in quella maniera risparmiano un po' di quattrini, stante il fatto che la sua realizzazione comporta ovviamente dei costi dal punto di vista economico, potendo oltretutto far leva sulla naturale pigrizia mentale del pubblico, che non ha la benchè minima voglia di sforzarsi nemmeno di dargli una scorsa, figuriamoci leggerselo per intero, per carità! Al giorno d'oggi si vuole tutto 'cotto e mangiato', il cervello è l'organo del corpo umano più in disuso e disprezzato e con ragione, tanto c'è internet, facebook, twitter e compagnia bella, perchè perdere tempo ed energie a usarlo, dico bene? Non dico affatto di essere contrario in senso assoluto ad una presentazione a viva voce dei brani in programma, ma a patto che non si pretenda di sostituirla in toto a un programma di sala cartaceo, ne deve semmai costituire un'aggiunta, un'integrazione. Una presentazione verbale, per non correre il rischio di risultare prolissa e tediosa, deve per forza di cose essere più sintetica, veloce, superficiale, mentre un programma di sala ben redatto, può a volte costituire un vero e proprio saggio in miniatura, nel quale gli aspetti musicali trattati per ovvie ragioni più superficialmente se non addirittura sorvolati del tutto in una presentazione verbale, possono essere più approfonditi e stimolare la curiosità dell'appassionato in una maniera più compiuta, se poi si aggiunge che in certi casi può essere dotato anche di un corredo iconografico, di rimandi bibliografici  e/o video-discografici, oltrechè di eventuali testi cantati, a volte di difficile reperibilità, con relative traduzioni, ecc. ecc., si capisce che sostituirlo integralmente con una presentazione verbale, non è esattamente la stessa cosa! Io stesso conservo tutt'ora, a distanza di tempo, la stragrande maggioranza dei programmi di sala delle varie esibizioni musicali alle quali ho assistito nel corso degli anni passati, consultandoli periodicamente. E poi non dimentichiamoci del fatto che 'verba volant, ma scripta manent', anche in un'era di chincaglieria tecnologica come l'attuale, teniamolo ben presente, mi raccomando! Va da sè che talvolta ci s'imbatta in programmi di sala sciatti, lacunosi, indecenti persino, ma proprio per questo chi di dovere si proponga eventualmente di migliorarli e non certo di farli sparire definitivamente, per rimediare ad eventuali buchi di bilancio, gli sprechi sono altrove, lo sappiamo bene tutti quanti! Ai miei simili, bipedi implumi, ribadisco che l'organo del corpo umano più importante è il cervello e non quello che vi ritrovate tra le coscie, chiaro? A buon intenditor ...  

venerdì 25 ottobre 2013

Pancia e psiche.

Ovvero dell'impossibilità di conciliare le esigenze dell'una e dell'altra, almeno per quello che mi riguarda. Purtroppo le mie vicissitudini extra-musicali stanno nuovamente prendendo il sopravvento su tutto il resto, come era prevedibile. Essendomi a suo tempo volutamente allontanato dall'ambito delle mense per poveri, soprattutto per motivi psicologici, visto che non sono null'altro che l'anticamera della fine secondo la mia opinione, stante anche l'umanità alla deriva con la quale hai inevitabilmente a che fare, volente o nolente, tutti i santi giorni, con il conseguente senso di ineluttabile sconfitta e di deriva mentale che sopravviene, volendo anche solo simbolicamente dare una scossa alla mia patetica esistenza, uscendo dall'atteggiamento di passiva accettazione di un destino ingrato che ne costituisce la naturale conseguenza, ho deciso, dopo averlo meditato da parecchio tempo, di dare un taglio drastico a tutto ciò, anche perchè la faccenda mi procurava diverse crisi di nervi e di pianto. Ovviamente all'inizio la cosa non sembrava affatto così difficile, anzi ti sentivi più libero da condizionamenti vari, solo che avevo fatto i conti senza l'oste, ossia la mia pancia, per cui se dal punto di vista psicologico mi sembrava di stare leggermente meglio, lo stomaco rimbrottava a più non posso e avevo voglia a fare orecchie da mercante, naturalmente e giustamente, non voleva sentire ragioni e non poteva essere altrimenti. Senonchè, escludendo a priori per i summenzionati motivi l'idea di tentare di rientrare, per così dire, nel 'giro', ho cercato una sorta di compromesso, rivolgendomi a una delle tante associazioni di volontariato cittadine che, settimanalmente, distribuiscono cibo e indumenti alle persone bisognose. In effetti, anche grazie a uno sguardo in rete, non mi è stato difficile iscrivermi ad una di esse proprio in giornata, inoltre anche bussando ad altre porte, nonostante il periodo difficile, non ho avuto problemi ad ottenere risultati concreti sotto questo profilo, anzi troppa grazia Sant'Antonio! In questa maniera circoscrivendo la faccenda in ambito settimanale anzichè giornaliero, pensavo proprio di aver trovato un accettabile compromesso fra la pancia e la psiche, avendo l'ennesima conferma che, in condizioni d'indigenza, almeno qui in Bologna, cibo e vestiario sono problemi risolvibili con relativa facilità anche senza il bisogno di ricorrere alle mense e ad organizzazioni come la Caritas, quello che è irrisolvibile è il problema di sbarcare il lunario pagando tasse, bollette e gabelle varie, come facilmente intuibile. Ma a parte il problema che la maggior parte degli alimenti che ti danno è costituita da generi rapidamente deperibili come pane, frutta e verdura (d'altronde capisco che in questi casi non si può fare decisamente i difficili), mentre personalmente preferirei, per ragioni ovvie di praticità e comodità, più alimenti a lunga conservazione come pasta, riso, biscotti secchi e scatolame, presenti in percentuale assai più ridotta, tanto più che vivendo da solo non riuscirò certo a smaltire tutto il pane, la frutta e la verdura che copiosamente mi ritrovo in casa, prima che divenga inutilizzabile, nè conoscendo altre persone a cui donarlo a mia volta, questo sarebbe comunque un problema relativo, una quisquilia. Poichè purtroppo, anche il solo fatto di ritrovarmi una sola volta alla settimana, a far la coda in mezzo a questa umanità dolente nell'attesa della mia spettanza, sta già nuovamente mettendo in crisi la mia psiche, mi sento di nuovo addosso quel senso di sconfitta ineluttabile e senza appello, schizofrenicamente scisso in 2 persone, quella che va a far la fila in mezzo ai poverelli per prendersi la sua spettanza alimentare e quell'altra che, in questo momento, è seduta in una biblioteca pubblica cittadina, in un ambiente di persone normali e rispettabili, a vomitare queste scempiaggini sul mio blog. Tutto nella norma! 

domenica 20 ottobre 2013

La generazione dell'ottanta.

Purtroppo non ho seguito con la dovuta attenzione gli altri 2 concerti che Radiotre ha trasmesso dalla Biennale Musica di Venezia, anche se quello di domenica 6 ottobre, con Les Percussions de Strasbourg, mi è parso alquanto lambiccato e discontinuo a livello di brani proposti, oltrechè parecchio accidentato sia per quanto concerneva il fallosissimo collegamento audio in diretta, sia a livello logistico, fra ritardi e spostamenti vari per ricollocare i musicisti da una sala all'altra (e a parte il fatto che, contrariamente a quanto affermato dai soloni di Radiotre, che favoleggiavano di 'tutto esaurito' a livello di pubblico, a ogni piè sospinto, giudicando a orecchio la consistenza uditiva degli applausi, non si aveva certo l'impressione di una folla oceanica, valendo ciò almeno anche per gli altri 2 concerti precedentemente trasmessi, ma si sa bene che qui tutto è relativo), la qual cosa per un concerto di musica contemporanea non è certo un bene, oltre che denotare preoccupanti carenze dal punto di vista organizzativo, mentre il concerto di lunedì 7, diretto da Andrea Pestalozza sul podio dell'Orchestra Regionale Toscana, mi è parso discreto ma non particolarmente esaltante. Ma è sul concerto di domenica scorsa, 13 ottobre, che ovviamente non ha nulla a che vedere con la rassegna veneziana, trasmesso da Milano, con l'Orchestra Filarmonica della Scala diretta da Gianandrea Noseda ed Enrico Dindo solista al violoncello, che mi vorrei soffermare con qualche banalissima riflessione. Innanzitutto aveva un gran bel programma, di quelli ahimè rarissimi, coi quali vado letteralmente a nozze, dedicato a 2 dei 4 compositori rappresentanti la cosiddetta generazione dell'ottanta, così detta per via del fatto che i suoi esponenti sono nati tutti intorno all'anno 1880, musicisti che hanno voluto affrancare l'Italia dall'egemonia del melodramma, contribuendo a rinnovare il panorama nostrano soprattutto nell'ambito della musica strumentale, vocale, da camera, orchestrale e al contempo proponendosi ognuno nella propria maniera di superare la tipica estetica del melodramma, nei loro lavori destinati al teatro lirico, aprendosi agli influssi di oltralpe e contribuendo a sprovincializzare il clima culturale nostrano, al contempo favorendo, sia pure con criteri pre-filologici, la riscoperta del nostro immenso patrimonio musicale soprattutto ma non solo del periodo barocco e tardo barocco, allora caduto praticamente nel dimenticatoio (c'è comunque da aggiungere che a fare da apripista nell'ambito della musica strumentale, vocale, da camera, si erano già in precedenza distinti compositori di vaglia come Giuseppe Martucci e Giovanni Sgambati, fortemente influenzati dal tardoromanticismo tedesco, per tacere dell'enorme contributo, non solo in ambito organistico di Marco Enrico Bossi, solo per fare qualche nome). Personalmente ho sempre avuto una particolare predilezione per queste 4 figure di musicisti che, per la cronaca, rispondono ai nomi di Alfredo Casella, Gianfrancesco Malipiero, Ottorino Respighi e Ildebrando Pizzetti, riservandomi, qualora superi il mio periodo difficile, di indagarne più a fondo le rispettive personalità, poichè soltanto in tempi molto recenti hanno ottenuto una considerazione critica più consona al loro intrinseco valore, oltre che una maggiore attenzione da parte del mercato discografico, con le ovvie benefiche conseguenze. Infatti ricordo fin troppo bene, ai tempi della mia gioventù, di quanto fosse estremamente arduo e frustrante reperire delle incisioni discografiche di questo tipo di repertorio, tra l'altro non sempre di livello artistico e qualità sonora ottimale, eccettuati i brani più arcinoti di Respighi, già allora reperibili in una pletora di edizioni, così come era difficilissimo ascoltare delle loro musiche, al di fuori delle stagioni sinfoniche delle allora esistenti 4 orchestre sinfoniche della Rai (di Roma, di Milano, di Torino e la 'Alessandro Scarlatti' di Napoli), per cui, rispetto ad allora, la conoscenza discografica delle loro musiche è senz'altro molto più facilitata oggidì, anche se ancora la loro opera non è stata sviscerata a fondo, questo non toglie che rispetto a 30 anni fa, siamo in un altro mondo. Ma torniamo al concerto di domenica scorsa, comprendente in apertura, la seconda delle 3 suite di antiche danze ed arie per liuto di Respighi, seguita dal concerto per violoncello e orchestra e, dopo l'intervallo, dall'ampia 2^ sinfonia di Alfredo Casella. Giustamente, durante il concerto e soprattutto nell'intervista concessa da Dindo nell'intervallo, di quanto il concerto per violoncello e orchestra di Casella, anticipi sorprendentemente gli analoghi lavori di uno Shostakovich, pur essendo stato composto molto tempo prima e precisamente fra il 1934 e il 1935, mentre il primo dei 2 concerti del compositore russo risale al 1959. Ma anche qualche radioascoltatore ha giustamente rilevato la cinematicità del carattere della 2^ sinfonia (dedicata da Casella al musicista rumeno George Enescu), pur essendo stata creata in un periodo in cui il cinema era ancora agli albori (1908/09), venendo peraltro diretta in concerto dallo stesso autore a Parigi alcune volte fra il 1910 e il 1911, cosa che lo indusse a revisionare il primo movimento proprio nel 1911 (la cui stesura originale è andata perduta), inoltre la partitura non venne edita, nè più Casella si peritò di riproporla al pubblico, per cui cadde nel dimenticatoio fino al 1991, quando venne riesumata. Singolarmente, per il terzo movimento, l'autore riutilizzò il secondo  movimento, ovvero quello centrale, della sua precedente sinfonia ripartita secondo il modello franckiano in 3 tempi (mentre la 2^ è suddivisa in 4 tempi più un epilogo), ossia la 1^, composta nel 1905/06, del quale evidentemente doveva essere particolarmente soddisfatto, ma riorchestrandolo interamente e allungandolo leggermente di una battuta (peraltro anche la 1^ sinfonia non venne a suo tempo edita, cadendo anch'essa nel dimenticatoio e venendo riportata alla luce soltanto pochi anni fa, nel 2009). Sempre riguardo alla seconda sinfonia, egli stesso dichiarò di averne composto il secondo movimento sotto l'influenza di Balakirev e Rimski-Korsakov, quel che è evidente è che la partitura, nel suo complesso, pur con un evidente influsso mahleriano (di Mahler Casella fu uno dei più strenui sostenitori) e rimandi stilistici non solo ai 2 compositori russi testè citati, ma anche a Scriabin e Rachmaninov e pur, anche in questo caso, sorprendenti anticipazioni shostakoviciane, denota già una propria personalità in certo incedere e mobilità ritmica, oltrechè in certe soluzioni orchestrali, già tipiche del Casella maturo. Insomma, si tratta di musica che, tornando al concerto in questione, ha dimostrato di avere tutti i numeri per catturare positivamente l'attenzione del pubblico e che ci si augura di veder eseguita sempre più spesso in ambito concertistico, facendola definitivamente uscire dall'oblio in cui era ingiustamente caduta (parziale eccezione il brano relativamente più celebre di Respighi), quanto vorrei vederli più spesso simili programmi di sala nelle stagioni concertistiche delle varie istituzioni musicali! Ce ne sarebbero di autentici tesori da riscoprire in tale ambito! L'ho già detto e lo ribadisco per l'ennesima volta, così come non mi stancherò mai di farlo ad ogni occasione! / Secondo alcuni, ai 4 compositori della cosiddetta generazione dell'ottanta, ci sarebbe da aggiungere un quinto nome e ovviamente non solo per ragioni anagrafiche, ovvero quello di Franco Alfano, musicista peraltro ragguardevolissimo e ancora in attesa di adeguata rivalutazione critica, almeno secondo me (la sua maledizione, se così si può affermare, è stata quella di essere principalmente noto per il completamento del finale della 'Turandot' di Puccini, per giunta conosciuto principalmente nella sua stesura finale, scorciata per volere o forse proprio per mano di Arturo Toscanini, nell'intento di essere il più fedele possibile ai frammenti manoscritti di Puccini, se non fosse che la prima stesura del completamento di Alfano, che purtroppo non conosco, sia ritenuta assai più moderna, originale e teatralmente più credibile di quella usualmente conosciuta, peccato che questa primigenia stesura abbia goduto di pochissime esecuzioni pubbliche. E' chiaro comunque che conoscere Alfano solo per il completamento di questo finale, costituisca un'immagine altamente riduttiva e limitativa, volendone giudicare la statura artistica nel suo complesso), solo che, in questo caso, mi cominciano a venire dei dubbi, nell'opportunità di collocarlo, ossia di accomunarlo, agli altri 4 compositori. Proprio perchè questi ultimi avevano, ognuno alla propria maniera, un atteggiamento di reazione e di superamento nei confronti dell'estetica melodrammatica, mentre al contrario proprio nel melodramma Alfano si mise in luce, dapprima nel solco della cosiddetta giovane scuola di stampo veristico, ma con forti ascendenze pucciniane ("Risurrezione", dall'omonimo romanzo di Lev Tolstoi), approdando soltanto in seguito a una sintesi originalissima e personalissima fra istanze melodrammatiche e una modernità al passo con quello che accadeva oltralpe ("La leggenda di Sakuntala", straordinario lavoro di estrema complessità timbrica e armonica, soprattutto nella sua versione originale del 1921, forse il capolavoro assoluto di Alfano, ma anche il lavoro grazie al quale fu prescelto proprio da Toscanini medesimo per procedere al completamento del finale della "Turandot" pucciniana, avendo in comune con quest'ultima l'ambientazione orientaleggiante, nel quale il musicista riesce a traghettare pienamente il melodramma nostrano, pur fra influssi straussiani, debussiani e raveliani, in una dimensione moderna perfettamente al passo coi tempi aliena da qualsivoglia provincialismo), arrivando successivamente a includere elementi neoclassici nella sua opera "Cyrano de Bergerac", dall'omonimo romanzo di Claude Rostand, nondimeno il nostro si è prodotto con risultati notevoli anche nel campo della musica strumentale, da camera, vocale (notevolissime le "Nuove liriche tagoriane" per soprano e orchestra) e sinfonica, ma purtuttavia arrivò a sviluppare la sua personalissima concezione di modernità per l'appunto partendo dal melodramma, anzichè porvisi in contrapposizione decisa come fecero Casella, Malipiero, Pizzetti, Respighi, nei loro lavori destinati ai palcoscenici teatrali, per cui non riterrei opportuno accostarlo a questi ultimi come qualcuno vorrebbe fare, mi sembrerebbe oltremodo fuorviante, ma questa è comunque una mia opinione personale. / Il concerto milanese di Noseda, con musiche di Respighi e Casella, mi sta inducendo, in questi giorni, ad ascoltare e anche riascoltare diversi dischi comprendenti musiche di questi autori, portandomi a fare una piccola scoperta che ritengo sorprendente e quindi meritevole di essere sottoposta all'attenzione altrui, ovvero l'elegia eroica per grande orchestra, composta da Casella nel 1916 alla memoria di un soldato morto al fronte della Grande Guerra e presentata in pubblico nello stesso anno, brano fra i più tesi ed estremi del compositore torinese, con frequenti dissonanze e passaggi dodecafonici, ma che si conclude, dopo toni concitati, in tempo lento, tranquillo apparentemente ma con un che di sospeso e angoscioso, caratterizzato, poco prima della fine, dall'emergere, come da misteriosa, remota, distanza, dal canto sommesso della tromba acuta su un tappeto di archi, enunciante l'inno nazionale "Fratelli d'Italia", chiaramente discernibile ma al contempo spoglio di qualsivoglia retorica, anzi con un che di sinistro, spettrale e al contempo suggestivo substrato, da cogliermi letteralmente di sorpresa, non avendo in quel momento ancora letto le note di commento del libretto interno del disco dove successivamente ne ho trovato conferma, rimanendo assolutamente stupefatto dalla bellezza del risultato complessivo, veramente degno di un genio, visto che di per sè il nostro inno nazionale è di una bruttezza assoluta, per cui riuscirlo, come fa qui Casella, a renderlo addirittura suadente, è qualcosa che ha assolutamente dell'incredibile, secondo me. Prova ne sia il fatto che, all'epoca, il pubblico in sala rimase silente al termine dell'esecuzione, come testimoniato da una cronaca del tempo del letterato e scrittore Bruno Barilli, il quale afferma che soltanto lui e alcuni amici letterati e musicisti, osarono applaudirlo timidamente, ma più per solidarietà verso il compositore che per reale comprensione, poichè nessuno dei presenti ne aveva recepito l'essenza, anzi per rianimarsi da tale silenzio tombale, si erano messi tutti a tossire e rumoreggiare. Tutto nella norma! Per la cronaca il brano in questione è contenuto in un cd della Naxos comprendente anche la 3^ sinfonia, interpretato dall'Orchestra Sinfonica di Roma, diretta da Francesco La Vecchia, di facile reperibilità, per cui se ci si vuole togliere la curiosità, basta poco e ne vale assolutamente la pena! / Purtroppo la notizia letta sulla rivista "Audio Review" di qualche tempo fa, relativa al ritorno della casa discografica Bis sul mercato nostrano e della riapertura del distributore Codaex, recentemente fallito, era una bufala, pazienza! / In questi giorni, stante le mie a dir poco disastrate condizioni economiche, ho installato sui miei computer, gli antivirus gratuiti, visto che anche quello è un lusso che non mi posso più permettere, ma fino a questo momento non me ne sento molto penalizzato, per cui spero di poter continuare tranquillamente come prima, a scrivere le mie facezie in questa sede. Se si potesse risolvere in maniera simile anche il resto, ma non chiediamo troppo alla sorte e cerchiamo di tenere botta in qualche maniera, in barba anche al clima metereologico uggioso quant'altri mai, che contribuisce a peggiorare il mio umore! Alla prossima!  

domenica 6 ottobre 2013

Tutto nella norma?

Certo è che apprendere, ieri sera, poco prima della diretta radiofonica da Venezia, del suicidio del regista Carlo Lizzani, gettatosi dal balcone della sua casa romana (il quale, se non ricordo male si è anche dedicato a suo tempo, occasionalmente, alla regia pure nell'ambito del teatro lirico), m'induce a farmi la solita domanda stupida senza risposta (purtroppo non è "The unanswered question" di Charles Ives): ma se anche le personalità illustri, le persone di successo, le persone realizzate, arrivano a gesti così estremi, qualsiasi sia il motivo scatenante, allora cosa dovremmo fare noi, comuni mortali, frustrati, complessati, incattiviti, senza alcuna prospettiva futura? D'accordo che non è il primo e non sarà nemmeno l'ultimo personaggio famoso a giungere ad atti di tal genere, mi viene in mente innanzitutto, rivolgendo il mio sguardo al passato, lo scrittore Cesare Pavese, che peraltro soffriva di frequenti crisi depressive, oppure il noto attore e imitatore Alighiero Noschese, pure lui soggetto a frequenti episodi depressivi e di sicuro ne sto dimenticando tanti altri, ho voluto soltanto menzionare i primi 2 che mi sono riaffiorati in memoria, per cui alla fine il tutto rientra stramaledettamente nella norma (mi viene anche da pensare, sia pure in tutt'altro ambito e limitatamente a Bologna, al suicidio di Roberto Cevenini, che è stato tra le altre cose, anche presidente del consiglio comunale di Bologna oltrechè probabile candidato sindaco della città, personaggio molto in vista e popolare in ambito locale e senz'altro il più presentabile -ovvero il meno peggio- fra i politici locali, lo ammetto pur non essendo mai stato fra i suoi estimatori, soprattutto gli rimproveravo il suo eccessivo presenzialismo e una certa tendenza alla ruffianeria), ma, domanda ancora più stupida e banale, non sarebbe un'occasione per riflettere seriamente e costruttivamente sulla deriva distruttiva che abbiamo intrapreso pervicacemente e baldanzosamente come collettività? Utopia, peccato che i cretini non solo, ovviamente, si guardano bene dal suicidarsi, ma casomai sono loro stessi a indurre le persone intelligenti e sensibili a farlo, tutto nella norma, no? Consolante il fatto, che il concerto in diretta radiofonica dalla Biennale Musica di Venezia, seguito poco dopo il tragico annuncio del suicidio di Lizzani, è stato complessivamente di buon livello, compresa la nuova composizione in prima assoluta di Claudio Ambrosini, "Fonofanie" per coro di voci bianche e orchestra, incorniciata nel programma di sala, non certo casualmente, da "Epifanie" per soprano e orchestra e da "Rendering" (elaborazione degli abbozzi della 10^ sinfonia di Schubert) di Luciano Berio. Persino i complessi del Comunale di Bologna in trasferta veneziana (coro di voci bianche e orchestra) si sono disimpegnati, con la sensibile direzione di Roberto Abbado e il valido apporto del soprano Valentina Coladonato, più che dignitosamente, la qual cosa non è affatto scontata, consolante è pure il fatto che un radioascoltatore, attraverso un sms, si sia dichiarato emozionato da questa bella musica, ciò non toglie che il clima meteorologico particolarmente uggioso di questi giorni, manco a farlo apposta, contribuisca a rattristare ancora di più la cupa, opprimente, nefasta, soffocante atmosfera di questo cosiddetto 'Bel Paese'. Tutto nella norma? Sì, purtroppo e come potrebbe essere altrimenti? / Il DAB di Radio Rai, ossia la radio digitale terrestre, ha da qualche giorno iniziato a irradiare, qui a Bologna, i suoi programmi, attraverso lo standard DAB+, tecnologicamente superiore al vecchio DAB iniziale, incredibile!

sabato 5 ottobre 2013

Percussioni gloriose.

Sofia Gubaidulina fa parte di quella schiera di compositori aventi la rimarchevole capacità di mantenere una forte immediatezza espressiva, pur senza rinunciare alla complessità del linguaggio, nè tantomeno d'indulgere in ruffianerie alla maniera di un Giovanni Allevi, tanto per fare un nome a caso, sa coniugare a meraviglia ricerca ed espressività, la sua musica insomma è di quelle che parlano al pubblico, che non si perdono in masturbazioni narcisistiche sterili ed autoreferenziali, come gran parte delle composizioni di un Sciarrino o dell'ultimo Nono. Se ne è avuta l'ennesima dimostrazione nel concerto radiotrasmesso iersera, nell'ambito della Biennale Musica di Venezia, dove si è avuta la prima italiana di una sua composizione, "Glorious percussions", per percussioni e orchestra, originariamente commissionatela dall'orchestra sinfonica di Goeteborg diretta da Gustavo Dudamel, sorta di lungo poema di grande intensità drammatica, qui eseguito da Les Percussions de Strasbourg accompagnate dall'orchestra de La Fenice ben diretta da John Axelrod. Trovo quindi alquanto eccessivi i rilievi fatti da Mario Messinis durante l'intervallo, con osservazioni un po' troppo da musicologo supercilioso, pur parzialmente condivisibili, riguardo al fatto che la ricerca timbrica della Gubaidulina emerga meglio nelle sue composizioni da camera, mi sembra che questi soloni della musicologia abbiano sempre un po' troppa puzza sotto al naso, riguardo alle musiche che riescono a mantenere una evidente pregnanza espressiva, tanto più essendo cascato in una clamorosa svista, quando ha affermato che questa composizione le era stata commissionata dall'orchestra di Chicago diretta da Solti, tra l'altro defunto diversi anni fa, sottintendendo che sia scesa a qualche compromesso per accontentare tali committenti ed accusando la composizione di qualche squilibrio formale, confondendola decisamente con la terza sinfonia di Lutoslavski, quella sì commissionata da Solti e dal complesso di Chicago, nei primi anni '80, brano costituente la seconda parte del concerto veneziano, ben diretto anch'esso ma eseguito dall'orchestra de La Fenice, con qualche debolezza e smagliatura soprattutto nella sezione degli ottoni. Quel che mi sembra evidente che, comunque, il lavoro della Gubaidulina non sfigurava affatto con quello di Lutoslavski, caratterizzato da sezioni di alea controllata pur nell'ambito di una salda tenuta formale, anzi ne evidenziava il tratto comune di saper parlare al pubblico, come ho già detto, pur adottando un linguaggio complesso e non facile, per cui direi che il premio conferito, poco prima dell'inizio del concerto, alla compositrice russa, sia ben meritato, una volta tanto. Purtroppo per parecchi versi deprimenti i ricordi dello stesso Messinis riguardo alle edizioni passate della Biennale Musica, con particolare riferimento alla cosiddetta 'Biennale del dissenso' avutasi nei primi anni '70, dai quali si aveva l'ennesima conferma di quanto la sporca politica nostrana, abbia sempre esercitato il suo nefasto influsso nell'andamento delle manifestazioni culturali in genere, fin dal tempo dei tempi, nel nostro sciaguratissimo paese e che, per entrare nella cerchia degli addetti ai lavori, la condizione principale sia quella di possedere una dannatissima tessera di partito, il chè significa ovviamente che tutti i nostri 'illustri' critici e musicologi, compreso lo stesso Messinis, per poter esercitare il loro mestiere, si son dovuti svendere a qualche carrozzone politico. Per carità, è la scoperta dell'acqua calda, è tutto nella norma, però che tristezza! Aveva ragione quel lettore che, scrivendo al 'Carlino' una quarantina di anni fa, affermò che mentre ai tempi di Mussolini, per lavorare, occorreva la tessera del 'Fascio', adesso, in democrazia, per lavorare, ti necessita un 'Fascio' di tessere! Sacrosante parole! - P.S.: la rivoluzione è diventata come il sesso, ovvero se ne parla tantissimo, anche troppo, pur di non metterla mai in pratica, anzi semmai lo scopo effettivo, è quello di svuotarla completamente di significato, non vi sembra?

domenica 22 settembre 2013

In rotta di collisione.

La frattura fra il mio modo di essere e il contesto ambientale in cui sfortunatamente vivo, mi è divenuta insanabile, d'altro canto non ne posso più nemmeno dei tipici soloni con la pancia senz'altro più piena della mia, con le loro soluzioni pronte in tasca, ma che ovviamente loro per primi si guarderebbero bene dall'applicare, ma con le quali si scaricano bellamente la coscienza nei tuoi riguardi. Aggiungiamo anche che non ne posso più di quest'orda barbarica che sta letteralmente dilagando sempre più a cominciare dal centro storico, snaturando e involgarendo questa città, tutto questo con l'avallo del comune, dell'università e di quanti ci lucrano sopra, mi sto riferendo al fatto che in questo agglomerato urbano sembra esserci posto per tutti, tranne per chi, come me, ha la disgrazia di esservi nato, ritrovandomi frustrato e colmo di rabbia impotente. Dubito che ci sia un'altra città che abbia subìto e continui anzi a subire una simile ondata di cani e porci da ogni dove, come questa, evidentemente l'alto costo della vita non è sufficiente a frenare questa autentica cancrena, magari si lamentano pure, ma chissà perchè una volta che sono qui, non li schiodi nemmeno con la bomba atomica. E io a questo punto dove dovrei andarmene, non potendo certo fare altrettanto? Il bello è che, secondo certi cerebrolesi di mia conoscenza, per superare le mie difficoltà economiche, dovrei anch'io pure subaffittargli delle stanze della mia casa, servendoli e riverendoli per il fatto che mi consentano di poter pagare tasse, gabelle e quant'altro, siamo proprio in pieno delirio! Ma non mi dovrei meravigliare, visto che i miei consimili concepiscono evidentemente, nella loro estrema povertà d'animo, la casa avente come unica funzione di dormitorio. Ammesso e non concesso che abbiano ragione gli altri e conseguentemente torto marcio io, la casa per me è innanzitutto un luogo di ricreazione, una indispensabile camera di compensazione, dove potermi ritrovare e coltivare al meglio le mie passioni, unica ragione per cui sopporto il fatto di stare al mondo, prima ancora che un semplice dormitorio e pur piacendomi di uscire, stare all'aria aperta e (o vana utopia!) starmene in mezzo alla gente (é una piccola cosa ma, trovare la zona centrale del crescentone di Piazza Maggiore, perennemente occupata da bivacchi e capannelli, mi sembra un ulteriore segno di degrado, l'orda barbarica non sembra risentire minimamente della crisi, chissà com'è!). Evidentemente pretendo troppo, sono un vecchio matusa complessato, tutto è come sempre, stramaledettamente nella norma, ma che nausea! Visto che per fortuna il tempo metereologico sembra favorevole, domani sarà proprio il caso che sparisca, vorrei vivere, non sopravvivere, ma qui ogni battaglia è già persa in partenza. E visto che ne ho anche fin sopra i capelli di mense per i poveri e di trovarmi in mezzo a drogati, alcolizzati, malati di mente, delinquentelli e sbandati vari, non mi resta mestamente che porre termine a questa inutile esistenza, unica consolazione le musiche d'organo ascoltate ieri sera, capitando casualmente nel duomo di San Pietro, ultimo lenimento per un'anima in pena dannata come me.... non ci resta che piangere!(sinfonia patetica)

sabato 21 settembre 2013

Ultimi vagiti.

Ho terminato con successo l'infernale lavoretto audiovisivo, per il quale conto di farmi dare alla consegna, un ulteriore piccolo compenso, visti gli enormi sforzi per riuscire a portarlo a conclusione, cosa niente affatto scontata con questi software volutamente diabolici e insidiosissimi messi in commercio, sarei proprio curioso di vederci qualcun'altro alle prese con tutto ciò e verificare se riesce a fare di meglio rispetto a me, ma credo proprio di poter stare tranquillo in tal senso! Solo che, se vado avanti di questo passo, tanto vale che mi metta a distribuire volantini pubblicitari per conto terzi, nelle cassette della posta, a questo punto mi sa tanto che guadagnerei persino di più e con minore impazzimento! / Ultimi scampoli di radiofonia estiva, col concerto di giovedì 19 da Torino diretto da Noseda, decisamente più persuasivo nel 'Coro di morti' di Petrassi, che nella sesta di Mahler, alquanto discontinua, una discreta serata comunque, nel suo complesso. / Tempo fa su Radiotre ho sentito casualmente qualcuno inneggiare ai cosiddetti 'ciappinari' (ovvero 'tuttofare') bolognesi, quelli capaci di fare per l'appunto i 'ciappini' (piccoli lavori della più svariata natura), peccato solo che siano una delle tante leggende metropolitane, casomai esistono artigiani professionisti o tutt'al più in pensione, che si spacciano per questi ultimi, perciò attenzione! Mi sarò rimbambito, ma di autentici 'ciappinari' non ne ho mai visti manco in fotografia! / Saluti e baci.

martedì 17 settembre 2013

Non ci sono più i tedeschi di una volta.

Altro che se il diavolo ci sta mettendo la coda, anche 2, visto che la giornata di ieri è stata forse la peggiore in assoluto, fra tutte quelle che ho passato al computer, rendendomi un autentico incubo il portare a termine questo benedetto lavoretto audiovisivo. Il principale imputato è un programma ovvero un'applicazione, acquistabile nei negozi, denominata "Sos videocassette video easy, versione 4.0" della ditta tedesca Magix; se non sono soldi buttati, poco ci manca! Questo programma, attualmente disponibile nella sua versione 6, ha prodotto, nel mio notebook Packard-Bell, diversi problemi, noti peraltro alla stessa Magix, che difatti tempo addietro ha mandato un aggiornamento attraverso la rete, che avrebbe dovuto correggerli come poi è avvenuto, peccato solo che ne abbia creati ben altri di problemi, assai maggiori, a cominciare da una parziale incompatibilità col sistema operativo Windows 7, che ha provocato sfracelli sul mio computer, inducendomi dopo ore terribili, a disinstallarlo, per installare al suo posto, un altro programma, "Smart dvd easy/Power Producer/Power Director 8" della Exaggerate/Cyberlink, anch'esso comprato in negozio, col quale sfortunatamente non sono riuscito a combinare un bel niente! A questo punto, oggidì, ho reinstallato il programma Magix, in questa maniera riportato al problematico stato iniziale, ma almeno il mio ultimo lavoretto audiovisivo, sta faticosamente procedendo, anche se non senza patemi d'animo e quel che è certo, stavolta, che non solo non ci guadagno, ma ci rimetto persino e penso proprio di smettere una volta per tutte, anche perchè questa situazione mi sta logorando, non bastasse il resto, quando sei perseguitato dalla sorte malevola, sei proprio condannato! Va da sè che, se coloro che tengono le redini del mercato informatico fossero gente seria e non dei volgarissimi ciarlatani approfittatori, la vita di coloro che usano abitualmente il computer, non sarebbe quell'autentico calvario che è diventata, non li si odierà mai abbastanza per quello che fanno! A questo mondo, la tecnologia è sempre nelle mani sbagliate, tutto nella norma, non c'è da meravigliarsi che anche ditte che si spacciano per serie, come la tedesca Magix, truffino sfacciatamente la loro clientela (ma anche Trust e Cyberkink, non scherzano!), tanto chi glielo impedisce? Quel che è certo è che, anche se avessi degli altri soldi, ovviamente mi guarderei bene dal comprare altri prodotti del genere, ma alla fine, anche le residue illusioni di ricavare almeno qualche spicciolo lavorando al computer, se ne sono andate definitivamente a farsi benedire, questo essendo un ulteriore segno che non ho più alcuna ragione per continuare questa mia vita da 'fannullone'. A questo proposito, è vero che non dovrei indulgere a patetiche difese d'ufficio come ho fatto in precedenza, infischiandomene dell'opinione altrui, ma non riesco a fare a meno di affermare che, se tutti i fannulloni, fossero come me, credo che le cose andrebbero almeno un pochino meglio, perdonate la presunzione! / Radiotre ha ripreso il suo tipico periodo di magra autunnale, anche se con un leggero anticipo stagionale, anche qui siamo sempre nella norma. Non mi vengono spunti inerenti l'argomento musicale, mi sento proprio come un rivolo disseccato e la cosa non mi garba affatto, ma tant'è. / Ovviamente io speriamo che me la cavo...... P.S.: non so se avete presente quella serie di manuali con la copertina giallo-blu "per negati", in particolare uno, "pc senza problemi, per negati", ebbene quasi tutte le volte che ho avuto un problema, questo non era contemplato affatto nella casistica del libretto, per cui ho dovuto letteralmente 'improvvisarla' io la soluzione e sto pensando che, se non cado nella disperazione più assoluta, potrei scriverne sul mio blog in futuro, sperando di alleviare le pene altrui, visto che mio malgrado, con l'esperienza maturata, potrei scriverci un volume (si fa per dire)! 

lunedì 16 settembre 2013

Il lupo perde il pelo ma non il vizio.

Anche se in questi giorni dovrebbero arrivare le cartelle delle tasse dei rifiuti e compagnia bella, che comunque non sarò certo in grado di pagare, essendo già in arretrato, per quanto le prevedessi è ovvio che contribuiranno senz'altro a rendermi l'animo ancora più pesante di quanto già non sia, aggiungiamoci che il mio lavoretto audiovisivo al computer mi sta creando degli intoppi imprevisti, che la mia vicina di pianerottolo trova modo di funestarmi telefonicamente coi suoi ridicoli problemi, anche adesso che si trova a Vignola dalla sorella, che anche l'antivirus Norton 360 versione 6.0 del computer mi rompe le balle proprio in questo istante, accidenti a me che a suo tempo ci ho buttato 70 euro, dopo avere ascoltato il concerto di domenica sera su Radiotresuite, qualche sproloquio al proposito, mi viene spontaneo: innanzitutto, contrariamente ai pareri espressi dai 2 conduttori, quello in studio e quello in loco, ho trovato fiacca e deludente la direzione di George Benjamin, per i 4 interludi marini dal "Peter Grimes" di Britten, con un'orchestra della Rai non impeccabile. Direttore e orchestra che, fortunatamente sono risultati assai più convincenti negli altri brani del concerto, dello stesso Benjamin (Palimpsest I e II, Duet per pianoforte e orchestra con convincente solista Pierre Laurent-Aimard che ha eseguito come bis "La cathédrale engloutiè" di Debussy, Ringed in the flat horizon), la qual cosa ha decisamente rialzato le sorti della serata. L'unica cosa che non capisco è per quale motivo Benjamin, prima d'iniziare il concerto, abbia fatto, in un italiano stentato, quello strano annuncio in cui diceva che la pausa ci sarebbe stata dopo "Palimpsest" e non dopo Britten, oltretutto confondendomi le idee, poichè avevo inteso che il brano di Benjamin sarebbe immediatamente seguito a quello di Britten, senza interrruzioni, cosa difficile viste le enormi diversità di organico e disposizione orchestrale, fra le 2 composizioni, faccenda che difatti ha richiesto diversi minuti di pausa, col pubblico in sala che ovviamente ha applaudito subito dopo il termine del brano di Britten. Evidentemente Benjamin, dicendo pausa, in realtà si riferiva all'intervallo fra prima e seconda parte del concerto, forse a causa di un errore tipografico del programma di sala? Mah! E comunque si poteva scegliere almeno un brano assai meno conosciuto, per Britten, un poco più di fantasia non guasterebbe! E pensando al secondo dei 2 brani trasmessi dopo la conclusione del concerto, tratti da uno dei tanti concorsi di composizione, che era per nastro magnetico, beh, almeno in questo caso era utile per smagnetizzare i componenti dello stereo, come in altri casi simili, perciò tante grazie Radiotresuite, una volta tanto siete risultati utili vostro malgrado, continuate così!!!

domenica 15 settembre 2013

Delirio di un "fannullone".

L'unica notizia buona, in un quadro generale e personale quanto mai deprimente, ancor più accentuato da questa domenica uggiosa, è che la casa discografica svedese Bis torna ad essere disponibile in Italia, nuovamente distribuita da Codaex, anche quest'ultimo lo credevo fallito, almeno secondo quanto ho letto su "Audioreview", troppa grazia Sant'Antonio, quasi incredibile visti i tempi, anche se personalmente, visto il mio periodo sempre più 'ecologico', non potrò, per così dire, 'beneficiarne'. Strano che le ultime dirette Euroradio, compresa quella di ieri sera, mi siano sempre sembrate avere l'audio con i canali stereofonici invertiti, eppure i miei apparecchi sono a postissimo. Per fortuna stasera c'è la diretta del concerto diretto da George Benjamin, che non è quello che pensavo, ovvero quello con la London Sinfonietta, ma un altro, con diverso programma, ma sempre con musiche di Britten e dello stesso Benjamin, però con l'orchestra della Rai; salvo smentite, almeno in questa domenica uggiosa, che spero passeggera, una serata ben più che decente dovrebbe essere garantita e quindi godiamocela finchè si può. Per Radiotre, da domani si riparte col palinsesto autunnale come hanno già annunciato e io idiota che credevo che l'estate terminasse una settimana dopo, è proprio vero che non ci sono più le stagioni di una volta! A parte il fatto che mi chiedo quanto effettivamente influiscano sull'andamento di queste stagioni balzane, quegli "apprendisti stregoni" che, nell'indifferenza e nel menefreghismo generale, ma coi nostri soldi pubblici, irrorano il cielo, dai loro aerei, con quelle famigerate striscie chimiche per il controllo climatico, sarà che sono abituato, a differenza della maggioranza, a volgere il capo verso l'alto, ma la cosa, che in barba agli scettici, ritengo credibile, mi dà veramente sui nervi! Sarà forse per il fatto che non ho altro da pensare, sarà che sono il più grande "fannullone" sul globo terracqueo, ma io, purtroppo, a queste cosette, ci faccio proprio caso, anche se so benissimo che è inutile. In effetti, anche se la faccenda rientra nella normalità, gli altri mi considerano un buono a nulla, uno scansafatiche, uno che passa il tempo a passeggiare e conseguentemente anche uno stupido, del quale però si cerca d'approfittarne; vorrei sperare, anche se non voglio certo spacciarmi per lavoratore indefesso, che questo infimo blog dimostri almeno che non sono nemmeno l'ultimo dei parassiti, visto che di lavativi conclamati ne conosco a bizzeffe, ma non mi risulta che vengano dileggiati come il sottoscritto e questo conferma che è tutto nella stramaledetta norma! Solo che io non ne posso proprio più di questa benedetta norma, ma del resto non dovrei meravigliarmi affatto, visto che nel nostro gran bel paese, anche i musicisti di professione e gli artisti in generale, sono considerati dei gran fannulloni. Voglio far presente, anche se temo non serva a nulla, che nel mio piccolo, il mio cervello lavora anche quando non scrivo sul blog o non butto giù appunti alla buona, ma sappiate che, in un modo o nell'altro questo benedetto computer, mi impegna mediamente, 7-8 ore al giorno, fra faccende varie, è diventato insomma, una sorta di lavoro quotidiano, anche se poco o nulla retribuito. E a proposito di questo, appena avrò terminato l'ultimo dei miei lavoretti audiovisivi, grazie al quale mi sono pagato l'ultima bolletta, se il diavolo non ci mette la coda, entro 8 giorni spero di levarmi definitivamente d'attorno, cosa che premeditavo fin dall'inizio dell'estate, esasperato da questa solitudine, vuoto esistenziale, emarginazione, sconfitta totale, che avverto intorno a me, tanto qui ogni battaglia è persa in partenza, non voglio più stare qui ad attendere che mi sbranino, me ne andrò portandomi dietro poche cose e non certo in un periodo climaticamente dei migliori, anche se mi auguro, nel mio peregrinare, di riuscire di tanto in tanto, in qualsivoglia maniera, a buttar giù ancora qualcuno dei miei deliri su questo blog, che è anche l'unica mia valvola di sfogo psicologico, prescindendo dal fatto che sia letto o meno, ma non disperando di continuare a parlare' intorno alla musica', come ha detto giustamente Barenboim, ribadendo il fatto evidente che la musica non può assolutamente essere descritta a parole. A meno che nel paese dagli innumerevoli senatori a vita, non si decidano finalmente a concedermi questo sì benedetto, vitalizio Bacchelli, sto ancora in fiduciosa attesa! / Ovviamente scherzo (ma non troppo)! 

sabato 14 settembre 2013

Celluloide e dintorni in video.

Incoerente come sono, vi appioppo un altro lacerto di 'lista della lavandaia', così imparate (in tutti i sensi!): --------------- Ennio Morricone: Concerto all'Arena/La musica per il cinema (concerto ripreso dal vivo il 28 settembre 2002 all'Arena di Verona), estratti da: - Nuovo Cinema Paradiso / C'era una volta in America / La leggenda del pianista sull'Oceano / Il buono, il brutto, il cattivo / C'era una volta il West / Giù la testa / La luz prodigiosa / La battaglia di Algeri / Sacco e Vanzetti / Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto / Sostiene Pereira / La classe operaia va in paradiso / Vittime di guerra / Queimada / Il deserto dei tartari / Riccardo III / The mission (contenuti aggiuntivi: Microsolco: percorsi musicali di Ennio Morricone / Sala prove / Biografia / Crediti); - Gilda Buttà, pianoforte; Susanna Rigacci, soprano; Dulce Pontes, voce; - Cori: Città di Roma/ Mauro Marchetti; "Claudio Casini" dell'Università di Roma Tor Vergata - "Lirico Sinfonico Romano", diretti da Stefano Cucci; "Dei Fiorentini / Mauro Bacherini; "Ruggero Giovannelli" / Claudio Micheli; - orchestra Roma Sinfonietta, diretta dall'autore; - dvd Euphonia Entertainment Group/Warner Music Vision SCOM O5 11 (DVD 0942911 LI), uscito nel 2003 - 16/9 PAL - Dolby Digital 5.1 e 2.0; Dts - durata circa 2 ore e 26' (fra i tanti concerti dal vivo di Morricone, autentico stakanovista della celluloide, con le sue oltre 500 colonne sonore composte, approdati al disco e al video, questo comprende anche, all'interno dei contenuti speciali, un breve inserto filmato nel quale si vede il figlio Andrea, che il padre sta cercando di fargli seguire le sue orme, dirigere l'inizio di una sua propria composizione per orchestra, ossia una classica ouverture da concerto, ma la mia impressione, sulla base di questo estratto, è che si tratti di una musica gradevole ma impersonale e aggiungo che, anche se nei titoli di testa del film "Nuovo Cinema Paradiso", il celebre tema d'amore, viene attribuito ad Andrea Morricone, io sospetto fortemente che sia tutta farina del sacco di suo padre, il quale, fin dagli esordi, aveva una cifra stilistica così inconfondibile, che non mi sembra minimamente di ravvisare nel suo figliolo, purtroppo, non potendosi quindi giustificare tale manchevolezza con la più giovane età di quest'ultimo, che non mi risulta avere ancora, a tutt'oggi, effettivamente 'sfondato', nonostante le evidenti spinte paterne). --------- Andrew Lloyd-Webber: "Cats"; - Elaine Paige, Sir John Mills, Ken Page, Rosemarie Ford, Michael Gruber, John Partridge, Aeva May, Geoffrey Garrat, James Barron, Jo Gibb, Drew Varley, Susie McKenna, Jacob Brent, Susan Jane Tanner, Phillida Crowley Smith, Bryn Walters, Veerle Casteleyn, Tommi Sliiden, Kaye Brown, Karl Morgan, Leah Sue Morland, Jo Bingham, Fergus Logan, Tony Timberlake, Jason Gardiner, Femi Taylor, Frank Thompson, Rebecca Parker, Sally Bentley, David Combes, Mary Carewe, Robert Fardell, Mark Fredrick, Michael Dore, Jacqueline Barron, Anne Skates, Janet Mooney; - Capital Voices (David Arnell, Paul Baker, Vicky Coote, Helen Massie); - Choir "The Conquordia Singers"; - London Musicians Orchestra / Simon Lee / Trevor York, prove al pianoforte (contenuti aggiuntivi: 2 interviste ad Andrew Lloyd-Webber e ad Elaine Page); - dvd Universal SCD 04 23 1 (UN20304 II), uscito nel 1998 - 15/9 PAL - Dolby Digital 5.1 - sottotitoli in inglese, francese, tedesco, spagnolo, italiano, svedese, norvegese, olandese - durata circa 2 ore (trattasi della ripresa effettuata in studio, appositamente per il mercato del video, dal regista David Mallet, realizzata in 18 giorni di sedute, impiegando un'orchestra di 70 elementi, con i 2 identici protagonisti della prima edizione del 1981, mi sembra una bella edizione nel suo complesso, l'ho voluta segnalare poichè ignoro se vi siano altre edizioni integrali di questo musical disponibili su cd, peccato solo che la fascetta di copertina sia schifosamente avara di informazioni riguardo al cast, che per poterlo riportare, ho dovuto desumere quasi integralmente dai titoli di coda e d'accordo che la locandina risulta chilometrica, ma almeno si poteva approntare un pieghevole interno, se non proprio un libretto, qui scandalosamente assente, discografici benedetti!). / Per finire (ma sarà proprio vero?) un 'addenda' cartaceo: --- Pier Marco De Santi (con prefazione di Federico Fellini): La musica di Nino Rota - Editori Laterza, Roma-Bari, collana 'Misure', 1^ edizione del luglio 1983 (ignoro se ce ne siano state delle altre), pagine complessive XII-228, prezzo dell'epoca di lire 25.000 (questa pubblicazione, di ampio formato e riccamente illustrata in bianco e nero, affastella in maniera alquanto caotica, confusionaria e lacunosa, una gran mole di materiale sul compositore morto quattro anni prima e sembrerebbe risentire di una certa frettolosità nella sua realizzazione, risultando alquanto discontinua, pur tuttavia importante nel suo tratteggiare le vicissitudini umane e artistiche del musicista, con ovviamente un'ampia disamina anche della sua produzione 'cinematografica', ed in appendice, cataloghi e discografie di tutti i suoi lavori, comprese anche le musiche per il cinema, la televisione e il teatro, risultando quindi alla fine un contributo tutto sommato non disprezzabile, anche perchè non mi risulta che ci sia molto altro in circolazione riguardo Nino Rota, salvo un recente volume riportante atti di un convegno sul compositore, intravisto tempo addietro in una libreria cittadina). / Direi proprio che con questo, ho proprio raschiato il fondo del barile, per cui, a questo punto, posso anche andarmene in malora, tanto ho già dato quel poco che potevo in materia e visto che la mia situazione personale sta precipitando allegramente, almeno posso dire nel mio piccolo, di avere concluso questa 'inezia'.

Celluloide non di celluloide 2 (a volte ritornano).

Qualcuno se lo ricorda il film a colori del 1947, "Il cucciolo", con Gregory Peck? Ebbene le musiche di questo film sono di Frederick Delius (peraltro già defunto all'epoca), riadattate per lo schermo e dirette da Eric Fenby. E dopo la mia usuale digressione, dovuta a un lampo improvviso della mia strampalata memoria, più che mai, si prosegua e... fiato alle trombe!!! ------------ Korngold: concerto per violino e orchestra in re maggiore, op.35; / Rozsa: concerto per violino e orchestra, op.24; tema con variazioni per violino, violoncello e orchestra da camera, op.29a; / Waxman: "Carmen" fantasy, per violino e orchestra; Jascha Heifetz, violino; Gregor Piatigorski, violoncello; - Los Angeles Philarmonic Orchestra / Alfred Wallenstein (Korngold); - Dallas Symphony Orchestra / Walter Hendl (Rosza, conc.); / Los Angeles Chamber Orchestra (Rosza: tema con var.); - Rca Victor Symphony Orchestra / Donald Voorhees (Waxman); - cd Rca Victor Gold Seal GD87963 (0 035628 796325); esecuzioni storiche, ma dal suono pienamente godibile, di brani interpretati dal loro illustre dedicatario, un assoluto riferimento! ------ Miklos Rozsa: Concerto per violino e orchestra, op.24; Concerto per violoncello e orchestra, op.32; Tema con variazioni per violino, violoncello e orchestra da camera, op.29a; - Robert McDuffie, violino; Lynn Harrell, violoncello; - Atlanta Symphony Orchestra / Yoel Levi; - cd Telarc CD-80518; ------ Jerry Goldsmith: Music for orchestra; Christus Apollo, cantata; Fireworks; - Anthony Hopkins, voce recitante; Eirian James, mezzosoprano; London Voices / Terry Edwards; - London Symphony Orchestra, diretta dall'autore; - cd Telarc CD-80560; ------ Erich Wolfgang Korngold: - 1) Sinfonietta in si maggiore, op.5; Concerto per violino e orchestra, in re maggiore, op.35; - Ulrike-Anima Mathé, violino; Dallas Symphony Orchestra / Andrew Litton; - cd Dorian Recordings DOR-90216 (singolare che il concerto per violino abbia non solo la medesima tonalità di impianto, ma anche il medesimo numero d'opera del celeberrimo lavoro di Ciaikovski!); - 2) "Das wunder der Heliane", opera in 3 atti; - Anna Tomowa-Sintow, Hartmut Welker, John David De Haan, Reinhild Runkel, René Pape, Nicolai Gedda, Martin Petzold, Ralph Eschrig, Reinhart Groeschel, Gotthold Schwarz, Julian Metzger, Andreas Scholz, Josef Becker, Regine Gebhardt, Regina Schudel; - Rundfunk Chor Berlin / Dietrich Knothe; - Rundfunk Sinfonie Orchester Berlin / John Mauceri (assistente: Errico Fresis); - 3 cd Decca Classic Opera 475 8271 DM3; - 3) "Die tote stadt", opera in 3 atti; - René Kollo, Carol Neblett, Benjamin Luxon, Rose Wagemann, Hermann Prey, Gabriele Fuchs, Patricia Clark, Anton De Ridder, Willi Brokmeier; - Chor des Bayerischen Rundfunks / Heinz Mende; Toelzer Knabenchor / Gerhard Schmidt-Gaden; - Muenchner Rundfunk Orchester / Erich Leinsdorf; - 2 cd Rca Red Seal/The Sony Opera House 88697446602 (edizione di riferimento, forse l'unica veramente priva di tagli!); - 4) "Violanta", opera in un atto; - Walter Berry, Eva Marton, Siegfried Jerusalem, Horst R. Laubenthal, Gertraut Stoklassa, Ruth Hesse, Manfred Schmidt, Heinrich Weber, Paul Hansen, Karin Hautermann, Renate Freyer; - Chor des Bayerischen Rundfunks / Heinz Mende; - Muenchner Rundfunk Orchester / Marek Janowski; - cd Cbs Records Inc./The Sony Opera House 88697576502 7 / E qui voglio aprire una parentesi riguardo a Korngold, ingiustamente discriminato dai critici superciliosi, per essersi presuntamente venduto a Hollywood, ritenendo con ciò di livello inferiore, rispetto ai lavori precedenti, le sue innumerevoli colonne sonore, molte delle quali assolute pietre miliari del genere, così come negletti risultano i suoi lavori successivi al periodo hollywoodiano. Se invece ci si prende la briga di conoscere i suoi lavori 'ante' e 'post' Hollywood, si nota al contrario come l'autore si sia sempre mantenuto fedele ai suoi canoni stilistici, senza fratture nè tantomeno cadute di livello, anzi, fin dalle prime opere, quelle antecedenti il suo periodo americano, si rileva un carattere particolarmente 'cinematico' della sua musica. Per giunta, in onore al suo secondo nome, Wolfgang, il nostro si rivelò un compositore prodigio, poichè all'età di 6 anni, (almeno credo, o comunque in età precoce) il soggetto aveva già composto le musiche, estremamente sofisticate, complesse e mature per "Der Schneeman", orchestrategli dall'amico di famiglia Alexander von Zemlinski, il quale, l'anno successivo, quando Korngold si accinse a comporre una ouverture tragica per orchestra, offrendosi nuovamente di aiutarlo, si vide opporre un fermo diniego dal tono sdegnato da parte di  Korngold, il quale, piccatissimo, affermò che quella volta avrebbe fatto tutto da solo e così fu! Il padre di Korngold, il noto critico musicale Julius, musicista mancato, purtroppo era estremamente invidioso delle doti musicali del figlio, contrastandolo, funestandolo ed ostacolandolo, finchè potè. Per fortuna che, una volta in America, il figlio era finalmente lontano dalla nefasta influenza del genitore. Costui doveva proprio essere un bell'ipocrita, poichè prima gli dà come secondo nome Wolfgang, poi si adonta del fatto di ritrovarsi un bambino musicista prodigio? Ah, l'idiozia dei genitori produce sfracelli! A questo punto mi chiedo anche se il notevole compositore brasiliano Mozart Camargo Guarnieri, abbia avuto un problema simile, in ogni caso doveva avere dei genitori ben ambiziosi per battezzarlo addirittura Mozart come primo nome, per fortuna che il suddetto se ne è dimostrato ampiamente all'altezza, come ben testimoniano i suoi lavori! Ma adesso, riprendiamo il nostro percorso......../  ------ Bernard Herrmann: Moby Dick, cantata per coro maschile, soli e orchestra; Sinfonietta per archi (versione originale); - Richard Edgar-Wilson, Poul Emborg, Rasmus Gravers, tenori; David Wilson-Johnson, baritono; Uffe Henriksen, basso; - Coro Nazionale Danese / Florian Helgath; - Orchestra Sinfonica Nazionale Danese / Michael Schoenwandt; - sacd ibrido Chandos CHSA 5095 (ho già parlato in precedenza di questo disco meraviglioso; rammento comunque che la Sinfonietta, qui incisa per la prima volta nella sua versione primigenia, sta all'origine delle musiche successivamente composte per "Psyco", tra l'altro, il suo autore aveva in progetto d'inciderne la versione revisionata per la Unicorn, ma la morte gli impedì di realizzare il tutto). --- / Altri compositori 'classici' a contatto con la settima arte: Benjamin Frankel, Paul Dessau, Hans Eisler... / La settima sinfonia "Antartica"di Ralph Vaughan-Williams, composta nel 1953, deriva interamente dalle musiche per il film "Scott of the Antarctic", prodotto dagli Ealing Studios nel 1948 (queste musiche originali sono contenute in un cd della collana "Chandos Movies"); fra le tante belle edizioni disponibili, ne segnalo una in particolare, non solo per via della strepitosa qualità sonora, giustamente menzionata a suo tempo dalla rivista "The Absolute Sound", ma anche perchè credo che sia l'unica, attualmente, a comprendere in appendice anche le didascalie recitate, inserite dall'autore nella partitura, come frontespizio,  all'inizio di ciascuno dei 5 movimenti, ma non previste per l'esecuzione pubblica: - Ralph Vaughan-Williams: Sinfonia n.7 "Sinfonia Antartica" (+Sinfonia n.8); David Timson, voce recitante; Linda Russel, soprano; Elementi femminili del Bournemouth Symphony Chorus / Neville Creed; Christopher Dowie, organo; - Bournemouth Symphony Orchestra / Kees Bakels; - cd Naxos 8.550737 (programmando opportunamente il proprio lettore digitale, si può fare in modo che le didascalie recitate precedano ciascuno dei movimenti della composizione, durante l'ascolto). / Riguardo alla 'Sinfonia sopra una canzone d'amore', composta da Rota nel '47, ma eseguita in pubblico per la prima volta soltanto negli anni '60, preciso che è quindi antecedente non solo da "Il Gattopardo" di Visconti, le cui musiche ne attingono a piene mani, ma anche a "The glass Mountain" di Henri Cass del 1950, le musiche del quale attingono soltanto dal primo movimento di questa sinfonia. /  Uscendo dal seminato, i giorni scorsi ho sfogliato l'opuscoletto del programma della Festa dell'Unità, al P(o)rco Nord qui a Bologna, notando che anche quest'anno, avevano inserito un paio di piccoli concerti da camera a fine agosto; sarei curioso di verificare quale sia l'effettivo gradimento di tali cose in un simile contesto, poichè rimango dell'opinione che, in mezzo a tutto quel becerume costituente l'ossatura di cotale manifestazione, simili faccende ci stiano proprio decisamente come i cavoli a merenda e che, a conti fatti, producano più danno che beneficio alla causa della musica colta, avendo, ahimè, ben presente (anche fin troppo!), il pubblico tipicamente di cerebrolesi, conoscendone diversi sfortunatamente anche di persona, gravitante attorno a consimili eventi, ohibò! E del resto, il tutto è pensato e confezionato appositamente per costoro, tutto stramaledettamente nella norma, tranquilli! / A proposito ancora di "Certezze Gr(rrr!)anitiche", dimenticavo "Materadio", perciò Radiotresuite... Fuck Off! / Ho ancora in serbo qualche piccola cosettina (continua)...

venerdì 13 settembre 2013

Celluloide non di celluloide.

Ovvero quando i compositori noti principalmente per le loro colonne sonore, scrivono musiche non destinate allo schermo, senza peraltro che si verifichi, in genere, alcuna discrepanza stilistica, anzi al contrario, rilevandosi una costante osmosi fra i due ambiti, eccovi quindi l'ennesima 'lista della lavandaia', spero anche l'ultima per un bel po', non potendone più di compilarne, anch'essa basata unicamente sui reperti in mio possesso e come al solito puramente orientativa, parziale, lacunosa, accontentatevi perciò! Fiato alle trombe: ------------ Nino Rota: - 1) Sinfonia sopra una canzone d'amore; Concerto Soirée per pianoforte e orchestra; Benedetto Lupo, pianoforte; Orchestra sinfonica siciliana / Massimo de Bernart; - cd Arts 47596-2 (nota: nella sinfonia, ripartita nei canonici 4 movimenti, vi sono temi provenienti dal film "The glass mountain" di Henri Cass ed altro materiale che verrà successivamente impiegato ne "Il Gattopardo" di Visconti, soprattutto il tema di Donnafugata; nel delizioso concerto, fanno capolino fra gli altri, materiali che verranno riutilizzati nel balletto "La strada", a sua volta liberamente derivato dalle musiche per l'omonimo film di Fellini, così come nel finale: Can-can, animatissimo, si riconoscono temi da "8 e mezzo" sempre di Fellini); - 2) Concerti per violoncello e orchestra nn. 1 e 2; - Dmitri Yablonski, violoncello; I Virtuosi Italiani / Daniel Boico; - cd Chandos CHAN 9892 (pagine strepitose, capolavori assoluti paragonabili ai vertici del genere, che la Chandos ha avuto il merito, per prima, di rendere disponibili su disco e difatti, a questa, ne sono seguite altre valide edizioni discografiche, ma comunque, onore al merito!); - 3) Concerto per arpa e orchestra; concerto per fagotto e orchestra; concerto per trombone e orchestra; Castel del Monte, ballata per corno e orchestra; - Luisa Prandina, arpa; Paolo Carlini, fagotto; Andrea Conti, trombone; Guido Corti, corno; - I Virtuosi Italiani / Marzio Conti; - cd Chandos CHAN 9954 (anche qui una prima registrazione assoluta, ovvero la ballata per corno e orchestra); - 4) Sinfonia n.3 in do maggiore; Divertimento concertante, per contrabbasso e orchestra; Concerto Soirée, per pianoforte e orchestra; - Davide Botto, contrabbasso; Barry Douglas, pianoforte; - Filarmonica '900 del Teatro Regio di Torino / Gianandrea Noseda; - cd Chandos CHAN 10669; - 5) "Il cappello di paglia di Firenze", farsa musicale in 4 atti; - Ugo Benelli, Alfredo Mariotti, Viorica Cortez, Daniela Mazzuccato Meneghini, Mario Basiola, Edith Martelli, Giorgio Zancanaro, Mario Carlin, Enrico Campi, Angelo Mercuriali, Pier Francesco Poli, Sergio Tedesco; - Coro e orchestra sinfonica di Roma, diretti dall'autore (Quinzio Petrocchi, maestro del coro; Maurizio Arena, collaboratore artistico e musicale); - 2 dischi lp Rca italiana 'Le grandi opere; i grandi interpreti' Half Speed Mastering GL70635(2); successivamente ristampato anche in un doppio cd Ricordi/BMG, da tempo non più reperibile; - 6) "La strada", balletto; - Orchestra del Teatro alla Scala di Milano / Armando Gatto; - disco lp Emi italiana/La voce del padrone 61 2704021T, uscito nel 1985 (nota: trattasi per l'appunto del balletto, più esteso, liberamente basato sulle musiche del celebre film, ma con materiale tematico proveniente anche, tra gli altri, da "Fortunella" e da "Il padrino", messo in scena alla Scala con Carla Fracci come protagonista e con Armando Gatto alla direzione d'orchestra, da non confondersi nemmeno con la celebre suite da concerto, più volte incisa, essendo oltretutto, come ho già rilevato, decisamente più lungo. Stranamente, questo disco non mi risulta mai più ristampato su qualsivoglia supporto, analogico o digitale, ed è un gran peccato. In copertina reca una vignetta a colori dello stesso Fellini, raffigurante Gelsomina, ovvero la protagonista femminile, sul retro una caricatura a china di Rota al pianoforte, sempre ad opera del medesimo. Le succinte note in italiano, sono costituite da un breve commento del compositore a proposito della genesi di questo balletto, il fatto che non siano state tradotte anche in altre lingue, mi fa presumere che il disco sia stato pubblicato soltanto per il mercato nostrano, tanto più che, vista la qualità dello stampaggio, che è decente tenuto conto che è prodotto in Italia, paese notoriamente non ai vertici in tale ambito, mentre la qualità sonora è ottima, mi fa presumere che abbia avuto una tiratura ridotta; di questo titolo ne ho beccato, in tempi diversi, 2 copie, la prima in epoca remota alla "Discoteca del Savio" di Cesena, la seconda, più di recente, al "Disco d'oro" di via Galliera a Bologna, ambedue nuove di pacca. In realtà il contenuto di questo disco, sarebbe la parte audio di una ripresa televisiva, credo del 1984, trasmessa a suo tempo da Raidue, relativa a una riproposizione del balletto, nello stesso luogo, con la stessa prima ballerina, la stessa orchestra e il medesimo direttore, che lo tennero a suo tempo a battesimo. La parte audio, ripresa in realtà dai tecnici del suono della Fonit Cetra, credo sia stata pubblicata su etichetta Emi, per motivi di esclusiva contrattuale dei complessi scaligeri con quest'ultima; trattasi quindi, dell'unica, a tutt'oggi, incisione completa del balletto); - 7) Concerto per pianoforte e orchestra in do maggiore; Concerto per pianoforte e orchestra in mi maggiore "Piccolo mondo antico"; - Giorgia Tomassi, pianoforte; Orchestra Filarmonica della Scala / Riccardo Muti; - cd Emi Classics/Musicom 7243 5 56869 2 3; --------- Carlo Alberto Pizzini: Al Piemonte, trittico sinfonico; Scherzo in stile classico per orchestra; Il poema delle Dolomiti, poema sinfonico; Sarabanda per archi "Omaggio a Corelli"; Grotte di Postumia, divertimento per orchestra in forma di tema con variazioni; Strapaese, impressioni dal vero; - Muenchner Philarmoniker, diretti dall'autore; - cd Naxos 8.111317. / Ovviamente di Nino Rota, si può trovare molto altro, anche in ambito cameristico, pur tuttavia non sono pochi i suoi lavori non cinematografici, che ancora attendono una loro prima incisione nell'ambito video-discografico, come per esempio l'opera "Torquemada". / Continua...

giovedì 12 settembre 2013

Celluloide in cartapesta (ovvero una bibliografia scandalosamente 'succinta').

E adesso beccatevi anche questa, sono i pochi titoli inerenti l'argomento della musica da film, che sono riuscito a reperire, se ne conoscete anche degli altri, vi prego vivamente di farmelo sapere! Et voilà, eccovi squadernata la brevissima 'lista della lavandaia': --- 1) Autori Vari: Trento Cinema, Incontri Internazionali con la Musica per il Cinema 1988 (European Cinema and Television Year 1988) / Concorso Internazionale di Composizione "Trento Cinema - La Colonna Sonora" 1988; - volume fuori commercio, pubblicato in occasione della 3^ edizione di questo convegno con annesso concorso di composizione, svoltosi dal 23 novembre al 4 dicembre di quell'anno, a cura del Servizio Attività Culturali della Provincia Autonoma di Trento, sotto il patrocinio della SIAE, di 336 pagine complessive; se penso che, questo bel volume, lo trovai qualche anno fa, su segnalazione di un conoscente, usato ma in ottime condizioni, per pochissimi euro, al mercatino 'Cose di altre case', in via della Beverara, sempre a Bologna! --- 2) Ennio Simeon: Manuale di Storia della Musica per il Cinema. Storia, teoria, estetica della musica per il cinema, la televisione, il video. / Rugginenti Editore, Milano; 1^ edizione 1995 (in occasione del 100° anniversario della nascita del cinema e quindi della musica da film); 1^ ristampa del marzo 2006, 2^ del giugno 2009; 282 pagine complessive, prezzo 27 euro; questa pubblicazione, comprendente anche esempi musicali, pur essendo avvicinabile anche dai neofiti, è senz'altro più facilmente fruibile a chi abbia già almeno delle nozioni musicali di base. --- 3) Mark Connelly: The red shoes - edizioni I. B. Tauris & Co. Ltd., Londra/New York, 2005, collana "Turner Classic Movies - British Film Guide", testo in inglese, 104 pagine complessive, prezzo indicativo euro 18; fra le varie pubblicazioni, tutte straniere, dedicate a questo celeberrimo film del duo Powell/Pressburger, questa mi risulta essere l'unica che si degni di fornirci ampi ragguagli anche sul compositore dell'importante colonna sonora, Brian Easdale, ed è il motivo principale per cui l'ho inclusa nell'elenco, oltrechè la ragione per la quale, a suo tempo, l'ho preferita a tutte le altre, vergognosamente manchevoli in tal senso. Si pensi che le musiche del film sono eseguite dalla Royal Philarmonic Orchestra diretta dall'autore, tranne che per il famoso balletto, che è diretto da Sir Thomas Beecham Bart. C. H., che aveva fondato questa orchestra proprio 2 o 3 anni prima dell'uscita sugli schermi di questo film, essendone ovviamente, all'epoca, il direttore stabile. Per la verità, la musica relativa alla sequenza danzata, durava circa mezz'ora nella sua stesura originale, ridotta alla fine a 17 minuti nella sequenza cinematografica; anche nel disco Chandos da me precedentemente citato, il brano è stato inciso in questa versione abbreviata. Questo libro lo reperii a suo tempo, alla mostra mercato che si svolge all'interno della Cineteca Lumière, durante le giornate della rassegna estiva "Il cinema ritrovato". --- 4) Kathryn Kalinak: Musica da film: una breve introduzione. (titolo originale: Film music. A very short introduction. - Oxford University Press Inc., New York, 2010) - edizione italiana EDT, Torino, collana "Risonanze", Biblioteca di Cultura Musicale, febbraio 2012, traduzione di Enrico Maria Ferrando, pagine complessive I-X/182, prezzo euro 12,50; un manualetto di agile consultazione, chiaro ed accessibile, come si evince dal titolo. --- 5) Roberto Calabretto: Lo schermo sonoro. La musica per film. - collana "Biblioteca Marsilio", Marsilio Editori S.p.A. in Venezia, 1^ edizione aprile 2010, pagine complessive 320, prezzo euro 28. Altro libro molto interessante, ricco anch'esso di esempi musicali, che tratta anche di diverse problematiche molto curiose, come le diverse dinamiche che si instaurano nei rapporti fra i registi e i compositori di musica cinematografica, la questione del restauro delle colonne sonore dei vecchi film, il passaggio della musica da film dalla sala cinematografica alla sala da concerto e nelle piazze e molto altro ancora... / E' tutto qui, altro dirvi non so... / Addenda discografico: - Silvestre Revueltas: La noche de los Mayas, suite; (+ Sensemayà; Ocho por radio; Homenaje a Federico Garcia Lorca, per orchestra da camera; Ventanas, per grande orchestra; Dos pequenas piezas serias) - Los Angeles Philarmonic New Music Group; Los Angeles Philarmonic Orchestra / Esa Pekka Salonen; - cd Sony Classical SK 60676 (nota: La noche de los Mayas, venne composta nel 1939 come musica per l'omonimo film documentario con la regia di Chano Urueta, dopodichè se ne persero le tracce, fino a quando, nel 1960, il direttore d'orchestra José  Yves Limantour, la ricostruì come suite da concerto in 4 movimenti, estraendo dalle 36 sequenze originariamente musicate dal compositore, i passaggi ritenuti più appropriati per assicurare una continuità organica alla composizione, in tale veste eseguita, in prima assoluta, il 31 gennaio 1960, a Guadalajara in Messico, con l'orchestra sinfonica cittadina, diretta dallo stesso Limantour.) --------- / Altre etichette discografiche dalle quali 'pescare' titoli: Arista, Atlantic, Buena Vista Records, Elektra, Mca, Turner Classic Movies Music, ... / Fra i compositori 'classici' aventi a che fare, in varia misura, col mondo del cinema, figurano anche: Georges Auric, Darius Milhaud, Benjamin Britten, ......... / Basta, per adesso!

mercoledì 11 settembre 2013

Celluloide in cloruro di polivinile 2 (scampoli di Broadway, televisivi e vari).

Penso proprio di essere veramente agli sgoccioli, in tutti i sensi, ma in ogni caso, eccomi ancora qua a dar conto della faccenda, con un ulteriore elenco, ma prima di ciò, tanto per non perdere le mie cattive abitudini, mi abbandono a un paio di piccole digressioni. / Di Ritz Ortolani, ricordo anche un bellissimo 'Gloria' per coro e orchestra, facente parte, se non erro, delle musiche da lui composte, parecchio tempo addietro, per uno sceneggiato televisivo in più puntate, sulla vita di Michelangelo Buonarroti, in particolare questo 'Gloria' veniva impiegato sia per i titoli di testa, che per quelli di coda. Ignoro se queste musiche siano approdate al disco. / Anche Arnold Schoenberg, che ufficialmente aborriva l'industria cinematografica di Hollywood, pare che abbia composto, sotto pseudonimo, alcune colonne sonore per film hollywoodiani minori, per ovvii motivi di sopravvivenza economica, del resto se si pensa alla sua "Musica per l'accompagnamento di una scena cinematografica", per orchestra sinfonica, composta agli inizi degli anni '30, quando ancora si trovava in Austria e anche se il brano in questione è in sè dal carattere astratto, poichè riferentesi a un'ipotetica sequenza cinematografica e non certo ad alcun film concreto, fa ritenere che poi, nel suo intimo, non dovesse essere del tutto indifferente al linguaggio della settima arte. / Riguardo alle musiche di J. Peter Robinson per il film "The believers", i cori impiegati sono almeno un paio, uno di voci bianche e l'altro di voci miste, giudicando dall'ascolto, scusate la pedanteria. / Fornisco un breve elenco di etichette discografiche, ovviamente su cd,  votate soprattutto se non in toto, alla musica da film, senza pretesa alcuna di esaustività, alcune di queste hanno anche un sito internet: Tadlow, Kritzerland, La La Land, Film Score Monthly, Milàn, Silva Screen, Varese Sarabande, Cam, Cinedelic, Cinevox, Walt Disney Records, Rhino Movie Records, M.G.M./Turner Classics Entertainment, ecc.; inoltre all'interno dei cataloghi Chandos Movies, Marco Polo/Naxos, Capriccio, Cpo ed altre, sono presenti diversi titoli se non addirittura intere collane dedicate al genere. Ma anche nei cataloghi dei marchi Decca, Deutsche Grammophon, Emi classics, Sony Classical, Rca Red Seal, Rai Trade, Cgd/Wea, ed altre ancora, è possibile pescare diversi titoli, la Rca negli anni '90 aveva, tra le altre cose, varato una gran bella collana, purtroppo fuori circolazione, con parecchie musiche rarissime se non inedite, altro non rammento, ad ogni buon conto, buona caccia! / Alla fine ho fatto 4 digressioni, anzichè un paio, ma adesso, veramente, si proceda: --------- Stephen Sondheim: - 1) Company, a musical comedy - Dean Jones, Barbara Barrie, Charles Kimbrough, Merle Louise, John Cunningham, Teri Ralston, George Coe, Beth Howland, Steve Elmore, Elaine Stritch, Charles Braswell, Pamela Myers, Donna McKechnie, Susan Browning, Cathy Corkill, Carol Gelfand, Marilyn Saunders, Donna D. Vaughn; Theater Orchestra / Harold Hastings; - disco lp Columbia Masterworks Records USA OS 3550 (questo musical ha avuto la sua prima assoluta il 30 aprile 1970 e l'album è stato registrato poco dopo, nello stesso anno, col cast originale di Broadway, la copia del disco in mio possesso, sembrerebbe essere una ristampa degli anni '80); --- 2) Pacific overtures - Mako, Soon-Tech Oh, Yuki Shimoda, Sab Shimono, Isao Sato, Alvin Ing, Ernest Harada, James Dybas, Mark Hsu Syers, Patrick Kinser-Lau, Ricardo Tobia, Jae Woo Lee, Timm Fujii, Gedde Watanabe, Conrad Yama, Freda Foh Shen, Leslie Watanabe; - Fusako Yoshida, voce e shamisen; Genji Ito, shakuhachi; - The Winter Garden Theater Orchestra / Paul Gemignani - musica per il balletto composta da Daniel Troob - disco lp Rca Red Seal USA ARL1-1367 0698 (prima assoluta l'11 gennaio 1976, album discografico registrato poco dopo, col cast originale di Broadway); ------ Richard Rodgers: Rex - Nicol Williamson, Penny Fuller, Barbara Andres, Glenn Close, Martha Danielle, Ed Evanko, Merwin Goldsmith, William Griffis, Michael John, Keith Koppmeier, Stephen D. Newman, April Shawhan, Tom Aldredge; - The Lunt-Fontaine Theatre Orchestra and Chorus / Jay Blackton; - disco lp  Rca Red Seal USA ABL1-1683 0798 (prima assoluta il 25 aprile 1976 e disco registrato a tamburo battente, col cast originale di Broadway); ------ Cy Coleman: Sweet Charity - Debbie Allen & Her Brass Band, Michael Rupert, Bebe Neuwirth, Allison Williams, Mark Jacoby, Lee Wilkof, Carrie Nygren, Celia Tackaberry, Irving Allen Lee, Tanis Michaels, Stanley Wesley Perryman, Tom Wierney; Coro e Orchestra diretti da Fred Werner; - disco lp Emi America STV 17196 (0 7777-17196-1); questo disco, registrato il 5 maggio 1986, al National Recording Studio di New York City, dovrebbe essere la colonna sonora originale della versione cinematografica con la regia di Bob Fosse, che documenta l'allestimento dello stesso anno, di una ripresa di questo musical, col cast originale di quest'ultima, premiata con 4 Tony Awards tra cui quello per "Best Musical Revival", lavoro a sua volta originariamente e liberamente ispirato al film "Le notti di Cabiria" di Federico Fellini, che ebbe la sua prima assoluta in quel di Broadway, il 29 gennaio 1966. --- / Dei titoli testè elencati, ne ignoro eventuali, successive ristampe su cd, ma adesso passiamo ad altro: ------------ Richard Rodgers (arrangiamento di Robert Russell Bennett) : Victory at sea (suite n.1 - The Pacific; suite n.2 - The Atlantic and other Oceans; suite n.3 - The end in sight); - Rca Victor Orchestra / Robert Russell Bennett - 2 dischi lp Rca Victrola Red Seal USA VCS-7064(2); questa miscellanea, uscita originariamente nel 1970, riunisce il contenuto dei 3 album usciti originariamente alla fine degli anni '50, per la mitica collana 'Living Stereo', a loro volta estrapolati dalle circa 13 ore complessive di musica composte per questa serie televisiva, in un doppio album, per un totale di 21 brani, la ristampa in mio possesso risale al 1979; so che comunque queste musiche sono state successivamente ristampate più volte sia su cd dalla stessa Rca che, mi pare anche, su dischi in vinile 'speciali', anche se non ricordo se lo siano state nella loro integralità. Ma la cosa singolare è che ho trovato questo vecchio doppio album in vinile, non solo a prezzo stracciatissimo, tempo addietro al 'Disco d'oro' di via Galliera a Bologna, ma addirittura completamente incellofanato, ossia nuovissimo di pacca! Certo che se fossi altrettanto fortunato anche per il resto, allora sarei completamente a cavallo, ma si vede proprio che non si può avere tutto dalla vita, o almeno non per me! Alla prossima!

martedì 10 settembre 2013

Celluloide in cloruro di polivinile.

Mi sovvengo che, guarda caso, fra le direttrici d'orchestra di casa nostra, ce n'è proprio una che si chiama Elisabetta Maschio (nomen omen!), pensate che questa 'originalona' ha a suo tempo inciso un 'Don Giovanni' di Mozart e un 'Falstaff' di Verdi, quando si dice il 'coraggio' (sì, proprio un gran bel 'coraggio'!) delle scelte, in effetti anche di costei non ne so più un tubo, sarà scomparsa nell'ombra? Forse è meglio, vista la 'grande statura' di questa musicante.... / La brevissima lista che segue, riguarda titoli di colonne sonore  usciti originariamente in lp (da qui il titolo del presente scritto "Celluloide in cloruro di polivinile"), dei quali, salvo forse un paio, ignoro sinceramente se siano mai stati ristampati in seguito sul dischetto argenteo ( breve digressione: l'altra sera, guardando il dvd del film "The iron lady", prestatomi da un conoscente, per caso mi sono accorto di aver fatto un altro piccolo errore, ovvero i figli di Alfred Newman, tutti nel solco dell'eredità paterna, sono ben 3: David, Randy e Thomas, quest'ultimo autore anche delle musiche del film summenzionato): ------ Maurice Jarre: Gesù di Nazareth - Monique Matagne, onde Martenot; Monique Rollin, kitara; John Leach, santur; Christopher Taylor, uggav; Adrian Brett, chalil di Nazareth; Jeremy Montague, shofar, tuppim, tziltzelim, chatzotzerah; National Philarmonic Orchestra (Sidney Sax, violino principale), diretta dall'autore; - disco Dischi Ricordi S.p.A. SMRL 6205 (su licenza ITC/ATV Music Recordings), uscito nel 1977 (il bello è che, nonostante le numerose repliche televisive del film di Zeffirelli, soprattutto nel periodo pasquale, pur essendo rimasto conquistato dalle musiche di Jarre, di quest'ultimo non ne ho mai visto nemmeno una sequenza!); ------ Ritz Ortolani: Cristoforo Colombo - Placido Domingo, tenore; Orchestra Filarmonica della Unione Musicisti di Roma, diretta dall'autore; - disco Fonit Cetra LPX 137, uscito nel 1985; ------ "Bernard Herrmann dirige Grande Musica da Film Inglese", estratti da: Anna Karenina (Lambert) / Oliver Twist (Bax) / An ideal husband (Benjamin) / Escape me never (Walton) / The invaders - 49th Parallel (Vaughan-Williams) / Things to come (Bliss); - National Philarmonic Orchestra / Bernard Herrmann; - disco Decca Phase 4 Stereo Concert Series PFS 4363, uscito nel 1976 (mi sembra però che sia stato riedito successivamente in cd, a suo tempo, in ogni caso, attualmente, non credo che sia ancora in circolazione); ------ Film Spectacular, vol. 6 (Grandi Storie dalla 2^ Guerra Mondiale), estratti da: The first of the few - Spitfire prelude and fugue (Walton) / The bridge on the river Kwai - Colonel Bogey (Kenneth J. Alford - ufficiale dell'esercito inglese durante il conflitto mondiale, un'altra sua marcia verrà utilizzata anche in "Lawrence of Arabia", sempre con la regia di David Lean - arrangiamento di Malcolm Arnold) / The guns of Navarone (Tiomkin; Webster) / Victory at sea (Rodgers, arrangiamento di Robert Russell Bennett) / 633 Squadron (Goodwin) / The longest day (la canzone composta da Paul Anka) / Western approaches (Parker) / The great escape (Elmer Bernstein) / Mrs. Miniver (Stothart; Amfitheatrof; Croft-Watts, arrangiamento di Stanley Black; Black; Elgar; Benson); - The London Festival Orchestra and Chorus / Stanley Black; - disco Decca Phase 4 Stereo PFS 4350, uscito nel 1975/76; ------ James Horner: Gorky Park - Orchestra diretta dall'autore; - disco Varese Sarabande STV 81206, uscito nel 1983; ------ John Barry: Peggy Sue got married - Orchestra diretta dall'autore (+ 5 canzoni rispettivamente di Buddy Holly, R. Weeks/A. Anderson, Curtis Mayfield/C. Carter/John Butler, D. Pomus/M. Shuman, C. Price/P.W. King/Rod Stewart, interpretate da: Buddy Holly, Dion & The Belmonts, Nicolas Cage with Pride & Joy, The Marshall Crenshaw Band); - disco Varese Sarabande STV 81295, uscito nel 1986 e pubblicato anche su cd VCD 47425; ------ J. Peter Robinson: The believers - Coro e Orchestra diretti dall'autore; - disco Varese Sarabande STV 81328, uscito nel 1987 (musica singolare, di un compositore che, prima di imbattermi in questo titolo, mi era del tutto ignoto, partitura  che fonde il suono del coro e dell'orchestra sinfonica, con elettronica, sintetizzatori, tastiere, campionatori, rumori concreti e strumenti acustici, in un risultato complessivamente suggestivo, originale e godibilissimo, nè conosco il film di John Schlesinger con Martin Sheen per il quale è stata composta, frutto di uno dei miei tanti reperimenti casuali, avvenuto in tempi remoti, in un negozio di dischi di Cesena (incredibile!), scomparso da tempo immemorabile, ovvero la 'Discoteca del Savio' ( fornitrice anche della fonoteca comunale del San Biagio, sempre nella stessa città), al cui gestore, un soggetto rozzo e buzzurro quanto mai, non gli avresti dato il minimo conto, se non fosse per il fatto che, come mi sovvenni affacciandomi casualmente una volta nel retrobottega, era un notevolissimo pittore 'naif', ricordo in particolare un paio di suoi quadri, uno raffigurante una tipica casa colonica di campagna dell'Appennino Romagnolo all'imbrunire, l'altro dei calanchi, in pieno giorno, sempre della stessa zona, infatti lui mi disse di avere già al suo attivo diverse esposizioni in gallerie d'arte pubbliche e private e che i suoi quadri erano quotati mediamente intorno ai 4 milioni e mezzo di lire dell'epoca e parlo di almeno 25 anni fa. E' proprio vero che l'apparenza inganna e pensare che a vederlo e ad averci a che fare come negoziante di dischi, non gli avresti dato un soldo bucato, mai e poi mai avrei pensato che usasse il retrobottega del negozio, come luogo per realizzare questi bellissimi dipinti, nè ho idea di che fine abbia fatto dopo avere definitivamente chiuso bottega, non ricordo nemmeno il suo nome, peccato!). / Vedete mai, quanti ricordi, anche i più disparati, può suscitare un vecchio disco? Si vede proprio che è la vecchiaia che avanza, ohimè! Ma non finisce qui, almeno non penso (si continua)...