Avevo già intuito da tempo che, attualmente, i concerti di Capodanno, sia viennesi che veneziani (questi ultimi effettivamente registrati il 30 dicembre, come si evince dal palinsesto di Radiotre), spacciati come spettacoli in diretta (o almeno "freschi di giornata"), fossero in realtà ripresi in precedenza (anche perchè come fanno altrimenti gli inserti filmati - e non mi riferisco ai balletti -, presumibilmente già realizzati in precedenza e visibili, salvo smentite, soltanto a chi si guarda questi concerti in televisione e non certo agli stessi musicisti e tantomeno al pubblico in sala, ad essere sempre perfettamente sincronizzati con l'andamento ritmico delle musiche via via eseguite, tacendo di altre stranezze?), ma ritenevo ingenuamente che si trattasse tutt'al più di una questione di giorni. Solo che, sfogliando in questi giorni, il numero di dicembre/gennaio del mensile "Musica" (che sarà stato chiuso non più tardi del mese di ottobre, se non prima, cosa che si evince anche leggendo l'editoriale del suo attuale direttore, nel quale ci si riferisce agli attentati parigini), vedendo già nella pagina pubblicitaria delle novità discografiche di un grosso gruppo multinazionale, la foto definitiva della copertina del disco del concerto di Capodanno da Vienna del 2016, con tanto di elenco dettagliato dei supporti audiovisivi disponibili (bd, dvd, doppio cd, triplo lp, non per niente con uscita prevista per i primi di gennaio!), completi dei relativi estremi di etichetta, mi sorge l'atroce sospetto che non di alcuni giorni prima si tratti, il che è comunque poco serio, ma, per quanto incredibile possa sembrare (visto che fra il pubblico di questi concerti, figurano regolarmente anche pezzi grossi a livello internazionale), addirittura di parecchi mesi! Ma allora lo hanno veramente registrato prima? E quando? A settembre? In piena estate? O addirittura l'anno prima? O questi spettacoli sono diventati un misto di sequenze in diretta ed altre in differita? Ecco perchè l'ultimo che ho visto, all'inizio del 2015, mi era sembrato fatto col pilota automatico, lo dovevano aver appena tirato fuori dal congelatore! Questa epoca sommamente plasticosa in cui viviamo, è ogn'or di più il tripudio del cotto e mangiato, previo scongelamento! In ogni caso, sarò cretino, ma i dubbi al riguardo sussistono. Morale della favola, se volete un concerto di Capodanno bello fresco e di sicuro non scongelato dopo parecchio tempo, autenticamente in diretta, se potete, andatevelo a cercare in qualche teatro della vostra città, sarà magari meno blasonato sulla carta, ma senz'altro più genuino, o almeno lo spero! Sto notando, al giorno d'oggi, che in ambito radiotelevisivo, i confini fra diretta e differita, si stanno facendo sempre più ambiguamente sfumati. Alla larga da questi dozzinali prodotti televisivi artefatti, muffi e stantii, dove al massimo si fa della routine, magari di lusso, sì, soprattutto in ambito viennese, ma pur sempre e solo routine! Ah, i bei tempi in cui c'era Willy Boskovski!
Disquizioni intorno alla musica colta, con particolare riferimento alla realtà contemporanea.
giovedì 31 dicembre 2015
FUSse c'a FUSse la volta buona?
Sul numero di dicembre di "Suonare News", vi è un elenco integrale degli organismi e delle associazioni musicali, sia quelli attualmente oggetto di elargizioni, sia quelli che hanno subito l'esclusione, da parte della commissione che presiede alla gestione del FUS (Fondo Unico per lo Spettacolo), per il corrente anno. Pur non volendo entrare nel merito della spinosa questione (tutti gli esclusi, circa una sessantina in totale comprendendo tutte le branche del settore spettacolo, avendo naturalmente già avviato azioni di ricorso), scorrendo l'elenco nella sezione dedicata all'Emilia-Romagna, ne ho rilevata almeno una che, secondo il mio modesto parere, questa esclusione se la merita decisamente, ovvero l' "Associazione Concorso di Composizione '2 Agosto' "! Che senso può avere una simile manifestazione, le cui composizioni vincitrici, non hanno travalicato mai (anche nelle annate 'migliori', ossia meno indecenti), per quanto mi risulta, la soglia della 'prima - in questo caso, sempre unica - esecuzione assoluta', cadendo immediatamente nell'oblio subito dopo? E' giusto strumentalizzare le tragedie e le relative vittime, per dare una parvenza di legittimità ad eventi dal dubbio spessore artistico e culturale, con relativo dispendio di denaro anche e soprattutto pubblico? Personalmente, direi proprio di no! Ricordo parecchie annate in cui il livello delle proposte musicali era persino peggiore del più sguaiatissimo dei festival sanremesi, così come il clima generale era più da becera sagra strapaesana che da autentico evento commemorativo; perfino nelle edizioni più passabili, non ho mai riscontrato alcun autentico capolavoro. E se tali erano i brani vincitori, ovvero presumibilmente i migliori, allora non mi azzarderei nemmeno a pensare che roba mai potessero essere quelli esclusi! Ultimamente avevo già notato anche come questa rassegna sia stata progressivamente fagocitata dal concomitante "Cinema sotto le stelle", avente luogo nella medesima piazza, soprattutto da quando quest'ultimo, allungando peraltro un brodo già diventato di suo sempre più scipito, si è prolungato fino a ferragosto, facendone quindi divenire il relativo concerto una banalissima e sbiaditissima appendice. E direi di averne avuta ulteriore riprova proprio quest'anno, poichè l'attrattiva principale della serata non era costituita dal concerto medesimo, ma dal film che veniva proiettato successivamente, ovviamente incentrato sull'evento tragico oggetto della commemorazione, ma con un elemento, diciamo, di novità, poichè il tutto era trattato nella forma di una storia sospesa tra realtà e fantasia, con tanto di sceneggiatura ed attori in carne ed ossa, ambientata in una Bologna da cartolina turistica illustrata (una delle frasi ricorrenti nel film è: "A Bologna o ti fermi per mezz'ora, o per tutta la vita!", ma che grande idiozia, per carità! Meglio sarebbe evitare del tutto di metterci piede), irritantemente falsa ed artificiosamente tirata a lucido al computer (mentre nella realtà è assai più dissestata, sporca, caotica e disordinata, oltrechè letteralmente stuprata da una selva di cantieri che sbucano da ogni dove da più di un anno e mezzo), con un risultato finale di un lavoro buonista, carino, ma anch'esso, tanto per cambiare, decisamente dimenticabile come il concerto che l'aveva preceduto, ovviamente; il tutto si è concluso con la relativa passerella finale sul palco, di una parte degli attori partecipanti e dei realizzatori, regista e sceneggiatore compresi, che si sono prodotti in una sequela di sbrodoleggiamenti, per la delizia del pubblico quivi convenuto, accipicchia! Nei titoli di coda del film, ho notato, in corrispondenza dell'elenco delle musiche utilizzate, che la sarabanda dalla terza suite per violoncello di Bach (che difatti si ode in sottofondo durante una scena ambientata in un interno domestico), è tratta da un'incisione discografica effettuata dalla figlia di un alto papavero politico locale, ma guarda un pò! Mi capitò anni fa di ascoltarla esibirsi in un concerto dal vivo assieme ad altri suoi 'degnissimi' colleghi, trovando sia costei che gli altri, decisamente gelidi e legnosi, se penso che (o beata ingenuità) la vastissima discografia delle suites bachiane comprende il gotha dei massimi violoncellisti di ieri e di oggi, ecco che abbiamo avuto un ulteriore esempio di servilismo politico, visto che la donzelletta in questione non possiede certo la caratura artistica per potervisi minimamente raffrontare, ohibò! Quanto al concerto che precedeva questo spettacolo, anch'esso complessivamente senza infamia nè lode, mi limiterò a dire che il brano risultante come secondo classificato, mostrava una certa carica suggestiva maggiore degli altri, ma comunque il risultato finale non era nulla di eclatante, come del resto l'intera serata, più degna di minzione che di menzione, ed è per questo che non cito alcuno dei partecipanti, tanto sarebbe veramente fatica sprecata! Per quel che mi concerne, in futuro, non credo che mi darò più la benchè minima pena di seguirla, nemmeno in radio, una tale insulsa manifestazione, semprechè prosegua nonostante tutto, cosa che di certo non auspico, stante che non intravedo alcun margine di possibili miglioramenti! Qualche anno fa, assistendo alla prova generale di uno di questi concerti, che si svolge di solito la sera prima in piazza, tempo metereologico permettendo, un signore che non conoscevo, assisosi accanto a me, principiò a chiacchierare affabilmente col sottoscritto. Durante la conversazione mi scappò, per così dire, una frase in cui affermavo (e tutt'ora ribadisco) che i componenti dell'associazione dei familiari delle vittime della strage, sono totalmente incompetenti in materia musicale (la qual cosa peraltro corrisponde a verità assoluta). Sulle prime il soggetto non fece alcuna piega, diventando però progressivamente sempre più gelido e taciturno nei miei confronti, alla fine andandosene via senza nemmeno salutarmi! Come immaginavo, la sera successiva, durante il concerto, con mio sommo compiacimento, capii il perchè della sua reazione, poichè lo intravvidi seduto proprio all'interno del settore riservato ai familiari delle vittime (oltrechè ai pezzi grossi locali)! Sarò un discolaccio incorreggibile, ma non riesco proprio a vergognarmene, chissà com'è! Spero proprio che a quel gruppuscolo di palloni gonfiati locali che presiedono a questo cosiddetto concorso di composizione, il ricorso in appello non sortisca alcunchè e che si prendano finalmente una bella lezione, una volta per tutte! FUSse c'a FUSse la volta buona? Ma magari!
martedì 8 dicembre 2015
Il canale della hk sinfonie orchester / Frankfurt Radio Symphony Orchestra.
Fra i canali da me frequentati su You Tube in questi ultimi tempi, la palma del più gettonato va senz'altro a quello dell'orchestra sinfonica della Radio di Francoforte. E' un canale senz'altro più generoso rispetto ad altri analoghi, come per esempio quello della Filarmonica di Berlino, poichè, a differenza di quest'ultimo, ti consente la visione gratuita di brani interi, anche ad ampio respiro (tipo una terza sinfonia di Mahler) e non solo di brevi frammenti (che pure ci sono, ma in misura minima), ovvero non sei costretto a dover sborsare quattrini, nè a sottoscrivere abbonamenti di sorta, se ti vuoi godere interi concerti! L'iscrizione è naturalmente gratuita (ed in realtà, non è nemmeno obbligatoria), come usuale su You Tube, dopodichè si accede ad un'ampia scelta di composizioni integrali e sottolineo integrali, da visionarsi a piacimento (gli unici titoli che ho evitato come la peste, sono quelli ascrivibili al cosiddetto "cross-over", ma per fortuna, non costituiscono la maggioranza dell'offerta). Il repertorio proposto è sufficientemente vario ed interessante, partendo dai brani più consueti, con numerose incursioni nel '900 storico e toccando anche la contemporaneità, la qual cosa non guasta affatto, anzi! La qualità, sia artistica che audiovisiva, per quello che ho potuto fino ad ora constatare, è generalmente valida, sia pure con qualche inevitabile discontinuità, molti video sono però addirittura visionabili anche in alta definizione (se la scheda video e/o la connessione del proprio computer lo consente), pur se talvolta quest'ultima funzione si rivela un poco instabile. La critica principale va semmai rivolta alla regia televisiva, spesso sciatta ed irritante, di un pressapochismo in certi casi persino sconcertante (si vede proprio che non ci sono più i tedeschi di una volta!), a volte si direbbe persino amatoriale, con inquadrature sghembe od assurde, completamente slegate dall'andamento musicale, sfocature e maldestri aggiustamenti, ma questo non inficia comunque il giudizio complessivo su questo canale, che resta senz'altro positivo, nonostante questa menda. Se dovessi citare uno solo dei video presenti in questo canale, darei la menzione d'onore a quello in cui Carlos Miguel Prieto dirige quest'orchestra nel "Huapango" di Josè Pablo Moncayo: 12'03" di assoluta trascendenza, la migliore esecuzione in assoluto che abbia mai sentito di questo brano (nonostante un paio di piccole fallosità in orchestra), considerato giustamente dai messicani come il loro secondo inno nazionale, con, in questo caso, un direttore d'orchestra, messicano anch'egli, musicista di classe assoluta, che sprizza simpatia da tutti i pori, suscitando persino sorrisi divertiti fra gli orchestrali, insomma trattasi di un autentico caleidoscopio di emozioni, che, da solo, vale tutto il canale! Subito dietro ci metterei però, la seconda sinfonia di Alfredo Casella, capolavoro sinfonico misconosciuto, diretta con una foga a tratti persino eccessiva, da Gianandrea Noseda (in prima assoluta per la Germania)! Dopodichè vi aggiungerei la prima sinfonia "Istambul" del compositore e pianista turco Fazil Say, diretta da Howard Griffiths, altra notevole "scoperta" nell'ambito del contemporaneo! Fino ad ora, tutti i video di cui ho fruito, chi più, chi meno, non mi sono affatto dispiaciuti, compresi quelli sui quali mi sono dimenticato di cliccare sul "mi piace", in genere si tratta di titoli recenti se non addirittura recentissimi (periodicamente ne vengono aggiunti anche dei nuovi, per contro talvolta ne vengono tolti alcuni dei più remoti). Volendo però esulare dall'aspetto prettamente musicale della faccenda, vorrei rivolgere una sentita preghiera ai responsabili di questa orchestra: per favore, non turbate i sogni di noi musicofili, sciorinandoci sotto i nostri occhi un autentico parterre di bellone mozzafiato da infarto! Mi riferisco in particolare ad una biondona da urlo di Munch, con occhioni scuri e profondi, che è una delle flautiste dell'orchestra e sulla quale le telecamere indugiano ben oltre il lecito (si direbbe che il regista televisivo e/o il cameraman si siano letteralmente invaghiti della fanciullina, chissà com'è, bah, valli a capire, devono essere orbi, forse), se volete vederla in tutto il suo splendore (ed anche, perchè no, la sua bravura), guardatevi, per esempio, il bel video di "Claire de lune" (orchestrazione di André Caplet) di Claude-Achille Debussy, diretto da Jean Christophe Spinosi. Ma ci sarebbe anche una morettona carrozzata Pininfarina percussionista, che suona generalmente lo xilofono, dai tratti somatici si direbbe messicana, che assomiglia vagamente all'attrice Salma Hayek, come qualcuno su You Tube ha giustamente notato, anche codesta donzelletta non passa certo inosservata (la si può vedere all'opera, tra gli altri, proprio in "Huapango"). Ho notato financo una rossa triplo malto da colpo apoplettico, anch'essa percussionista, suonare la grancassa nel video della settima sinfonia di Dimitri Dimitrievic Shostakovich, diretta da Marin Alsop. Aggiungiamoci altre bellone assortite nel settore archi (soprattutto, direi fra i violini secondi ed i violoncelli) ed anche fra le arpiste, cosicchè l'infarto è assicurato, per i vecchi arnesi sgangherati come il sottoscritto, troppe emozioni fra bella musica e belle signorinelle, ce n'è veramente per tutti i gusti e d'avanzo, troppa "grazia" Sant'Antonio! Arrivati a questo punto, inviterei "perentoriamente" i responsabili dell'orchestra, a darci "obbligatoriamente ed immantinente" indirizzi e numeri di telefono di queste fatalone carrozzate da paura, se non fosse che l'età avanzata e le condizioni economiche a dir poco pessime, mi inducono a ritenermi automaticamente fuori gioco. A parte il fatto che non mi alletterebbe per nulla il dover fronteggiare una nutritissima folla di possibili aspiranti, più aitanti e prestanti, certamente sarebbe molto peggio che trovarsi in coda al casello autostradale nell'orario di punta! Per fortuna che le dirette interessate non leggeranno mai le scempiaggini che ho scritto su di loro, o no? Lasciamo perdere, piuttosto queste amene considerazioni, mi fanno tornare in mente una cosa stramba. Anni fa, conoscevo un meridionale, un certo Antonio, credo di origine pugliese, che, come tanti altri suoi conterranei, parassiteggiava (anzi, temo parassiteggi tutt'ora) al C.M.P. di Poste Italiane, sito in via Zanardi, qui a Bologna (e qua bisognerebbe aprire un'altra piaga dolorosa riguardo alle magagne di Bologna, poichè questo luogo è diventato da anni autentico feudo - "cosa loro" - di meridionali, soprattutto abruzzesi, lavativi e lo posso affermare con assoluta cognizione di causa, avendone conosciuti diversi di costoro, ed avendo tentato inutilmente, io bolognese nativo, sottolineo "nativo", un paio di volte, senza successo, di farmi assumere come avventizio estivo, ma tutto ciò esulerebbe da questa sede, quel che è certo è che qui anche un santo si trasformerebbe nel razzista più sfegatato, con quello che succede!). L'omuncolo in questione, per giunta veramente brutto e cretino, sarebbe stato sposato nientepopòdimenoche con una violoncellista svedese dell'orchestra sinfonica di Goeteborg, dico sarebbe, poichè alcuno dei 2 colombi recava l'anello nuziale al dito (so che non è certo obbligatorio averlo, però, non vedendolo, qualche dubbio sulla veridicità di questa presunta unione, inevitabilmente viene a galla), come ebbi modo di constatare personalmente, una volta che li incontrai all'interno di una libreria del centro storico di Bologna. Per giunta costei, piuttosto giovane e carina tra l'altro (mi pare si chiamasse Corin), non parlava nemmeno una sillaba nel nostro idioma, tant'è che mi rivolsi a lei in inglese, chiedendole ragguagli sulla sua attività e scoprendo che aveva partecipato anche alle sedute d'incisione di alcuni dischi, diretti da Neeme Jaervi, in mio possesso. Ma tornando all'omuncolo decerebrato col quale si sarebbe accoppiata, costui, a parte un italiano stentato da analfabeta, non conosceva nè l'inglese, nè tantomeno lo svedese (sai che bei dialoghi ci dovevano essere fra costoro! E non mi si tirino in ballo presunte "doti nascoste" riguardo a quell'omuncolo striminzito, orbo più di Mister Magoo, con le lenti degli occhiali spesse almeno 3 dita, pelato, smunto e stenterello, doti a dir poco assai improbabili, se non addirittura fantascientifiche); in effetti, non ero certo l'unico ad ironizzare su questa presunta relazione, poichè lei era in giro per il mondo per la gran parte dell'anno, anche e soprattutto in virtù delle tournée dell'orchestra, veniva a Bologna per qualche giorno una volta ogni morte di papa, per contro, lui, una tantum, la raggiungeva per brevi periodi nel suo paese natale, ossia in Svezia (a far che cosa non si sa, visto che l'omuncolo, come ho già detto, non biascicava alcun idioma straniero, per giunta mi riesce impossibile d'immaginare, anche solo vagamente, quali potessero mai essere, di conseguenza, gli eventuali rapporti con i genitori di lei, inoltre non mi risulta che i 2 piccioncini avessero dei figli), per il resto ritrovandosi regolarmente solo come un cane (e chissà quanti "cornetti alla crema" da parte innanzitutto di lei, fra una comparsata a Bologna e l'altra), soprattutto in concomitanza con i periodi festivi. Per giunta il miserabile microcefalo invertebrato cerebroleso, vantando cotale consorte e pur non capendo ovviamente una mazza di musica classica ed affini, aveva preso saltuariamente a frequentare le sale da concerto della città, soprattutto il Teatro Manzoni, dicendomi tranquillamente, senza alcuna vergogna, che a lui la musica classica serviva unicamente per rilassarsi ed addormentarsi, cosa che faceva regolarmente in loco, inoltre pretendendo pure che io gli masterizzassi su cd, gratis naturalmente (proprio un gran bel pidocchioso, per giunta!), dei brani che riteneva adatti allo scopo, tipo la suite sinfonica "Shéhérazade" di Nikolai Andreievic Rimski-Korsakov (sic!), al che io gli rispondevo regolarmente picche, ma lui non se ne dava affatto per inteso, tornando periodicamente alla carica! Fortunatamente, l'ho poi perso di vista, quello squallidissimo sciroccato, ma era veramente un autentico strazio dell'anima, uno dei tanti, troppi, ahimè, "bei ricordi", di questi tristissimi anni bolognesi, autentica galleria degli orrori metropolitani! Ritornando a discorsi ben più seri, sempre a riguardo dei video tratti dai concerti pubblici dell'orchestra di Francoforte, ho notato sovente dei preoccupanti e talvolta financo rilevanti vuoti in sala, non solo riguardo alle musiche più desuete, ma perfino anche con brani relativamente assai più noti, ed essendo in genere coinvolti solisti e direttori di rango internazionale, trattandosi per giunta di territorio germanico, anzichè del nostro disgraziatissimo bel paese, la qual cosa mi avrebbe stupito assai meno (oltretutto i video da me guardati sono di epoca recente, ovvero compresi nell'ultimo quinquennio), considero questa cosa, quali che ne siano i motivi scatenanti, come un ulteriore sintomo desolante del continuo degrado culturale (oltrechè morale), a livello globale, di quest'epoca sguaiata ed impazzita, una continua emorragia di valori e di principi, che non sembra conoscere sosta alcuna, inarrestabile, implacabile. Mala tempora currunt, veramente!
sabato 5 dicembre 2015
Gioie e dolori di You Tube.
Il motivo principale del fatto di aver trascurato questo blog negli ultimi tempi, non è fortunatamente dovuto a qualche nuovo accidente occorsomi, ma semplicemente non ho fatto altro che darmi, in questo lasso di tempo, abbastanza intensamente, al cosiddetto "streaming" (almeno credo che così si denomini comunemente la faccenda), ovvero, nella fattispecie, alla fruizione di documenti audiovisivi reperibili su You Tube, facendomi così, in prima persona, una certa idea dei lati positivi e negativi di questa pratica. I titoli ai quali ho mirato, erano in prevalenza di natura musicale, naturalmente, visto che trattasi del mio interesse principale, ma ne ho visualizzati anche una parte relativa ad altri generi (ferrovie reali ed in miniatura, moda, filmati amatoriali e non, di vario genere), anche se in questa sede intendo riferirmi esclusivamente ai primi. E' senz'altro vero che su You Tube puoi pescare cose, ossia compositori e musiche, dei quali altrimenti non sospetteresti nemmeno l'esistenza (e questo è senza dubbio positivo), ma non è affatto vero, come molti dicono, che ci sia veramente di tutto (cosa fisicamente e tecnicamente impossibile), ho verificato personalmente che su certi compositori e/o su determinate musiche c'è assai poco o nulla, ma dopotutto, non è sensato pretendere l'impossibile. Per quel che mi riguarda, contrariamente da quanto dichiarato da Bruno Re sul numero di novembre della rivista "Suono" (che parla del rischio di interruzioni pubblicitarie cadenzate ogni decina di minuti), non ho avuto grossi problemi con le intromissioni pubblicitarie, quasi completamente assenti nei numerosi video di musica classica che ho guardato, tutt'al più trovandomela all'inizio dei video di musica leggera (anche se, questo sì deprecabile, con un volume "naturalmente" troppo alto), anche se con la possibilità dopo alcune decine di secondi dall'inizio, di saltarla per passare direttamente al video vero e proprio (a parte anche la questione, nel caso suddetto, delle fastidiose "annotazioni pubblicitarie" su schermo, peraltro facilmente escludibili). Ma, ribadisco di nuovo, fortunatamente, almeno fino ad ora, soprattutto per i titoli di musica classica, che costituiscono almeno per me l'attrattiva principale dei siti come You Tube, anche quelli dal minutaggio più consistente di cui ho fruito, ovvero di durata prossima o superiore al paio d'ore, sotto questo aspetto, sono passati lisci come l'olio (a parte l'avere un account Google, peraltro gratuito e non obbligatorio, non ho sentito il bisogno d'inserire alcun particolare filtro anti interruzioni pubblicitarie), esclusa la seccatura iniziale, talvolta, di dover settare correttamente i parametri audiovisivi oltre al fatto di dover escludere la riproduzione automatica del titolo selezionato come successivo da You Tube medesimo, se non di mio gradimento (altro inconveniente minore, quello di segnalarti come già guardati, anche i titoli caricati per errore o tutt'al più visionati parzialmente; in quest'ultimo caso, se li si carica di nuovo, la riproduzione riprende esattamente dal punto in cui si è interrotta, per cui se si vuole ripartire esattamente dall'inizio, occorre riportarsi manualmente al punto di partenza). Fra le faccende antipatiche, semmai vi è il fatto che molti titoli, forse anche per limiti tecnici di caricamento sul sito suddetto, sono spezzati in più tronconi, a detrimento della continuità della fruizione; inoltre la qualità audiovisiva, stante l'estrema eterogeneità delle fonti di partenza, è parecchio discontinua anche all'interno di un singolo canale e prescindendo pure dalle caratteristiche intrinseche delle schede video ed audio del proprio computer (dispositivo peraltro già di per sè intrinsecamente instabile), oltre che dall'intensità del segnale e dalla velocità (ma qui in Italia, sarebbe meglio parlare di minore o maggiore lentezza) e dal tipo della connessione alla rete, tutti fattori che certamente influiscono, anche in misura rilevante, sul risultato finale (se poi in questa catena vogliamo includere anche la qualità dei trasduttori, ovvero casse acustiche e/o cuffie, deputate a riprodurre sonicamente il tutto, il discorso si allargherebbe parecchio). Ma la tara più antipatica di You Tube (e, presumo, di tutti gli altri siti simili), come ben sanno i suoi frequentatori, si verifica quando, per varie cause, si verifica il caricamento a singhiozzo del titolo prescelto dall'utente, che ne rende la fruizione un autentico strazio dell'anima, se non addirittura impossibile, inconveniente tutt'altro che raro, ahimè, che ne mette a nudo l'ancora scarsa affidabilità intrinseca; personalmente ritengo anzi che questa autentica tara, stante anche l'intrinseca fragilità della rete informatica medesima, non arriverà mai ad essere risolta completamente. Le cause di tutto ciò, come mi sono reso conto di persona, in questo periodo, possono essere molteplici: ci possono essere problemi da parte del provider e/o del server (nel mio caso, come aggravante, non potendomi permettere economicamente l'onere di una connessione casalinga, devo per forza servirmi del wi-fi pubblico gratuito, a cominciare da quello comunale, ossia, nel caso di Bologna, la Rete Civica Iperbole, che a volte è peggio di un colabrodo, tacendo degli ovvi limiti di luoghi e di orari ai quali si è naturalmente soggetti, a parte la presenza o meno di prese elettriche di alimentazione), ma a volte sono lo stesso sistema operativo (nel mio caso Windows 7 HP 64), il browser predefinito (sempre nel mio caso, Google Chrome), l'antivirus (Avg Protection Free) o lo stesso sito (You Tube), ad effettuare, chissà per quali misteriosi motivi, delle azioni di disturbo, che ti costringono spesso ad interrompere la visione, a tentare di ricaricare il video o la pagina, oppure ad uscire e rientrare sul sito, se non addirittura a chiudere e riaprire il browser, magari inducendoti a riavviare anche il computer, facendoti perdere per giunta parecchio tempo! Morale della favola, almeno per quel che mi concerne, finchè campo, le mie fonti principali di approvvigionamento, continueranno ad essere: 1) i supporti audiovisivi, 2) la radiotelevisione via etere, continuando perciò a considerare la rete, con tutti gli annessi e connessi, non più che un'alternativa secondaria ed accessoria, non essendo nemmeno minimamente interessato anche a quell'altra pratica ad essa sovente associata, ovvero lo scaricamento (downloading), ed escludendo in partenza e per motivi non soltanto economici sui quali non mi dilungo ulteriormente per non risultare eccessivamente prolisso, anche la frequentazione dei luoghi (sale da concerto, auditorium e teatri) usualmente deputati alla musica dal vivo. Sarò retrogrado, ma affidarsi totalmente, in questo come in altri casi, alla virtualità della rete, come non pochi paventano, mi sembra proprio un'azione da idioti sconsiderati, poichè la struttura che la regge, per sua stessa natura, sarà sempre troppo fragile e vulnerabile, per poter essere considerata di affidabilità totale!
sabato 24 ottobre 2015
Dalle stelle alle stalle.
Apertura direi veramente in grande stile, quest'anno, quella della stagione 2015/16 dell'Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, avvenuta all'Auditorium "Toscanini" di Torino, giovedì 15 ottobre, con inizio alle 20.30, la qual cosa induce ad un sia pur cauto ottimismo riguardo alle sorti future di una compagine orchestrale che, col passare del tempo, si rivela sempre più come una realtà degna di nota, in questo scombinato bel paese, che tanto bello più non è, ammesso e non concesso che lo sia mai stato in passato. La scelta d'iniziare la nuova stagione, eseguendo un'opera in forma di concerto, nota sì, ma non ancora inflazionata come per esempio una "Traviata", almeno dalle nostre parti, pur non definendola particolarmente coraggiosa, si è però rivelata abbastanza felice, nell'evitare di scadere nel troppo banale e nello scontato, la qual cosa non è poi così frequente dalle nostre latitudini (non è comunque la prima volta che, in seno a questa stagione, viene eseguita un'opera in forma di concerto, vedasi la recente "Les pécheurs de pérles" di Georges Bizet). In questa occasione, trattavasi di "Pélleas et Mélisande" di Claude-Achille Debussy, suddivisa, come in genere accade anche in teatro, in 2 parti, ovvero i primi 3 atti nella parte iniziale e gli ultimi 2 in quella successiva, per circa 2 ore e 53 minuti totali (in questa esecuzione) di musica, con tanto di diretta non solo su Radiotre, ma anche su Rai5, in televisione (certo che se fosse stato impiegato anche il canale in alta definizione RaiHD, la festa sarebbe stata anche maggiore, ma forse pretendo troppo; da quel che ho capito però, almeno una volta al mese, un concerto della stagione dell'orchestra Rai sarà trasmesso anche in diretta televisiva su Rai5, speriamo che sia proprio così), con ulteriore replica a partire dal tardo pomeriggio di domenica 18, sempre su Rai5. Si è trattata complessivamente di una valida esecuzione del capolavoro debussiano, inoltre, seguendola in tv, si poteva anche apprezzare il suggestivo gioco di luci sul palco, variante dal notturno al chiarore più intenso, che suggeriva efficacemente l'atmosfera delle singole scene in cui sono suddivisi i 5 atti di questo singolare lavoro, basato sull'omonimo dramma simbolista di Maurice Maeterlinck, dramma che ispirò, più o meno intorno al periodo di composizione dell'opera (1902), anche altri lavori musicali di rilievo, come le musiche di scena di Gabriel Fauré (dalle quali venne tratta una suite da concerto), il poema sinfonico di Arnold Schoenberg ed una suite orchestrale di Jean Sibelius. Fra i cantanti, mi è piaciuto innanzitutto il Pélleas fresco, vitale e giovanilmente esuberante, di Guillaume Andrieux, voce di bello squillo, seguito dal piccolo Yniold di Chloé Briot, che riusciva nella non facile impresa, con la sua bella musicalità, di non rendere insopportabilmente odioso ed antipatico un ruolo a rischio come questo, ovvero quello di un mocciosetto petulante, saccente ed impiccione, brava inoltre Sandrine Piau come Mélisande tenera, fragile e stranita al contempo, discontinuo al contrario il Golaud di Paul Gay, che alternava momenti efficaci ad altri nei quali la voce si rivelava alquanto usurata ed affaticata, ma ancor più vocalmente usurati ed affaticati, mi sono parsi l'Arkel di Robert Lloyd e la Génévieve di Karan Armstrong, per finire, decoroso Mauro Borgioni nel doppio ruolo del pastore nel 3° atto e del medico nel 5°. Detto della validità del breve apporto del Coro "Ruggero Maghini" diretto da Claudio Chiavazza, complessivamente il direttore Jurai Valcuha e l'orchestra Rai, hanno offerto una buona prova, con tempi tendenzialmente larghi, ma teatralmente vibranti, anche se l'interpretazione di Valcuha mi è sembrata decisamente più centrata ed a fuoco, nella seconda parte, con gli ultimi 2 atti, anche con un minor numero di smagliature in orchestra, mentre nella prima, a parte un maggior numero d'imprecisioni strumentali, ho avvertito a tratti un lieve impaccio, anche se nulla di particolarmente grave e certamente non tale da inficiare seriamente il complessivamente positivo esito dell'esecuzione. Una bella serata di grande musica quindi (l'orchestra ha ulteriormente confermato la sua caratura anche nel concerto del giovedì successivo, questa volta solo in diretta radiofonica, col bravo Pascal Rophé alla guida ed il bravissimo Emmanuel Pahud come flauto solista, con un programma assai più breve, ma comunque non troppo banale anche stavolta, comprendente la suite da "Le festin de l'airagnée" di Albert Roussel, i concerti per flauto ed orchestra di Marc-André Dalbavie e Wolfgang Amadeus Mozart, con la "Danza della capra" di Honegger, per flauto solo come bis da parte del solista, seguita dalla terza sinfonia "Liturgica" dello stesso Arthur Honegger, brano conclusivo del concerto, quivi datoci da orchestra e direttore in un'interpretazione tesissima ed affilatissima come una lama di rasoio) e pur pensando che il programma del concerto di giovedì 29, già indulge assai di più sull'arcinoto (la sesta di Mahler diretta da John Axelrod), avendo ascoltato le dichiarazioni dell'attuale sovrintendente dell'orchestra, riguardo alla stagione appena iniziata dell'orchestra, nel corso dell'intervallo, diamo pure a Cesare (Mazzonis), quel che è di Cesare, per cui, almeno per una volta, mi verrebbe proprio da dire, viva la Rai, viva Radiotre, viva Rai5 (pur continuandola a pensare esattamente come prima, riguardo al canone), se non fosse che.... // Se non fosse che, un paio di giorni dopo il "Pélleas", precisamente sabato 17, verso sera, accendendo soprappensiero la radio, per poco non mi è venuto un coccolone! Nell'ordine ho pensato: a) il mio udito è nuovamente peggiorato; b) l'apparecchio radio si è guastato; c) si è guastato il ripetitore; d) è esplosa una bomba negli studi di Radiotresuite; in effetti quel che l'apparecchio mi stava vomitando addosso era un coacervo informe di borborigmi, singulti, vagiti e muggiti indefiniti, un bailamme pazzesco, un pò pò di troiaio, peggio di un cilindro di cera usurato dell'epoca di Edison, dal quale, a tratti, sembrava ectoplasmicamente emergere, qualche vago, incerto barbaglio di parvenza di frammenti musicali disordinati e disgregati, lacerti sbrindellati, insomma bisognava pure che Radiotre ci riportasse coi piedi per terra alla sua tristissima e squallidissima realtà quotidiana, troppa grazia altrimenti! Dopo alcuni minuti di questo autentico tormento, strazio dell'anima, mi viene un sospetto, dò un'occhiatina al palinsesto, ed ecco svelato il tremendo, demenziale arcano: un concerto d'archi con recitazione, in diretta dalla fermata della Metro C Malatesta in Roma, con inizio alle 19.40, intitolato "Non abbiamo pianto - io sì, purtroppo, e parecchio, nda ! - (sulle rive dei fiumi di Babilonia)", con l'orchestra d'archi del Teatro dell'Opera di Roma, diretta da Gabriele Bonolis, i violini solisti di Daniele Orlando e Francesco Peverini e le voci recitanti di Giorgio Barberio Corsetti e Nicola Muschitiello (testi di Viktor Ullman e dello stesso Muschitiello), in un programma di musiche, di per sè, raro ed interessante, almeno sulla carta: Pavel Haas: Studio per orchestra d'archi; - Lasse Thoresen: SPRANG, per 2 violini ed orchestra d'archi; - Pavel Haas: dal quartetto per archi n.2, op.7 "Dai monti delle scimmie": "Cavallo, carrozza e cocchiere" (Andante), trascrizione per orchestra d'archi di Gabriele Bonolis. - Il lato sciaguratamente demenziale della faccenda, è stato l'ambientare il tutto, nei sotterranei della fragorosissima metropolitana capitolina, con probabile intralcio al passaggio degli utenti della metropolitana, demenziale è anche lo sprecare tempo, uomini, mezzi tecnici e soldi pubblici per riprendere il tutto e trasmetterlo da parte di Radiotresuite! Fare un simile scempio di queste musiche di rarissimo ascolto, dagli equilibri fragili e delicati, che richiederebbero condizioni d'ascolto ben altrimenti ottimali, per essere apprezzate pienamente, ma è così che si crede di rendere un degno servizio ai loro autori? Veramente? Roba da SPRANGARLI (nel senso di prenderli a SPRANGATE) tutti quanti! Un qualcosa che poteva risultare decisamente interessante, rovinato così stupidamente! Vigliaccamente, non ce l'ho fatta a proseguire fino alla fine e, stanco di sentirmi martoriare i timpani da un audio più bucherellato di un groviera, ho spento la radio dopo circa una ventina di minuti, essendo decisamente troppo, almeno per me! Dev'essere diventata una nuova moda, quella della musica classica in metropolitana, almeno da quando, anni fa, il violinista Joshua Bell ebbe la balzana idea di esibirsi in incognito nei sotterranei di quella newyorchese, seguito dopo qualche tempo da almeno un altro suo collega, del quale non rammento il nome, o almeno così mi pare; figuriamoci se noialtri, col nostro più deteriore provincialismo esterofilo, potevamo essere da meno! Sia quel che sia, se da un lato mi rallegravo che il Teatro dell'Opera di Roma, avesse effettuato un salutare cambio d'indirizzo nei criteri di programmazione del suo attuale calendario, impensabile se vi fosse rimasto un Riccardo Muti, che sempre più, pensando anche alle sue ultime uscite discografiche, mi risulta sempre più nauseante nel suo essere un "solito-minestrista" banalmente retrogrado e conservatore, quanto a scelte repertoriali (penso alla recente diretta radiofonica dal teatro romano di "Aufstieg und fall der Mahagonny sonnenstadt" di Kurt Weill, che con un Muti a capo, non sarebbe certamente mai avvenuta), con questa boiata pazzesca del concerto d'archi in metropolitana, direi che ci facciano proprio una gran bella figura del cavolo, volendo usare un gentilissimo e pietosissimo eufemismo, tacendo dei soldi pubblici sprecati per idearla ed organizzarla, questa colossale idiozia! Ma siamo pur sempre in Italia, tutto nella norma! Non si potrebbe spedirli tutti quanti ai lavori forzati, magari all'Asinara? O utopia!
martedì 20 ottobre 2015
Satanismo discografico.
(Prosegue) Ad ogni buon conto, l'ascolto del disco menzionato nello scritto immediatamente precedente a questo, mi ha confermato ampiamente quel che già pensavo, ovvero che "Rapsodia satanica" di Mascagni, priva delle immagini oleograficamente datatissime del film, ci guadagni sensibilmente, addirittura! Anzi sempre più, al solo ascolto, mi appare come un efficacissimo contraltare nostrano a certi giganteschi poemi sinfonici d'inizio '900, tipo "Pelléas und Melisande" di Schoenberg. o "Die Seejungfrau" di Zemlinski, alla faccia di chi continua a considerare il musicista livornese autore di una sola opera, ovvero limitandolo all'inflazionatissima "Cavalleria rusticana", rendendogli così assai poca giustizia! Direi trattarsi decisamente di una straordinaria partitura, circa tre quarti d'ora di musica veramente suggestiva ed immaginifica, magistralmente orchestrata, tale da meritarsi un posto d'onore, ossia una vita pienamente autonoma, nelle programmazioni concertistiche, con delle autentiche zampate degne di un genio assoluto, nonostante il dover sottostare ad alcune convenzionalità d'epoca, come le 2 brevi citazioni pianistiche di notturni chopiniani, magistralmente incastonate nel tutto (a suggello della propensione pianistico-salottiera del personaggio femminile protagonista della vicenda), una musica che si intuisce chiaramente come abbia potuto costituire un modello esemplare per le generazioni di compositori di musica da film successive, veramente avanzata per l'epoca nella quale venne composta, tanto che, nel confronto con i brani dalle magistrali musiche di Rota per "Il Gattopardo" di Visconti, incisi nel medesimo disco, non ne esce affatto sminuita, risultandomi difficile, se non impossibile, dire quale fra i 2 esiti possa essere, almeno musicalmente, definito il più mirabile. Tanto più in una splendida esecuzione come la presente, ottimamente registrata tralaltro, che mi è parsa anche superiore alla pur valida esibizione bolognese, confermandosi più che mai l'espertissimo Frank Stroebel, alla testa di una disciplinatissima orchestra tedesca, una sicurezza ed una garanzia assoluta in questo genere di repertorio, direi proprio che non si possa chiedere di meglio! L'unica critica che muoverei a questo bellissimo disco è che avrei preferito un altro abbinamento più originale, ovvero anzichè le alquanto inflazionate musiche di Rota per "Il Gattopardo" (oltretutto con una strana scelta di 5 brani - tralaltro indicati grossolanamente come: "Titoli di testa"; n.6, che corrisponderebbe al "Viaggio a Donnafugata"; n.19, relativo ad "Angelica e Tancredi"; n.11, "Angelica e Tancredi"; "Finale"; - tratti dalla suite da concerto di 9 pezzi complessivi - mancherebbero quindi, nell'ordine, il n.7, "I sogni del principe"; il n.3, "Partenza di Tancredi"; il n.21, "Amore e ambizione"; il n.22, "Quasi in porto"; e sì che il minutaggio del cd lo avrebbe ampiamente consentito - realizzata da Riccardo Muti e già incisa da par suo nel '97 con la Filarmonica della Scala per la Sony Classical e fermo restando che l'esecuzione di Stroebel, in sè, non ha proprio nulla da invidiare a quella mutiana), magari io ci avrei aggiunto la non molto più estesa (circa una ventina di minuti) ma altrettanto bellissima partitura di Camille Saint-Saens, composta per il cortometraggio francese muto del 1908, "L'assassinat du Duc de Guise" di André Calmettes e Charles Le Bargy, prodotto dalla Pathé Frères (ascoltata sabato 5 luglio 2008, dal vivo, sempre nell'ambito della rassegna estiva del "Cinema ritrovato" in Piazza Maggiore), ovvero, forse, la prima partitura scritta appositamente per un film (peraltro anch'esso in sè un centone d'epoca che vale assai meno, secondo me, della musica che sontuosamente lo riveste) da parte d'un grande compositore, abbinamento che senz'altro avrei trovato assai più stimolante, stante il fatto che di quest'ultima mi risulta un'unica incisione discografica, valida, ma in una riduzione per piccolo complesso strumentale! Ma tornando al disco in esame, francamente mi riesce incomprensibilmente assurdo il motivo per cui si siano decisi a licenziarlo sul mercato, circa una decina d'anni dopo essere stato registrato. Come ho già detto in precedenza, non è affatto l'unico caso che ho rilevato ultimamente, certe volte anche questi tedeschi hanno dei comportamenti cervelloticamente strambi! Tornerò senz'altro sull'argomento... / P.S.: ultimamente il mio ego smisurato (l'unica cosa smisurata che possa vantare alla mia veneranda età, scommetto che qualcuno potrebbe persino morire dall'invidia leggendomi, non è certamente da tutti, poichè si sa che con l'avanzare crudele ed inesorabile dell'età ti cala la vista, ti cala la palpebra, oltre a tutto il resto... transeat!) sta ricevendo persino troppe gratificazioni; non solo sono citato ovviamente come il vincitore del mese di settembre della rubrica "Saper vorreste? Indovina quale opera ti stiamo raccontando" di Mario Marcarini, a pag. 68 del n.270 di ottobre del mensile "Musica" (e mi è andata bene, poichè la soluzione del mese corrente, sinceramente non l'avrei proprio azzeccata), ma addirittura la mia recente disavventura uditiva ha occupato l'intera rubrica musicale di Federico Guglielmi, a pag. 169 (sotto il titolo di "Drammi uditivi") del n.368, sempre di ottobre, di un'altro mensile, "Audio Review", rivista di elettroacustica, musica ed alta fedeltà (come recita la testata), al cui curatore avevo inviato il 10 settembre una mail senza alcuna pretesa di pubblicazione, meno che mai aspettandomi simile considerazione da parte sua, veramente troppa grazia! Sarà per una sorta di legge di compensazione che allora il destino abbia deciso di "allietarmi" ulteriormente l'esistenza, funestandomi fino a pochi giorni fa con un "gradevolissimo" virus intestinale veramente terribile, oltrechè l'aver subito una sorta di attacco informatico (altro virus?) che, oltre a rendermi difficoltoso l'accesso ai miei siti abituali, mi insidiava ambedue i numeri del mio telefono cellulare a doppia sim, ad ogni buon conto sono riuscito a riprendere il pieno controllo della mia situazione. Ma ripensando alle mie recentissime gratificazioni, adesso come farò a ritornare con i piedi per terra, ossia a riprendere la mia piattissima e scoloritissima esistenza, come se nulla fosse? Parrebbe veramente un problema insormontabile a questo punto (non preoccupatevi, sto delirando come da mia consuetudine, tutto nella norma), ma mi sorge il vago sospetto che si tratti di una boiata pazzesca, chissà perchè! Ai "posteriori" l'ardua sentenza! / / P.P.S.: non mi è piaciuta proprio per niente la predicozza finale dell'ineffabile Michele Dall'Ongaro al termine di una puntata di "Pétrushka" su Rai5, quando ha dichiarato che, se vogliamo più musica classica in televisione, allora dobbiamo pagare il canone. Essendomi già ampiamente e lungamente espresso in precedenza su questo assurdo ed anacronistico balzello, trasformatosi nel tempo in una volgarissima tassa di possesso di apparecchi audiovisivi, il cui ricavato non va affatto all'ente radiotelevisivo pubblico, ma serve unicamente ad ingrassare le casse perennemente voraci di quell'accolita di criminali mafiosi legalizzati che va sotto il nome di Agenzia delle Entrate, che non per niente ne gestisce direttamente la riscossione, non starò qui a ripetermi ulteriormente sull'argomento, anche perchè appartengo comunque a quella categoria di fessi che la paga, nonostante tutto, sia pur certamente di malavoglia (conosco diverse persone che non lo fanno e francamente le invidio, ad essere sinceri)! Trovo in ogni caso esecrabile, oltre che spregevolmente immorale, usare persino la cultura, ovvero nella fattispecie la musica classica, per ammanire ai telespettatori, da un canale del servizio pubblico, un volgarissimo e stucchevolissimo predicozzo dal tono nauseantemente ricattatorio, tanto più irritante poichè viene da un musicista, o meglio un compositore e musicologo, competente, autorevole ed appassionato come Michele Dall'Ongaro, che francamente ci poteva risparmiare questa sordida tiratina aziendale così offensiva, soprattutto verso coloro come il sottoscritto che tirano a campare con una paga da fame, con grandi sforzi, senza alcuna agevolazione da parte di qualsivoglia struttura sociale!
venerdì 25 settembre 2015
Saper vorreste...
Saper vorreste il nome del vincitore, oltre che la soluzione, dell'indovinello della rivista mensile "Musica" di settembre (nella rubrica "Saper vorreste", per l'appunto, ove, per coloro che ne siano ignari, occorre saper azzeccare autore e titolo di un'opera lirica, sulla base della trama riportata nella pagina medesima, nella quale vengono omessi gli eventuali nomi dei singoli personaggi, così come dei luoghi della vicenda, lasciando il tutto nel generico, per non rendere la cosa troppo facile), prima ancora che il numero di ottobre, nel quale verranno indicati sia la soluzione che il vincitore del mese precedente, giunga in edicola e nei negozi oltre che agli abbonati? Molto probabilmente non ve ne potrà infischiare di più, ma io ve li dico ugualmente: la soluzione è l'atto unico, originariamente radiofonico, "La notte di un nevrastenico", di Nino Rota, creato nel 1959, su libretto, spassosissimo, di Riccardo Bacchelli e diretto, se non sbaglio, alla Rai di Roma, da Bruno Maderna (questa realizzazione di studio era stata pubblicata anni fa su un cd della Twilight Records), mentre il vincitore del summenzionato indovinello è il signor Gabriele Evangelista di Bologna, ovvero, assai immodestamente, il sottoscritto, il quale, il giorno successivo, si è visto recapitare, con sorprendente tempestività, tramite corriere espresso, il "meritato" premio, ossia la "Guida alla musica da concerto" a cura di Claudio Bolzan, ed. Zecchini, pp.800, euro 43 prezzo al pubblico (sono curioso di verificare se e quanti dopo di me, abbiano azzeccato la risposta giusta, telefonando presso l'editore della rivista), con, come graditissima aggiunta, anche il catalogo aggiornato della casa editrice (che ha il solo "difetto", agli occhi di un "impallinato" quale io sono, di avere persino troppa carne al fuoco, ma naturalmente meglio così che il contrario, ovvio!). Mi si perdoni questa vanitosissima digressione, avvenuta nei primissimi giorni del mese corrente, ma se penso che avevo mancato per un pelo la soluzione del mese di luglio, avendo telefonato per secondo, stante il fatto che, a parte un discreto recupero uditivo accadutomi proprio poco prima del giorno della mia "favolosa vincita" (che mi ha consentito perlomeno di riprendere con regolarità ed attendibilità i miei ascolti "critici" domestici, pur non essendo ritornato completamente alle mie condizioni iniziali ante "trauma acustico acuto"), questo piccolo, piacevole evento, rappresenta l'unica nota positiva della mia peraltro sempre più grigia esistenza quotidiana. Anzi, nell'occasione, il mio cortese interlocutore telefonico, si è meravigliato del fatto che la soluzione non fosse stata azzeccata ben prima che mi facessi vivo io, ritenendola estremamente facile, visto anche, nella trama riportata, il riferimento all'attuale "Expo" milanese! In ogni caso io, adesso, faccio il mio deciso "rientro alla base", occupandomi del cd di "Rapsodia satanica" di Mascagni, il cui scritto ho già in bozza nel mio blog da troppo tempo, ed occorre che mi decida a terminarlo, una volta per tutte, finalmente! Eventuali futuri incidenti uditivi permettendo, va da sè!
sabato 8 agosto 2015
Diavolo d'un Mascagni!
(Segue) Ma, come già accennato nel mio precedente scritto, guarda caso, all'incirca un paio di settimane dopo la proiezione bolognese di "Rapsodia satanica", ecco che ti esce, ad opera della tedesca Capriccio (cd C5246 - T.T. 62'14", stereo, DDD), un disco comprendente proprio questa musica di Pietro Mascagni con, in appendice, alcuni estratti dalle musiche di Nino Rota, per "Il Gattopardo" di Luchino Visconti (abbinamento che trovo un poco anodino, personalmente), eseguiti dalla Deutsche Staatsphilarmonie Rheinland-Pfalz, diretta da Frank Strobel (un'altra vecchia conoscenza, nell'ambito delle musiche da film d'epoca). Disco da considerarsi nuovo, soltanto perchè giunge adesso sul mercato, ma che in realtà risulta essere stato inciso la bellezza di una decina d'anni fa e precisamente il 13 settembre 2005, alla Philarmonie di Ludwigshafen (supervisione: Wolfram Nehls, ingegnere del suono: Axel Sommerfeld, tecnici del suono: Rainer Boehme e Detlef Rebenstorf, produttori: Stefan Lang/Deutschlandradio e Johannes Kemmayer/Capriccio), a cura dell'emittente Deutschlandradio Kultur (e quindi un anno prima della revisione ed esecuzione pubblica della partitura, in terra italica, ad opera di Marcello Panni, revisione che ha costituito la base per quella ultima, almeno per il momento, dello stesso Timothy Brock, utilizzata naturalmente per la rappresentazione bolognese. Del resto è almeno da una remota incisione olandese del '92, con l'Orchestra Filarmonica Giovanile di Londerzeel diretta da Peter Himpe, uscita a suo tempo sotto l'etichetta Bongiovanni, che questa partitura, analogamente al film, è stata più volte riesumata e restaurata). Il perchè certe incisioni vengano tenute per parecchio tempo in naftalina ed altre, al contrario, escano a tamburo battente, appartiene ai misteri imperturbabili della discografia (e delle emittenti radiofoniche), quel che mi salta all'occhio, comunque, anche riguardo ad un'altra uscita recente (le musiche "integrali" di Charlie Chaplin, per il suo film "Modern Times", dirette proprio da Timothy Brock, con la Nord-Deutsche Rundfunks Sinfonie Orchester ed incise fra il 2006 ed il 2007, per la tedesca Cpo, titolo uscito nel maggio di quest'anno), è una certa cervelloticità di questo paio di case discografiche in particolare, la Capriccio e la Cpo, riguardo ai criteri di uscita soprattutto dei titoli inerenti le musiche da film, che mi fornisce il destro per una serie di considerazioni che intendo esporre in seguito. Tornando al disco in questione, da quel che si capisce andando sul sito della stessa Capriccio (www.capriccio.at), quella qui incisa sarebbe la parte audio di un restauro televisivo ad opera del canale satellitare franco-tedesco Arte/ZDF, realizzato nel 2006/07, basato, a sua volta, su quello ad opera della Cineteca di Bologna del 1996. Nelle note del libretto del cd (bilingui, in tedesco ed in inglese), non se ne fa, però, menzione alcuna, mentre, per contro, l'autore di queste ultime, tal Ulrich Wuenschel, forzando alquanto le cose, cerca di stabilire un parallelo fra la figura di Pietro Mascagni e quella di Richard Strauss, viste le influenze straussiane, oltrechè wagneriane, senz'altro ravvisabili nella musica di "Rapsodia satanica". E' vero che ambedue furono anche celebrati direttori d'orchestra e che, come compositori, sapessero trarre buon partito dalla ricca tavolozza coloristica orchestrale, ma non so se entrambi guardassero all'opera, come una sorta di forma sinfonica maggiore (voci come strumenti aggiunti alla compagine orchestrale?), secondo quanto dichiarato dall'estensore delle note di commento. I dubbi che ho al proposito, sono soprattutto rivolti assai di più a Mascagni (che comunque veniva dalla tradizione melodrammatica e verista nostrana), che a Strauss, naturalmente! Ci sarebbe innanzitutto da ribattere che la produzione non operistica del primo e quindi anche quella sinfonica e strumentale, è assai più esigua ed occasionale di quella del secondo, pur mettendo in conto che, all'interno di diversi lavori teatrali di Mascagni, non manchino delle belle pagine sinfoniche, che difatti vivono anche di vita propria, nell'ambito della programmazione concertistica; ma questo comunque non muta di alcunchè il complesso della prospettiva. Ma sempre a proposito del disco in questione, è singolare che, 3 giorni dopo averlo acquistato in un normale negozio di dischi di Bologna, ed essendo comunque già presente da qualche giorno, sia sul sito della casa discografica che su quello del distributore italiano (Ducale), sul "gigante" della vendita in rete Amazon, questi risultasse come "titolo non ancora disponibile" e quindi senza foto di copertina, stessa cosa, tra parentesi sul sito della Naxos, che anzi, lo dava pure in uscita per agosto! Una volta tanto, in barba alla presunta superiorità telematica, un modesto negozio di dischi di Bologna, ha battuto sul tempo "l'onnipossente" Amazon, beccatevi questa, stupidi idolatri del "dio internet"! Riguardo alla vexata quaestio del fatto che, contrariamente alla prassi usuale, sia stata la struttura del film a doversi adattare alla musica e non viceversa (e quindi essendo una delle rarissime eccezioni alla regola, rendendo così questa pellicola un caso particolarmente interessante, almeno sulla carta, dal punto di vista dello studioso, riguardo al rapporto fra le immagini e la musica. Io ho memoria soltanto di un altro caso simile, uno dei primi film di Steven Spielberg, del quale però non ricordo il titolo, la cui musica, del fido John Williams, sarebbe stata composta per prima, adattandovi successivamente l'andamento delle immagini), l'autore delle note, sempre a sostegno di tale tesi, dice testualmente che: "Le recensioni dell'epoca sostanziano che Pietro Mascagni deve avere avuto una decisiva influenza sullo svolgimento delle riprese cinematografiche e del montaggio del film. Per enfatizzare ancora di più l'idea del binomio amore/morte (alla maniera di "Tristano ed Isotta), la scena finale del film, venne rifatta completamente un'altra volta (ndt: secondo quanto ho letto altrove, sarebbe stato proprio lo stesso Mascagni a pretendere ed ottenere dal regista, la totale modifica del finale, al fine di un maggiore adeguamento delle immagini, alla struttura della musica da lui già composta). 'Rapsodia Satanica' di Nino Oxilia, venne proiettato in prima assoluta il 3 luglio 1917 - accompagnato da un'orchestra diretta dal compositore medesimo. Il fatto che la prima assoluta avesse luogo sotto l'egida di un 'concerto sinfonico' e che il programma di sala annunciasse il lavoro come un 'poema sinfonico', può creare una certa sorpresa, oggigiorno. Molte cose indicano che il pubblico della prima assoluta non vide 'Rapsodia satanica' come un film con accompagnamento orchestrale, ma lo percepirono come un poema sinfonico accompagnato da immagini cinematografiche." Questo ci dicono quindi le note del libretto, ma le cose stavano veramente così? Gli estratti dalle lettere di Mascagni, riportati come già accennato, nel "programma di sala" della serata bolognese e tratti, a loro volta dal libro "Pietro Mascagni. Epistolario", a cura di Mario Morini, Roberto Iovino e Alberto Paloscia, edito da Libreria Musicale Italiana nel 1997, mi indurrebbero a qualche dubbio al riguardo: - 3 ottobre 1914, ad Anna Lolli: "Il mio lavoro è penoso e noiosissimo... cerco di adattare la mia musica lavorando col cronografo. Figurati che un pezzettino di musica che deve durare 14 secondi ho dovuto stanotte ripeterlo più di 150 volte per aggiustarlo. E sempre col cronografo alla mano" - 18 novembre 1914, ad Anna Lolli: "la Rapsodia è quasi finita: infatti tutto è fatto; mi manca soltanto qualche punto di collegamento e qualche ritocco per tagliare ed aggiustare qualche battuta. E' un lavoro lungo e penoso, perchè bisogna farlo sulla pellicola che gira: sul cronografo non posso oramai fare più nulla" - 7 gennaio 1915 a Lina Mascagni: "torno in questo momento dalla Cines, dove abbiamo eseguito la musica con la pellicola girata dalla macchina elettrica. Io ne sono contento, va alla perfezione... Non avrei mai immaginato... una simile esattezza... il sincronismo è riuscito perfetto da cima a fondo" - A parte l'ultimo estratto, dagli altri 2 si desumerebbe che la faccenda sia stata senz'altro assai più travagliata di quanto non farebbe presumere la tesi che il film sarebbe stato adattato ai 'desiderata' del musicista, condizione teoricamente ottimale e privilegiata per un compositore di musica da film! (Continua)
domenica 2 agosto 2015
Satanismo all'acqua di rose.
Com'era prevedibile, almeno per me, riguardo al film "Rapsodia Satanica" (1915-17) di Nino Oxilia, proiettato sabato 4 luglio alle ore 20.30, al Teatro Comunale di Bologna, nell'ambito della consueta rassegna d'inizio estate de "Il Cinema Ritrovato" (sezione "Ritrovati e Restaurati. Cento anni fa.Intorno al 1915), l'unico autentico elemento di spicco della serata, era rappresentato dalle musiche appositamente composte da Pietro Mascagni, quivi eseguite dal vivo dall'orchestra del teatro. A proposito di questo film, i vari esperti che se ne sono occupati nel corso degli anni, tirano in ballo fino alla nausea, i numerosi richiami alle correnti letterarie, pittoriche ed architettoniche, in esso contenuti (ovvero tutti i cascami intellettualistici tipici del periodo), il volersi richiamare wagnerianamente alla concezione di "opera d'arte totale" (ed il "povero" Wagner avrebbe di chè sacrosantemente rivoltarsi nella tomba), le 3 differenti tecniche di colorazione dei fotogrammi in esso adottati (se si vuole farsi un'idea più approfondita di tutto quanto, basta navigare in rete, dove si trova materiale in abbondanza), cose sulle quali non sto a dilungarmi ulteriormente ed inutilmente. Mi sembra anche controverso il fatto che, secondo le note contenute nel libretto di un cd appena uscito, cioè proprio (ma che strana coincidenza!) nello stesso mese di luglio, ovvero circa un paio di settimane dopo questa proiezione al Comunale (e del quale riferirò più oltre), questa sarebbe una pellicola la cui successione delle immagini sarebbe stata adattata alla musica e non viceversa come di consueto, poichè alcuni frammenti di lettere del compositore, riportate nel "programma di sala", indurrebbero a pensare proprio al contrario! A parte il "mistero" degli 850 metri di pellicola complessivamente recuperati, rispetto ai 905 originari, almeno stando ad una precedente riedizione del 2007, questione sulla quale il pieghevole di sala tace completamente, quindi senza poter capire se, nel frattempo, vi siano stati ulteriori progressi in tal senso. Ma quello che alla fine conta veramente, è quale impressione possa suscitare ad uno spettatore odierno, il risultato finale di tutto ciò. Orbene, al sottoscritto, assolutamente privo dei pruriti onanistici tipici dei cinefili/cinofili ad oltranza, questo centone d'epoca, fa, fantozzianamente parlando, l'effetto di una "cagata pazzesca", ancor più ridicolmente datata di quanto già non fosse "Cabiria" di Pastrone, visionata l'anno passato, al Comunale, sempre nell'ambito della sezione dedicata al "cinema di un secolo fa". Questa sorta di Faust in gonnella, protagonista della trama, trasuda ridicolaggine ad ogni fotogramma, figuriamoci quando compare sullo schermo anche un Mefistofele particolarmente scompiscievole coi suoi ghigni che, pur cercando di essere satanici, almeno nelle intenzioni, mi farebbero pensare assai di più ad una paresi facciale (giustamente, in quei momenti, ho distintamente percepito alcune risate, fra il pubblico)! Ma pure la "recitazione" degli altri attori, risulta pesantemente datata, caratterizzata com'è dalle tipiche smorfie facciali sguaiatamente esasperate, del periodo. Anche le tanto decantate tecniche di restauro visivo, che dal '96 in poi si sono susseguite su questa pellicola, non mi sembra che abbiano fatto dei gran miracoli, poichè, pur considerando l'età della pellicola, molti fotogrammi risultavano decisamente rovinati, in alcuni di essi mancando persino delle porzioni di immagine, sostituite da chiazze biancastre che si direbbero provocate da chissà quale fungo parassita (a meno che non abbia avuto le traveggole); il risultato complessivo, anche in questo caso, mi sembra decisamente inferiore a quello ottenuto con "Cabiria", che è del 1914!. Penso proprio che, simili reperti, al di là dell'interesse circoscritto che possono suscitare in studiosi ed appassionati, non abbiano decisamente i numeri per travalicare tale ambito ristretto. Ma, come ho già riferito, l'unico elemento che ha impedito alla serata di naufragare completamente nell'oblio, almeno per me, è stata la ricca, fluente e rutilante partitura di Mascagni, strutturata, analogamente al film, in un breve prologo e 2 parti, nonostante qualche convenzionalità di troppo, almeno a tratti (per esempio, quando in scena compariva Tristano - ma che nome altamente originale! -, uno dei 2 fratelli oggetto delle attenzioni "sensuali" del Faust ninfomane in gonnella, assai prevedibilmente la musica 'tristaneggiava' un poco; aggiungiamoci un paio di citazioni letterali di frammenti tratti da notturni di Chopin, ogni qualvolta che si vedeva sullo schermo la soggetta "esibirsi" al pianoforte), che, al giorno d'oggi, anzi, ha del tutto da guadagnare dall'essere eseguita completamente svincolata dalle immagini per le quali fu originariamente pensata, in ogni caso, per quel che mi concerne, è stato l'unico fattore che ha reso quasi sopportabile la visione di quest'altrimenti intollerabile incunabolo! L'esecuzione da parte dell'Orchestra del Teatro Comunale diretta dal consumato Timothy Brock (succinte ma interessanti le considerazioni di quest'ultimo, anch'esse inserite nel "programma di sala", ovvero il pieghevole illustrato che veniva distribuito al pubblico nel foyer del teatro), mi è parsa complessivamente buona, pur con qualche rigidità di troppo nell'intonazione da parte dei corni dell'orchestra (nonostante la posizione alquanto defilata in platea, nella quale mi trovavo, dovuta anche al fatto che, a causa della scarsità d'informazione e di organizzazione, sempre più colpevolmente cronica di anno in anno, mi sono prenotato il posto soltanto a pochissimi giorni di distanza dallo spettacolo, ed in barba ai miei problemi uditivi, ritengo ugualmente di essere riuscito a farmi un'idea ben più che attendibile di questa musica. Peccato che, assurdamente, gli addetti del teatro, una volta entrato e sistemato tutto il pubblico e chiusa la sala, non mi abbiano concesso di allocarmi in uno dei posti vuoti rimasti qualche fila più avanti - il che avrebbe senz'altro agevolato almeno un pochino la mia percezione uditiva, tra parentesi -, contrariamente all'anno passato!). L'organico effettivo dell'orchestra, per quel che riuscivo a visualizzare dal mio posto, non mi pare che rispettasse in pieno, quello ampio previsto dalla partitura (ottoni a 4, legni a 3, 2 arpe ,pianoforte, celesta, una nutrita batteria di percussioni comprendente grancassa, xilofono, tam-tam, tamburo militare oltre ai timpani, e quint'etto d'archi in proporzione), di sicuro c'era un'arpa in meno rispetto al previsto (effettivamente, prendendo per valido quanto riportato sul pieghevole di sala per ciò che concerne l'elenco degli strumentisti dell'orchestra del Comunale realmente impiegati per l'occasione, ci sarebbe da aggiungere che, oltre ad un'arpa in meno, riguardo agli ottoni, soltanto i corni risultavano a 4, mentre trombe e tromboni erano a 3, con l'aggiunta di un basso tuba; nel caso dei legni, per contro, avevamo flauti - con ottavino - ed oboi - con corno inglese - a 3 e clarinetti - con clarinetto basso e clarinetto piccolo - e fagotti - con controfagotto - a 4, aggiungiamoci 4 percussionisti oltre al timpanista, tralasciando il resto)! Applausi, alla fine dello spettacolo, ce ne sono anche stati, ma più rivolti al direttore ed all'orchestra, che al film in sè. Altra cosa da rilevare, oltre al consueto pieghevole sul film in questione, ne era reperibile nel foyer un altro inerente il 70° anniversario della morte di Mascagni, quest'ultimo però l'ho rintracciato soltanto in lingua inglese, stranamente; distrazione mia che non sono stato capace di reperire la versione in italiano, o tipico eccesso di esterofilia da parte dei curatori? Notazione a parte per quanto riguarda il prezzo del biglietto: 10 euro, per circa tre quarti d'ora complessivi di spettacolo. A titolo di raffronto, dirò che, l'anno scorso, per "Cabiria", ovvero per circa 3 ore (!) complessive di spettacolo (e nel brano musicale iniziale, all'orchestra, si aggiungeva anche il coro!), il prezzo del biglietto era il medesimo, ossia sempre 10 euro! Direi proprio che adesso, siamo diventati decisamente più cari, poichè se il prezzo del biglietto di quest'anno, fosse stato in proporzione, stante la durata complessiva di 45 minuti, avrei dovuto pagarne 2,50 di euro, anzichè 10, ovvero un quarto preciso di quel che ho speso, no? D'accordo che le mie possano risultare pedanterie da ragioniere, l'arte non la si pesa un tanto al chilo, pur tuttavia la sproporzione mi sembra evidentissima ed eccessiva, tanto più che, sia pure soltanto nella "Sinfonia del fuoco" iniziale, oltre all'orchestra, in "Cabiria", era impegnato pure il coro! (Continua)
sabato 1 agosto 2015
Briciole.
A volte ritornano? Per fortuna, almeno in certi casi, sembra che sia così! Avendo, a suo tempo, pesantemente deprecato, la pressochè totale estinzione dei cataloghi discografici cartacei, il rivedere, sia sulle pagine pubblicitarie delle riviste specializzate, sia in negozio, i cataloghi cartacei della Cpo, Mdg e Naxos (preceduti dal rinvenimento saltuario di un paio di supplementi della Hyperion), mi farebbe ben sperare in una salutare e decisa inversione di tendenza! Ad majora! / Così come, in precedenza, avevo altrettanto pesantemente deprecato l'oblio nel quale si direbbe perennemente avviluppato il compositore Vittorio Gnecchi, per cui di per sè avrei plaudito alla recente immissione su cd della vecchia ripresa radiofonica dell'unica esecuzione avvenuta, in quel di Salisburgo, della sua ultima opera, la "Judith", sennonchè, leggendone la recensione, comparsa pochi mesi fa sul mensile "l'opera", scopro trattarsi di una selezione di brani, anzichè di un'edizione completa, come sarebbe stato oltremodo auspicabile. Perchè far le cose a metà? E' così che si crede di contribuire alla riscoperta di un grande musicista ingiustamente dimenticato? Direi proprio di no, decisamente! / Con l'allentamento (temo temporaneo) della morsa canicolare, che mi aveva letteralmente distrutto, sia fisicamente che psicologicamente, dovuto a qualche pioggerellina avutasi nei giorni scorsi, ho ripreso da poco sia i miei ascolti radiofonici che a scribacchiare in questa sede, sia pure con scarso entusiasmo, anche perchè i miei disturbi uditivi, alquanto altalenanti, continuano ancora a crearmi dei problemi. A questo proposito, tempo fa, un musicista, mi aveva informato che, vicino alla zona in cui abito, avrebbe lo studio medico proprio un otorinolaringoiatra di fama internazionale, si tratterebbe addirittura del figlio del professor Di Bella (ebbene sì, proprio quel Di Bella autore della discussa e controversa terapia anti-cancro, alternativa alla chemio), il quale effettuerebbe delle visite lunghe (anche di un'ora abbondante) ed accuratissime, dandoti delle cure particolarmente mirate, poichè, in questo seguendo anche i dettami della medicina orientale, correlerebbe le patologie legate all'apparato uditivo al resto del corpo umano, anzichè adottare il tipico criterio a "compartimenti stagni", caratteristico della medicina di stampo occidentale, la qual cosa, renderebbe la faccenda, almeno per me, parecchio interessante, se non fosse che, in questo caso, per il sottoscritto, si prospetterebbe un ostacolo non da poco: il prezzo della visita, 120 euro, nemmeno troppo in sè, vista la media ben più elevata del costo delle visite specialistiche "extra moenia", ma che, con le mie attuali magrissime entrate mensili, mi creerebbe comunque una certa difficoltà. Ad ogni buon conto, un pensierino glielo voglio fare, poichè spero senz'altro, in qualche maniera, di riuscirci, prima o poi. / Ogni tanto m'imbatto in qualche anima candida, la quale pensa che, per il solo fatto di scrivere su uno straccio di blog come faccio io, sia possibile farsi notare e guadagnarci sopra (é dura a morire questa fola), se non addirittura diventare famosi attraverso la rete. Tutte le volte mi tocca di ribadire che, se non hai appoggi esterni, ogni cosa che immetti in rete è totalmente a fondo perduto, amen! Altre anime, forse ancora più candide, ti dicono che, per emergere, ti ci vorrebbe la cosiddetta, fantomatica, "persona giusta", ohibò! Mai nessuno che ti dica dove reperirla esattamente, però!Forse in rete, nell'elenco telefonico, nel casellario giudiziario o sotto al cavolo? Boh! In questi giorni mi son sentito definire "signore nell'animo" (de li mortacci nostri?), "ricco interiormente" (se lo fossi anche materialmente, va da sè, che sarebbe assai meglio, nevvero?), "brava persona" (il che, all'atto pratico, si traduce in "fesso patentato"), persino "genio incompreso" (sic transit gloria mundi!), ma se veramente così fosse, qualcosa non torna, poichè mi ritrovo eternamente al palo, dovrei forse paventare, in cotal guisa, una qualche forma di vaga presa per i fondelli? Mah, chissà! / Alfine sono un privilegiato, poichè in un'epoca di continue vaghezze ed incertezze come l'attuale, io almeno una certezza assoluta, gr(rrrr)anitica, ce l'ho: quella di sprecare, gettare alle ortiche, la mia esistenza, senza alcun rimedio possibile. Sono decisamente una persona altamente invidiabile, ebbene sì!
mercoledì 17 giugno 2015
Ma il tempo è sempre veramente il miglior medico?
Sono reduce dalla sortita parmense, l'esame audiometrico sembrerebbe rilevare un lievissimo miglioramento, mi è stata consigliata una terapia termale e/o con l'aerosol in casa (viste le mie precarie condizioni economiche, non so se potrei permettermela, anche con la mutua, inoltre non posseggo alcun aerosol...), gli acufeni dovrebbero sparire col tempo (?), avrei un udito ancora potenzialmente buono per uno della mia età, con una perdita minima di sensibilità negli acuti, eppure continuo ad avvertire parecchi problemi, soprattutto se tento di ascoltare della musica. Senz'altro la visita si è svolta con un andamento più professionale e con dei modi assai più cortesi rispetto alla precedente (anche se sempre, a mio parere, un tantinello sbrigativi), però resto con il dubbio che, forse, se vi fossi potuto andare completamente a pagamento, anzichè con la mutua, avrei ottenuto qualcosa in più (il mio sospetto, da profano, è quello di avere la cosiddetta "sindrome di Meunière", ma all'ospedale parmense l'avrebbero escluso, mah...). Ad ogni buon conto, la lieve alterazione superficiale del timpano dell'orecchio destro, rilevata dal mio medico di base, sembrerebbe non esserci più, per cui non posso fare altro che sperare nel tempo, anche se con parecchi dubbi e perplessità. Si metterà veramente tutto a posto da solo, per miracolo? Ed in tal caso, quanto ne dovrà ancora passare di tempo? Unica certezza, non corro rischi di divenire completamente sordo, meglio di niente! Almeno nel mio caso, il tempo si rivelerà veramente il miglior medico? Va a saperlo... Ad ogni modo, è ancora troppo presto, per capire se ed in quale misura, potrò proseguire nei miei passatempi musicali, dovrà passare come minimo tutta l'estate, forse... / Tempo fa, nel corso di una diretta radiofonica ceciliana, incentrata sull'Ottava di Bruckner, nuovamente i conduttori di Radiotresuite, sono caduti nell'errore di considerare l'edizione Haas, quivi impiegata, come un ibrido fra le 2 versioni ufficiali (sembrerebbe essercene anche un'altra intermedia fra queste) di codesto brano, mentre in realtà, come un ascolto comparato facilmente dimostra, vi è una perfetta corrispondenza con la successiva edizione Nowak, cosa da me già ribadita più volte in precedenza, ma evidentemente, costoro sì, devono essere duri d'orecchi, a dir poco! Basta rivolgersi alla discografia... Tutto nella norma! / Ho ascoltato, giorni fa, la diretta radiofonica dalla Scala, della nuova opera di Giorgio Battistelli, "CO2", ma l'udito altalenante mi ha impedito di farmene un giudizio più compiuto ed attendibile, anche se mi è parsa complessivamente discontinua, con momenti molto efficaci ed altri assai meno, per giunta con qualche prolissità di troppo. Discorso non troppo dissimile farei anche per la diretta radiofonica di sabato 13 giugno, dal Comunale di Bologna, a proposito della nuovissima opera in un atto di Alessandro Solbiati, "Il suono giallo" (titolo desunto dall'omonimo scritto del pittore Vassili Kandinski), ascoltata in condizioni auditive leggermente migliori, suggestiva nel complesso ma un po' troppo altalenante negli esiti dei singoli episodi. In ambedue i casi, perlomeno le esecuzioni mi sono parse almeno complessivamente adeguate alla bisogna, ma sinceramente affermo ciò con beneficio d'inventario. Rivolgerei comunque una sentita critica al Comunale per l'assurda scelta d'iniziare alle ore 20 (20.03, per essere pignoli!), un lavoro della durata complessiva di circa 74 minuti! Vista oltretutto l'afa perdurante di questi giorni, non si poteva tranquillarmente principiarla anche un'ora più tardi? Bah, misteri della scienza e della tecnica! Comunque, anche questi 2 lavori testimoniano la tendenza, da parte degli enti lirici nostrani, a "prediligere", nelle loro rarissime incursioni nella contemporaneità, lavori di piccolo o medio cabotaggio, sia per quel che concerne il minutaggio complessivo (anche l'opera di Battistelli, in 2 atti, mi pare non superasse l'ora e tre quarti di durata totale, scherzi della memoria permettendo) che, talvolta anche a livello di organico vocale e strumentale impiegato (penso, per esempio, allo "Jacob Lenz", di Wolfgang Rihm, dato pochi anni fa in prima italiana, proprio al Comunale, oppure limitatamente al solo minutaggio complessivo, proprio ad un altro lavoro recente di Battistelli, "Matrimonio all'italiana", sempre rappresentato in prima assoluta qui a Bologna), come da me già precedentemente rilevato. Troppa prudenza? In ogni caso un qualcosa che genera un quadro veramente "riduttivo", fuorviante e distorto, qui in Italia, della contemporaneità nel teatro lirico, almeno secondo me... / Mi sono ricongiunto in extremis, ovvero prima della lunga pausa estiva, al coro amatoriale di cui facevo (faccio?) parte prima del mio dissesto auricolare (come tenore/terrore secondo), ma ritengo trattarsi comunque di un canto del cigno, vista l'(in)attività prossima allo zero assoluto della sempre più risicata compagine, stante l'età media piuttosto avanzata della maggioranza (!) dei suoi membri, con un futuro sempre più aleatorio, quindi... Anche il gruppo di 8 (?) archi formatosi in seno alla parrocchia dove "opero" (sic!), "I Solisti di San Valentino", ad un anno sì e no dalla sua costituzione è, secondo il mio modesto parere, anch'esso a forte rischio di smembramento, fra disaccordi ed impegni extra dei suoi giovani componenti ed avvicendamenti a parte (è saltato il concerto di fine giugno, ed in ogni caso, fino ad ora, non è che si sia brillato, anche in questo frangente, per un'attività particolarmente intensa, per il resto si vedrà a settembre... forse, chissà...), l'organo a canne della chiesa, abbarbicato in alto, abbisognerebbe da tempo di un restauro che non principia mai (venendo sottoutilizzato tutt'al più, nel periodo delle funzioni domenicali, quando va bene), l'ultimo intervento risalente al lontano 1959, ma anche quello elettrico (elettrofono) presente al pianterreno, quasi di fronte all'altare principale, non è che funzioni proprio perfettamente... Insomma, quest'anno più che mai, l'atmosfera avviluppante, ammorbante, asfissiante, è quella di un grandissimo, tediosissimo mortorio. Buona estate!
martedì 9 giugno 2015
In appendice.
Ho comunque ascoltato, più in spirito che con l'orecchio, ma comunque ascoltato, il concerto di lunedì 20 aprile alle 20.30, da Santa Cecilia, trasmesso in diretta da Radiotre. Mi fa enormemente piacere di aver avuto, tramite il resoconto del conduttore, un ulteriore riscontro del gradimento della 2^ sinfonia di Casella (ma non certo in prima romana, come dichiarato, caso mai ceciliana, andate a verificare sul cd Naxos inciso dal vivo, diretto da La Vecchia con la defunta Orchestra Sinfonica di Roma), salvo poche eccezioni, da parte sia del pubblico radiofonico che del pubblico in sala, ne avevo già parlato lo scorso autunno, in occasione di un precedente concerto, da Milano, con l'Orchestra Filarmonica della Scala, sempre diretto da Noseda (edito recentemente in dvd). Sarebbe veramente ora che ci si accorgesse dell'enorme valore di Casella ed altri suoi contemporanei, con quel che ne consegue. Nel mio "piccolo", ovvero fin dalla mia più tenera età, ovvero in epoca ormai remota, da "non addetto ai lavori", avvertivo questa esigenza, lo posso dichiarare con la massima franchezza, ed è per me una piccola soddisfazione l'avere conferma di aver visto giusto in ciò, speriamo bene! Lo stesso Noseda ha confermato, durante l'intervista, di avere ottenuto sempre un notevole riscontro da parte del pubblico, ovunque abbia diretto, in Italia ed all'estero (prossimamente la dovrebbe dirigere anche a Filadelfia), questo brano. Ed è bello sapere che dirigerà anche "La donna serpente", durante la stagione 2015/16, al Regio di Torino (dopo le rappresentazioni di questo stesso titolo, tenutesi a Martina Franca, l'estate scorsa, dirette da Fabio Luisi), speriamo che finalmente Casella e soci escano una volta per tutte dal limbo, in cui si sono trovati impantanati per troppo tempo, meglio tardi che mai! Soltanto una cosa non mi torna, Noseda, sempre durante l'intervista, ha dichiarato che la 2^ sinfonia di Casella, gliel'avrebbero fatta conoscere gli stessi orchestrali della BBC Philarmonic, facendogliela trovare, a sorpresa, un giorno, sul leggio. Ma che strana coincidenza! Proprio più o meno negli stessi giorni in cui la sinfonia veniva registrata dal vivo da La Vecchia, basta confrontare le date di registrazione di ambedue i cd, Naxos e Chandos, entrambi recanti la dicitura di "prima registrazione assoluta" ("World première recording"), per rilevarne l'estrema vicinanza. Quello Naxos con La Vecchia, è stato registrato dal vivo all'Auditorium di Via della Conciliazione in Roma, nei giorni 11 e 12 gennaio del 2009, mentre quello Chandos con Noseda, è stato inciso in studio, allo Studio 7, New Broadcasting House di Manchester, nei giorni 12 e 13 gennaio 2010; però, guarda caso, ambedue i dischi sono usciti di lì a poco, quasi in contemporanea, proprio nel corso del 2010 ed a voler essere pignoli solo il Naxos con La vecchia può fregiarsi effettivamente della dicitura di "prima registrazione assoluta", come si evince facilmente. Ma guarda un pò!
sabato 6 giugno 2015
O Parma o morte?
Non riuscendo a rassegnarmi alle conseguenze della mia disavventura uditiva recente, ho fatto delle ricerche in rete, con tutti i raffronti possibili, ho parlato con delle persone, alla fine sembra che esista una struttura pubblica, particolarmente all'avanguardia in questo campo, della quale rammento di aver sentito parlare positivamente durante un remoto servizio televisivo, a non più di un centinaio di chilometri dal luogo in cui risiedo, Bologna, per cui, se non altro la distanza, non rappresenta di certo un problema insormontabile.Trattasi dell'Ospedale Maggiore di Parma, sito in via Gramsci 14, ed ovviamente mi riferisco in particolare al reparto di otorinolaringoiatria. Nonostante le mie enormi difficoltà attuali, in primis economiche naturalmente, sto cercando di ottenere almeno una visita specialistica come si deve e poi sarà quel che sarà. Mi auguro, anche in caso di esito negativo, di avere almeno la ragionevole certezza di aver tentato tutto il possibile. Credo che possa essere la mia ultima spiaggia, spero proprio, per una volta nella mia vita, di riuscire a fare finalmente una cosa giusta. Auspico vivamente di riuscire comunque ad imbattermi in persone serie e competenti, poter pensare che, da qualche parte, continui ad esistere un antidoto a questa cialtroneria e ciarlataneria dilagante, vorrei finalmente toccare con mano che un altro mondo sia possibile, che basti solo il volerlo. Certo, che debba sperare di potermi fare ricoverare in una struttura ospedaliera, sia pure di conclamata eccellenza, per poter pensare di toccarlo con mano, è il colmo, ma tant'è! Quel che è sicuro, dopo quasi 13 anni che vi ho rimesso malauguratamente piede, che stando a Bologna, non mi posso più certo attendere alcunchè di buono, vista l'atmosfera pesantemente negativa che la opprime, qui le speranze veramente muoiono sul nascere! In questi giorni, nella parrocchia dove faccio il galoppino reggimoccolo mal pagato, si sono esibiti in un piccolo concerto, un(a) giovane soprano australiana, Roberta Leah Diamond, con un'altrettanto giovane suonatore messicano di strumenti a pizzico antichi (tiorba, vihuela, chitarra spagnola), Pedro Alcàcer Doria. "Vigliaccamente", visto il mio udito disastrato, non ho assistito al concerto, ovviamente tutto di musiche antiche, ma successivamente, spiegandogli ovviamente il motivo della mia assenza, ho scambiato alcune parole con questi musicisti. Il messicano, cercando di rincuorarmi, mi ha detto che nella vita c'è anche dell'altro come viaggi, libri, cibo, ecc. (come no! Ma avrei voluto dirgli che il mio "altro" è costituito soprattutto da tasse e bollette, sempre più impossibili da fronteggiare, ma temo che non avrebbe afferrato il concetto), vabbè, lasciamo perdere! All'australiana, chiedendole ulteriori lumi sul suo repertorio, salta fuori addirittura che credeva che il compositore ungherese Gyorgy Ligeti, fosse italiano, visto come si scrive il suo cognome, beata ignoranza! Ad un certo punto della discussione, irrompe quell'incompetente totale del cappellano militare, ovvero colui che viene a dir messa ogni domenica mattina (pure costui, analogamente al sottoscritto, ma per mero disinteresse totale, non aveva presenziato all'esibizione), il quale chiede al messicano se si sarebbe esibito durante una cerimonia militare (!), sua fissazione, e se il volume di suono dei suoi strumenti sarebbe stato sufficiente (!!) per essere ben udibile (!!!) dal pubblico. Ovviamente il nostro, dimostrando di avere più un animo da mercenario che da musicista, ha risposto affermativamente in ambedue i casi, tutto nella norma, benessum! Sarò probabilmente rincretinito, ma a me sembra che gli strumenti a pizzico, antichi o moderni che siano, in una qualsivoglia cerimonia militare, ci stiano come i cavoli a merenda, o no? Serve a poco che lo stesso messicano, che dimora proprio qui a Bologna, mi abbia rammentato, in precedenza, l'antica e prestigiosa attività liutaia della città felsinea, ed inoltre che proprio qui, se ho ben capito, siano nati strumenti come la stessa tiorba ed il violoncello (?), non so proprio che farmene del prestigio passato, quando intorno a me, vedo tutta questa decadenza ed ignoranza, ma devo proprio augurarmi di diventare sordo totale? Con tutto questo passato glorioso in ambito musicale, io dovrei sentirmi nel mio elemento naturale, risiedendo in questa "ridente" città, ed invece, come mai mi sento, ogni giorno di più, letteralmente un pesce fuor d'acqua? Sarò mica "stonato", "scordato"?Tornando al mio recente infortunio uditivo, non credo nemmeno alla retorica de "il tempo è il miglior medico", la tipica frase di coloro che si vogliono lavare la coscienza nei miei confronti, li vorrei proprio vedere al posto mio! / Recentemente ho notato che al "Ricordi Media Stores" di via Ugo Bassi, si riduce sempre più lo spazio dedicato ai supporti audiovisivi e cartacei musicali, occupato da pubblicazioni "bestseller" che nulla hanno a che vedere con la musica, naturalmente, ma se si pensa che già da un pezzo sono presenti agendine e cioccolatini, di cosa mi meraviglio? Anche da "Discorama" in via De Monari, si riduce lo spazio dedicato ai dischi, al loro posto subentrano libri usati di vario genere, ma non musicale, anche in questo caso! Da "Bongiovanni" ricompaiono in vetrina, anche dischi volgarmente commerciali! La libreria "Ibs" di via Rizzoli, ha chiuso il 21 di marzo ed ha riaperto esattamente 2 mesi dopo in Piazza dei Martiri, in una sede decisamente più piccola, oltrechè troppo vicina a "La Feltrinelli" di via dei Mille... Mala tempora currunt, tutto nella norma! / La vita è sempre più una gara di resistenza! Ovviamente non ha alcun senso tirare a campare soltanto per cercare di far fronte a tasse, gabelle, bollette e spese condominiali, ma a questo ti riduci, volente o nolente......... / P.S. : mi sono prenotato per una visita medica presso l'ospedale parmense per il prossimo 10 giugno, anche se oramai dispero di venirne fuori, salvo improbabili miracoli!
domenica 19 aprile 2015
Il mio canto del cigno?
Sono all'incirca 4 anni che gestisco questo blog, sperando che potesse costituire almeno, in senso figurato, la mia valvola di sfogo permanente per le mie divagazioni prevalentemente musicali (inizialmente speravo anche, da ingenuo qual sono, che servisse anche a farmi conoscere nell'ambiente musicale, ma tant'è!), ma purtroppo l'infortunio uditivo del 9 marzo scorso si è rivelato irreversibile, mettendo perciò seriamente in forse la prosecuzione di tutto ciò. Cerco di consolarmi pensando che almeno, per il momento, potrò continuare a leggere i libri e le riviste specializzate, è senz'altro meglio di niente, pur tuttavia la mancanza del contatto uditivo con la materia del mio interesse, mi fa sentire più che mai solo e disperato come un drogato in crisi di astinenza. Circa 48 anni d'intensa passione cancellati nel volgere di pochi secondi, per un'assurda fatalità, non bastassero i problemi insormontabili che uno già si ritrova! Quel qualcosa che rappresentava anche il mio sostegno estremo nei momenti più neri, adesso tace, forse per sempre, le mie giornate ed in particolare le mie serate si sono fatte insopportabilmente più vuote e faticose, ritrovandomi più che mai solo ed incompreso. Può essere che riesca ancora a trovare per qualche tempo, degli argomenti sufficientemente validi per proseguire in questo blog ancora un altro pochino, ma mi ci vorrà poco ad arrivare a raschiare il fondo del barile. Se almeno mi arrivasse qualche suggerimento utile dalla rete, ma probabilmente pretendo troppo. Le uniche parole di comprensione mi sono arrivate da una musicista ungherese trapiantata in America, attraverso Google+, magra consolazione! Anche la mia già non esaltante quotidianità ne ha drasticamente risentito. Saltuariamente provo a riascoltare la radio, ho cercato pure di ascoltare musica elettronica rilassante su Youtube, ma non serve ad alcunchè. Già sono in cura per la depressione ed ovviamente l'unica prospettiva che ho, è quella di stordirmi di calmanti, che per il momento, cerco assolutamente di evitare come la peste. Sono diventato anch'io, mio malgrado, un fantasma triste e solitario che parla da solo, come tante, troppe persone, qui a Bologna. Ho letto di recente che anche il pianista austriaco Alfred Brendel soffre di un disturbo uditivo che gli impedisce di riascoltare le sue incisioni, ma se penso che ha già 84 anni, ovvero 31 più del sottoscritto, con almeno 60 anni all'attivo di onorata carriera (e che, se almeno la vista lo sorregge ancora, la musica può proseguire a leggersela sulle partiture), è ovvio che non mi consolo affatto, anzi lo sconforto prende ancora più il sopravvento. Mi viene in mente anche il direttore d'orchestra Sir Edward Downes, il quale sentendosi condannato sia alla sordità che alla cecità, terminò i suoi giorni, assieme alla moglie, ex ballerina ed ex conduttrice di un programma televisivo sulla danza in onda alla BBC, anch'essa minata da un cancro allo stomaco in fase terminale, facendosi portare dai figli, in una cosiddetta "clinica della dolce morte" in Svizzera. Possibile che sia Brendel che Downes, non si siano rivolti prima ai migliori specialisti sulla piazza mondiale, visto che senz'altro a loro le possibilità, soprattutto economiche, non mancavano di certo? Aggiungiamoci pure i consueti menagramo che mi dicono di sbarazzarmi di tutto quanto ho messo insieme all'insegna di questa mia passione, nel corso degli anni (ovviamente ai loro occhi, io sarei una sorta di deviato), tutto nella norma ovviamente! Singolare, comunque, il fatto che in questi giorni, per me più che mai tristi e bui, abbia scoperto casualmente, frequentando per forza di cose, la parrocchia ove svolgo le mie modestissime mansioni di "aiutante generico" il canto religioso utilizzato da Ottorino Respighi nel secondo quadro, "Il Giubileo", del suo poema sinfonico "Feste Romane"; figura al n.22 del libro dei canti liturgici della Parrocchia di S. Maria e S. Valentino della Grada di Bologna e s'intitola "Cristo risusciti" (R. Cristo risusciti in tutti i cuori, / Cristo si celebri, Cristo si adori. / Gloria al Signor! - 1. Cantate o popoli del regno umano, / Cristo sovrano, Gloria al Signor! - 2. Noi risorgiamo in Te, Dio Salvatore, / Cristo Signore, Gloria al Signor! - 3. Tutti lo acclamano, angeli e santi, / tutti i redenti. Gloria al Signor! - 4. Egli sarà con noi nel grande giorno / al suo ritorno. Gloria al Signor! - 5. Cristo nei secoli! Cristo è la storia! / Cristo è la gloria! Gloria al Signor!). Mi ricordo anche, a tal proposito, che quando, tempo addietro, feci ascoltare i "Pini di Roma", sempre di Respighi, al mio responsabile, questi, durante il secondo quadro, "I pini presso una catacomba", riconobbe anche in questo caso, l'utilizzo di un canto religioso, spero prima o poi di scoprirlo (per la serie "il lupo perde il pelo - in questo caso l'udito! - ma non il vizio"!). Inoltre, mi pregio di fare, alla buona, una piccola segnalazione libraria di un titolo edito il mese scorso e che, per qualche ora, ha alleviato le mie pene, riuscendo persino a strapparmi qualche franca risata qua e là; trattasi de "L'Affare Vivaldi" di Federico Maria Sardelli, sì, proprio lui, il noto "barocchista", oltrechè vignettista ed autore satirico del noto mensile in vernacolo livornese "Il Vernacoliere". Trattasi di un vero e proprio romanzo, dove in realtà, come fa ben comprendere l'autore, di "romanzato" c'è assai poco, essendo in gran parte gli eventi descrittivi tragicomicamente veri, imperniato sulle vicissitudini, spesso talmente assurde ed inverosimili da sembrare inventate di sana pianta, dei manoscritti vivaldiani, con un arco temporale che parte dalla morte del compositore ed arriva fino alle soglie del secondo conflitto mondiale, ovvero in piena Italietta fascista, con una galleria di personaggi che, salvo alcune "eroiche" eccezioni, sono paradigmatiche di come la cultura, specie musicale, sia stata anche nel passato remoto, nel nostro "bel paese", svilita da umanoidi di una pochezza e di una meschineria agghiacciante. Un libro come ho detto, a tratti persino spassosissimo, dove in più punti emerge la vena corrosiva e satirica del suo autore, che si legge tutto d'un fiato, nonostante i salti temporali, anche talvolta all'interno dei singoli capitoli, non sempre agevoli da seguire, oltrechè ad alcune farraginosità e prolissità su certi dettagli secondari, che comunque non inficiano più di tanto l'avvincente lettura di questo libro per parecchi versi autenticamente sorprendente, anche perchè gli invero pochi difetti, sono ampiamente riscattati da una narrazione tesa, avvincente, vivace, pungente, malgrado determinate prese di posizione dell'autore, nei confronti di alcuni personaggi della vicenda, un poco estreme e discutibili (in questo libro mi sembra, per esempio, che Alfredo Casella, musicista di caratura internazionale, ci faccia la figura di un provinciale ed opportunista leccapiedi di regime, la qual cosa mi sembra ingiusta, rammento che sua moglie, ovvero la sua migliore allieva del suo corso di composizione - analogamente a quella di Respighi! -, era un'ebrea francese - e difatti il compositore, durante l'occupazione nazista di Roma, si premurò che le sue origini non fossero note ad alcuno, nel timore che venisse prelevata dalla Gestapo - , così come il fatto che, in gioventù, si fosse adoperato per la diffusione della musica di Gustav Mahler, altro ebreo - sua è una trascrizione per pianoforte a 4 mani, della 7^ sinfonia mahleriana; aggiungo che la 2^ sinfonia di Casella risente in maniera evidente dell'influsso della 2^ sinfonia mahleriana -, inoltre, assieme agli altri "colleghi" della "Generazione dell'80" - Pizzetti, Malipiero, Respighi - , contribuì comunque alla rivisitazione ed al recupero della passata civiltà strumentale nostrana, come testimoniato anche dalla sua "Scarlattiana", per pianoforte e piccola orchestra, a riprova che la realtà non è mai tutta bianca o tutta nera). Forse però, il correttore di bozze, avrebbe dovuto essere un poco più attento, poichè ad un certo punto del romanzo, si dice di un personaggio che ha "un sorriso a 52 denti" (avrò avuto le traveggole?)! Ohibò, ed io, ignorante, che credevo che fossero 32! Svista od iperbole dell'autore? In ogni caso, considerando che, come romanziere, ci troviamo di fronte praticamente ad un esordiente, i miei complimenti! Come si suol dire, proprio un esordio col botto! Se andiamo avanti così, non c'è che da auspicare vivamente ulteriori prove del Sardelli scrittore! Un'autentica boccata d'ossigeno, in un panorama editoriale altrimenti deprimente ed asfittico, salvo naturalmente le eccezioni! Ignoro se sia già stato recensito su qualche rivista specializzata... - "L'Affare Vivaldi", di Federico Maria Sardelli; Sellerio Editore, Palermo; circa 300 pp.; 1^ edizione, marzo 2015; euro 14. -
giovedì 16 aprile 2015
Bizzarra proposta pedagogica.
Sarà proprio per il fatto che, in seguito alle mie disavventure uditive, riguardo alla musica, mi sono trovato assai di più a leggerne ed a rifletterci sopra, piuttosto che ad ascoltarne, ma mi è venuta in mente una stramba idea che mi piacerebbe sottoporre soprattutto a coloro che la insegnano e la divulgano. Idea rivolta al coinvolgimento dei neofiti, cioè di coloro che per la prima volta si cerchi di avvicinare a questo mondo, che si tratti di bambini, di adolescenti o persino di adulti. Nulla di eclatante, nè tantomeno di rivoluzionario, trattasi proprio di una sciocchezzuola. Secondo me, nell'approccio iniziale all'ascolto musicale, anche da parte dei numerosi testi, compresi quelli di carattere più prettamente divulgativo, viene commesso non dico proprio un errore, poichè in certi casi può anche funzionare, ma si finisce col cadere in uno stereotipo. Nel senso che, come metodologia di base per avvicinare a questo ambito chi ne sia completamente a digiuno, nella scelta iniziale dei brani musicali, si cade regolarmente in quelli degli autori più arcinoti e che siano ritenuti i più orecchiabili, ovvero di più facile approccio, per poi passare successivamente, via via col tempo, a musiche più complesse ed ostiche. Potrebbe sembrare del tutto logico, sennonchè io vi ho da sempre intravvisto una falla in questo criterio, per me obsoleto, poichè invariabilmente i brani che vengono generalmente proposti nella fase iniziale, appartengono per lo più a musicisti del passato, quando non addirittura del passato remoto. Si finisce così col confermare l'idea che gli ignoranti si fanno riguardo a questo universo, ovvero il vieto luogo comune della musica classica come genere soporifero da vecchi bacucchi parrucconi, un qualcosa di morto, di museale, anzichè di vivo, attuale, palpitante come in realtà è, inevitabile se si fanno conoscere soltanto musiche di autori morti e defunti da secoli, che vengono quindi visti come dei reperti archeologici di un passato definitivamente tramontato. Perlomeno, secondo il mio modestissimo parere, questo è il grave rischio che si corre, percorrendo questa strada. Invece, partendo presuntuosissimamente dalla mia esperienza personale, vi dico molto semplicemente come l'ho approcciata io, questa materia. Quando ero un ragazzino, pur non disdegnando Beethoven, Brahms e compagnia bella, la musica che prediligevo, era massimamente quella del mio tempo, ovvero in gran parte composta da musicisti ancora viventi all'epoca o tutt'al più morti da poco tempo, perchè la sentivo più vicina all'epoca in cui mi sono trovato, più consona al mio modo di essere nella vita quotidiana, poi naturalmente, col passar degli anni, ho retrodatato cronologicamente sempre di più l'inizio, per così dire, dell'area di mio interesse, ovvero espandendola temporalmente. Quando sono nato io, Stravinski, Shostakovich, Kachaturian, Copland, Barber, Hanson, Bernstein, Gould, Sessions, Carter, Varèse, Pizzetti, i Malipiero (Gianfrancesco e Riccardo, zio e nipote), Dallapiccola, Castelnuovo-Tedesco, Menotti, Rota, Berio, Nono, Maderna, Castiglioni, Donatoni, Stockhausen, Henze, Orff, Hindemith, Milhaud, Jolivet, Ligeti, Lutoslavski, Penderecki, Rodrigo, Walton, Britten, Tippett, Poulenc, Xenakis, Theodorakis, ecc., erano ancora viventi ed operanti, Sibelius, Villa-Lobos, Vaughan-Williams, Martinu, erano morti da poco, Ives, Schoenberg e Prokofiev erano defunti da circa 2 lustri, più o meno (questo per dare un quadro naturalmente sintetico ed approssimativo del panorama musicale del periodo in cui nacqui). Già avevo qualche problema con Debussy, Ravel, De Falla, più lontani temporalmente, che ho imparato ad apprezzare successivamente. Bach, Vivaldi, Mozart e similari, non li sopportavo affatto, ed anche in questo caso ho mutato opinione in seguito. L'opera lirica, ovvero il melodramma ottocentesco, per carità, anatema! Al massimo salvavo Wagner, ed in misura minore, l' "Otello" di Verdi, poi, col tempo, anche queste cose sono maturate in me. Anche Mahler, inizialmente lo detestavo! Voglio banalmente dire con questi esempi, forzatamente parziali e semplicistici, che per arrivare ad apprezzare anche la musica del passato, sono sostanzialmente partito da quella del (mio) presente, anzichè far l'incontrario, come più usuale. Inoltre, essendo la questione della presunta orecchiabilità del tal brano o del talaltro, assai soggettiva, stante il fatto che già è un'impresa al limite dell'impossibile, quella di stuzzicare in tal senso l'attenzione delle attuali atrofizzate, ipervitaminizzate, viziatissime generazioni odierne, proprio per questo bisognerebbe cercare di fargli sentire il tutto come qualcosa di vivo e di attuale, per nulla avulso dal contesto moderno, sfatando al contempo quel luogo comune che riduce l'arte e quindi anche la musica contemporanea, ad una sorta di orrido spauracchio dal quale starsene più che mai alla larga! O peggio ancora, che i giovani continuino a credere che la contemporaneità in ambito colto, si "riduca" ad Allevi ed Einaudi, se va bene! Magari questa mia 'idea' di divulgazione sarà velleitariamente campata in aria, frutto dei deliri di un ormai ex musicofobo/audiofobo allo sbando, che sta cercando disperatamente di sparare le pochissime cartucce (ovvero cavolate) rimastegli, prima di andarsene definitivamente in malora, ma se per caso qualcheduno la trovasse degna di una qualche considerazione, ecco allora una lista di possibili suggerimenti d'ascolto, buttata lì alla buona, in ordine sparso, alla spicciolata: - John Adams: Short ride in a fast machine, per orchestra; - Frederick Rzewski: Variazioni su un canto popolare cileno, per pianoforte; - Esa Pekka-Salonen: L.A. Variations, per orchestra; - Steve Reich: Different trains, per quartetto d'archi e nastro magnetico; - Thomas Adés: Asyla, per orchestra; - Niccolò Castiglioni: Inverno In-ver, per piccola orchestra; - Luciano Berio: 4 versioni sovrapposte e trascritte de "La ritirata notturna di Madrid" di Boccherini, per orchestra; - Malcolm Arnold: Tam O'Shanter, ouverture da concerto per orchestra; - Aaron Copland: Danzon Cubano, per orchestra; El salon Mexico, per orchestra; An outdoor overture, per orchestra; Dance symphony, per orchestra; Fanfare for the common man, per ottoni e percussioni; - Joan Tower: Fanfare for an uncommon woman, per orchestra (ironico e notevolissimo contraltare alla Fanfare di Copland, da parte di una compositrice americana vivente); - Jennifer Higdon: City Scape, per orchestra; - Leonard Bernstein: Prelude, fugue and riffs, per pianoforte, fiati e percussioni; "West Side Story", danze sinfoniche per orch.; "Candide", ouverture; - Elliot Carter: An holiday overture, per orchestra; - Samuel Barber: Concerto per violino ed orchestra; - Roger Sessions: The black maskers, suite dal balletto; - Albert Roussel: Bacchus et Ariane, suite n.2 dal balletto; - Oscar Lorenzo Fernandez: Batuque, per orchestra; - Alberto Ginastera: Estancias, suite dal balletto; Panambi, suite dal balletto; - Howard Hanson: Marcia per i Corpi di Marina, per fiati e percussioni; - Ottorino Respighi: Belkis regina di Saba, suite dal balletto; - Morton Gould: Latin-american symphoniette, per orchestra; - Darius Milhaud: La création du monde, per complesso strumentale; Saudade do Brasil, per orchestra; - André Jolivet: Arioso barocco, per tromba ed organo; - Heitor Villa-Lobos: le 9 "Bachianas brasileiras", per varie combinazioni strumentali; - Arturo Marquéz: Danzon n.2, per orchestra; - John Anthill: "Corroboree", balletto; A comeback overture, per orchestra; - Enjohuani Rautavaara: Cantus Articus, per orchestra con nastro magnetico; - George Gershwin: A cuban overture, per orchestra; Catfish Row, suite sinfonica dall'opera "Porgy and Bess"; - Arvo Paert: Cantus in memoriam Benjamin Britten, per archi e campana; - Alan Hovhaness: "Mysterious Mountain", sinfonia n.2, per orchestra; - Dimitri Shostakovich: Ouverture festiva, per orch.; - James Mac Millan: The confessions of Isobel Gowdie, per orchestra; - Nota a margine: questa lista, ovviamente parziale, lacunosa, soggettiva e con preponderanza di '900 storico rispetto alla contemporaneità, dovuta alla non più verde età dello scrivente e basata unicamente sulla memoria del medesimo, in quanto attualmente per suo malgrado impossibilitato ad ulteriori ascolti, è da intendersi come puramente indicativa, pur essendo mirante a fornire ai neofiti un quadro della musica colta, assai più tonico, vario, energetico, grintoso e vitale di quanto comunemente si pensi. In tal senso, solo per fare il primo esempio che mi viene in mente, a mò d'ipotetico ulteriore suggerimento, i compositori sudamericani, dal '900 storico sino alla contemporaneità, rappresentano un'autentica, apparentemente inesauribile miniera d'oro (e difatti ne ho dato qualche esempio nel mio elenco), pur senza voler minimamente sminuire in questo senso altre aree del globo, come i paesi scandinavi (vero e proprio "ghiaccio bollente"), anglosassoni, dell'est europeo e dell'estremo oriente. Da tener presente il fatto che, avendola pensata per ipotetici neofiti, questa lista comprende prevalentemente brani brevi (ed in ogni caso non certo di lunghezza wagneriana), per intuibili ragioni. Di alcuni dei brani elencati in questa lista della lavandaia, ne ho anche già parlato in alcuni miei remoti scritti in questa sede, a questo punto, direi che può bastare, spero solo che il senso di questo mio modestissimo scritto sia chiaro ad eventuali lettori. Non ho comunque la pretesa di aver detto alcunchè di originale, magari qualcun'altro ci avrà pensato senza dubbio prima di me, in ogni caso questo è quanto.
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