sabato 13 febbraio 2021

"No, non muore la musica!" (Oppure sì, invece?)

"No, non muore la musica!", questa la celebre frase pronunciata da Arturo Toscanini ascoltando il complesso de "I Musici". Oggi, in piena, dilagante follia pandemica, non ne sarei affatto così sicuro! Sull'editoriale del numero attualmente in edicola della rivista mensile "Musica", si parla, tra le altre cose, esplicitamente di un certo numero di musicisti suicidatisi da quando è iniziata questa volgare montatura, poichè esasperati dal perdurare di questa assurda situazione che li priva innanzitutto del rapporto diretto del pubblico, componente tutt'altro che irrilevante della vita di un artista che dir si voglia, che li porta fin troppo facilmente alla depressione, costringendoli ad una forzata inattività, salvo che non si "accontentino" dello squallidissimo surrogato dello "streaming" del quale peraltro alcuni loro indegni colleghi, con una grandissima dose d'autolesionismo, direi, arrivano persino a mostrarsene pubblicamente entusiasti. Qualcuno già aveva messo in guardia da tutto ciò, tempo addietro, ribadendo chiaramente che l'accettare passivamente questo stato di cose, significava di fatto tirarsi letteralmente la zappa sui piedi, fornendo pretesti a iosa ai fautori della chiusura dei teatri e delle sale (oltre ai cinema ed ai musei, naturalmente), per poter protrarre questa situazione ad oltranza, tanto a costoro non solo non importa alcunchè della cultura in generale, ma anzi è un qualcosa di fastidiosamente superfluo del quale, nella loro ottica aberrante, si può, anzi si deve, assolutamente fare a meno! Tanto più essendo oltremodo pericolosissima, a rischio di risveglio delle coscienze individuali, cosa inaccettabile per il nuovo erigendo (dis)ordine mondiale! Se persino in una rivista specializzata si arriva a lanciare un simile allarme, significa veramente che la faccenda deve proprio avere raggiunto livelli di una gravità assoluta! D'altronde bisognerebbe anche dire agli stessi musicisti, che hanno perlopiù adottato atteggiamenti di stupida sudditanza nei confronti delle autorità governative (accusa peraltro estendibile a grandissima parte della popolazione), piagnucolandosi addosso incapaci del benchè minimo moto di ribellione, che chi è causa dei suoi mali pianga sè stesso! Personalmente è da un bel pò che evito COME LA PESTE i concerti televisivi, essendo allergico alle immagini di musicisti col "preservativo" sul muso (o talvolta anche senza) in sale vuote o tutt'al più col surrogato del pubblico ridotto a mera "presenza coreografica" (sic!), ma anche per i concerti radiofonici non è che vada meglio, trovando fastidiosamente surreale il sentirli auto-applaudirsi pestando contemporaneamente i piedi sul palco, al termine di ciascuna esibizione! "Gli è tutto sbagliato! Gli è tutto da rifare!" per dirla con Bartali, qui si va verso l'annientamento totale, cosa mai successa nemmeno nelle peggiori dittature totalitarie del passato più o meno recente! Ma c'è stato qualcos'altro nella giornata odierna che me le ha fatte roteare più che mai alla velocità della luce: esplorando il sito della Naxos-Marco Polo riguardo alle novità video-discografiche del mese corrente, tra i titoli elencati mi cade l'occhio soprattutto su un dvd della Marco Polo inerente una ripresa dal vivo del 14-15 agosto 2020 (!) dell'allestimento scenico di un'opera di Siegfried Wagner (unico figlio di Richard e di Cosima, anch'egli compositore come il più illustre padre), avvenuta in un piccolo teatro di Bayreuth (?): trattasi di "Sonnenflammen" (Sole fiammeggiante), lavoro poco o punto conosciuto come in genere per tutte le opere di codesto compositore, il chè ai miei occhi rappresenterebbe in sè qualcosa di assolutamente positivo, essendo per natura contrario alla "solita minestra" e propenso alla riscoperta del repertorio più desueto. Se non fosse che, la denominazione dell'orchestra figurante in locandina, "Bayreuth Digital Orchestra", mi ha fatto suonare un sinistro campanello d'allarme! Volendo capirne di più, approfondisco la ricerca ottenendo come risultato la conferma di ciò che più temevo: trattasi di ORCHESTRA VIRTUALE "gestita" dal direttore (ma si può ancora chiamare così?) attraverso il noto programma (ovvero "software") per computer, "SIBELIUS" (arisic!) e questo spiega anche l'utilizzo di un piccolo teatro, anzichè la consueta, più ampia Festspielehaus! Ovviamente la casa discografica descrive questo obbrobrio anche a livello concettuale come "una incredibile conquista" tecnologica, stimolata dal Covid-19 (argh!); io sarò prevenuto, ma se penso che dovrei spendere una trentina di euro per avere una simile porcheria, già mi girano le balle quando vedo usati nomi di compositori o di cantanti lirici per denominare applicazioni informatiche oppure per apparecchiature d'alta fedeltà, ennesimo indice di barbarie culturale prona ad interessi meramente commerciali (e non bastassero i danni causati parecchio tempo addietro, dal cane "Beethoven" o dal "Rach 3" in ambito cinematografico), codesta ciofeca non la vorrei nemmeno se me la regalassero, augurandomi che di questo titolo non se ne smerci nemmeno una copia. Un modo siffatto di concepire l'opera dal vivo, costituisce senz'altro un pericolosissimo precedente, la morte sicura degli spettacoli dal vivo, alla faccia di chi sostiene la superiorità dell'esperienza dal vivo rispetto alla fruizione domestica od individuale! Ha senso andare ad assistere all'esibizione (?) di un computer o di una chiavetta usb? Ma fatemi il piacere! Ricordo che anni fa, sulle pagine delle riviste di alta fedeltà statunitensi, compariva la pubblicità di una ditta specializzata in impianti d'amplificazione sonora da palco, in cui si dichiarava che i loro prodotti erano talmente efficaci da rendere inutile l'assunzione di nuovi orchestrali da parte dei complessi desiderosi di potenziare le proprie sonorità, essendo assai più economico e remunerativo per costoro acquistare i loro articoli con cui avrebbero potuto ottenere più facilmente il medesimo risultato, tanto più essendo facilmente camuffabili come pannelli fonoassorbenti da dislocare nella parete di fondo, in maniera che il pubblico in sala non si accorgesse del trucco, ahimè, questo ovviamente secondo quanto dichiarava la casa produttrice medesima! Vero o no che fosse, ogni qualvolta m'imbattevo in tale pubblicità, un brivido d'inquietudine mi correva lungo la schiena, ed alla luce delle attuali derive, ne avevo ben donde! Tornando alla Naxos-Marco Polo, se penso che la sede principale è situata ad Hong-Kong, guarda caso, col fondatore che, pur avendo un nome e cognome germanici, è in realtà statunitense ammogliato con una violinista cinese, non mi meraviglio affatto, a questo punto, che abbia avallato una simile sconcezza! Questi discografici si confermano sempre più dei volgarissimi "VENDITORI DI LETAME"! Comunque la situazione generale rimane sempre più contradditoria, con la Spagna unico paese europeo che, pur tra assurde restrizioni, mantiene in ogni caso i teatri aperti, mentre le orchestre anglosassoni operano comunque negli studi di registrazione con i singoli componenti privi di mascherine e tranquillamente "assembrati", inoltre un giovane direttore d'orchestra nostrano di mia conoscenza, è andato nei giorni scorsi ad esibirsi tranquillamente IN PUBBLICO in Russia postando le sue foto su Instagram, questi sono solo alcuni esempi per dare ulteriore riprova del clima grottesco di questa tragicomica farsa, ma del resto, se pensiamo pure soltanto all'ultimo concerto di capodanno viennese con l'orchestra ed il direttore in assetto regolamentare senza museruole, anche se in una sala ovviamente vuota (e tutti codesti soggetti precedentemente e "miracolosamente" risultati negativi ai famigerati tamponi, che fortuna, ma và!), non resta altro che dire "CHE LA FARSA SIA CON VOI" e buonanotte ai suonatori! Per il momento mi fermo qui, ma seguiranno senz'altro ulteriori riflessioni al riguardo!   13 febbraio 2021

sabato 23 dicembre 2017

Il meglio del peggio od il peggio del meglio?

Dopo l' "Aida" con i sottotitoli attivabili tramite app gratuita su smartphone, ecco che all'Orinale, ovvero al Comunale di Bologna, questo mese, visto il gradimento, si persevera diabolicamente con la "Tosca" (altra rarità assoluta, nella migliore tradizione felsinea, naturalmente!) che vi ripristina, in aggiunta, pure i sopratitoli, temporaneamente soppressi per l' "Aida". Prossima tappa, aggiunta di una presa stercofonica (espandibile in futuro per un audio multi-anale) per cuffia/auricolare (da ritirarsi preventivamente in biglietteria od al guardaroba, riconsegnandola poi all'uscita), posta sul bracciolo sinistro della poltrona, con tasto per la selezione della lingua (fino ad un massimo di 14, compreso il turcmeno-azerbagiano, ma escluse la lingua salmistrata, il carrello dei bolliti e le linguine allo scoglio, purtroppo), soprattutto al fine di agevolare i melomani cecati, ops, non vedenti (ma non solo), per poter ascoltare una o più voci impostate (con la prioritaria) che ti spiegano e commentano (altrimenti non capiresti un cavolo), passo passo, quel che succede in palcoscenico, per tutta la durata dello spettacolo (durante gli intervalli, pausa pubblicitaria per accontentare gli sponsor, a cominciare da Oscar-da-bagno-Farinetti/Eataly). Un'altra innovazione andrà a beneficio invece dei melomani rintronati come una campana, ops, non udenti, per i quali vi sarà pure un piccolo schermo a cristalli (Svarovski) liquidi, posto centralmente sulla sommità dello schienale della poltrona di fronte, a luminosità ridotta in ossequio ai più rigorosi criteri di risparmio energetico e d'impatto ambientale, facilmente escludibile, ove campeggerà, per l'intera durata dello spettacolo, il volto di un interprete esperto nel linguaggio dei sordo-Muti (ma per fortuna che c'è il Riccardo / che da solo gioca a biliardo / non è di grande compagnia / ma è il più simpatico che ci sia ...), che tradurrà, a gesti e labiali, il testo del libretto dell'opera in corso di rappresentazione, mimando pure gli spot pubblicitari degli sponsor, nel dipanarsi degli intervalli (per quelli della prima fila della platea, lo schermo sarà sito sulla sommità di un'astina regolabile da selfie, la cui base viene fissata all'estremità del bracciolo destro della poltrona). Maremma maiala, ma che popò di troiaio è diventato questo teatro lirico! 

domenica 3 dicembre 2017

Suite Tampax.

E' soltanto da pochissimo che ho superato il senso di autentica vergogna per aver messo, a suo tempo, in condivisione su facebook, la "Serata Cage" svoltasi in piena estate canicolare, alla libreria "Coop/Ambasciatori" di via degli Orefici, a Bologna. Più di tre ore di autentico stracciamento di marroni, un susseguirsi di boiate pazzesche una peggio dell'altra, fra stornellatori e cineserie d'accatto, di tutto di più, mancava solo una cosa, l'oggetto della serata, ovvero lo stesso Cage, purtroppo! Più che una "Serata Cage" nel senso di John, una "serata cage", nel senso letterale di cage, ovvero trappola, autentico specchio per le allodole. E per questa ributtante baracconata, da cui ne sono sortito con una depressione a dir poco cosmica, vi erano coinvolte varie scuole musicali e financo il conservatorio felsineo! Per darvi un'idea del livello "altamente culturale" dell'evento (a parte un telegrafico accenno ad un nuovo libro dedicato al suddetto musicista) , a cui hanno fatto presenziare, tanto per darsi una parvenza di serietà, un rintronatissimo, canuto, Tito Gotti (direttore d'orchestra e fra gli organizzatori, a suo tempo, del "Treno di Cage") che sembrava piovuto lì per caso, ad un certo punto, sul palco, fra i vari cialtroni che vi si avvicendavano, è giunto un tal professor Luppi, proveniente dal riformatorio, ops, conservatorio, il quale, presentando i suoi allievi, ha annunciato, testuale: "Adesso facciamo un baccanale, ovvero un Bach anale!". E dopo questa bella trovata, prendendo pure a pretesto il fatto che a Tampa, in Florida, si tiene un "Festival Cage", ha annunciato l'esecuzione, sempre da parte dei propri allievi (o Allevi? Ci mancava soltanto il moccoluto, a questi livelli!) di una sua propria composizione, dedicata (sic!) al commemorato, ovvero la "Suite Tampa". Visto l'andazzo, meglio sarebbe stato, a questo punto, ribattezzarla "Suite Tampax" (in bocca gliel'avrebbero dovuto cacciare, a codesto mentecatto)! Ingenuamente, pensavo che, per il fatto che il gestore di codesta libreria, Luigi Montrone, si picca di essere un appassionato di classica, ed inoltre, visto che fra gli organizzatori figurava sua figlia Irene, insegnante di musica e curatrice di "Girotondo di note", piccola rassegna periodica domenicale di giovani allievi aspiranti concertisti, avente luogo nella medesima libreria, pensavo, ripeto, di trovarmi al cospetto di ben altra cosa, altrimenti meno che mai mi sarei azzardato a condividerla sui social, nè tantomeno di buttare un'intera serata assistendoci di persona! Insomma, non c'è speranza, questi sguaiatissimi bottegai che con la cultura ci si riempiono soltanto le loro sudicie boccacce, non solo hanno rifatto il funerale a Cage, ma, per giunta, pure d'infima classe!  

L'orinale di Bologna.

Istituzione sempre più in decadenza, l'orinale, ops, il Comunale di Bologna! Certo che scegliere "Aida" come titolo inaugurale, con la scusa che non la si dava da 16 anni, manco fossimo l'ombelico del mondo e non ci fossero altri teatri sparsi per il mondo a colmare (fin troppo!) la "lacuna" nel frattempo (veramente pietosi questi "solito minestristi"), è quanto di più banalmente scontato ci sia, ma quello che mi lascia perplesso è il fatto che, in questa occasione, per motivazioni bizzarramente tecnologiche, al posto dei consueti sopratitoli, si sia utilizzata un'applicazione, da scaricarsi preventivamente sul proprio gingillo tecnologico, al fine di poter seguire il libretto. Io trovo altamente diseducativo incoraggiare il pubblico indisciplinato odierno, che già tende troppo a farlo di suo, a smanettare per tutta la durata della rappresentazione, sul loro giocattolino mediatico e come ipotetico, semplice spettatore mi darebbe veramente fastidio, spendere dei gran soldi per andare a teatro, vedendomi circondato da una massa di bambini deficienti intenti a trafficare col loro trastullo tecnocratico, per tutto il tempo. Sarò un matusa, un dinosauro, ma stupidamente mi chiedo, come si faceva ad andare a teatro ai miei tempi, persino in occasione di titoli in idiomi stranieri, quando tutte queste diavolerie tecnologiche, a cominciare dai sopratitoli, sostanzialmente disturbanti e distraenti, non esistevano affatto? E difatti c'era chi si portava dietro il libretto dell'opera (all'estero, anche la partitura), da piazzarsi in grembo durante lo spettacolo, cosa assai più discreta e di ben altro stile e spessore, rispetto all'attuale onanistica esibizione di paccottiglia tecnologica praticata in ogni dove! E tutto questo, per giunta con un'opera stra-arcinota e cantata pure in italiano, altro che analfabetismo di ritorno! Il fatto che questa applicazione sia già stata usata con successo in altri teatri nazionali ed esteri (o così dicono), rimane per me un'ulteriore conferma della progressiva volgarizzazione e decadenza del mondo musicale nel suo complesso. Non so se questa diavoleria, all'atto pratico, abbia poi funzionato o meno lo scorso novembre, anche in rete non ho trovato resoconti degni di nota, tantomeno recensioni dello spettacolo che non fossero redatte prostituendosi, ma a questo punto la cosa riveste relativa importanza, queste istituzioni musicali sempre più nauseantemente museali, col loro pubblico di mummie incartapecorite, sono allo sbando totale e non sanno più cosa inventarsi per continuare a parassiteggiare impunemente. Io, nel frattempo, mi siedo sulla riva del fiume (Reno) ed aspetto... 

domenica 4 giugno 2017

La testa nel pallone.

Ingenuamente, per tantissimo tempo, non mi capacitavo del perchè di orari così stranamente anticipati da parte degli enti lirici nostrani, anche nel caso di opere non particolarmente lunghe (so che, per motivi sindacali, il tutto si deve concludere entro e non oltre la mezzanotte, altrimenti scattano gli straordinari) e quindi senza rischi di sforamenti. Ma leggendo la recensione, a firma di Sandro Compagnone, dell' "Elektra" di Richard Strauss diretta da Jurai Valçuha al San Carlo di Napoli, comparsa sul numero di maggio (sto cominciando a pensare, però, anche sulla base della precedente recensione de "L'incantatrice" di Ciaikovski, che questa pubblicazione abbia dei tempi di chiusura assai più ravvicinati della media delle riviste del genere, rispetto all'effettiva comparsa in edicola, se è così, tanto di cappello!) del mensile nostrano "l'opera" - international magazine (?????) - così recita il frontespizio sulla copertina dell'amena pubblicazione (sic!) -, il motivo, purtroppo, l'ho ben capito, anzi sono così scimunito da dimenticarmi sovente che, codesto sguaiatissimo paese è palesemente, autenticamente devoto ad una sola "vera" religione: il dio pallone, autentica "arma di distrazione di massa" come il potere vigente ha ben compreso (garantendosi in tal guisa la sua imperitura permanenza) che pervade ogni ambito, compreso quello musicale, non essendo quest'ultimo certo un compartimento stagno, ovvero immune dalle devianze contemporanee, tutt'altro! Come tutt'ora verificabile sul sito del teatro, le recite dell' "Elektra" si sono avute domenica 9 aprile alle ore 19 (con diretta di Radiotresuite, che purtroppo mi son perso), martedì 11 alle 20, mentre giovedì 13 e sabato 15 le recite principiavano alle 18. Francamente, essendo l' "Elektra", un atto unico (senza intervalli, quindi) che dura mediamente all'incirca un'ora e tre quarti, minuto più, minuto meno (anche tenendo conto dei tagli che usualmente si praticano dal vivo, comunque la durata complessiva di un'esecuzione integrale essendo ben inferiore al paio d'ore), mi sembrava stupidamente assurdo iniziarla ad orari così avanzati o forse i napoletani vanno a letto con le galline, oppure hanno premura di fiondarsi in discoteca, o di abbandonarsi alle gozzoviglie e/o al meretricio? Bah, chissà! Ed invece, leggendo l'articolo in questione, ecco svelato lo squallido arcano, che in realtà tale poteva risultare soltanto ad un fesso come il sottoscritto, immune, ahilui, alla "pallonite acuta" (che, insieme alla "pelandronite acuta", costituisce il cancro, forse anzi è più una metastasi, di una nazione allo sbando totale qual'e l'italietta odierna)! Eh già, la scelta di orari d'inizio così bislacchi,prima rappresentazione compresa, era evidentemente condizionata da quelli delle partite di calcio trasmesse in televisione in quei giorni, non si poteva quindi costringere i melomani locali ad una scelta "dolorosissima" (ma và!) fra la partita e l'opera (con prevedibilissima vittoria schiacciante della prima), non si poteva perciò "rischiare" di trovarsi il teatro completamente vuoto (certezza grrr...anitica, direi in questo caso), anche perchè, magari, fra i più desiderosi di non perdersi le evoluzioni degli dei del pallone, c'erano pure le maestranze del teatro, sovrintendenza compresa e perchè no! Ma, come si evince dal resoconto, credo relativo alla recita di domenica 9 aprile, tutto questo non è bastato evidentemente a rassicurare i melomani (?) pallonari del luogo, tant'è che alcuni di essi sono schizzati via come bolidi dai loro posti, ben prima degli accordi finali dell'opera, altri invero fiondandosi velocemente all'uscita, appena calato il sipario, nel timore di perdersi anche una sola frazione di secondo delle "imprescindibili" piroette dei divetti della palla! E pensare che, oltretutto, a detta del recensore, si era anche trattato di una bella edizione di questo lavoro particolarmente impegnativo, in primis in virtù del direttore d'orchestra (ma visto il soggetto coinvolto, non stento a crederlo affatto e ciò acuisce in me il rimpianto per essermi perso la diretta radiofonica), altro che dar le perle ai porci! Purtroppo l'episodio in questione temo che sia indice di un qualcosa che travalica stavolta l'ambito locale e che sia estendibile all'intero territorio nazionale. Mi ricordo, anni fa, di una "Tosca" di Giacomo Puccini dal Maggio Fiorentino, altra opera non lunghissima, 3 atti con 2 intervalli sì, ma meno di 2 ore complessive di musica anche in questo caso, con inizio (e relativa diretta radiofonica) alle 18, solo per fare il primo esempio che mi viene in mente! Qualche "partita" (non in senso musicale, ovviamente!) in vista, pure quella volta? E quante volte gli orari d'inizio degli spettacoli d'intrattenimento in generale, sono asserviti alle "sacrosantissime" esigenze del dio pallone e dei suoi fedelissimi officianti ed adepti? Ed in che percentuale? Continuiamo pure a meritarcelo, questo squallidissimo paese, lamentandocene ipocritamente, mi raccomando (del resto, or ora mi sovvengo che persino lo svolgersi del cinema estivo in Piazza Maggiore a Bologna, è stato ripetutamente asservito all'andamento dei campionati di calcio nazionali ed internazionali, nel corso degli anni)! - P.S.: mi sono successivamente rammentato pure che, riandando con la mente indietro nel tempo di almeno un trentennio abbondante, nel periodo in cui ero abbonato al cartellone di musica e prosa del Teatro Bonci di Cesena, quando mi beccavo, per una parte degli spettacoli, il turno della domenica pomeriggio, c'era sempre qualche idiota, fra il pubblico della platea, che portava seco la radiolina pur di non perdersi i resoconti delle partite calcistiche, accendendo l'apparecchio non solo durante gli intervalli, ma talvolta anche nel corso della rappresentazione (magari, ma non sempre in questi casi, con l'ausilio dell'auricolare, più spesso tenendo semplicemente un orecchio letteralmente incollato all'altoparlante dell'apparecchio), sic! Per cui, in realtà, non dovrei meravigliarmi affatto di episodi come quello del San Carlo! Tutto stramaledettamente nella norma!  

domenica 26 marzo 2017

Miracolooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo!!!!!!!!

Certo è che questa "Incantatrice" di Ciaikovski (vedasi il mio precedente scritto, "Cos'è pazzi!"), non la finisce più di generare dei sortilegi, almeno in terra italica! Eh, già, non bastassero quelli operati dal San Carlo di Napoli, ci si mettono pure quegli altri effettuati dal recensore del mensile "l'opera", rivista peraltro non nuova ad imprese mirabolanti. Perdincibacco, proprio sulle pagine del numero di marzo di questa amenissima pubblicazione, attualmente in edicola, ecco comparire un resoconto, con tanto di foto di scena, dell'allestimento sancarliano (quello saltato venerdì 17 febbraio), a firma di Sandro Compagnone (nomen omen), ma datato 17 gennaio (martedì, per la cronaca, ovvero fra l' "evento Maradona" - poveri noi -, di lunedì 16 e la "prima" del "Rigoletto" diretto da Nello Santi, di mercoledì 18, andate a vedere sul sito del teatro se non ci credete, ma che bella presa per i fondelli, a chi la vogliono dare a bere? Com'è possibile che ci fosse una qualsivoglia rappresentazione quel martedì 17 gennaio?). E qui i conti non mi tornano proprio per niente: allora rivado su You Tube, a riguardarmi i 2 brevissimi servizi televisivi ricavati da emittenti locali e risalenti al 3 febbraio (tutt'ora disponibili), risentendo dalla viva voce della sovraintendente che le rappresentazioni di quest'opera erano previste, come confermato anche dal sito internet del teatro medesimo, dal 17 (!) al 25 febbraio (tra l'altro, avocare, oltre a quella ciaikovskiana, anche la riscoperta della "Rusalka" di Dvòràk alla sua attuale gestione, mi pare veramente eccessivo, tanto più che questo titolo era già stato proposto in precedenza persino in terra italica, almeno dall'Opera di Roma, inoltre, a differenza del lavoro ciaikovskiano, ricorre abbastanza frequentemente nei cartelloni internazionali, avendo per giunta una videodiscografia assai più corposa, vabbè, lasciamo perdere!). D'accordo, mi si dirà, probabilmente la data della recensione comparsa sulla rivista, sarà errata, peccato che i conti non quadrino ugualmente, poichè qualora il "compagnone" avesse mai assistito ad una rappresentazione di quelle comprese fra il 18 (essendo, ribadisco, saltata quella del 17) ed il 25 febbraio (ma ci saranno poi mai state?), non c'era, presumibilmente, il tempo materiale per far comparire il suo articolo sul numero di marzo del suddetto mensile, anche perchè, visti i tempi tecnici, generalmente, le riviste mensili, vengono "chiuse" almeno un mese prima della loro comparsa in edicola. Escludendo pure che abbia assistito ad un'anteprima o ad una prova generale (con un mese di anticipo?), a questo punto propendo decisamente per un miracolo, o potenza della maliarda incantatrice ciaikovskiana! Ma dove diavolo si trovava effettivamente, quel giorno fatidico, il "compagnone" (da dove cavolo vengono, allora, quelle belle foto a colori di scena che corredano il testo, senza voler scomodare l'ultraterreno?), per giunta avanzando, nella sua disamina, qualche lieve riserva sul direttore d'orchestra, allievo di Gergiev, imputandogli una certa carenza d'abbandono, rilevando pure una resa disomogenea del coro del teatro partenopeo, questo dopo essersi soffermato, naturalmente e lungamente, come usuale, sui dettagli della regia di David Pountney, il che farebbe supporre che egli abbia effettivamente assistito di persona (o no?) ad una qualche rappresentazione dello specifico allestimento, ma proprio il 17 gennaio od il mese successivo, redigendo l'articolo al fulmicotone, dandolo alle stampe a tempo di record, oppure ancora dispone, egli, l'ineffabile, immarcescibile, inossidabile, "compagnone di merende", di qualità preveggenti, di chissà quali doti divinatorie? Siamo forse di fronte a qualcosa di livello paranormale (più "para" che normale)? Questo bel "Compagnone" ha sopite doti da para(molto, ma molto "para")gnosta? Sarò in pieno rincretinimento, ma, in attesa che qualcuno eventualmente mi sveli l'arcano, alla fine non posso che giungere a questa, peraltro scontatissima conclusione da "Urlo" di Munch: Miracolooooooooo! Aggiungiamoci pure il fatto che, nello stesso numero della rivista, più avanti, è presente un'intervista, guarda caso proprio alla sovrintendente del San Carlo, in cui viene anche interpellata la responsabile marketing (la quale si vanta pure di avervi organizzato "l'evento Maradona", sic!) ed il tutto mi appare, inevitabilmente, sempre più posticcio, però! Pensando anche al fatto di avere sentito, casualmente, sere fa, su Radiotre, parlare nuovamente del San Carlo, riguardo ad un concerto benefico di cori da opere, per un pubblico "esclusivo" di extracomunitari (argh!), mi domando ingenuamente, sono forse, questi, espedienti per salvare maldestramente la faccia, vista la figuraccia (e fa pure rima!) di venerdì 17 febbraio? Ma soprattutto, dopo quelli dei "pazzarielli" del San Carlo e dei "compagnoni della parrocchietta" del mensile "l'opera", quali altri sortilegi in vista? Rimango in trepidante attesa...  - P.S.: su Radiotre, per sabato 15 aprile alle ore 20, è prevista finalmente la differita della suddetta opera ciaikovskiana (come facilmente verificabile anche sul sito dell'emittente), che sarebbe stata registrata il 25 febbraio (e quindi si tratterebbe proprio dell'ultima delle rappresentazioni previste; il mistero della tempestività della recensione presente sul numero di marzo -!- del mensile "l'opera" permane per me insoluto, però). In assenza, si spera, di altri sortilegi, vedremo, o meglio, soprattutto, sentiremo (?)... - P.P.S.: se penso pure al fatto che, Radiotre abbia trasmesso, sabato 8 aprile, sempre alle ore 20, una "Wally" di Catalani, ripresa dal vivo al Teatro Municipale di Piacenza, proprio la sera di quel venerdì 17 febbraio 2017, certo che quei "mariuoli" dei "napoletani" del San Carlo, ci fanno proprio una grandissima "figura di merda", mi si perdoni il francesismo! - In appendice: Ascoltata la differita di Radiotre del lavoro ciaikovskiano trasmessa sabato 15, stavolta nessun "sortilegio" per fortuna (o almeno così parrebbe), mi è parsa un'edizione complessivamente valida, lo dichiaro semplicemente per completezza di cronaca, poichè, per il resto, non sposto di una virgola quanto già espresso in precedenza. Evidentemente, comunque, alla fine, quest'opera è stata rappresentata e meno male, poichè lo meritava ampiamente, secondo la mia modestissima opinione, in barba alle riserve espresse quella sera, sia dal conduttore radiofonico che da alcuni ascoltatori, per tramite degli sms!

sabato 25 febbraio 2017

Cos'è pazzi!

Venerdì 17 febbraio, al Teatro di San Carlo a Napoli, è saltata la rappresentazione, con relativa diretta radiofonica, de "L'incantatrice", opera di Ciaikovski composta nel 1887 e mai (!), prima d'ora, rappresentata in Italia. Il motivo di questa sospensione, ovviamente, non è stato specificato dal conduttore di Radiotre, ma temo, con raccapriccio, di averlo intuito fin troppo facilmente! Se all'inizio, ho plaudito alla scelta insolita, fuori dalle strade più tristemente ribattute, del teatro sancarliano, man mano che comprendevo i reali motivi di questa cancellazione, la mia rabbia aumentava esponenzialmente! Qui il vero incantesimo l'hanno fatto i napoletani, altro che Ciaikovski e la protagonista della sua opera! Guarda caso, era un venerdì 17 e ci si trovava in quel di Napoli! Ebbene sì, a causa di una stupidissima superstizione, si manda all'aria la messa in scena di un capolavoro, assurdamente mai udito dalle nostre parti (si badi all'anno di composizione, sono passati la bellezza, si fa per dire, di ben 130 anni), soltanto per questo assurdo motivo, si è cancellato tutto ciò, dimostrando incommensurabile stupidità ed arretratezza culturale! Quanto vorrei sbagliarmi, ma non credo proprio che avrò smentite di sorta, ennesima dimostrazione di un paese totalmente allo sbando! Cari meridionali e napoletani in particolare, non adontatevi ipocritamente poi, se vi si classifica in un certo modo! A questi impuniti del Teatro di San Carlo, auguro, di tutto cuore, di finire sulla strada, altro che f.u.s. e compagnia bella, questo è veramente uno schiaffo alla miseria, un insulto a quelli come me che, anche quel giorno, si sono recati ugualmente al proprio lavoro ingrato e miseramente retribuito, senz'altro meno di quanto percepito dalle maestranze del San Carlo che, col risibilissimo pretesto della superstizione, si concedono il lusso di poltrire anche a spese del contribuente fesso! Bello schifo! E' anche vero che, quanto a superstizione, pure qui a Bologna non si scherza affatto, quel fatidico giorno, andando al lavoro, ho rilevato alcune strane assenze, dovute allo stesso motivo! Aveva proprio ragione Zio Paperone, quando accusava suo nipote Paperino di "pelandronite acuta"! Questa è la vera causa di tutti i mali del paese totalmente fallimentare che è divenuta l'Italia, la "pelandronite acuta", radicata indelebilmente nei nostri codici genetici, dal tempo dei tempi! Mi ricordo ancora la denuncia di Salvatore Accardo di parecchi anni fa, quando dichiarò che la mafia si era impossessata del San Carlo! Meridionali ed in particolare, napoletani, la smetterete mai di comportarvi da "sporchi terroni"? Domanda retorica, ahimè! Dimenticavo di dire che, quella sera fatidica, su Radiotre, per fortuna, non ci sono stati almeno problemi nel mandare in onda, sempre in diretta ed al posto dell'opera ciaikovskiana cancellata inopinatamente, il terzo ed ultimo dei concerti di Rai Nuova Musica, regolarmente svoltosi (senza alcun accadimento arcano) all'Auditorium Arturo Toscanini in quel di Torino, concerto la cui trasmissione, in virtù del previsto collegamento col San Carlo, era inizialmente programmata in differita con data da destinarsi! Per fortuna che, almeno a Torino, non si sono fatti prendere la mano da certa fregola lavativistica come a Napoli! Meditate, gente, meditate...

martedì 24 gennaio 2017

Ancora a proposito di caos (segue).

Per l'attribuzione corretta delle varie equalizzazioni dei dischi prodotti prima del 1956, bisogna anche tener conto delle sovente complicate vicissitudini delle varie etichette discografiche, per ridurre il rischio d'incorrere in veri e propri errori, cosa non tanto facile. Per esempio, nel caso dell'etichetta britannica Decca creata nel '29, che fondò successivamente una propria succursale negli Stati Uniti, precisamente nel '34, quest'ultima, la American Decca, in seguito si rese del tutto indipendente dalla consorella britannica (e difatti, nelle copertine e nelle etichette dei dischi American Decca, non vedrete mai comparire i loghi "ffrr" e "ffss", della ex consorella britannica), adottando quindi un'equalizzazione differente. Successivamente la Decca britannica, per poter esportare in territorio americano, dovette inventarsi il marchio London (all'epoca del microsolco, i dischi London, ugualmente stampati in Gran Bretagna, erano caratterizzati da un vinile leggermente più spesso e dai bordi più smussati rispetto a quelli più affilati e taglienti dei Decca, a parte la diversità dell'etichetta, mentre custodie, con grafica del tutto differente rispetto ai corrispondenti esemplari d'oltre Manica, e buste, venivano prodotti in America). Per giunta, negli anni '50, il catalogo della American Decca, includeva, oltre alle proprie produzioni, anche titoli stampati su licenza della Deutsche Grammophon Gesellschaft. Ma anche il marchio His Master's Voice era di proprietà della RCA Victor negli Stati Uniti, mentre apparteneva alla Emi per il resto del mondo. Il marchio Columbia apparteneva alla Cbs negli Stati Uniti, ed ancora alla Emi per tutte le altre zone. Infatti, la Columbia/Cbs, negli anni '50, faceva inizialmente stampare su licenza dalla Philips olandese, i propri titoli per il mercato europeo, solo successivamente immettendoli con il marchio Cbs, anche nel resto del mondo. Per contro la Emi, per approdare al mercato statunitense, si era inventata, nel frattempo, ben 3 marchi: 1) Capitol (qualcuno si ricorda il logo "Fds", che stava inizialmente per "Full dimensional sound", quest'ultima parola in seguito tramutata in "stereo"?), che comprendeva prevalentemente proprie produzioni (celebri i dischi di Frank Sinatra) in tutti i generi musicali, classica compresa, ma anche le versioni americane degli album dei Beatles, con copertine e contenuti parzialmente differenti (è uscito di recente un corposo volume della Taschen, che celebra il 75° anniversario dell'etichetta) - alcuni titoli della Capitol, vennero stampati, col marchio suddetto, anche dalla Emi italiana - ; 2) Angel (questo marchio, come il successivo, a partire dagli anni '50), che comprende prevalentemente titoli classici provenienti dai cataloghi della Emi inglese e della Melodiya russa, a parte una manciata di produzioni in proprio; 3) Seraphim, ovvero ristampe economiche di vecchie incisioni, sempre dal catalogo classico della Emi inglese. Tutto questo, almeno fino a metà anni '50, ha una certa influenza, sulle differenti equalizzazioni adottate, cosa di cui bisogna tener conto. Altra faccenda curiosa, pur se naturalmente del tutto ininfluente riguardo alla questione delle equalizzazioni, è il constatare gli stratagemmi adottati, negli anni '50 e '60, in ambito classico, da alcuni prestigiosi complessi sinfonici che, pur avendo contratti d'esclusiva con una determinata casa discografica, trovavano modo, camuffando la loro denominazione d'origine, d'incidere anche con altre etichette. A parte i casi della Nbc Symphony Orchestra (che, 3 anni dopo lo scioglimento, ovvero nel '57, anno in cui morì Toscanini, risorsero per un certo periodo come Symphony of the Air, tornando anche ad incidere per la Rca) e della Philarmonia Orchestra (sciolta dal produttore discografico Walther Legge che l'aveva inizialmente voluta, rinata come New Philarmonia Orchestra negli anni '60 e ritornata alla denominazione d'origine verso la fine di quel decennio e tutt'ora in attività), per esempio, la New York Philarmonic, che aveva un contratto d'esclusiva con la Columbia/Cbs, diventava la New York Stadium Symphony Orchestra, quando incideva per la Everest; la Los Angeles Philarmonic Orchestra e la sua costola, il Los Angeles Chamber Ensemble, sotto contratto Decca/London, diventavano, rispettivamente, la Columbia Symphony Orchestra ed il Columbia Chamber Ensemble, quando registravano per la Columbia/Cbs; i complessi di Santa Cecilia, anch'essi sotto esclusiva Decca, si trasformavano nel Coro ed Orchestra della Rca Italiana, quando incidevano per quest'ultima (se si pensa poi che Decca e Rca effettuarono parecchie coproduzioni in quel periodo, la qual cosa fa desumere che tutti questi camuffamenti, erano veri e propri "segreti di Pulcinella", che facevano comodo a tutti di ignorarli). Ho inoltre il vago sospetto che, dietro la dicitura Rca Victor Chorus and Orchestra, si celassero i complessi del Metropolitan di New York. Ma questa pratica di camuffare il nome degli interpreti per vari motivi, forse non è del tutto svanita nemmeno oggi: anni fa, m'imbattei in un cd da 1 euro (!) della Azzurra Music/Tring, contenente la 1^ sinfonia di Ciaikovski, eseguita da una fantomatica Philarmonia Polonica, diretta da un carneade di nome (?) Carl Preisner; in realtà trattavasi dell'Orchestra del Festival di Sofia, diretta da Julian Kovatchev, incisione uscita originariamente per la RS, come dimostravano anche i minutaggi dei singoli movimenti, che coincidevano fino al secondo spaccato! Tornando agli anni '50, esistevano almeno 3 etichette americane che, a parte una minima percentuale di produzioni in proprio, quando piratavano registrazioni provenienti dagli archivi europei, ricorrevano a questi disinvolti stratagemmi: la Allegro, la Remington e l'Urania. Piuttosto, riguardo alle tecniche di riversamento dei 78 giri danneggiati su moderni supporti audio, tempo addietro, feci casualmente una interessante scoperta, di cui dirò oltre.

giovedì 19 gennaio 2017

In principio era il caos.

Come molti sanno, fu con l'avvento del sistema di registrazione elettrico nel 1925 (curioso che l'invenzione della valvola termoionica di Fleming che ne sta alla base, risalente al 1904 e del triodo di De Forest del 1907, abbia dovuto attendere all'incirca un ventennio per trovare finalmente la sua applicazione pratica in campo audio) e relativa introduzione di microfoni valvolari (prima di allora esistevano soltanto microfoni a carbone di scarsa qualità, utilizzati prevalentemente nell'ambito delle telecomunicazioni), che il disco fece un balzo di qualità sonora epocale rispetto al precedente sistema acustico, interamente meccanico ed affidato a curiose "trombe" sia per la cattura del suono che per la sua riproduzione. Ma quello che, secondo me, non viene puntualizzato a sufficienza, almeno nelle pubblicazioni inerenti l'argomento che mi sono capitate fino ad ora fra le mani, è il fatto che questo enorme salto qualitativo non sia dovuto soltanto all'introduzione del sistema elettrico in sè, ma anche alla contemporanea adozione di un "trucco", grazie al quale la risposta in frequenza, ovvero la gamma di frequenze riproducibili, si amplierà sempre più, progressivamente, fino a comprendere, col trascorrere dei decenni, l'intero raggio di frequenze almeno teoricamente percepibile dall'orecchio umano. Questo ingegnoso stratagemma, correlato all'introduzione della registrazione elettrica, si chiama equalizzazione. In effetti, la risposta in frequenza dei dischi dell'era acustica risultava a dir poco telefonica, compresa com'era all'incirca fra i 168 hz e i 2/3 khz, nel migliore dei casi, ma non penso che ciò fosse dovuto soltanto ai limiti intrinseci del sistema, ma anche a ben precisi limiti fisici del supporto discografico. Nel caso delle basse frequenze, le modulazioni del solco sarebbero risultate tanto ampie da richiedere uno spazio fisico eccessivo sulla facciata del disco oltre a non essere più tracciabili dallo stilo, mentre, al contrario, quelle acute sarebbero risultate eccessivamente ridotte, tali da non essere praticamente avvertite dal medesimo, annegando oltretutto nel rumore di fondo del supporto. Ed è percio che, con l'ausilio dell'equalizzazione, si attenuano i gravi e si esaltano gli acuti in fase d'incisione, mentre in fase di riproduzione, il compito dell'equalizzatore fono  integrato da allora negli apparecchi prodotti, per tramite della testina, è quello, con un procedimento speculare e contrario, cioè esaltando i bassi ed attenuando gli acuti, di riportare, almeno teoricamente, la risposta in frequenza, ad una perfetta linearità, la bontà del risultato finale dipendendo ovviamente dalla qualità intrinseca, ossia dal grado di precisione del pre-fono, cosa valida a tutt'oggi. Per la verità, questo non sarà nemmeno l'ultimo dei trucchi ideati per correggere le deficienze intrinseche del disco, altri ancora ne verranno col tempo e ne parlerò più avanti. Comunque, i benefici udibili del nuovo sistema, furono evidenziati dal fatto che, da subito, la risposta in frequenza si estese fino ai 4/5 khz, arrivando ai 9 già alla fine del decennio. All'inizio degli anni '30, negli Stati Uniti, il direttore d'orchestra Leopold Stokovski, assieme all'orchestra di Filadelfia di cui era direttore stabile, effettuò, in collaborazione con i Bell Laboratories, una serie di registrazioni sperimentali, alcune delle quali in una sorta di primitiva stereofonia, con un apparato di registrazione definito ad ampia gamma di frequenze ("wide range frequency") che vantava una risposta compresa fra i 50 hz ed i 10 khz (posseggo un cd della Intuition comprendente alcune di queste sessioni, ma quelle presuntamente stereofoniche mi lasciano un pò perplesso circa la loro genuinità). Alla fine degli anni '30, grazie soprattutto all'utilizzo della traccia audio ottica delle pellicole cinematografiche in acetato, come alternativa di qualità agli acetati a 78gg., la risposta si era estesa dai 50/60 hz in basso, fino ai 12/13 khz in alto. Con lo scoppio del 2° conflitto mondiale nella prima metà del decennio successivo, la marina militare britannica chiederà alla Decca di sviluppare un sistema di registrazione con una risposta in frequenza ancora più ampia, al fine di rilevare i sonar dei sommergibili tedeschi. Detto sistema, con una gamma compresa fra i 40 hz ed i 15 khz, troverà il suo sbocco discografico nel dopoguerra, evidenziato dal famoso logo "ffrr" (full frequency range recording), tramutatosi successivamente in "ffss" (full frequency stereophonic sound) con l'avvento della stereofonia. Ma alla fine degli anni '50 si arriva ai 30 hz - 15 khz di risposta in frequenza; credo che bisognerà attendere la fine del decennio successivo, perchè gli apparati di registrazione pervengano ad una risposta in frequenza veramente piena e completa, ovvero di 20 hz - 20 khz. Ma, senza il trucco, sia pur pesante, dell'equalizzazione in fase d'incisione, il disco in sè non ne avrebbe potuto beneficiare, in barba al progresso continuo degli apparecchi di registrazione. Tutto bene, dunque? Non proprio, poichè in principio, ovvero a partire da quel fatidico 1925, regnava il caos in materia di equalizzazioni, nel senso che, praticamente, ogni casa discografica adottava la propria, diversa ovviamente da tutte le altre. Naturalmente il principio di funzionamento era identico per tutte, come ho già detto in precedenza, variava soltanto la modalità, ovvero l'entità delle attenuazioni operate agli estremi gamma, per cui se un disco veniva riprodotto con una curva di equalizzazione non conforme, la timbrica ne risultava falsata, se non appiattita, in misura più o meno rilevante, a seconda delle differenze esistenti. Ma non basta nemmeno (e qui ne approfitto per correggere alcuni svarioni ricorrenti) tutto ciò, poichè i dischi ad incisione elettrica erano sonicamente incompatibili con i grammofoni dell'era acustica, essendo questi ultimi privi di qualsivoglia equalizzazione; il tentare di riprodurli in siffatti apparati, sortiva l'effetto di ascoltare qualcosa di simile ad "un litigio di gatti", per dirla con un commentatore dell'epoca, anche perchè non era l'unica differenza tecnica esistente fra i grammofoni dell'era acustica ed i giradischi dell'evo elettrico. Al posto del pesante pick-up del grammofono con una puntina più paragonabile ad un aratro, questi ultimi erano dotati di una più leggera testina fonografica, il peso di lettura era passato dai 300 g. del grammofono ai 150 del giradischi, anche le dimensioni della puntina si erano già ridotte rispetto a prima, il che significa pure, per ragioni speculari, analoga incompatibilità dei dischi acustici nei confronti del giradischi elettrico, o meglio del relativo equalizzatore incorporato, contrariamente a quanto, talvolta, viene fatto credere anche in libri e pubblicazioni specializzati (bisogna tenerne conto anche oggidì quando si vogliono effettuare dei riversamenti da codesti padelloni, su supporto digitale). Se si pensa inoltre che, con l'avvento del microsolco nel 1948, il peso di lettura e le dimensioni della puntina (quest'ultima prodotta inizialmente in uno di questi 3 materiali di crescente durevolezza e prezzo: osmio, zaffiro e diamante) scenderanno ulteriormente (per il peso di lettura si indicherà all'epoca un massimo di 10 g., oggi la maggior parte delle testine in commercio, come sappiamo, adottano dei pesi compresi fra i 2 ed i 3 g., tacendo di certi "fuoriclasse" che operano a non più di 1,25 g.), si capisce come, in poco più di un ventennio, si siano fatti enormi progressi in tale ambito. Colgo comunque, pignolescamente, ulteriore occasione per tentare di definire in maniera netta, precisa, il significato dei termini fonografo, grammofono, giradischi, spesso disinvoltamente usati in maniera interscambiabile fra di loro. Il fonografo, apparato eminentemente meccanico, è l'apparecchio che riproduce i cosiddetti rulli, solitamente di cera, incisi con solco a modulazione verticale, il grammofono, anch'esso interamente meccanico, è per i dischi, usualmente di gommalacca, acustici, ante 1925, generalmente con solco a modulazione orizzontale, eccezione fatta per i grammofoni prodotti appositamente, nel 1911, dallo stesso Edison che aveva creato precedentemente il fonografo, per i suoi esclusivi "Diamond Discs" ad incisione verticale, che però ebbero vita assai breve. Perciò gli apparecchi elettrici "equalizzati", prodotti dal 1925 in poi, rientrano tutti nella categoria dei giradischi, anche se impropriamente li si definiva con termini come "radiogrammofono", anche qualora non incorporassero alcun sintonizzatore (si tenga conto, per giunta, che fonografi e grammofoni non avevano alimentazione elettrica, salvo alcuni esemplari prototipali mai entrati in produzione - anche in questo caso, però, la trasduzione dei suoni rimaneva meccanica -, venendo piuttosto "caricati" mediante l'azionamento della classica manovella). L'unico parametro a standardizzarsi finalmente, a partire da quel fatidico '25, fu la velocità di rotazione, fissata in maniera pressochè definitiva, per tutti, a 78gg./min., almeno fino al summenzionato avvento del microsolco (nell'era acustica, sempre a proposito di caos, poteva variare, grosso modo, dai 64 fino ai 100gg./min.). Tornando alla vexata quaestio delle diverse equalizzazioni adottate dalle case discografiche, erano veramente una pletora, tanto più che, con l'avvento del microsolco, ne verranno create appositamente di differenti da quelle pensate per i padelloni di gommalacca, la qual cosa significa che 78gg. e 33/45gg. anche della stessa etichetta discografica, richiedono equalizzazioni differenti, tanto per complicare ulteriormente la faccenda. Personalmente ho menzione di una quindicina di esse, precisamente 8 per i 78gg. (US30, Westrex, HMV, ffrr 1949, Decca, Columbia - ovvero Cbs -, BSI, London) e 7 per i microsolco (RIAA - già esistente da prima del 1956, anno in cui divenne standard universale, o quasi - , NAB, CCIR, ffrr lp 1953, EMI, Columbia - Cbs - , London), ma credo proprio fossero assai di più, 30, 40 o chissà! Le mie ricerche in rete non sono state granchè fruttuose, speravo esistessero delle tabelle di comparazione, se non addirittura dei software, magari costosissimi, che simulassero le diverse curve adottate all'epoca, invece poco o niente che io sappia, almeno finora! Anche i vari video visualizzati su You Tube inerenti l'argomento, mi confermano che l'empirismo predomina riguardo a tutto ciò, spesso non è nemmeno chiaro come vengano ottenuti certi risultati, il parlare poi di "equalizzazione del 1910", ovvero in piena era acustica è pressapochistico e fuorviante, lasciamo perdere, per carità! Insomma, mi sembra che sia praticamente impossibile avere un'idea precisa delle caratteristiche delle singole equalizzazioni adottate, per poterle raffrontare fra di loro, salvo smentite. Per quel pochissimo che ne so, le equalizzazioni adottate dalla Decca e dalla Columbia/Cbs, avrebbero, soprattutto la seconda, una maggiore attenuazione degli estremi banda, rispetto a quella poi divenuta standard pressochè universale, cioè alla Riaa, ma lo dico veramente con beneficio d'inventario. Comunque, almeno fino al '60, pare che, per alcuni dischi, si siano ancora adottate curve di equalizzazione diverse da quest'ultima. Dopodichè, finita la storia? Non proprio, perchè, nel 1976, una variante simile alla Riaa (che sta per Record Industry Association of America), ovvero la curva IEC (International Engineering Consortium), venne proposta ed adottata, per qualche tempo, in Europa. Rispetto alla precedente, l'unica lievissima differenza consiste nell'avere un'attenuazione leggermente più accentuata della gamma bassa più profonda, in fase d'incisione, tanto che all'atto pratico la faccenda risultò del tutto irrilevante, poichè le 2 curve erano veramente molto simili, in realtà; inoltre pochi dischi vennero incisi utilizzando la IEC, che difatti, di lì a poco, sarà abbandonata definitivamente, almeno in ambito discografico (nella mia somma ignoranza mi chiedo però, se non si tratti proprio della stessa curva già impiegata anche nei registratori a nastro magnetico, compresi quelli a cassette, i cui nastri sono classificati proprio con la normativa IEC: IEC 1 per i nastri all'ossido di ferro, IEC 2 per quelli al biossido di cromo, IEC 3 per quelli al ferrocromo ed IEC 4 per quelli al metallo puro). Certo è che, al giorno d'oggi, chi volesse riprodurre correttamente i dischi aventi equalizzazioni diverse dalla Riaa, non avrebbe certo vita facile, poichè i pochissimi preamplificatori fono in grado di farlo, sono di ardua reperibilità e di costi quasi sempre proibitivi (e non credo che la situazione cambi granchè rivolgendosi all'usato) ed in ogni caso trattasi di equalizzazioni riferibili esclusivamente ai microsolco e non certo ai 78 giri, salvo giusto un costosissimo apparecchio danese semiartigianale, del quale lessi anni fa, in una rivista americana, ovvero il Vad Lyd MD 12 MK 3, indicato al prezzo di $1960, ovviamente negli Stati Uniti. L'alternativa sarebbe quella di procurarsi un equalizzatore, procedendo così necessariamente ad orecchio, ma essendo da tempo suddetti apparecchi praticamente spariti dal mercato dell'elettronica di consumo (chissà perchè), rimanendo perciò confinati pressochè esclusivamente all'ambito professionale, qui però, la ricerca nel mercato dell'usato può rivelarsi assai più proficua ed abbordabile, rispetto alla situazione precedente. Esistono financo dei software per l'elaborazione ed il riversamento dei vinili nel dominio digitale in commercio, disponibili nel settore amatoriale, come Audio Cleanic della tedesca Magix, che consentono di variare ad orecchio la Riaa, ma non è esattamente la stessa cosa (nulla so di Pure Vinyl della Apple). Per contro, anni fa, conobbi casualmente, in una libreria del centro storico di Bologna, uno strambo soggetto, il quale, seduta stante, mi fece ascoltare, attraverso le cuffiette del suo i-pod, alcuni riversamenti in digitale da 78 giri, a suo dire, effettuati da lui medesimo, soltanto che, quando gli chiesi ragguagli tecnici, si trincerò nel più assoluto riserbo. E poichè, tanto per fare l'originale, anzichè chiamarli in gergo "lacche" come usuale, li definiva "catrame", quello fu il soprannome che, a sua insaputa, gli appioppai immediatamente. Cosicchè, dopo essersi pavoneggiato per un breve lasso di tempo nei miei riguardi, "Catrame" sparì definitivamente dalla circolazione, l'ultima volta nemmeno degnandomi di un saluto, ma guarda un pò! Ho accennato già, in precedenza, al fatto che l'equalizzazione non sia stato che il primo dei "trucchi" usati per correggere le deficienze intrinseche del disco, altri ne sono seguiti. Con l'introduzione del microsolco a partire dal '48, da parte della Columbia/Cbs americana, il minutaggio delle singole facciate risultò sensibilmente incrementato, non solo per via del fatto della più ridotta dimensione del solco inciso, ma anche per la contemporanea adozione della tecnica d'incisione cosiddetta "a passo variabile", che, infatti, variava la distanza fra le spire del solco proporzionalmente all'entità della modulazione incisa (la scritta "MARGIN CONTROL" sulle etichette dei dischi Mercury si riferisce proprio a questo), mentre prima, con i 78 giri, il passo d'incisione era costante. Inoltre, con l'avvento ufficiale della stereofonia un decennio dopo, per ovviare alla (tutt'ora) scarsa separazione dei canali intrinseca a giradischi e testine, in fase di masterizzazione, la separazione stereo veniva accentuata artificiosamente, al fine di garantire ascolti domestici soddisfacenti (la separazione stereo è l'unico parametro in cui persino i registratori a cassette danno dei punti al vinile); di ciò bisogna tenerne conto ogni qualvolta che si riversa un master analogico nel dominio digitale, pena il ritrovarsi il famigerato buco al centro del panorama sonoro stereofonico, stante la ben più ampia separazione stereo intrinseca al sistema digitale. A parte che, nel frattempo (ovvero dal '49), come guanto di sfida alla Columbia/Cbs, la RCA aveva introdotto i 45 giri da 17 cm. di diametro (pare che la velocità di 45gg./min. sia stata desunta semplicemente sottraendo 33 da 78), con la promessa di una miglior qualità sonora dovuta alla velocità di rotazione maggiorata, unita ad una maggior praticità dovuta al diametro più ridotto (formato all'origine della famosa "guerra delle velocità", essendo i 78gg. rimasti in produzione fino al '57, soprattutto per quel che riguarda il mondo occidentale, ma fabbricati fino ai primi anni '70, per quel che concerne certe aree sottosviluppate), questo vi dà un sintetico quadro di quanti espedienti siano stati utilizzati, nel corso degli anni, per cercare di "correggere e/o migliorare" le caratteristiche intrinseche, di per sè tutt'altro che esaltanti (ebbene sì), dei dischi (continua).   

venerdì 25 novembre 2016

Mahler - Sinfonia n.10 (versione Cooke).

La più triste, personale e forse enigmatica, delle sinfonie del compositore boemo, in quella che resta, a tutt'oggi, la sua ricostruzione più attendibile.

venerdì 30 settembre 2016

Hans Rott - Sinfonia in la magg., per orchestra d'archi.

Composizione pregevole, scritta da questo compositore sfortunato (e morto giovanissimo a nemmeno 26 anni), all'età di 16/17 anni, incompiuta, ovvero mancante del 4° movimento. Ma direi proprio che sarebbe veramente ora che la figura di detto musicista, esca finalmente dall'oblio in cui, per troppo tempo, è stata ingiustamente relegata!

mercoledì 31 agosto 2016

I musicisti dovrebbero sempre morire da giovani?

Certe volte mi viene proprio da pensarlo, come qualche giorno fa, sentendo la diretta radiofonica di un concerto diretto da un ottantanovenne comprendente brani arcinoti di un compositore arcinoto. E' inutile, così fan tutti, invecchiando, anche coloro che da giovani erano più originali ed innovativi nelle scelte repertoriali, col tempo si fossilizzano sempre di più sulla solita minestra, nessuno escluso, che siano direttori d'orchestra o solisti vocali e strumentali, non c'è niente da fare, per cui, malignamente, mi viene proprio da concludere che, forse, sarebbe veramente meglio se le loro esistenze fossero un poco più brevi, piuttosto che vederli ridotti ad essere gli statici monumenti di sè stessi, nel migliore dei casi, ripetendo ad nauseam, i loro arcinoti, inflazionatissimi, cavalli di battaglia, per la gioia, naturalmente, dei tipici melomani sottosviluppati "solitominestristi"! Ma che noia sesquipedale! Che palle!!!

martedì 16 agosto 2016

Come vincere il primo premio al concorso di composizione "2 agosto".

Codesto "segreto di Pulcinella", un "segreto segretissimo", l'ho scoperto banalmente seguendo lo speciale di Rai 5 sull'evento bolognese di quest'anno! Basta appiccicarci, nella strumentazione del brano, in seno all'orchestra sinfonica, non importa come, anche con lo sputo, un tipico complesso rock formato da chitarra elettrica, basso, batteria e tastiere et voilà, il gioco è fatto! Ovvero, le probabilità di divenire vincitori assoluti del "prestigiosissimo" concorso felsineo, sono elevatissime, almeno al 99,99% a voler essere pessimisti! Lo dico soprattutto per voi, giovani compositori di (più o meno) belle speranze, per giunta lo confermavano, all'interno dello speciale, sia la dichiarazione del vincitore di quest'anno (che aveva anche l'(h)ardire di dichiararsi ammiratore sfegatato di Stravinski, ahinoi!), condita di ennesime e b(anal)mente risapute considerazioni sulla contaminazione dei generi musicali,  sia la dichiarazione del "festaiolo" che usualmente presiede a codesta manifestazione, aggiungendo che codesto espediente è perfettamente in linea con lo spirito della manifestazione (e ti pareva!), ed in effetti, direi che, anche pensando ai vincitori (soprattutto ai primi premi) delle precedenti edizioni, direi proprio che ci siamo, un'ammirevole coerenza, non c'è che dire (immagino però lo stranguglione che verrebbe al "festivaliero", se veramente, tutti gli aspiranti vincitori della prossima edizione, seguissero alla lettera il mio "prezioso" consiglio, in tal caso, di sicuro, non saprebbe più che pesci pigliare, poverello lui!)! Esilarante anche un'altra dichiarazione dello stesso primo classificato, il quale auspicava che qualche addetto ai lavori, in seguito alla sua "brillante" vittoria, s'interessasse al suo operato commissionandogli altre musiche. Eh sì, stai fresco, cocco bello, passata la "festa", gabbato lo santo! Ovvero ripiombi immediatamente nel più grigio degli anonimati, subito spentasi l'effimera ribalta, così come è stato per i vincitori di tutte le passate edizioni, con le loro "belle" musiche, tutte in prima (ed unica) "esecuzione" (nel senso giubilare) assoluta, si ridiventa più ignoti di un qualsiasi carneade. E del resto, visti simili presupposti, da "modernità da ipermercato", che altro ti vorresti aspettare? Insomma, ci sei o ci fai? Ma a qualcuno è mai rimasto impresso nella memoria un solo nome, una sola musica degna di nota, in tutto questo tempo? Ne dubito profondamente, tanto più che se fossi un compositore veramente serio, non perderei certo tempo ed energie in simili baggianate, inoltre, qualora volessi organizzare una decente rassegna di musica contemporanea, eviterei come la peste d'includervi il nome di qualsivoglia "vincitore" della suddetta manifestazione. Per giunta, un altro degli intrepidi "vincitori" dell'edizione di quest'anno, ha anche dichiarato che, volendo dare un tocco di "modernità" al suo brano "sinfonico", si è "dovuto necessariamente" rivolgere, nella stesura, a generi più, a suo dire, "moderni", quali il funky, il soul, il pop, il jazz, il rock (!!!)... transeat! Aggiungiamoci financo il fatto che il 2° classificato, un francese non propriamente giovanile nell'aspetto e con già all'attivo alcune colonne sonore, non mi sembrava proprio in linea con i presupposti di un concorso che dovrebbe essere riservato a giovani musicisti esordienti, ma tant'è! O beata ingenuità (la mia, naturalmente)! Ogni qualvolta, nel globo terracqueo, accade una strage di natura terroristica, il mio principale timore, tale da farmi cadere nell'angoscia più profonda, è che qualcuno, memore del "fulgido" esempio bolognese, decida di commemorarla istituendo un altro sciaguratissimo, dispendiosissimo ed inutilissimo concorso di composizione, vero specchio per le allodole su misura per musicanti gonzi! Se penso che, ingenuamente, quando l'anno scorso, detta faccenda cadde finalmente nella scure dei tagli al FUS, sperando che ne segnasse almeno l'inizio della fine, non avevo tenuto conto del fatto che, come poi mi è stato riferito, il "festaiolo" e la sua ghenga, godono di tali e tanti appoggi in alto loco (sponsor a parte), da far sì che non ci sarebbe stata conseguenza alcuna e così è stato, come volevasi dimostrare! Guardarmi lo speciale televisivo mi è bastato ed avanzato ("vigliaccamente", si fa per dire, non me la sono più sentita di presenziarvi, nè tantomeno di seguirne la consueta diretta radiofonica o la differita televisiva) per avere ulteriore conferma del livello nazional-popolare, da pubblico musicalmente analfabeta (includendovi naturalmente anche i famigliari delle vittime, va da sè, l'esserlo non li rende certo migliori degli altri), qual'è quello che usualmente vi assiste, da propaggine del "cinema sotto le stelle", quale sempre più si attesta immarcescibilmente e corrivamente detto evento, ed il balletto buonista non mi sembra che abbia certo migliorato le cose, anzi, tutt'altro. Insomma, giovani compositori (e direttori d'orchestra) in cerca di effimeri contentini, dateci dentro con chitarra elettrica, basso, batteria e tastiere a più non posso, tirate fuori il rockettaro che senz'altro è nascosto in voi (e se non lo è, arrangiatevi o piuttosto, "arrangiatevela"), se aspirate ad essere "i migliori in assoluto"(????), capito? Altrimenti sì, che vi fanno la "festa"! 

sabato 9 luglio 2016

Sull'ottantesimo anniversario della morte di Ottorino Respighi (1878-1936)...

...c'è poco da dire, ahimè! L'unico ente lirico che se ne è ricordato è stato il teatro di Cagliari, ad aprile, con "La campana sommersa", per il resto non ho notizia di altro! Quanto a Bologna non si smentisce, purtroppo, l'unica esecuzione di cui ho notizia (avendola anche registrata in loco, tra l'altro) è stata quella della breve terza suite per archi da "Antiche arie e danze per liuto", avvenuta lo scorso 3 giugno, per mano del gruppo strumentale de "I Solisti di San Valentino", all'interno di un concerto svoltosi nel tardo pomeriggio in una chiesa di via della Grada, nel centro storico della città, al cospetto di un pubblico sparutissimo (sembrava quasi una cerimonia per pochi intimi), anche per via di un colpevolissimo ritardo nell'affissione delle (pochissime) locandine da parte dell'irresponsabile di turno (il quale, bolognese anch'egli - sic! - ed incompetente di natura in materia musicale, ha voluto funestare ulteriormente la faccenda, leggendo pubblicamente le note di sala, prima dell'inizio del concerto e non pago di ciò, aggiungendovi anche del suo, volendo strafare come suo solito, ovvero diversi strafalcioni anche a riguardo dello stesso Respighi, ma tant'è!), ma per il resto non mi risulta affatto che alcuna istituzione musicale del luogo, abbia in programma qualsivoglia esecuzione di lavori dell'insigne musicista bolognese, almeno nel corso di quest'anno e vorrei tanto essere smentito in proposito! Se penso a quello che è stato fatto a Torino, di recente, per il "Festival Casella" (Alfredo Casella, collega e contemporaneo di Respighi, come lui facente parte della cosiddetta "Generazione dell'Ottanta", assieme al parmense Ildebrando Pizzetti ed al veneziano Gian Francesco Malipiero; inoltre, proprio nel mese corrente, dovrebbe aver luogo, con i complessi del "Regio" diretti da Noseda, la prima incisione assoluta della "Missa pro pace", ultima composizione -1942/43- dello stesso Casella, per conto della casa discografica inglese Chandos), ritornando a Bologna, c'è veramente poco da stare allegri, ma è tutto stramaledettamente nella norma, ovviamente! Soltanto Parma con Pizzetti, forse fa ancora più schifo di Bologna, ma c'è da dire che, in una regione sordidamente sinistrorsa come la nostra, nei confronti di Respighi e dei suoi colleghi, pesa ancora il fattore della loro (molto) relativa compromissione col regime fascista (peraltro condivisa con la gran parte degli italiani all'epoca, la stragrande maggioranza dei quali disinvoltamente convertitisi al comunismo, ossia divenuti "compagni", al termine del secondo conflitto mondiale), facendo sì che squallide piccinerie di natura sporcamente politica ne offuschino gli innegabili meriti in ambito artistico, tutt'ora, almeno in questo paese squallidamente ipocrita e codino! A suo tempo, stupidamente ed ingenuamente, ho anche tentato di interessare ad un lavoro poco conosciuto del compositore bolognese, che ritengo essere la summa assoluta del suo pensiero compositivo, il rappresentante degli studenti del locale conservatorio, un giovane avvocaticchio meridionale, ovviamente senza alcun successo! Varrebbe il famoso detto "nemo propheta in patria", ma se Respighi ed i suoi colleghi, fossero stati dei mediocrissimi e sedicenti "artisti di sinistra", allora sì che sarebbero continuamente incensati e ricordati ben oltre il limite della decenza, dagli attuali, stupidi reggenti, che non possono naturalmente capire alcunchè di faccende musicali! Ed allora teniamoci ben stretto Giovanni Allevi, è proprio quello che ci meritiamo! Bologna fogna! 

domenica 3 gennaio 2016

Al sottoscala di Milano.

A parte il consueto ed ineludibile contorno di abbienti e potenti fetenti, con relativa città blindata, a far da stantio e triste corollario all'inaugurazione della stagione scaligera, la cosa che ho trovato più ridicola, avendone seguito la diretta televisiva, è l'aver visto, durante il primo intervallo, accanto all'inviata televisiva, una sussiegosa ed acchittata babbiona stagionata ed ossigenata, in abito lungo nero, che inizialmente non avevo affatto riconosciuto. Ma appena l'inviata ne proferiva il nome, realizzavo, con mia grande sorpresa che, perdincibacco, trattavasi nientepopodimenoche della veneranda Patty Smith! Eh, sì, ma guarda un pò, proprio lei, l'ex rockstar provocante e trasgressiva dei bei tempi andati, la cara Patty "Bucatina" Smith, per dirla con il buon Nantas Salvalaggio (così la definì efficacemente, a suo tempo, sul settimanale "Oggi"), eccola riciclata e ricicciata, rilaccata e rileccata a mò di borghesemente ridicola ed attempata vestale del tempio della lirica, proprio costei che con l'opera ci sta decisamente come i cavoli a merenda, ma andiamo, orsù! Ma che gran figlia di una mondana! Come diceva quel proverbio: "Si nasce incendiari, si muore pompini, ops, lapsus freudiano, volevo dire pompieri, scusatemi tanto!"

Siamo sempre in 3, 3 somari e 3 briganti, sempre in 3...

Il Comunale di Bologna, ogni tanto prova a gonfiar le gote, ma così facendo ottiene soltanto di far risaltare ancora di più le proprie debolezze. E' inutile, i complessi del Comunale, a cominciare dall'orchestra, non sono straussiani proprio per niente! Me ne ero già accorto anni fa, durante la diretta radiofonica della "Salome" diretta da Nicola Luisotti, l'ho rilevato, se possibile, in misura anche maggiore, con l' "Elektra", trasmessa in diretta da Radiotresuite, domenica 15 novembre 2015 (turno Prima), alle ore 20. Tutti i limiti tecnici e virtuosistici dei complessi bolognesi, le debolezze, vengono spietatamente messi a nudo dalla complessa architettura della musica straussiana, non c'è proprio niente da fare, tutte le carenze di coesione, precisione, intonazione, emergono perentoriamente (ma avranno provato a sufficienza?), appena le cose, durante la trasmissione in diretta, sembravano finalmente prendere una piega migliore, ecco che mi sembrava di ascoltare nuovamente un insieme di ubriachi. Ma anche la direzione, di Lothar Zagrosek, mi è parsa troppo a senso unico, nel suo voler essere programmaticamente anti-wagneriana, almeno stando alle dichiarazioni del medesimo (in un lavoro che comunque dal wagnerismo parte, sia pure per giungere alle soglie di un espressionismo esasperato), eccessivamente avara di coloriti e sfumatore, a tratti anche efficace ma sovente troppo rigida e sbrigativa (dal minutaggio complessivo di circa 1 ora e 42', presumo che siano stati praticati anche i soliti tagli di tradizione), inoltre, pure il circoscritto intervento corale, non mi è parso particolarmente esaltante (inoltre, una direzione così chiaramente anti-edonistica, per reggere in maniera più convincente, abbisognerebbe di complessi assai più scaltriti tecnicamente e virtuosisticamente di quelli del Comunale. Ricordo che pure Daniel Harding, per la "Salome" alla Scala, tempo addietro, pur adottando una chiave di lettura non troppo dissimile, ovvero più scabra ed essenziale, quindi puntando meno del consueto sulla sfarzosità dello strumentale, risultò assai più convincente ed incisivo, anche in virtù della senz'altro superiore caratura tecnica della compagine scaligera, rispetto a quella felsinea). Però la lacuna più rilevante, secondo me, come e ancor più che nella "Salome" diretta da Luisotti, è costituita da una sgradevole sensazione di eccessiva magrezza e povertà di peso specifico nel suono strumentale, se non addirittura di gessosità. Per giunta, a giudicare dalla scarsa consistenza degli applausi, sia iniziali che finali, l'impressione uditiva che ne traevo, era quella di una sala semivuota. Conferma a tutto ciò, ne ho avuta qualche giorno dopo, parlando con l'organista della parrocchia in cui ancora presto servizio, il quale ha assistito (assieme alla sorella, che però si è dormita l'intera opera, sic!), da un palco, alla recita di giovedì 19, con inizio sempre alle ore 20 (turno b), rilevando un'orchestra un pò sottodimensionata, specie nella sezione degli archi e con una sola arpa, il che spiegherebbe, almeno in gran parte, la sensazione di scarso peso specifico della sonorità complessiva, inoltre anche lui mi ha riferito che, pure quel giovedì, la sala era semivuota (ulteriore conferma riguardo a quest'ultima cosa, l'ho avuta anche leggendo la relativa recensione, scritta da quel 'merlo' compiacente, sul numero di dicembre del mensile "l'opera"). Riguardo alla questione del trovarsi con la sala semivuota in casi del genere, ambedue convenivamo sul fatto che, tutt'ora, il pubblico dei melomani, sia ancora troppo condizionato dal gusto melodrammatico ottocentesco nostrano, a riprova della nostra arretratezza culturale. Ma tornando alla questione riguardo all'organico orchestrale sottodimensionato di quest'allestimento,, sempre secondo l'organista della parrocchia ove opero, ciò sarebbe dovuto alla buca troppo piccola del teatro. Sempre secondo lui, la cosa si sarebbe potuta ovviare aprendola, anche a costo di rinunciare alle prime file della platea (certamente lo strumentale sottodimensionato, in aggiunta ai tagli di tradizione, ha senz'altro facilitato il compito ai cantanti, che difatti se la sono cavata onorevolmente). Pure lui conveniva sul fatto che lavori di questo genere, siano fuori portata, rispetto alle capacità effettive delle masse e dei mezzi del Comunale (secondo me, se proprio volevano inserire un'opera di Richard Strauss nel cartellone, avrebbero fatto meglio a puntare all' "Ariadne auf Naxos", che richiede senz'altro un organico assai più limitato - nella versione definitiva, usualmente rappresentata, a piena orchestra solo nel prologo, dopodichè, nell'atto unico che segue, l'organico si riduce a 36 strumenti - e quindi più agevolmente contenibile nella ristretta buca del teatro). In effetti, come ho già dichiarato in precedenza, quando a luglio andai a vedere "Rapsodia satanica" con le musiche di Mascagni e l'orchestra in buca, anche in quel frangente notai un organico un poco sottodimensionato rispetto al dovuto. C'è da dire che, con "Elektra", Strauss sfrutta veramente al massimo la capienza della fossa orchestrale, adottando comunque pure lui qualche compromesso. Vediamolo nel dettaglio: l'orchestra sarebbe formata da almeno 111 musicisti, che però suonano un totale di più di 120 strumenti (fra le opere straussiane è senz'altro quella che richiede l'organico più ampio in assoluto, seguita da "Die frau ohne schatten", che richiede 107 strumentisti, un numero di esecutori comunque inferiore di quello richiesto da una composizione come "Eine Alpensinfonie", che ne vuole almeno 137). Il complesso strumentale dell' "Elektra", risulta così suddiviso: a) archi: 24 violini, suddivisi in 3 gruppi da 8 (violini I, II e III); 18 viole, anch'esse suddivise in 3 gruppi, ma da 6 (viole I, II e III), con la particolarità che le 6 viole del primo gruppo, in determinati passaggi, doppiano anche altrettanti violini, costituendo quindi un 4° gruppo che porta così a 30 il totale di questi ultimi; 12 violoncelli, suddivisi in 2 gruppi da 6 (violoncelli I e II); 8 contrabbassi; - gli strumenti ad arco, risultano così complessivamente 68 - b) legni: 3 flauti, 3 oboi, 1 oboe basso (heckelphone), 5 clarinetti, 1 clarinetto in mi bem., 2 clarinetti bassi (corni di bassetto), 3 fagotti, 1 controfagotto; - c) ottoni: 8 corni, di cui 4 suonano anche altrettante tube wagneriane; 6 trombe, 1 tromba bassa; 3 tromboni, 1 trombone basso; 1 tuba, 1 basso tuba; - il totale degli strumenti a fiato, fra legni ed ottoni, raggiunge quindi i 44 elementi - ; - d) percussioni: 2 batterie di timpani ed un insieme di altri strumenti a percussione che richiede 3 o 4 esecutori; - a tutto ciò si aggiungono 2 arpe ed 1 celesta. - Ribadisco ancora, come già dichiarato precedentemente, che i complessi del Comunale, hanno avuto forse il loro periodo migliore, quando alla guida come direttore stabile vi era un "certo" Riccardo Chailly, come comprovano anche le relative incisioni discografiche, successivamente, già con Daniele Gatti, la resa era divenuta assai più altalenante ed oggigiorno non direi proprio che il buon Michele Mariotti, attuale direttore stabile, più valido in alcuni autori (soprattutto Rossini), ed assai meno in altri, sia in grado veramente di rialzarne le sorti. / A riprova ulteriore del momento decisamente opaco che sta attraversando il Comunale, la stessa persona mi ha detto successivamente di aver assistito anche ad una recita de "L'elisir d'amore" di Gaetano Donizetti, precisamente a quella di venerdì 18 dicembre alle ore 20 (turno b), con la direzione di Stefano Ranzani. Anche in questo caso mi ha riferito di una sala semivuota. Premesso che non ne ho seguito la precedente diretta radiofonica, ed evitando perciò di esprimere un parere personale, mi ha parlato inoltre di un'edizione che sarebbe stata musicalmente non esaltante, con un'orchestra piuttosto pesante e dei cantanti acerbi. L'unica cosa che ha apprezzato è stata la regia teatrale, sia pure di taglio tipicamente modernizzato, come prassi usuale, ma qui bisognerebbe fare un bel discorso a parte, riguardo alla benedetta ed annosa questione delle regie nel teatro lirico ed all'eccessivo strapotere dei registi, cosa che mi riprometto di riaffrontare, una volta o l'altra...  

giovedì 31 dicembre 2015

Sconcerto di Capodanno.

Avevo già intuito da tempo che, attualmente, i concerti di Capodanno, sia viennesi che veneziani (questi ultimi effettivamente registrati il 30 dicembre, come si evince dal palinsesto di Radiotre), spacciati come spettacoli in diretta (o almeno "freschi di giornata"), fossero in realtà ripresi in precedenza (anche perchè come fanno altrimenti gli inserti filmati - e non mi riferisco ai balletti -, presumibilmente già realizzati in precedenza e visibili, salvo smentite, soltanto a chi si guarda questi concerti in televisione e non certo agli stessi musicisti e tantomeno al pubblico in sala, ad essere sempre perfettamente sincronizzati con l'andamento ritmico delle musiche via via eseguite, tacendo di altre stranezze?), ma ritenevo ingenuamente che si trattasse tutt'al più di una questione di giorni. Solo che, sfogliando in questi giorni, il numero di dicembre/gennaio del mensile "Musica" (che sarà stato chiuso non più tardi del mese di ottobre, se non prima, cosa che si evince anche leggendo l'editoriale del suo attuale direttore, nel quale ci si riferisce agli attentati parigini), vedendo già nella pagina pubblicitaria delle novità discografiche di un grosso gruppo multinazionale, la foto definitiva della copertina del disco del concerto di Capodanno da Vienna del 2016, con tanto di elenco dettagliato dei supporti audiovisivi disponibili (bd, dvd, doppio cd, triplo lp, non per niente con uscita prevista per i primi di gennaio!), completi dei relativi estremi di etichetta, mi sorge l'atroce sospetto che non di alcuni giorni prima si tratti, il che è comunque poco serio, ma, per quanto incredibile possa sembrare (visto che fra il pubblico di questi concerti, figurano regolarmente anche pezzi grossi a livello internazionale), addirittura di parecchi mesi! Ma allora lo hanno veramente registrato prima? E quando? A settembre? In piena estate? O addirittura l'anno prima? O questi spettacoli sono diventati un misto di sequenze in diretta ed altre in differita? Ecco perchè l'ultimo che ho visto, all'inizio del 2015, mi era sembrato fatto col pilota automatico, lo dovevano aver appena tirato fuori dal congelatore! Questa epoca sommamente plasticosa in cui viviamo, è ogn'or di più il tripudio del cotto e mangiato, previo scongelamento! In ogni caso, sarò cretino, ma i dubbi al riguardo sussistono. Morale della favola, se volete un concerto di Capodanno bello fresco e di sicuro non scongelato dopo parecchio tempo, autenticamente in diretta, se potete, andatevelo a cercare in qualche teatro della vostra città, sarà magari meno blasonato sulla carta, ma senz'altro più genuino, o almeno lo spero! Sto notando, al giorno d'oggi, che in ambito radiotelevisivo, i confini fra diretta e differita, si stanno facendo sempre più ambiguamente sfumati. Alla larga da questi dozzinali prodotti televisivi artefatti, muffi e stantii, dove al massimo si fa della routine, magari di lusso, sì, soprattutto in ambito viennese, ma pur sempre e solo routine! Ah, i bei tempi in cui c'era Willy Boskovski!

FUSse c'a FUSse la volta buona?

Sul numero di dicembre di "Suonare News", vi è un elenco integrale degli organismi e delle associazioni musicali, sia quelli attualmente oggetto di elargizioni, sia quelli che hanno subito l'esclusione, da parte della commissione che presiede alla gestione del FUS (Fondo Unico per lo Spettacolo), per il corrente anno. Pur non volendo entrare nel merito della spinosa questione (tutti gli esclusi, circa una sessantina in totale comprendendo tutte le branche del settore spettacolo, avendo naturalmente già avviato azioni di ricorso), scorrendo l'elenco nella sezione dedicata all'Emilia-Romagna, ne ho rilevata almeno una che, secondo il mio modesto parere, questa esclusione se la merita decisamente, ovvero l' "Associazione Concorso di Composizione '2 Agosto' "! Che senso può avere una simile manifestazione, le cui composizioni vincitrici, non hanno travalicato mai (anche nelle annate 'migliori', ossia meno indecenti), per quanto mi risulta, la soglia della 'prima - in questo caso, sempre unica - esecuzione assoluta', cadendo immediatamente nell'oblio subito dopo? E' giusto strumentalizzare le tragedie e le relative vittime, per dare una parvenza di legittimità ad eventi dal dubbio spessore artistico e culturale, con relativo dispendio di denaro anche e soprattutto pubblico? Personalmente, direi proprio di no! Ricordo parecchie annate in cui il livello delle proposte musicali era persino peggiore del più sguaiatissimo dei festival sanremesi, così come il clima generale era più da becera sagra strapaesana che da autentico evento commemorativo; perfino nelle edizioni più passabili, non ho mai riscontrato alcun autentico capolavoro. E se tali erano i brani vincitori, ovvero presumibilmente i migliori, allora non mi azzarderei nemmeno a pensare che roba mai potessero essere quelli esclusi! Ultimamente avevo già notato anche come questa rassegna sia stata progressivamente fagocitata dal concomitante "Cinema sotto le stelle", avente luogo nella medesima piazza, soprattutto da quando quest'ultimo, allungando peraltro un brodo già diventato di suo sempre più scipito, si è prolungato fino a ferragosto, facendone quindi divenire il relativo concerto una banalissima e sbiaditissima appendice. E direi di averne avuta ulteriore riprova proprio quest'anno, poichè l'attrattiva principale della serata non era costituita dal concerto medesimo, ma dal film che veniva proiettato successivamente, ovviamente incentrato sull'evento tragico oggetto della commemorazione, ma con un elemento, diciamo, di novità, poichè il tutto era trattato nella forma di una storia sospesa tra realtà e fantasia, con tanto di sceneggiatura ed attori in carne ed ossa, ambientata in una Bologna da cartolina turistica illustrata (una delle frasi ricorrenti nel film è: "A Bologna o ti fermi per mezz'ora, o per tutta la vita!", ma che grande idiozia, per carità! Meglio sarebbe evitare del tutto di metterci piede), irritantemente falsa ed artificiosamente tirata a lucido al computer (mentre nella realtà è assai più dissestata, sporca, caotica e disordinata, oltrechè letteralmente stuprata da una selva di cantieri che sbucano da ogni dove da più di un anno e mezzo), con un risultato finale di un lavoro buonista, carino, ma anch'esso, tanto per cambiare, decisamente dimenticabile come il concerto che l'aveva preceduto, ovviamente; il tutto si è concluso con la relativa passerella finale sul palco, di una parte degli attori partecipanti e dei realizzatori, regista e sceneggiatore compresi, che si sono prodotti in una sequela di sbrodoleggiamenti, per la delizia del pubblico quivi convenuto, accipicchia! Nei titoli di coda del film, ho notato, in corrispondenza dell'elenco delle musiche utilizzate, che la sarabanda dalla terza suite per violoncello di Bach (che difatti si ode in sottofondo durante una scena ambientata in un interno domestico), è tratta da un'incisione discografica effettuata dalla figlia di un alto papavero politico locale, ma guarda un pò! Mi capitò anni fa di ascoltarla esibirsi in un concerto dal vivo assieme ad altri suoi 'degnissimi' colleghi, trovando sia costei che gli altri, decisamente gelidi e legnosi, se penso che (o beata ingenuità) la vastissima discografia delle suites bachiane comprende il gotha dei massimi violoncellisti di ieri e di oggi, ecco che abbiamo avuto un ulteriore esempio di servilismo politico, visto che la donzelletta in questione non possiede certo la caratura artistica per potervisi minimamente raffrontare, ohibò! Quanto al concerto che precedeva questo spettacolo, anch'esso complessivamente senza infamia nè lode, mi limiterò a dire che il brano risultante come secondo classificato, mostrava una certa carica suggestiva maggiore degli altri, ma comunque il risultato finale non era nulla di eclatante, come del resto l'intera serata, più degna di minzione che di menzione, ed è per questo che non cito alcuno dei partecipanti, tanto sarebbe veramente fatica sprecata! Per quel che mi concerne, in futuro, non credo che mi darò più la benchè minima pena di seguirla, nemmeno in radio, una tale insulsa manifestazione, semprechè prosegua nonostante tutto, cosa che di certo non auspico, stante che non intravedo alcun margine di possibili miglioramenti! Qualche anno fa, assistendo alla prova generale di uno di questi concerti, che si svolge di solito la sera prima in piazza, tempo metereologico permettendo, un signore che non conoscevo, assisosi accanto a me, principiò a chiacchierare affabilmente col sottoscritto. Durante la conversazione mi scappò, per così dire, una frase in cui affermavo (e tutt'ora ribadisco) che i componenti dell'associazione dei familiari delle vittime della strage, sono totalmente incompetenti in materia musicale (la qual cosa peraltro corrisponde a verità assoluta). Sulle prime il soggetto non fece alcuna piega, diventando però progressivamente sempre più gelido e taciturno nei miei confronti, alla fine andandosene via senza nemmeno salutarmi! Come immaginavo, la sera successiva, durante il concerto, con mio sommo compiacimento, capii il perchè della sua reazione, poichè lo intravvidi seduto proprio all'interno del settore riservato ai familiari delle vittime (oltrechè ai pezzi grossi locali)! Sarò un discolaccio incorreggibile, ma non riesco proprio a vergognarmene, chissà com'è! Spero proprio che a quel gruppuscolo di palloni gonfiati locali che presiedono a questo cosiddetto concorso di composizione, il ricorso in appello non sortisca alcunchè e che si prendano finalmente una bella lezione, una volta per tutte! FUSse c'a FUSse la volta buona? Ma magari!

martedì 8 dicembre 2015

Il canale della hk sinfonie orchester / Frankfurt Radio Symphony Orchestra.

Fra i canali da me frequentati su You Tube in questi ultimi tempi, la palma del più gettonato va senz'altro a quello dell'orchestra sinfonica della Radio di Francoforte. E' un canale senz'altro più generoso rispetto ad altri analoghi, come per esempio quello della Filarmonica di Berlino, poichè, a differenza di quest'ultimo, ti consente la visione gratuita di brani interi, anche ad ampio respiro (tipo una terza sinfonia di Mahler) e non solo di brevi frammenti (che pure ci sono, ma in misura minima), ovvero non sei costretto a dover sborsare quattrini, nè a sottoscrivere abbonamenti di sorta, se ti vuoi godere interi concerti! L'iscrizione è naturalmente gratuita (ed in realtà, non è nemmeno obbligatoria), come usuale su You Tube, dopodichè si accede ad un'ampia scelta di composizioni integrali e sottolineo integrali, da visionarsi a piacimento (gli unici titoli che ho evitato come la peste, sono quelli ascrivibili al cosiddetto "cross-over", ma per fortuna, non costituiscono la maggioranza dell'offerta). Il repertorio proposto è sufficientemente vario ed interessante, partendo dai brani più consueti, con numerose incursioni nel '900 storico e toccando anche la contemporaneità, la qual cosa non guasta affatto, anzi! La qualità, sia artistica che audiovisiva, per quello che ho potuto fino ad ora constatare, è generalmente valida, sia pure con qualche inevitabile discontinuità, molti video sono però addirittura visionabili anche in alta definizione (se la scheda video e/o la connessione del proprio computer lo consente), pur se talvolta quest'ultima funzione si rivela un poco instabile. La critica principale va semmai rivolta alla regia televisiva, spesso sciatta ed irritante, di un pressapochismo in certi casi persino sconcertante (si vede proprio che non ci sono più i tedeschi di una volta!), a volte si direbbe persino amatoriale, con inquadrature sghembe od assurde, completamente slegate dall'andamento musicale, sfocature e maldestri aggiustamenti, ma questo non inficia comunque il giudizio complessivo su questo canale, che resta senz'altro positivo, nonostante questa menda. Se dovessi citare uno solo dei video presenti in questo canale, darei la menzione d'onore a quello in cui Carlos Miguel Prieto dirige quest'orchestra nel "Huapango" di Josè Pablo Moncayo: 12'03" di assoluta trascendenza, la migliore esecuzione in assoluto che abbia mai sentito di questo brano (nonostante un paio di piccole fallosità in orchestra), considerato giustamente dai messicani come il loro secondo inno nazionale, con, in questo caso, un direttore d'orchestra, messicano anch'egli, musicista di classe assoluta, che sprizza simpatia da tutti i pori, suscitando persino sorrisi divertiti fra gli orchestrali, insomma trattasi di un autentico caleidoscopio di emozioni, che, da solo, vale tutto il canale! Subito dietro ci metterei però, la seconda sinfonia di Alfredo Casella, capolavoro sinfonico misconosciuto, diretta con una foga a tratti persino eccessiva, da Gianandrea Noseda (in prima assoluta per la Germania)! Dopodichè vi aggiungerei la prima sinfonia "Istambul" del compositore e pianista turco Fazil Say, diretta da Howard Griffiths, altra notevole "scoperta" nell'ambito del contemporaneo! Fino ad ora, tutti i video di cui ho fruito, chi più, chi meno, non mi sono affatto dispiaciuti, compresi quelli sui quali mi sono dimenticato di cliccare sul "mi piace", in genere si tratta di titoli recenti se non addirittura recentissimi (periodicamente ne vengono aggiunti anche dei nuovi, per contro talvolta ne vengono tolti alcuni dei più remoti). Volendo però esulare dall'aspetto prettamente musicale della faccenda, vorrei rivolgere una sentita preghiera ai responsabili di questa orchestra: per favore, non turbate i sogni di noi musicofili, sciorinandoci sotto i nostri occhi un autentico parterre di bellone mozzafiato da infarto! Mi riferisco in particolare ad una biondona da urlo di Munch, con occhioni scuri e profondi, che è una delle flautiste dell'orchestra e sulla quale le telecamere indugiano ben oltre il lecito (si direbbe che il regista televisivo e/o il cameraman si siano letteralmente invaghiti della fanciullina, chissà com'è, bah, valli a capire, devono essere orbi, forse), se volete vederla in tutto il suo splendore (ed anche, perchè no, la sua bravura), guardatevi, per esempio, il bel video di "Claire de lune" (orchestrazione di André Caplet) di Claude-Achille Debussy, diretto da Jean Christophe Spinosi. Ma ci sarebbe anche una morettona carrozzata Pininfarina percussionista, che suona generalmente lo xilofono, dai tratti somatici si direbbe messicana, che assomiglia vagamente all'attrice Salma Hayek, come qualcuno su You Tube ha giustamente notato, anche codesta donzelletta non passa certo inosservata (la si può vedere all'opera, tra gli altri, proprio in "Huapango"). Ho notato financo una rossa triplo malto da colpo apoplettico, anch'essa percussionista, suonare la grancassa nel video della settima sinfonia di Dimitri Dimitrievic Shostakovich, diretta da Marin Alsop. Aggiungiamoci altre bellone assortite nel settore archi (soprattutto, direi fra i violini secondi ed i violoncelli) ed anche fra le arpiste, cosicchè l'infarto è assicurato, per i vecchi arnesi sgangherati come il sottoscritto, troppe emozioni fra bella musica e belle signorinelle, ce n'è veramente per tutti i gusti e d'avanzo, troppa "grazia" Sant'Antonio! Arrivati a questo punto, inviterei "perentoriamente" i responsabili dell'orchestra, a darci "obbligatoriamente ed immantinente" indirizzi e numeri di telefono di queste fatalone carrozzate da paura, se non fosse che l'età avanzata e le condizioni economiche a dir poco pessime, mi inducono a ritenermi automaticamente fuori gioco. A parte il fatto che non mi alletterebbe per nulla il dover fronteggiare una nutritissima folla di possibili aspiranti, più aitanti e prestanti, certamente sarebbe molto peggio che trovarsi in coda al casello autostradale nell'orario di punta! Per fortuna che le dirette interessate non leggeranno mai le scempiaggini che ho scritto su di loro, o no? Lasciamo perdere, piuttosto queste amene considerazioni, mi fanno tornare in mente una cosa stramba. Anni fa, conoscevo un meridionale, un certo Antonio, credo di origine pugliese, che, come tanti altri suoi conterranei, parassiteggiava (anzi, temo parassiteggi tutt'ora) al C.M.P. di Poste Italiane, sito in via Zanardi, qui a Bologna (e qua bisognerebbe aprire un'altra piaga dolorosa riguardo alle magagne di Bologna, poichè questo luogo è diventato da anni autentico feudo - "cosa loro" - di meridionali, soprattutto abruzzesi, lavativi e lo posso affermare con assoluta cognizione di causa, avendone conosciuti diversi di costoro, ed avendo tentato inutilmente, io bolognese nativo, sottolineo "nativo", un paio di volte, senza successo, di farmi assumere come avventizio estivo, ma tutto ciò esulerebbe da questa sede, quel che è certo è che qui anche un santo si trasformerebbe nel razzista più sfegatato, con quello che succede!). L'omuncolo in questione, per giunta veramente brutto e cretino, sarebbe stato sposato nientepopòdimenoche con una violoncellista svedese dell'orchestra sinfonica di Goeteborg, dico sarebbe, poichè alcuno dei 2 colombi recava l'anello nuziale al dito (so che non è certo obbligatorio averlo, però, non vedendolo, qualche dubbio sulla veridicità di questa presunta unione, inevitabilmente viene a galla), come ebbi modo di constatare personalmente, una volta che li incontrai all'interno di una libreria del centro storico di Bologna. Per giunta costei, piuttosto giovane e carina tra l'altro (mi pare si chiamasse Corin), non parlava nemmeno una sillaba nel nostro idioma, tant'è che mi rivolsi a lei in inglese, chiedendole ragguagli sulla sua attività e scoprendo che aveva partecipato anche alle sedute d'incisione di alcuni dischi, diretti da Neeme Jaervi, in mio possesso. Ma tornando all'omuncolo decerebrato col quale si sarebbe accoppiata, costui, a parte un italiano stentato da analfabeta, non conosceva nè l'inglese, nè tantomeno lo svedese (sai che bei dialoghi ci dovevano essere fra costoro! E non mi si tirino in ballo presunte "doti nascoste" riguardo a quell'omuncolo striminzito, orbo più di Mister Magoo, con le lenti degli occhiali spesse almeno 3 dita, pelato, smunto e stenterello, doti a dir poco assai improbabili, se non addirittura fantascientifiche); in effetti, non ero certo l'unico ad ironizzare su questa presunta relazione, poichè lei era in giro per il mondo per la gran parte dell'anno, anche e soprattutto in virtù delle tournée dell'orchestra, veniva a Bologna per qualche giorno una volta ogni morte di papa, per contro, lui, una tantum, la raggiungeva per brevi periodi nel suo paese natale, ossia in Svezia (a far che cosa non si sa, visto che l'omuncolo, come ho già detto, non biascicava alcun idioma straniero, per giunta mi riesce impossibile d'immaginare, anche solo vagamente, quali potessero mai essere, di conseguenza, gli eventuali rapporti con i genitori di lei, inoltre non mi risulta che i 2 piccioncini avessero dei figli), per il resto ritrovandosi regolarmente solo come un cane (e chissà quanti "cornetti alla crema" da parte innanzitutto di lei, fra una comparsata a Bologna e l'altra), soprattutto in concomitanza con i periodi festivi. Per giunta il miserabile microcefalo invertebrato cerebroleso, vantando cotale consorte e pur non capendo ovviamente una mazza di musica classica ed affini, aveva preso saltuariamente a frequentare le sale da concerto della città, soprattutto il Teatro Manzoni, dicendomi tranquillamente, senza alcuna vergogna, che a lui la musica classica serviva unicamente per rilassarsi ed addormentarsi, cosa che faceva regolarmente in loco, inoltre pretendendo pure che io gli masterizzassi su cd, gratis naturalmente (proprio un gran bel pidocchioso, per giunta!), dei brani che riteneva adatti allo scopo, tipo la suite sinfonica "Shéhérazade" di Nikolai Andreievic Rimski-Korsakov (sic!), al che io gli rispondevo regolarmente picche, ma lui non se ne dava affatto per inteso, tornando periodicamente alla carica! Fortunatamente, l'ho poi perso di vista, quello squallidissimo sciroccato, ma era veramente un autentico strazio dell'anima, uno dei tanti, troppi, ahimè, "bei ricordi", di questi tristissimi anni bolognesi, autentica galleria degli orrori metropolitani! Ritornando a discorsi ben più seri, sempre a riguardo dei video tratti dai concerti pubblici dell'orchestra di Francoforte, ho notato sovente dei preoccupanti e talvolta financo rilevanti vuoti in sala, non solo riguardo alle musiche più desuete, ma perfino anche con brani relativamente assai più noti, ed essendo in genere coinvolti solisti e direttori di rango internazionale, trattandosi per giunta di territorio germanico, anzichè del nostro disgraziatissimo bel paese, la qual cosa mi avrebbe stupito assai meno (oltretutto i video da me guardati sono di epoca recente, ovvero compresi nell'ultimo quinquennio), considero questa cosa, quali che ne siano i motivi scatenanti, come un ulteriore sintomo desolante del continuo degrado culturale (oltrechè morale), a livello globale, di quest'epoca sguaiata ed impazzita, una continua emorragia di valori e di principi, che non sembra conoscere sosta alcuna, inarrestabile, implacabile. Mala tempora currunt, veramente! 

sabato 5 dicembre 2015

Gioie e dolori di You Tube.

Il motivo principale del fatto di aver trascurato questo blog negli ultimi tempi, non è fortunatamente dovuto a qualche nuovo accidente occorsomi, ma semplicemente non ho fatto altro che darmi, in questo lasso di tempo, abbastanza intensamente, al cosiddetto "streaming" (almeno credo che così si denomini comunemente la faccenda), ovvero, nella fattispecie, alla fruizione di documenti audiovisivi reperibili su You Tube, facendomi così, in prima persona, una certa idea dei lati positivi e negativi di questa pratica. I titoli ai quali ho mirato, erano in prevalenza di natura musicale, naturalmente, visto che trattasi del mio interesse principale, ma ne ho visualizzati anche una parte relativa ad altri generi (ferrovie reali ed in miniatura, moda, filmati amatoriali e non, di vario genere), anche se in questa sede intendo riferirmi esclusivamente ai primi. E' senz'altro vero che su You Tube puoi pescare cose, ossia compositori e musiche, dei quali altrimenti non sospetteresti nemmeno l'esistenza (e questo è senza dubbio positivo), ma non è affatto vero, come molti dicono, che ci sia veramente di tutto (cosa fisicamente e tecnicamente impossibile), ho verificato personalmente che su certi compositori e/o su determinate musiche c'è assai poco o nulla, ma dopotutto, non è sensato pretendere l'impossibile. Per quel che mi riguarda, contrariamente da quanto dichiarato da Bruno Re sul numero di novembre della rivista "Suono" (che parla del rischio di interruzioni pubblicitarie cadenzate ogni decina di minuti), non ho avuto grossi problemi con le intromissioni pubblicitarie, quasi completamente assenti nei numerosi video di musica classica che ho guardato, tutt'al più trovandomela all'inizio dei video di musica leggera (anche se, questo sì deprecabile, con un volume "naturalmente" troppo alto), anche se con la possibilità dopo alcune decine di secondi dall'inizio, di saltarla per passare direttamente al video vero e proprio (a parte anche la questione, nel caso suddetto, delle fastidiose "annotazioni pubblicitarie" su schermo, peraltro facilmente escludibili). Ma, ribadisco di nuovo, fortunatamente, almeno fino ad ora, soprattutto per i titoli di musica classica, che costituiscono almeno per me l'attrattiva principale dei siti come You Tube, anche quelli dal minutaggio più consistente di cui ho fruito, ovvero di durata prossima o superiore al paio d'ore, sotto questo aspetto, sono passati lisci come l'olio (a parte l'avere un account Google, peraltro gratuito e non obbligatorio, non ho sentito il bisogno d'inserire alcun particolare filtro anti interruzioni pubblicitarie), esclusa la seccatura iniziale, talvolta, di dover settare correttamente i parametri audiovisivi oltre al fatto di dover escludere la riproduzione automatica del titolo selezionato come successivo da You Tube medesimo, se non di mio gradimento (altro inconveniente minore, quello di segnalarti come già guardati, anche i titoli caricati per errore o tutt'al più visionati parzialmente; in quest'ultimo caso, se li si carica di nuovo, la riproduzione riprende esattamente dal punto in cui si è interrotta, per cui se si vuole ripartire esattamente dall'inizio, occorre riportarsi manualmente al punto di partenza). Fra le faccende antipatiche, semmai vi è il fatto che molti titoli, forse anche per limiti tecnici di caricamento sul sito suddetto, sono spezzati in più tronconi, a detrimento della continuità della fruizione; inoltre la qualità audiovisiva, stante l'estrema eterogeneità delle fonti di partenza, è parecchio discontinua anche all'interno di un singolo canale e prescindendo pure dalle caratteristiche intrinseche delle schede video ed audio del proprio computer (dispositivo peraltro già di per sè intrinsecamente instabile), oltre che dall'intensità del segnale e dalla velocità (ma qui in Italia, sarebbe meglio parlare di minore o maggiore lentezza) e dal tipo della connessione alla rete, tutti fattori che certamente influiscono, anche in misura rilevante, sul risultato finale (se poi in questa catena vogliamo includere anche la qualità dei trasduttori, ovvero casse acustiche e/o cuffie, deputate a riprodurre sonicamente il tutto, il discorso si allargherebbe parecchio). Ma la tara più antipatica di You Tube (e, presumo, di tutti gli altri siti simili), come ben sanno i suoi frequentatori, si verifica quando, per varie cause, si verifica il caricamento a singhiozzo del titolo prescelto dall'utente, che ne rende la fruizione un autentico strazio dell'anima, se non addirittura impossibile, inconveniente tutt'altro che raro, ahimè, che ne mette a nudo l'ancora scarsa affidabilità intrinseca; personalmente ritengo anzi che questa autentica tara, stante anche l'intrinseca fragilità della rete informatica medesima, non arriverà mai ad essere risolta completamente. Le cause di tutto ciò, come mi sono reso conto di persona, in questo periodo, possono essere molteplici: ci possono essere problemi da parte del provider e/o del server (nel mio caso, come aggravante, non potendomi permettere economicamente l'onere di una connessione casalinga, devo per forza servirmi del wi-fi pubblico gratuito, a cominciare da quello comunale, ossia, nel caso di Bologna, la Rete Civica Iperbole, che a volte è peggio di un colabrodo, tacendo degli ovvi limiti di luoghi e di orari ai quali si è naturalmente soggetti, a parte la presenza o meno di prese elettriche di alimentazione), ma a volte sono lo stesso sistema operativo (nel mio caso Windows 7 HP 64), il browser predefinito (sempre nel mio caso, Google Chrome), l'antivirus (Avg Protection Free) o lo stesso sito (You Tube), ad effettuare, chissà per quali misteriosi motivi, delle azioni di disturbo, che ti costringono spesso ad interrompere la visione, a tentare di ricaricare il video o la pagina, oppure ad uscire e rientrare sul sito, se non addirittura a chiudere e riaprire il browser, magari inducendoti a riavviare anche il computer, facendoti perdere per giunta parecchio tempo! Morale della favola, almeno per quel che mi concerne, finchè campo, le mie fonti principali di approvvigionamento, continueranno ad essere: 1) i supporti audiovisivi, 2) la radiotelevisione via etere, continuando perciò a considerare la rete, con tutti gli annessi e connessi, non più che un'alternativa secondaria ed accessoria, non essendo nemmeno minimamente interessato anche a quell'altra pratica ad essa sovente associata, ovvero lo scaricamento (downloading), ed escludendo in partenza e per motivi non soltanto economici sui quali non mi dilungo ulteriormente per non risultare eccessivamente prolisso, anche la frequentazione dei luoghi (sale da concerto, auditorium e teatri) usualmente deputati alla musica dal vivo. Sarò retrogrado, ma affidarsi totalmente, in questo come in altri casi, alla virtualità della rete, come non pochi paventano, mi sembra proprio un'azione da idioti sconsiderati, poichè la struttura che la regge, per sua stessa natura, sarà sempre troppo fragile e vulnerabile, per poter essere considerata di affidabilità totale!