Disquizioni intorno alla musica colta, con particolare riferimento alla realtà contemporanea.
giovedì 28 febbraio 2013
Sante parole!
In un'intervista concessa tempo addietro a Radiotre, durante le prove per il "Romèo et Juliette", sinfonia drammatica di Héctor Berlioz, rappresentato in forma di balletto (!), sia pure con la presenza di soli, coro e orchestra, avvenuta qualche mese fa al Teatro alla Scala di Milano, il direttore americano James Conlon, ad un certo punto del colloquio, ha fatto una di quelle affermazioni che mi piacerebbe di sentire sempre più spesso, proprio concernenti il repertorio da proporre al pubblico dei melomani, argomento che, come si sarà capito fino alla nausea, mi sta particolarmente a cuore. Conlon ha dichiarato all'intervistatore, che pur dirigendo con immenso piacere, è ovvio, le sinfonie di Mozart, in concerto e pur auspicando di poterlo continuare a fare sovente (e su questo non ci piove!), lui si sente più utile, nella sua missione di musicista, nei riguardi del pubblico, quando propone musiche di autori ingiustamente misconosciuti, tipo Alexander von Zemlinsky, ma che ritiene meritevoli di una maggiore conoscenza, da parte del grande pubblico. E in effetti il suo encomiabile apostolato per quest'ultimo, è testimoniato da una messe di incisioni effettuate proprio per la Emi (sic!); speriamo che, viste le sorti di questo gruppo discografico, non spariscano dal mercato, sarebbe veramente una grande perdita, visto il livello notevolissimo di queste musiche, con esecuzioni all'altezza della situazione! Certo, rimanendo nel catalogo Emi, plaudo di più a una iniziativa come questa di Conlon, piuttosto che alle incisioni di Antonio Pappano, prevalentemente dedite alla solita minestra e non sempre all'altezza della sua fama, come risultati interpretativi; che dire poi di certi arbitrii, tipo un "Don Carlos" verdiano che era un assurdo pateracchio fra la versione francese e quella italiana, e un "Guillaume Tell" di Rossini, che se da un lato dichiarava di seguire la nuova edizione critica realizzata da Elisabeth Bartlett, dall'altra sforbiciava disinvoltamente una buona mezz'ora di musica, la qual cosa mi sa di decisa presa per i fondelli, dire che il suo apporto discografico sia stato prevalentemente pleonastico, è un gentilissimo eufemismo! Giustamente Conlon, al contrario, aggiungeva nell'intervista succitata, che questa musica misconosciuta rappresenta un capitale culturale e come tale va fatta circolare, poichè tutto questo, aggiungo io, non può che rappresentare un'occasione di arricchimento collettivo! Sante, santissime parole, esimio Maestro James Conlon, peccato che la maggioranza dei suoi colleghi, continui a fare orecchie da mercante! Per questo enorme, immenso capitale culturale, dovrebbe valere la stessa legge che dovrebbe essere applicata ai capitali economici, ossia farli circolare il più ampiamente possibile, ma mentre nel caso dei capitali economici, il sistema bancario agisce da elemento frenante, con le nefaste conseguenze sull'intero sistema economico che sono sotto gli occhi di tutti, nel caso dei capitali culturali ci pensano quelle stesse istituzioni che dovrebbero avere come obiettivo precipuo la loro diffusione, a svolgere lo stesso ruolo frenante e castrante delle banche in ambito economico (nel caso della musica teatri e istituzioni concertistiche, sempre più ammuffiti musei delle cere per un pubblico mummificato), con l'ovvio e costante impoverimento del panorama culturale e musicale mondiale e in particolare nostrano! Coraggio!
Tutto il mondo è paese.
Ho citato più volte ultimamente il mensile "BBC Music Magazine" che esce in edicola da poco più di una ventina d'anni e che vanta il fatto di essere il mensile musicale colto più venduto nel mondo, ed è il maggior concorrente della più antica rivista discografica del mondo, ossia l'inglese "Gramophone" che credo risalga all'incirca al lontano 1927, anno più anno meno, ininterrottamente sulla breccia fin d'allora. Peccato che, secondo me, per ottenere il primato di per sè invidiabile, di essere la rivista musicale più venduta al mondo, sia scesa a troppi compromessi sul piano qualitativo, sia per ciò che concerne i contenuti editoriali del periodico, con eccesso di frivolezze, banalità e pettegolezzi, ma ancora di più per ciò che riguarda il contenuto musicale del cd ad essa allegato fin dal primo numero. Troppo spesso, come nel caso del numero attualmente in edicola, il disco allegato appartiene a quella categoria che definirei "cd della mutua", ossia contenenti la solita minestra, ovvero il repertorio più trito e ritrito, in questo caso 2 delle suites orchestrali di Bach, con tutto il rispetto per quest'ultimo! Nondimeno il numero di gennaio, dedicato principalmente e giustamente al centenario della nascita di Benjamin Britten, ha proposto nel disco allegato il suo arcinoto capolavoro che é il War Requiem, anzichè andare a pescare, approfittando dell'occasione, nei suoi lavori meno noti, tipo quelli cameristici, o vocali, solo per fare qualche esempio, o proporre magari dei lavori inediti, come già fatto in passato dalla stessa rivista, in tempi evidentemente migliori degli attuali. Anzi, a questo proposito, aggiuungerei che mi sento particolarmente deluso, poichè da una rivista britannica, mi aspetterei una maggiore attenzione al loro immenso patrimonio di compositori inglesi di talento misconosciuti, tipo Elisabeth Mackoncy, Humphrey Searle, George Lloyd, Elisabeth Lutyens, Robert Simpson, John Mc Cabe, Alexander Mackenzie, George Butterworth, Constant Lambert, Lord Berners, Granville Bantock, Gerald Finzi, Brian Easdale, Frank Bridge e tanti altri, non dovrei essere io, uno straniero, nella fattispecie un italiano, a suggerirglielo, si dovrebbero proprio vergognare e dovrebbero, al contrario, considerarlo il loro obiettivo principale! Ma evidentemente tutto il mondo è paese e il loro atteggiamento ricalca quello nostrano per quello che concerne la diffusione e la conoscenza del nostro repertorio, strumentale e non, che non si limiti alle solite musiche dei soliti noti. Se penso che, in anni passati nei dischi allegati a questa rivista, si trovava sovente della musica rara non solo del '900 storico, ma anche brani contemporanei se non addirittura delle prime assolute, in certi casi commissionate dalla rivista medesima, non posso non deplorare l'attuale andazzo populista nel senso più deteriore del termine. Per giunta limitare le sempre più rare incursioni nel repertorio britannico ai soliti nomi, tipo Britten, Elgar, Vaughan-Williams, Delius, per giunta in prevalenza nei loro lavori più arcinoti, per quanto li apprezzi enormemente, mi sembra proprio denotare una mentalità bassamente commerciale, nei responsabili di questo periodico. A parte che, essendo l'attuale direttore della nostra più importante e anziana rivista discografica, "Musica", un inglese rispondente al nome di Stephen Hastings (la nostra benedetta esterofilia!), come legge del contrappasso sarebbe giusto casomai, mettere alla direzione di "Gramophone" un italiano, in tal caso, essendo disoccupato, mi candido sfacciatamente! Tornando al periodico della BBC, trovo che quest'ultimo si stia riducendo al rango di rivista per signorinelle snob e che necessiterebbe di una bella iniezione di testosterone! Una volta, quando le scelte musicali inerenti il contenuto dei dischi allegati, erano più coraggiose e originali, la acquistavo regolarmente, adesso, quasi sempre, mi limito a darci una rapida scorsa in edicola; del resto, ritengo di non essere il solo a pensarla così, poichè noto che, in genere, quando vi è allegato un "cd della mutua", vende meno copie di quando vi è incluso un titolo più interessante, almeno così mi pare, girando per le edicole della città! Svegliati, perfida Albione!
mercoledì 27 febbraio 2013
O tempora, o mores!
Il critico musicale Marco Riboni, è (o era?) il recensore che sul mensile nostrano "Amadeus", si occupa (o si occupava?) di giudicare i nuovi dischi che via via escono inerenti la chitarra classica. Ciò che trovo (o che trovavo?) lodevole in lui, è soprattutto quella rara caratteristica (ahimè!) che lo rende (o lo rendeva?) una mosca bianca, nel panorama invero miserello anzichennò dei critici musicali nostrani, ovvero che pur non mancando ovviamente di lodare, qualora meritevole, le doti tecniche e interpretative del musicista di turno, questo però non gli impediva di stigmatizzarne con giusta dose di severità le eventuali e purtroppo prevalenti banalità nelle scelte repertoriali (sarà un caso che, dopo il n. 272 del luglio 2012 di "Amadeus", non siano più comparse recensioni di dischi di musica chitarristica? Vorrei tanto sbagliarmi, ma chissà com'è...). Questo suo "riprovevole" atteggiamento ha suscitato, ovviamente in maniera del tutto prevedibilissima, l'ira di qualche discografico nostrano, tipo l'esimio signor Mirco Gratton (nomen omen?) responsabile (sic!) della Universal italiana, il quale piccato per il giudizio negativo che il nostro aveva dato inerenti la banalità delle scelte repertoriali di un disco Dg, interpretato dal giovane leone croato Milos Karadaglic (anzi semplicemente "Milos" per gli estimatori, così come il pianista cinese Yundi Li si fa chiamare semplicemente "Yundi", uaoh, mentre il violinista inglese Nigel Kennedy si fa chiamare soltanto "Kennedy", doppio uaoh, si vede che così facendo fa più fico e si pensa di vender meglio la mercanzia, bah!), inviò una lettera irata al suddetto mensile, nel quale ribadiva che dopotutto quel disco aveva avuto un buon successo di vendite, che aveva contribuito a diffondere la conoscenza della musica classica, eccetera eccetera. Insomma le solite banalissime giustificazioni da volgarissimo mercante. Anzi a volte, per indorarti la pillola, cercano di farti credere che il successo commerciale, ammesso poi che sia veramente tale, di simili titoli, spiani la strada alla proposta di dischi contenenti repertori più desueti. In tutto ciò a essere colpevoli non sono ovviamente solo i discografici (che personalmente considero alla stregua di venditori di letame, vista la competenza che dimostrano continuamente nel trattare i supporti audiovisivi, con la stessa grazia con cui venderebbero concimi organici!), ma anche questi plasticosissimi musicisti, che pur di spianarsi la strada per il successo, non esitano a svendersi nella maniera più ignominiosa! Quando per giunta si tratta di repertorio già strainciso da cani e porci in tutte le salse, come si può non pensare che tutti gli appassionati non ne posseggano già più esecuzioni, sovente più prestigiose delle nuove arrivate, e non siano certo eternamente disposti soprattutto in tempi di crisi, a spendere altri quattrini, per ascoltare sempre la solita minestra, trita e ritrita, che alla fine ti esce proprio dalle orecchie??? E' proprio vero che non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire e che abbia più probabilità di vendite un titolo che batta strade meno risapute, poichè come dimostrano fatti recenti, vedasi la fine che ha fatto il gruppo Emi che per esempio aveva affidato il ciclo pianistico delle 32 sonate beethoveniane a una fraschetta cinesina rispondente al nome di Hi Lim, queste strategie bassamente commerciali non salvano giustamente dalla catastrofe, contribuendo solo a degradare e involgarire il panorama musicale in generale. Per giunta il nostro Marco Riboni, aveva osato criticare uno dei presunti cavalli di razza, su cui la Universal sembra puntare molto! Si vergogni il reprobo!!! Per fortuna che fra le luminose eccezioni a questo mare magnum di banalità assortite e autentico trogloditismo culturale, c'è un recente disco della Chandos, contenente il Magnificat e il Salmo IX di Goffredo Petrassi, inciso dai complessi del Teatro Regio di Torino, diretti da Gianandrea Noseda, recensito giustamente in maniera positivissima proprio nell'ultimo numero del "BBC Music Magazine", ed è di prossima uscita un altro disco di opere di Petrassi contenente il Divertimento, i 4 Inni Sacri, il Coro di Morti e altro, questa volta con l'orchestra sinfonica di Roma diretta da Francesco La Vecchia, su etichetta Naxos e quindi a prezzo economico. Queste sono le cose da fare in tempi di crisi! Una sola cosa vorrei a questo punto: poichè siamo in tempo di vacche magre, auspicherei che Noseda, La Vecchia e le rispettive case discografiche si mettessero d'accordo per non creare inutili e dannose sovrapposizioni di progetti discografici come è già avvenuto in parte con Alfredo Casella, stante la marea di autori e musiche sinfoniche nostrane che ancora attendono di essere scoperte o riscoperte. Sarebbe molto più proficuo per loro e per noi! Mi raccomando! Tra gli autori che oserei suggerire al riguardo ci sono Bettinelli, Rocca, Tosatti, Aldo Finzi, Porrino, Fuga, Peragallo, Zafred, Ferrari, Franco Mulè, Renzo Rossellini, Veretti, Pietro Canonica (celebre come pittore e scultore, ma anche compositore niente affatto disprezzabile), Pick-Mangiagalli, Refice e di sicuro ne sto dimenticando tanti altri! Ad maiora!
martedì 26 febbraio 2013
De cretinitate.
Vicende come quella della Emi, alla quale ho accennato nel mio scritto precedente (per inciso, chissà che fiero colpo all'orgoglio britannico, visto che la casa madre è sita proprio a Londra!), mi inducono ad un'altro tipo di riflessioni, che peraltro ho già espresso più volte, concernenti l'andamento assurdo dell'intero mercato discografico, soprattutto per quel che concerne la musica classica o colta che dir si voglia: cioè, che anche il continuare a propinare, nelle nuove uscite discografiche, la solita minestra (ossia brani arcinoti già precedentemente incisi e straincisi, di autori ovviamente anch'essi che più arcinoti non si può), per giunta facendola registrare a cani e porci, ovvero soprattutto a sedicenti artistucoli appartenenti all'infame categoria dei "giovani e carini" che sembrano presi di peso direttamente dai cataloghi di moda, plasticosi, vitaminizzati, rileccati e rilaccati che più non si può, buoni al massimo per girare video pornografici (in effetti c'era una cantante lirica polacca belloccia nota più che per le sue doti canore, per il fatto che come secondo, o forse lavoro principale, faceva la pornoattrice, sarà un caso, in effetti mi chiedo che fine abbia fatto), alla fine non paga affatto e non salva dalla sciagura totale; questo discorso, vale per la grandissima parte dei marchi discografici presenti attualmente sul mercato. Inoltre non ne posso proprio più di questa valanga di macinanote schiacciasassi di marca orientale, che ci vengono vomitati fino alla nausea, da questi imbecilli di responsabili delle varie etichette discografiche. Verrebbe voglia di dichiarare la guerra alla Repubblica Popolare Cinese corresponsabile di quest'autentica sciagura che si abbatte inesorabilmente sull'intero mondo musicale con esiti a dir poco nefasti! Auspicherei da parte del loro governo, una politica più severa di controllo delle nascite, decisamente!!! Tra l'altro, perseverare nel proporre uscite discografiche così banali, in tempi di crisi, non è solo demenziale, è patologico! Mi ricordo di un recensore inglese molto spiritoso, che in un numero natalizio di alcuni anni fa del mensile "BBC Music Magazine", fece una gustosissima recensione di un gruppo di tipiche e banalissime uscite discografiche a tema natalizio, che, cascasse il mondo, le case discografiche, non mancano mai di propinarci inesorabilmente, con una pervicacia degna di miglior causa. Il critico musicale in questione, classificò ciascuno di questi dischi, in base al numero di sbadigli che gli avevano provocato durante il loro ascolto. Va da sè, in questo caso, che tanto più il numero di sbadigli è elevato, tanto più il giudizio complessivo risulta negativo. Addirittura uno di questi dischi venne messo dal recensore fuori classifica, poichè quest'ultimo ammetteva di essersi addormentato dopo pochi minuti che aveva iniziato ad ascoltarlo!!! Mi sarebbe tanto piaciuto di conoscerlo questo recensore, lo avrei voluto veramente abbracciare per la sua schiettezza oltrechè per il suo impagabile senso dell'umorismo! Ma evidentemente la direzione del periodico doveva essere ovviamente di diverso avviso, poichè dopo di allora le sue recensioni non comparvero mai più nel suddetto periodico, venendo sostituite, nel natale successivo, da una recensione più canonica,ahimè! Tutto il mondo è paese! (Continua)
Mala tempora currunt.
Non so quanti di voi conoscano le vicissitudini recenti del gruppo Emi, proprietario del celeberrimo marchio "La voce del padrone" tra gli altri, il gruppo discografico avente nel suo sterminato catalogo i Beatles e la Callas, solo per dare un'idea immediata a chiunque della sua enorme importanza nel panorama discografico mondiale! Nell'ultimo numero del mensile "BBC Music Magazine" viene riportata con grande evidenza la notizia del suo fallimento con conseguente passaggio al regime di amministrazione controllata. A rischio sono ovviamente decine se non centinaia di migliaia di posti di lavoro nel Regno Unito oltrechè nel resto del mondo. Tra l'altro c'è la possibilità che i negozi della catena "HMV" (His Master's Voice) ancora sopravvissuti in Inghilterra alle progressive chiusure degli anni passati, vengano rilevati da un paio di grosse catene di supermercati, che si sono già mostrate interessate alla loro acquisizione, con le ovvie conseguenze del caso. La causa di tutto ciò è ovviamente da addebitarsi alla cattiva gestione del gruppo negli anni passati, ma io penso sia correlata anche con la mancata acquisizione dell'intero comparto da parte della Universal, proprietaria attuale, tra gli altri, dei marchi Decca (al cui interno è confluito il catalogo della Philips Classics) e Deutsche Grammophon. In effetti, all'epoca, quando i giochi sembravano, soprattutto per quel che concerne la stessa Universal, sembravano già fatti, intervenne a bloccare l'intera faccenda, l'antitrust europeo, ipotizzando un abuso di posizione dominante, venendosi così a creare un'eccessiva concentrazione di marchi discografici nelle mani esclusivamente di quest'ultima. Ci fu così un bel tira e molla che andò avanti per parecchio tempo, finchè al termine, l'antitrust europeo pervenne a una decisione sciagurata e ipocrita allo stesso tempo. Ossia consentire alla Universal di acquisire il gruppo Emi, ma con la clausola di vendere l'intero catalogo classico Emi e Virgin, oltre alle 2 etichette di musica leggera Parlophone e Chrysalis, in un unico pacchetto, a terzi! Questa idiozia totale ebbe come ovvia conseguenza di congelare di nuovo la faccenda, continuando così il gruppo Emi a proseguire in un'atmosfera di assoluta incertezza, poichè anche un paio di potenziali acquirenti, come il gruppo HK/Marco Polo - Naxos e il gruppo francese Astreè/Valois, dopo un iniziale interesse, fecero cadere la faccenda nel nulla, ritengo per l'eccessivo onere finanziario insito nell'operazione. Arriviamo così ai nostri giorni, con la dichiarazione di fallimento e la messa in amministrazione controllata sotto l'egida di una società esterna, all'insegna più che mai dell'incertezza, riguardo la sorte futura del gruppo, con la possibile e definitiva sparizione dal commercio di un vastissimo e imponente catalogo discografico. Complimenti all'antitrust europeo! Visto che, se Sparta piange, Atene non ride, ossia che anche tutti gli altri gruppi discografici concorrenti, oltrechè tutte le etichette indipendenti, soffrono, chi più chi meno, in maniera sempre crescente, la crisi che da tempo attanaglia l'intero mercato della videodiscografia, come potevano pensare, quegli emeriti cervelloni europei strapagati, che ci fosse qualcuno in grado di sobbarcarsi una simile operazione? Anche perchè penso proprio che, se mai la cosa fosse avvenuta, non solo il problema di abuso di posizione dominante non si sarebbe affatto risolto, ma si sarebbe semplicemente spostato da un gruppo discografico all'altro! Che grandi geni, ma che geni tali, ci sono all'antitrust europeo!!!
martedì 19 febbraio 2013
DAB, questo sconosciuto 3 (La vendetta).
Riprendendo l'argomento del DAB a proposito della compressione dell'audio, ci sarebbe anche la possibilità di impiegare anche il cosiddetto bitrate variabile, al fine di ottimizzare la qualità del suono, nel senso che a seconda della natura del programma trasmesso, si può aumentarlo o diminuirlo, facendo in questa maniera più spazio al canale adiacente (per esempio ridurlo in caso di parlato, che tollera, per sua natura una compressione maggiore e viceversa aumentarlo nel caso si mandi in onda della musica, per il motivo opposto), ma, almeno che io sappia, non ho notizie di applicazioni pratiche di questo sistema, finora. In effetti, ascoltando le poche emittenti private ricevibili in questa banda, almeno qui in Bologna, il bitrate impiegato era talmente basso (tipo 64kbps), che l'audio monofonico che ne sortiva, era addirittura peggiore di quello di una trasmissione analogica in modulazione d'ampiezza! Il bello è che codesto DAB, sarebbe destinato, in futuro, a soppiantare definitivamente l'FM, tant'è che la BBC conta di eliminare definitivamente quest'ultima in tutta l'Inghilterra, entro la fine dell'anno 2015, ma qui in Italia, al momento, non mi sembra che le premesse affinchè ciò avvenga siano delle migliori. Tanto più che un altro punto dolente, qui da noi, è costituito dalla scarsità di apparecchi riceventi disponibili sul mercato, oltrechè dai prezzi di listino ancora troppo elevati, il che, se era relativamente giustificabile quando ho comprato il mio apparecchio, circa una dozzina di anni fa, adesso direi che la faccenda grida decisamente vendetta! E' mai possibile che per un normale ricevitore da tavolo domestico, che ovviamente comprende anche l'FM, io debba spendere come minimo un centinaio di euro e almeno il triplo per un sintonizzatore ad alta fedeltà? Questo, in aggiunta al sostanziale disinteresse della stessa Rai riguardo alla faccenda, significa boicottare il sistema in partenza! Venendo alla questione della reperibilità, non è che anche qui ci sia da stare molto allegri. Qui a Bologna, c'è la Libreria Mondadori di via D'Azeglio, dove si possono reperire alcuni modelli costosissimi della ditta australiana Pure, qualcos'altro si può trovare da Gianni Quadretti, in via degli Orefici (modelli della Tivoli Audio e mi pare anche della Sony) e anche da Bait e Borghi in via Volturno (Tivoli Audio e Teac), ma affermo ciò a beneficio d'inventario. In quest'ultimo negozio, tempo addietro, mi dissero che, se volevo, mi potevano ordinare un sintonizzatore Yamaha per 350 euro. In effetti, scorrendo l'ultimo annuario della rivista Suono, fra i sintonizzatori con DAB sono menzionati pochi apparecchi (Onkyo e Yamaha). Pazienza, per fortuna che tutti i canali di Radiorai, sono ricevibili sia sul satellite che sul web, oltre al fatto che in 5 città italiane, Radiofd5 è ricevibile anche su FM (Roma,Milano, Torino, Napoli e Ancona), semprechè questa notizia sia ancora valida, per cui, concludendo: viva la radio, nonostante tutto, e Radiorai in particolare!
Addenda a "Varie ed eventuali".
Riguardo a ciò che ho scritto in "Varie ed eventuali", mi sono accorto di essermi dimenticato di un paio di cose: innanzitutto che il disco di musiche di Ernest Bloch summenzionato credo che sia stato inciso nel 1969, all'auditorium Frederick R. Mann di Tel Aviv, sede abituale dell'orchestra filarmonica d'Israele, mentre per l'altro disco di musiche di Felix Mendelssohn-Bartholdy, ho omesso gli estremi di etichetta, ovvero: DG 00289 479 0083 GH. Tutto questo ai fini della completezza d'informazione.
lunedì 18 febbraio 2013
DAB, questo sconosciuto 2 "La vendetta".
(Segue) Trovo decisamente antipatico il fatto che mi si costringa a suddividere in 2 parti i miei scritti, una limitazione che prima non rilevavo. Stavo disquisendo in merito alla qualità sonora per il fatto che più il bitrate è basso, più il suono degrada udibilmente, per cui le uniche emittenti che si salvano come qualità sonora sono quelle precedentemente menzionate che non sono comunque il massimo a livello di fedeltà sonora, anche se quantomeno si resta comunque su buoni livelli. C'è da dire che in questo la nostra situazione, almeno in questo caso, è analoga a quanto avviene all'estero, per fare un esempio anche la britannica BBC, usa un bitrate massimo di 192kbps. Perchè viene adottato questo compromesso? Poichè nel digitale radiotelevisivo sia terrestre che satellitare, differentemente da quanto avviene nel dominio analogico in cui ad ogni singola frequenza corrisponde un unico canale o stazione, ad ogni singola frequenza possono corrispondere più canali radiotelevisivi (il cosiddetto bouquet), ne consegue che più emittenti vengono inserite in una stessa frequenza o canale, più i segnali delle medesime devono essere compressi per fargli occupare il minor spazio possibile e tutto ciò ovviamente a detrimento della qualità audiovisiva. A livelli ottimali in un singolo bouquet o gruppo di emittenti non ne dovrebbero alloggiare più di 4 e invece spesso gliene trovi anche 4 o 5 volte tanto! Potete ben immaginare come, a questo punto, la qualità vada a farsi decisamente benedire! Passando un attimo al più noto e diffuso DVB-T, quello normalmente implementato nei nostri attuali televisori, non so se vi siete accorti che in qualunque telecomando (anche in quelli dei decoder separati) esiste un tasto denominato TV/RADIO, che ovviamente serve per commutare la ricezione dei canali televisivi e quelli radiofonici, per cui se a suo tempo avete eseguito la sintonizzazione correttamente, dovreste automaticamente ritrovarvi tutte le emittenti di Radiorai, tra l'altro ascoltabili con una qualità sonora che mi sembra leggermente superiore a quella del DAB. Ritornando a quest'ultimo, ci sono ulteriori luci e ombre, qui in Italia, riguardo la reperibilità e i prezzi degli apparecchi atti alla ricezione. Intendo trattare questo argomento quanto prima. Alla prossima!
DAB, questo sconosciuto.
Oltre al digitale terrestre misto radiotelevisivo che tutti, spero, conosciamo, cioè il cosiddetto DVB-T, ne esiste un altro esclusivamente radiofonico, di cui troppo poco si parla anche nelle riviste specializzate, ovvero il DAB (Digital Audio Broadcasting) che si è evoluto nel tempo nella versione DAB+. Personalmente, poichè l'apparecchio con cui lo ricevo (una radio domestica da tavolo della Sangean) è vecchio di 12 anni, posso riferirvi soltanto a riguardo della versione primigenia del DAB, e per giunta limitatamente alla cosiddetta banda III, alla quale successivamente si è aggiunta anche la banda L, e che per l'appunto dovrebbe essere progressivamente sostituito dal più evoluto DAB+. Dico dovrebbe, poichè ovviamente qui in Italia la situazione al riguardo è ancora incerta, mi è stato detto che la stessa Rai non investendoci più, non fa nulla per divulgarne la conoscenza, tra l'altro il canale da cui lo ricevo sembrava dovesse essere soppresso definitivamente. In ogni caso, qui in Bologna, il servizio esiste, almeno nel momento in cui ve ne riferisco, e bene o male (anche se verrebbe da dire il contrario), funziona. Il canale in questione è il 12A, banda III, sulla frequenza di 223.936 Mhz, e consente la ricezione di tutte le emittenti di Radiorai, compreso Radiotre e Raifd5 (ovvero l'ex quinto canale "Auditorium" della defunta filodiffusione); quest'ultimo trasmette solo musica classica per tutta la giornata. La qualità sonora di questi canali è buona, pur essendo tutt'altro che ottimale, per motivi tecnico-commerciali che poi spiegherò e quindi all'atto pratico decisamente inferiore all'FM, che ha solo l'enorme svantaggio di una maggior criticità di ricezione, almeno in teoria. Inoltre mi è stato detto che qui a Bologna, il segnale del DAB, viene desunto da quello satellitare, per cui se si guasta il satellite, automaticamente sparisce anche il DAB! Ad ogni buon conto, per chi non lo sapesse, informo che esiste un numero verde (800111555) facente capo a Raiway, utile anche per fare segnalazioni di natura tecnica inerente i canali radiotelevisivi in generale. Detto numero verde è attivo (teoricamente!) in permanenza. Tornando alla qualità sonora, dicevo che è buona ma non ottimale, poichè, per motivi tecnici, si preferisce commprimere oltre misura l'audio digitale. Nel DAB, a livello ottimale, l'audio dovrebbe essere veicolato con un flusso di bit (bitrate) a 384kbps (kilobyte per sec.); gli esperti suggerirebbero comunque di non scendere al di sotto di 256kbps. Senonchè nel caso del DAB Rai, abbiamo 192kbps per Radiouno, Radiodue e Radiotre, 160kbps per Radiofd4 e Radiofd5 e valori ancora più bassi per le restanti emittenti. La situazione peggiora con le emittenti private (cont.)!
Spazio tiranno.
(Segue) Volevo dare dei suggerimenti a chi fosse interessato, per il reperimento del disco di cui stavo parlando nello scritto immediatamente precedente a questo, ma essendomi accorto che lo spazio disponibile era esaurito, ho dovuto troncare velocemente. Ad ogni buon conto, per i potenziali interessati risiedenti a Bologna come il sottoscritto, vi informo che, a suo tempo, ho richiesto questo disco al negozio "Discorama" in via De Monari, vicinissimo al Teatro Manzoni, e che, per la cronaca, il prezzo era di 23,90 euro. Il disco era ufficialmente distribuito dalla Universal italiana, ma ovviamente non so se sia ancora disponibile. Buona fortuna!
Varie ed eventuali.
Come ho già scritto in precedenza, in questi giorni sto esaminando e ascoltando i primi 2 numeri di un'importante collana di dischi in vinile di musica classica, in uscita in edicola dagli inizi del mese corrente, ma proprio per questo approfitto dell'occasione per fare un paio di segnalazioni in merito. Mi piacerebbe tanto che uscisse una ristampa, anche su CD, di un titolo da tempo immemorabile fuori catalogo, secondo me ingiustamente negletto. Il disco in questione faceva parte proprio del catalogo Decca e comprendeva musiche del compositore svizzero del '900 Ernest Bloch, ovvero i 2 brani più celebri (relativamente, ahimè!) della sua produzione: Shelomo, rapsodia ebraica op.16, per violoncello e orchestra e The voice of wilderness (La voce del deserto), anch'esso per violoncello e orchestra. Il solista al violoncello è l'ungherese Janos Starker, strepitosamente accompagnato dall'orchestra filarmonica d'Israele diretta da un eccelso Zubin Mehta. La musica è tutt'altro che ostica, caratterizzata da un lussureggiante stile di marca tardo impressionistica, trattasi veramente di capolavori assoluti che a tutt'oggi contano pochissime incisioni discografiche, ed è interpretata come meglio non si potrebbe dai summenzionati interpreti. Il disco uscì nel 1970 (n. di cat. or. SXL 6440), essendo oltretutto inciso con una qualità sonora degna, per presenza, ambienza, dinamica, immagine sonora, timbrica, equilibrio esemplare fra solista e orchestra, degnissima del marchio Decca. Insomma un grandissimo disco sotto tutti gli aspetti! Personalmente io ne posseggo l'ultima ristampa su vinile olandese, uscita nella collana a medio prezzo London Enterprise nel 1985 (n. di cat. 414 166-1 LE per il vinile, 414 166-4 LE per la musicassetta), dopodichè non me ne risultano altre ristampe su qualsivoglia supporto, anche se vorrei tanto sbagliarmi! Spero che non sia dovuto al fatto che trattasi di un compositore ebreo; in ogni caso la ritengo una gravissima lacuna! Un altro disco che vorrei segnalare per altri motivi, è un titolo della Deutsche Grammophon, uscito l'anno scorso in tiratura limitata nel solo formato in vinile. Trattasi della terza sinfonia detta "La scozzese" di Felix Mendellsohn-Bartholdy, eseguita dall'orchestra filarmonica di Vienna, diretta da Gustavo Dudamel, registrata dal vivo nella Grande Sala del Musikverein nel dicembre del 2011, credo con tecnologia interamente analogica e stampata su disco da 180 grammi. L'interpretazione è molto buona, pur non arrivando secondo me ai risultati dell'incisione di Claudio Abbado con l'orchestra sinfonica di Londra facente parte di un'integrale sinfonica realizzata sempre per la DG nei primi anni '80 e tutt'ora reperibile su cd, di cui anzi questa interpretazione della "Scozzese" rappresenta forse il vertice assoluto, inoltre, a differenza di quest'ultimo, omette la riesposizione nel primo movimento come d'altronde è la prassi, soprattutto nel caso di esecuzioni dal vivo. L'orchestra è comunque all'altezza del suo blasone e la qualità sonora dell'incisione è ottima nella sua naturalezza, ad onta di qualche lieve opacità in alcuni passaggi, per finire lo stampaggio del disco è corretto, anche se nella mia copia il vinile non è silenziosissimo, in ogni caso rose e fiori se rapportato a una normale stampa in commercio (sic!). Quello che rende ancora più particolare questo disco è il fatto che si tratta di un "Charity LP", come indicato nel retrocopertina: infatti come chiaramente dichiarato sempre nel retrocopertina, i proventi derivati dalla vendita di questo disco sono interamente destinati all'acquisto di strumenti musicali destinati al Nùcleo San Vicente in Venezuela, facente parte del famoso "El Sistema", dal quale notoriamente proviene lo stesso Gustavo Dudamel. All'interno del disco è contenuto un fascicolo d'accompagnamento, con note di commento quadrilingue, ma non in italiano purtroppo! Buon ascolto! (Continua)
venerdì 15 febbraio 2013
Pillole.
Mi compiaccio del fatto che, nonostante abbia da tempo trascurato questo sito, a giudicare dalle statistiche, ci sia ancora qualcuno che lo degni di attenzione, il che mi induce a riprenderlo quanto prima, nonostante la mia situazione sia sempre più precaria, anche se di questi tempi ciò rientra ovviamente nella norma, però se almeno vi degnaste di lasciare uno straccio di commento su quanto scrivo, altrimenti continuerò ad avere sempre l'impressione di avere a che fare con dei fantasmi! Ad ogni buon conto in questi giorni ho ascoltato il primo titolo di una importante collana uscita in edicola, per cui conto di riferirvene nei giorni prossimi, inoltre, sia pure a fasi alterne, ho continuato a lavorare e a correggere una cronologia delle sinfonie di Bruckner, con annessa bibliografia e discografia sintetica, oltre ad eventuali note di commento, che spero non vi dispiaccia, anche se ancora la debbo perfezionare. Alla prossima!
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