mercoledì 27 marzo 2013

Un disco corroborante.

(Segue) Pochissime ovviamente le incisioni del balletto "Corroboree" di John Antill, ma tra queste quella, decisamente raccomandabile, che vi indico. Registrata dall'8 al 10 giugno del 2006, al Michael Fowler Centre, a Wellington in Nuova Zelanda, dall'orchestra sinfonica della Nuova Zelanda diretta da James Judd, in un disco caratterizzato da un'ottima qualità della ripresa sonora, comprendente in apertura anche un altro brano del compositore, ovvero "An outback overture", composta nel 1954, il cui titolo sembrerebbe rifarsi proprio a un brano di Copland, cioè "An outdoor overture", tra l'altro con una certa similarità nell'impostazione generale, essendo anche quella di Antill nella tipica forma della classica ouverture da concerto, da porre solitamente all'inizio del programma, brano quest'ultimo dal carattere, in ogni caso, decisamente accattivante, costituente un bel preludio all'ascolto integrale del balletto che segue, confermante senz'altro ulteriormente l'enorme talento del musicista australiano, è un disco assolutamente riuscito. Difatti l'interpretazione quivi datane, rende piena giustizia al carattere e alla singolare orchestrazione di questa musica, veramente tonificante, o per meglio dire, proprio "corroborante", mi si passi il gioco di parola. L'orchestra, veramente ottima, si disimpegna in maniera eccelsa nei complicati incastri poliritmici della partitura, senza la minima imperfezione. Questo disco, tra l'altro a prezzo economico, è uscito nel 2008, ma è tutt'ora in circolazione, anche se stranamente ignorato persino nell'ultimo catalogo cartaceo della casa discografica, per cui se lo volete, lo dovete ordinare al negozio,altrimenti non c'è pericolo che lo troviate (cd Naxos 8.570241). Io stesso, ne venni a conoscenza casualmente, poichè questo titolo veniva mostrato all'interno del libretto di un altro cd della Naxos, inciso dagli stessi interpreti qualche anno fa e comprendente musiche di Beethoven (ovvero le musiche di scena per l'Egmont e la scena lirica "Ah, perfido"). Del resto, asserisco da sempre, che in quest'ambito, si dovrebbe avere proprio un animo da esploratori (titolo proprio dell'ultimo movimento della "Sea Symphony" di Vaughan-Williams, su testi di Whitman, guarda caso), essere desiderosi di nuove scoperte, di nuove avventure dello spirito, in barba al conformismo e alla routine! Abbasso la pigrizia mentale, abbasso la solita minestra!!!

Una musica corroborante.

Nel 1946, il compositore australiano John Antill (1904-1986), terminò la realizzazione di quello che diventerà, giustamente, il suo lavoro più celebre e rappresentativo, ovvero il balletto "Corroboree". E' chiaro che, in questo caso, quando si parla di lavoro celebre, la celebrità vada intesa in senso relativo, poichè, al di fuori dell'area anglosassone, temo proprio che questa composizione sia praticamente sconosciuta, e ciò costituisce, secondo la mia modestissima opinione, decisamente una perdita secca; anzi, ho ragione di ritenere che sia pochissimo nota anche nell'area anglosassone e persino nella stessa Australia, per dirla tutta, anche se vorrei tanto sbagliarmi in proposito. E pensare che, anche in questo angolo del globo, non mancherebbero certo dei compositori degni di un qualche interesse, come per esempio, oltre allo stesso John Antill, anche Douglas Lilburn e Peter Sculthorpe. Sicuramente il '900 musicale è ancora troppo poco esplorato e conosciuto per essere valutato con obiettività nella sua completezza (penso a quanto poco si conosca, non solo riguardo all'area anglosassone, ma anche a quella scandinava, orientale ed estremo-orientale, troppo spesso liquidate frettolosamente e superficialmente dagli studiosi del settore, oltrechè quasi del tutto ignorate anche dalle istituzioni musicali, soprattutto nostrane; valga per tutti l'assenza pressochè totale di un compositore imprescindibile, come il danese Carl Nielsen, scandalosamente ignorato nei cartelloni musicali nostrani) e soprattutto, liberato da quella pesante cappa di catastrofici luoghi comuni, figli in gran parte di Adorno e dei suoi discepoli, (vedasi il caso di compositori come Orff, Pfitzner, Casella, Pizzetti, Respighi) che ne impedisce una serena discettazione. Ma torniamo a parlare del balletto "Corroboree", scusandomi per la digressione. Questo assoluto capolavoro d'inventiva e originalità, trae il suo spunto iniziale, da un tipico rituale aborigeno d'iniziazione (Corroboree), al quale assistette nel 1913, (proprio l'anno della prima tumultuosa de "Le sacre du printemps"), l'allora giovanissimo compositore, che ne rimase fortemente impressionato. Al punto che, in seguito, si sentì stimolato a profonde ricerche etno-musicologiche sulle melodie aborigene, sfocianti come risultato finale in questa straordinaria partitura, iniziata nel 1936 e portata a compimento 10 anni dopo. Innanzitutto il titolo "Corroboree", è la versione anglicizzata del termine originale "Caribberie", che denomina questa singolare cerimonia primaverile aborigena. Quella a cui assistette il musicista, si svolse nella località di La Perouse, presso Botany Bay. Lo stile di questa musica, pur con le debite influenze (Stravinski per la singolare esuberanza ritmica, Copland per un certo uso delle armonie, Grainger per l'evocatività delle atmosfere, Ginastera per l'uso di elementi autoctoni, ma sono ravvisabili anche tracce di folclore britannico), presenta comunque delle caratteristiche altamente personali, con delle continue, strepitose, soluzioni timbriche, armoniche, ritmiche, al cui interno gli elementi etnici, si fondono alla perfezione, in una partitura modernissima, pur impiegando un linguaggio politonale e orecchiabilissimo, in una sintesi complessiva originale e profondissima. A riprova, come dicevo poc'anzi, di quanto il '900 musicale costituisca un territorio ancora vastamente inesplorato e di quanto siano insensati certi divisionismi critici esasperati, che ne inibiscono una più ampia conoscenza e comprensione. (Continua)

lunedì 25 marzo 2013

Classica in vinile, 4bis.

(Segue) Per quanto concerne la qualità dello stampaggio del disco, è complessivamente accettabile, ovvero tale da non compromettere il piacere dell'ascolto, ma con un lato B un pò più rumoroso e disturbato del lato A, almeno nella mia copia e ancora una volta, con delle sbavature di vinile, in corrispondenza del foro centrale del supporto. Non posso non rammaricarmi, come di consueto, per la scarsità dei dati di registrazione forniti all'interno del fascicolo di accompagnamento (inciso nel 1967 all'UFA Tonstudio di Berlino e pubblicato nel 1968 - regia sonora di Gustav Rudolf Sellner, direttore di produzione Hans Hirsch, tecnico del suono Klaus Scheibe), ma devo aggiungere che sul cd già in mio possesso di questa incisione, allegato al n.75 della rivista "Amadeus", i dati sono ancora più scarni, per non dire assenti. Concordo sul fatto che l'interpretazione di questo celeberrimo brano datane da Jochum e dai suoi collaboratori, resta in ogni caso, un vertice assoluto della discografia di tutti i tempi, giustamente mai uscito dai cataloghi, fin dal suo apparire. Esistono senz'altro delle letture più analitiche e variate nell'agogica di questa, ma forse nessuna ne possiede la franca, decisa, bruciante ed incisiva espressività di questa, aliena com'è da autocompiacimenti e facili effettismi, sempre in agguato in musiche di tale fattura. Sotto questo profilo, questo titolo è un centro assoluto della collana della De Agostini, finora il migliore fra quelli usciti fino ad adesso. E lo è, ultimo ma non meno importante, anche sotto il profilo della qualità sonora, fra le migliori fin dall'origine fra le registrazioni prodotte dall'etichetta gialla. Il suono è fresco, vivace, dinamico, con buon equilibrio fra cantanti, cori ed orchestra e viziato solo, a tratti, da una certa distorsione microfonica, in alcuni passaggi corali e vocali. Rispetto alla versione su cd, complessivamente valida, mi sembra persino di percepire più dinamica, anche se quest'ultima mi risulta più nitida come dettagli, anche se un pò meno profonda e con una rigidità armonica, ovvero asprezza timbrica, lievemente superiore. Anche in questo caso, ci sono senz'altro delle edizioni discografiche che possono senz'altro vantare una qualità sonora più realistica, con una escursione dinamica decisamente superiore, ciò non toglie che la qualità atmosferica della registrazione di Jochum, sia unica e particolare, non meno di quanto lo sia l'interpretazione. Bellissimo! Per concludere, noto che il riquadro "Note sparse" a pag.7 del fascicolo, sembra sia diventato una presenza fissa, ma guarda un pò! Vediamo cosa ci riserveranno le prossime uscite di questa collana, sperando che si faccia la dovuta attenzione per evitare ulteriori sciatterie, che stonano col quadro complessivo. Per il momento, aspettiamo fiduciosi.

Classica in vinile 4.

Questa volta, secondo l'ordine delle uscite originariamente prospettato, mi sarei aspettato di recensire il disco Decca, comprendente il balletto "Il cappello a 3 punte" di De Falla, col soprano Teresa Berganza e l'Orchestre de la Suisse Romande, diretta da Ernest Ansermet e invece mi sono ritrovato con i "Carmina Burana" di Carl Orff, peraltro in una prestigiosissima edizione della Deutsche Grammophon, con il soprano Gundula Janowitz, il tenore Gerhard Stolze, il baritono Dietrich Fischer-Dieskau, i Piccoli Cantori di Schoeneberg, il coro e l'orchestra dell'Opera Tedesca di Berlino, sotto la direzione di Eugen Jochum. Di per sè, stante la bellezza del titolo, non ci sarebbe di che recriminare, ma non nego che la cosa mi innervosisca un poco, anche se sappiamo benissimo che l'editore si riserva il diritto di cambiare l'ordine delle uscite, ecc. ecc.; ad ogni buon conto, anche questo titolo, come il precedente, è uscito in edicola, con i consueti 5 giorni di ritardo, ovvero il 21 marzo. Inizierò la disamina, osservando che la custodia del disco, della usuale opacità, differisce da quella dell'originale, in quanto quest'ultima si apriva a libro, comprendendo anche i testi cantati, quivi assenti (i motivi di questa scelta, saranno forse originati da esigenze di contenimento dei costi di realizzazione?), per il resto non noto particolari discrepanze. Anzi, l'invasività delle scritte cosiddette di "servizio", mi sembra diminuita, sia sul retrocopertina che sulle etichette del disco. La busta interna è accettabile, anche se a voler essere ipercritici, il rivestimento interno non dovrebbe essere di carta di riso, ma in pvc. Stavolta le etichette del disco mi sembrano più fedeli, con il caratteristico bordo esterno di tulipani, tipico dell'etichetta gialla fino alla fine degli anni '60, peccato però per la mancanza del riquadro sulla sinistra con la scritta "GEMA" e per il colore delle iscrizioni sulla metà inferiore delle etichette, di un rosso vivo anzichè di un marrone rossiccio come sull'originale. Siamo comunque su livelli un pò superiori, rispetto al primo disco della collana, ma senza dubbio migliorabili. Il fascicolo interno, con testi di Giovanni Tasso, è di livello complessivamente decente e ha il merito, innanzitutto, di sottrarre il compositore, alla commistione col nazismo, luogo comune ben duro a morire e che impedisce una valutazione serena ed obiettiva dell'operato di Carl Orff; non posso non andare con la mente, alle periodiche sparate di quei gran soloni di Radiotre al proposito, causantemi un deciso e consistente spappolamento testicolare, ogni volta che le proferiscono!!! Purtroppo, anche questa volta, non posso mancare di rilevare, all'interno del fascicolo, la consueta sequela di refusi e imprecisioni. In particolare quello di pag.4, nel riquadro in basso inerente i "Carmina Burana" diretti da Ormandy, al cui interno ricompare, erroneamente, il trafiletto relativo all'incisione de "L'uccello di fuoco" di Stravinski diretta da Ansermet, già apparso nel fascicolo precedente. Si dovrebbe fare molta più attenzione, che diamine!!! Inoltre a pag.3, dove si accenna ai "Catulli carmina" dello stesso compositore, ci sarebbe da precisare che l'organico strumentale comprende non solo le percussioni, ma anche 4 pianoforti, sia pure utilizzati in modalità prevalentemente percussiva. Inoltre, come si evince anche da una semplice osservazione del retrocopertina, i brani puramente strumentali dei "Carmina Burana", sono 2 e non 1 come indicato, ovvero il n.6 "Tanz" e il n.9 "Reie". Riguardo al "Trionfo di Afrodite", non si specifica che l'organico strumentale, torna ad essere un'orchestra al gran completo, più o meno come nei "Carmina Burana" (continua).

sabato 23 marzo 2013

Bruckner, bibliografia sintetica in lingua italiana.

Premetto che cito soltanto i libri in mio possesso, perciò anche questa bibliografia, non ha alcuna pretesa di completezza. - 1) Karl Grebe: "Anton Bruckner", traduzione italiana di Maurizio Giani; Edizioni Discanto, Fiesole 1982 - prima emissione: ottobre 1983, Discanto Edizioni, sezione editoriale della Casalini Libri, Fiesole (FI); titolo originale "Anton Bruckner in selbstzeugnissen und bild dokumenten" (Anton Bruckner nelle proprie testimonianze e documentazioni iconografiche), edizioni Rowohlt Taschenbuch Verlag Gmbh, Reinbek Bei Hamburg, 1972; - 2) Deryck Cooke: "Bruckner" (contenuto in "Guide alla musica/I grandi Musicisti - Maestri del tardoromanticismo: Brahms, Bruckner" di Heinz Becker e Deryck Cooke, edizione italiana Giulio Ricordi & C./Giunti gruppo editoriale, Firenze, marzo 1992; traduzione italiana di Claudio Toscani. Estratto da "The New Grove Dictionary of  Music and Musicians", titolo originale "The New Grove, Late romantic masters: Bruckner, Brahms, Dvorak, Wolf", edizioni Macmillan Publishers Limited, 1980/85; - 3) Sergio Martinotti: "Anton Bruckner", 1^ edizione Guanda Editore, Parma 1973; 2^ edizione Edizioni Studio Tesi Srl, collezione "L'arte della fuga", Pordenone, gennaio 1990; 3^ edizione EDT, collana "Autori ed opere", n.17, Torino, settembre 2013 (prezzo 20 euro). Unica ed imprescindibile monografia italiana sul sommo compositore. Aggiungo, in appendice, che diverse indicazioni per la mia cronologia e discografia, le ho tratte dall'articolo di Richard Lehnert "Bruckner's symphony n.9, finally, a finale?", pubblicato sul numero della rivista americana "Stereophile", uscito nel marzo del 2010 (vol.33, n.3).

Bruckner, nona sinfonia, 4^ movimento, discografia.

(Segue) - Frammenti autografi del quarto movimento della 9^ sinfonia, edizione Carraghan: - Orchestra Filarmonica di Oslo/Talmi - CHANDOS; - nuova edizione con ampliamenti di Phillips: - Wiener Philarmoniker/Harnoncourt - RCA (allegato all'sacd della 9^ sinfonia; in questo secondo cd, i frammenti vengono commentati dal direttore d'orchestra ed eseguiti dal vivo, in una sorta di concerto-conferenza); - completamenti: - a) versione Samale/Mazzucca: - A) Radio Sinfonie Orchester Frankfurt/Inbal - TELDEC (originariamente abbinato nel doppio cd, alla 5^ sinfonia, mentre per quello che riguarda tutte le altre edizioni discografiche, i completamenti sono sempre in coda ad esecuzioni integrali dei primi 3 tempi della sinfonia); B) Orchestra Sinfonica del Ministero della Cultura dell'Urss/Rodzhdestvenski - MELODIYA; - b) versioni di Carraghan: 1^ versione: - Orchestra Filarmonica di Oslo/Talmi - CHANDOS; --- L'Orchestre de la Suisse Romande/Soudant - PHILIPS (LP); 3^ versione: - Nuova Orchestra Cittadina di Tokio/Naito -DELTA ENTERTAINMENT; - 4^ versione: - Philarmonie Festiva/Schaller - HAENSSLER PROFIL; - c) versioni di Samale/Mazzucca/Cohrs/Phillips: - 1^ versione: - Bruckner Orchester Linz/Eichhorn -CAMERATA; - 2^ versione: - Neue Philarmonie Westfalen/Wildner - NAXOS; - 3^ versione: - Sinfonie Orchester Aachen/Bosch - COVIELLO CLASSICS; - 4^ versione: - Musikalische Akademie des National Theater-Orchesters Mannheim E.V./Layer - DEUTSCHLAND RADIO KULTUR; 5^ versione: - Berliner Philarmoniker/Rattle - EMI; - versione di Letocart: - Orchestra Sinfonica di Màv/Couton - LIRICA; - movimento finale alternativo composto da Marthé: - Orchestra Filarmonica Europea/Marthé - PREISER RECORDS. - Scusandomi nuovamente per la caoticità dell'esposizione, sarò grato anticipatamente a chiunque mi voglia segnalare errori ed omissioni, senz'altro presenti in questa discografia parziale. Anche per me non è stato semplice dipanare l'intricata matassa, stante le indicazioni spesso contradditorie presenti sia nei supporti audiovisivi, che nei cataloghi discografici. Per quel che potevo, ho provato a fare un pochino di chiarezza.

Bruckner, discografia sinfonie nn. 7-9.

(Segue) - Sinfonia n.7, edizione Haas: - A) Royal Scottish National Orchestra/Tintner - NAXOS; B) Sudwest Rundfunk Stuttgart Radio Sinfonie Orchester/Celibidache - DG; - edizione Nowak: - A) Wiener Philarmoniker/Boehm - DG; B) Wiener Philarmoniker/Giulini - DG; C) Berliner Philarmoniker/Karajan - DG; D) Radio Sinfonie Orchester Frankfurt/Inbal - TELDEC; - Sinfonia n.8, 1^ versione: - A) Radio Sinfonie Orchester Frankfurt/Inbal - TELDEC; B) National Symphony Orchestra of Ireland/Tintner - NAXOS; C) Hamburger Philarmoniker/Young - OEHMS CLASSICS (Sacd); - 2^ versione, edizione Haas: - A) Wiener Philarmoniker/Boehm - DG; B) Wiener Philarmoniker/Boulez - DG (cd) - TDK o EUROARTS (Dvd); C) Chicago Symphony Orchestra/Barenboim - DG; D) Berliner Philarmoniker/Karajan - DG; E) Wiener Philarmoniker/Karajan - DG; - edizione Nowak: - A) London Philarmonic Orchestra/Tennstedt - EMI; B) Wiener Philarmoniker/Giulini - DG; C) Berliner Philarmoniker/Giulini - TESTAMENT; D) Muenchner Philarmoniker/Celibidache - EMI; - Sinfonia n.9 (movimenti 1-3), edizione Orel: - Nord Deutsche Rundfunk Sinfonie Orchester/Wand - TDK (Dvd); - edizione Nowak: - A) Minnesota Orchestra/Skrowaczewsky - REFERENCE RECORDINGS (HDCD); B) Saarbruecken Radio Sinfonie Orchester/Skrowaczewsky - OEHMS CLASSICS o ARTE NOVA; C) Columbia Symphony Orchestra/Walter -SONY CLASSICAL; D) Muenchner Philarmoniker/Celibidache -EMI; E) Wiener Philarmoniker/Giulini - DG; F) Radio Sinfonie Orchester Frankfurt/Inbal - TELDEC; G) Berliner Philarmoniker/Karajan - DG; F) Wiener Philarmoniker/Karajan - DG; - edizione Carraghan: - Orchestra Filarmonica di Oslo/Talmi - CHANDOS; - edizione Cohrs: - Wiener Philarmoniker/Harnoncourt - RCA (Sacd), comprendente un secondo cd relativo ai frammenti autografi dell'ultimo movimento. - edizione Phillips: - Royal Scottish National Orchestra/Tintner - NAXOS. (Continua)

venerdì 22 marzo 2013

Bruckner, discografia parziale sinfonie nn.3-6.

(Segue) - Sinfonia n.3, 1^ versione: - A) Radio Sinfonie Orchester Frankfurt/Inbal - TELDEC; B) Royal Scottish National Orchestra/Tintner - NAXOS; C) Bamberger Symphoniker/Nott - TUDOR (Sacd); D) Deutsches Sinfonie Orchester Berlin/Nagano - HARMONIA MUNDI; -- Adagio alternativo 1876: a) Royal Scottish National Orchestra/Tintner - NAXOS; b) Neue Philarmonie Westfalen/Wildner - NAXOS; -- 2^ versione: - A) Chicago Symphony Orchestra/Barenboim - DG; B) Chicago Symphony Orchestra/Solti - DECCA; C) Berliner Philarmoniker/Barenboim - TELDEC; D) Sinfonie Orchester des Bayerischen Rundfuks/Kubelik - SONY CLASSICAL; E) Neue Philarmonie Westfalen/Wildner - NAXOS; F) BBC Scottish Symphony Orchestra/Vaenskae - HYPERION (con adagio alternativo 1876); 3^ versione: - A) Wiener Philarmoniker/Boehm - DECCA; B) Berner Sinfonie Orchester/Venzago - CPO; C) Berliner Philarmoniker/Karajan - DG; D) Radio Sinfonie Orchester/Chailly - DECCA; E) Muenchner Philarmoniker/Celibidache - EMI; F) Neue Philarmonie Westfalen/Wildner - NAXOS; G) City of Birmingham Symphony Orchestra/Nelsons - BBC MUSIC MAGAZINE; - Sinfonia n.4 "Romantica", 1^ versione: - A) Radio Sinfonie Orchester Frankfurt/Inbal - TELDEC o WARNER-APEX; B) Cincinnati Symphony Orchestra/Lopez-Cobos - TELARC; C) Sinfonie Orchester des Bayerischen Rundfunks/Nagano - SONY CLASSICAL; D) Hamburger Philarmoniker/Young - OEHMS CLASSICS (Sacd); 2^ versione, quarto movimento: Finale "Volksfest": - Royal Scottish National Orchestra/Tintner - NAXOS; 3^ versione: (edizione Haas): - A) Chicago Symphony Orchestra/Barenboim - DG; B) Royal Scottish National Orchestra/Tintner - NAXOS; C) BBC Scottish Symphony Orchestra/Marin - BBC MUSIC MAGAZINE; (edizione Nowak): - A) Wiener Philarmoniker/Boehm - DECCA; B) Columbia Symphony Orchestra/Walter - SONY CLASSICAL; C) Muenchner Philarmoniker/Celibidache - EMI; D) Los Angeles Philarmonic Orchestra/Salonen - SONY CLASSICAL; - Sinfonia n.5, 1^ versione: - A) Muenchner Philarmoniker/Celibidache - EMI; B) Sudwest Rundfunk Stuttgart Radio Sinfonie Orchester/ Celibidache - DG; C) BBC Symphony Orchestra/Horenstein - ARKADIA; - 2^ versione: - A) Berliner Philarmoniker/Karajan - DG; B) Radio Sinfonie Orchester Frankfurt/Inbal - TELDEC; C) Royal Scottish National Orchestra/Tintner - NAXOS; D) Wiener Philarmoniker/Abbado - DG; E) Chicago Symphony Orchestra/Solti - DECCA; --- nuova edizione Cohrs: - Wiener Philarmoniker/Harnoncourt - RCA; 3^ versione: - A) Wiener Philarmoniker/Knappertsbusch - DECCA; B) Orchestre Nationale de France/Von Matacic - ASTREE' NAIVE; C) London Philarmonic Orchestra/Botstein - TELARC; - Sinfonia n.6: - A) New Zealand Symphony Orchestra/Tintner - NAXOS; B) Chicago Symphony Orchestra/Barenboim - DG; C) Berliner Philarmoniker/Karajan - DG; D) Berner Sinfonie Orchester/Venzago - CPO. Come spesso succede, mi sono accorto a posteriori, di 2 piccole dimenticanze, per le quali mi scuso, a cui provvedo immediatamente: - Sinfonia n.4 "Romantica", 4^ versione: - Minnesota Orchestra/Vaenskae - BIS (Sacd); inoltre, per quanto concerne la sinfonia n.5 (ed. Cohrs) diretta da Harnoncourt, è pubblicata su Sacd RCA, con allegato un secondo cd normale, comprendente le prove d'orchestra. (Continua).

Bruckner, sinfonie, discografia sintetica sinfonie nn.00-2.

Colgo innanzitutto l'occasione per fare alcune piccole correzioni allo scritto immediatamente precedente questo: il completamento del 4^ movimento della 9^ sinfonia di Bruckner effettuato da Sébastien Letocart, risale al 2008; per quanto concerne le varie versioni del completamento dello stesso effettuate dal gruppo di esperti Samale-Mazzucca-Cohrs-Phillips, la quarta versione è stata realizzata nel 2007 e presentata in pubblico nel 2008, mentre la quinta e al momento ultima versione è stata realizzata nel 2011 e presentata in pubblico nel febbraio del 2012, a Berlino, eseguita dalla locale orchestra filarmonica diretta da Sir Simon Rattle, come documentato da un bellissimo e imprescindibile cd pubblicato nello stesso anno dalla Emi. La discografia che segue, ovviamente da prendersi con beneficio d'inventario, stante la mutevolissima situazione attuale del mercato discografico, non ha, per forza di cose, pretese di esaustività, ma vuole essere puramente indicativa e orientativa. --- DISCOGRAFIA PARZIALE: (nell'ordine vengono indicati orchestra, direttore e casa discografica): - Sinfonia n.00: - A) Royal Scottish National Orchestra/Tintner - NAXOS; B) Saarbruecken Radio Sinfonie Orchester/Skrowaczewski - OEHMS CLASSICS o ARTE NOVA; - Sinfonia n.0 "Die Nullte": - A) National Symphony Orchestra of Ireland/Tintner - NAXOS; B) Saarbruecken Radio Sinfonie Orchester/Skrowaczewsky - OEHMS CLASSICS o ARTE NOVA; C) Radio Sinfonie Orchester Frankfurt/Inbal - TELDEC; D) Tapiola Sinfonietta/Venzago -CPO; -- Sinfonia n.1, 1^ versione: Royal Scottish National Orchestra/Tintner - NAXOS; 2^ versione: - A) Radio Sinfonie Orchester Frankfurt/Inbal - TELDEC; B) Berliner Philarmoniker/Karajan - DG; C) L'Orchestre de La Suisse Romande/Janowski - PENTATONE (Sacd); D) Tapiola Sinfonietta/Venzago - CPO; E) Hamburger Philarmoniker/Young - OEHMS CLASSICS (Sacd); 3^ versione: - Radio Sinfonie Orchester Berlin/Chailly - DECCA; -- Sinfonia n.2, 1^ versione: - National Symphony Orchestra of Ireland/Tintner - NAXOS; 2^ versione: - Chicago Symphony Orchestra/Barenboim - DG; 3^ versione: - A) Berliner Philarmoniker/Karajan - DG; B) Radio Sinfonie Orchester Frankfurt/Inbal - TELDEC; C) Saarbruecken Radio Sinfonie Orchester/Wakasugi - ARTE NOVA; D) Berliner Philarmoniker/Barenboim - TELDEC (secondo la nuova edizione del 1997). --- Nota a margine: se non diversamente specificato, il supporto fonografico al quale usualmente ci si riferisce è il cd. (Continua)

giovedì 21 marzo 2013

Bruckner, cronologia sinfonia n.9, 4^ movimento.

Bruckner lavorò al quarto movimento della sua ultima sinfonia, nel corso dell'ultimo biennio della sua esistenza, ossia nel periodo compreso fra il 1895 e il 1896, arrivando quasi a completarlo, come dimostrato dai più recenti rinvenimenti. I frammenti autografi furono editi per la prima volta da Orel nel 1934, riediti da Carraghan nel 1984 e successivamente per ben 2 volte da Phillips nel 1994 e con ulteriori ampliamenti nel 1999. L'intero movimento è stato, nel corso degli anni, sottoposto a diversi tentativi di completamento, per tacere di una versione pianistica dell'intera sinfonia realizzata da Hans Ferdinand Redlich e Robert Simpson nel 1948. Di seguito fornisco l'elenco dei vari completamenti di cui ho nozione: 1) orchestrazione di Fritz Oeser realizzata nel 1940; 2) versione realizzata dal direttore d'orchestra Ernest  Maerzendorfer nel 1969; 3) versione presentata dal direttore d'orchestra Hans Hubert Schoenzeler a Londra, nel 1974; 4) versione realizzata dal direttore d'orchestra Nicola Samale e da Giuseppe Mazzucca nel periodo 1983-85, edita da Ricordi ed eseguita in prima assoluta a Berlino, il 18 febbraio 1986; 5) versione realizzata dal clavicembalista e musicologo William Carraghan, anzi le versioni da lui presentate sono addirittura 4, la prima del 1983, la seconda del 2003, la terza del 2006, per finire con la quarta presentata nel novembre del 2009; 6) per terminare abbiamo ben 5 diverse realizzazioni effettuate da un quartetto di esperti che sono Nicola Samale, Giuseppe Mazzucca, Benjamin-Gunnar Cohrs e John A. Phillips: la prima risalente al 1992, la seconda al 1996, la terza al 2005, la quarta al 2008 e la quinta, forse la più convincente in assoluto, fra tutti i tentativi effettuati, risalente al febbraio del 2012. Mi stavo dimenticando di un ulteriore completamento effettuato in epoca recente da Sébastien Letocart, oltrechè di 2 veri e propri finali alternativi, composti il primo da Heinz Winbeck e presentato a Linz il 25 settembre 2009 e il secondo realizzato anni fa dal direttore d'orchestra ed esoterista Peter Jan Marthé. Direi che per il momento il quadro si possa definire completo.

Bruckner, cronologia sinfonie nn. 7, 8 e 9.

- Sinfonia n.7 in mi magg.: 1881-83 (edizione Haas del 1944, non comprendente la parte delle percussioni, ovvero timpani, piatti, triangolo, del secondo movimento, cioè dell'adagio, seguita dall'edizione Nowak del 1954, che al contrario le include. Spiegherò in futuro i motivi di questa divergenza, per il resto le 2 edizioni sono assolutamente coincidenti); - Sinfonia n.8 in do min.: 1^ versione 1884-87 (edizione Nowak 1973); 2^ versione luglio 1889-marzo 1890 (edita da Haas nel 1939 e successivamente anche da Nowak, che risulta così l'unico ad aver pubblicato ambedue le stesure originali); - Sinfonia n.9 in re min. (primi 3 movimenti), dal 21 settembre 1887 al febbraio del 1891, revisionati nel 1894 (questi 3 movimenti compiuti sono stati editi nella loro forma originale dapprima da Alfred Orel, successivamente anche da Nowak, seguiti da una nuova edizione a cura di John A. Phillips, per terminare con una nuova edizione critica del 2000, realizzata da Cohrs). Esiste anche una stesura alternativa autentica, del trio del 2^ movimento, ossia lo scherzo, nella tonalità di fa magg., in forma manoscritta, composta da Bruckner nel 1893, ed edita da Cohrs nel 1998, dalla quale il musicista Armin Knab, trasse nel 1951 una versione per pianoforte, sottotitolata "Idylle". Il quarto movimento di questa sinfonia lo tratterò a parte, nello scritto seguente.

Bruckner, cronologia versioni sinfonie nn. 3, 4, 5 e 6

- Sinfonia n.3 in re min.: 1^ versione 1873 (edizione Nowak 1977); 2^ versione 1876/78 (edizione Haas); secondo movimento alternativo con l'indicazione agogica di "Adagio - bewegt quasi andante - andante quasi allegretto" composto nello stesso anno 1876 (edizione Nowak); 3^ versione 3 marzo 1888 - 1889, terminata il 4 aprile 1890 (edizione Nowak 1959); - Sinfonia n.4 in mi bem. magg. "Romantica": 1^ versione 1873/74 (edizione Nowak 1975); 2^ versione 1878 ( con i primi 3 movimenti identici alla prima versione, ma con un nuovo 4^ movimento sottotitolato "Volksfest", quest'ultimo edito da Nowak); 3^ versione 1879/80, revisionata nel 1886 (edita prima da Haas nel 1935 e successivamente anche da Nowak); 4^ versione 1887-89 (edita inizialmente da Ferdinand Loewe in collaborazione con i fratelli Schalk e B. Verkhoft nel 1890 e più recentemente da Benjamin M. Korstvedt nel 2004); - Sinfonia n.5 in si magg.: 1^ versione 1875-77 (edizione Haas 1935); 2^ versione o revisione 1878 (prima edizione Nowak con correzioni 1951, revisionata nel 1985, seconda edizione corretta 1989). Esiste anche un'edizione del 2004 di Benjamin-Gunnar Cohrs, che attinge sia ad Haas, che a tutte le edizioni Nowak. 3^ versione, Vienna 1894-96, decisamente spuria per gli eccessivi tagli e rimaneggiamenti (edizione Franz Schalk); - Sinfonia n.6 in la magg.: settembre 1879 - settembre 1881 (edita da Robert Haas nel 1935 e successivamente anche da Nowak).

Anton Bruckner. Cronologia versioni sinfonie nn. 00,0,1 e 2.

-Sinfonia n.00 in fa min. (studio per una sinfonia): 1863; -Sinfonia n.0 in re min. "Die nullte" (La nebula): 1863/64; revisione 1868/69 (edizione Leopold Nowak 1968); - Sinfonia n.1 in do min.: 1^ versione detta di Linz - 1865/66 (edizione Robert Haas 1935, nuova edizione William Carraghan 1998); 2^ versione detta di Vienna, ma tuttora sovente confusa con la precedente versione di Linz - 1877 (edizione Nowak 1953); 3^ versione, di dubbia autenticità ed erroneamente confusa con la precedente versione di Vienna - marzo 1890/gennaio 1891, rivista nel 1893 (edizione Guenter Broesche); - Sinfonia n.2 in do min.: 1^ versione 1869/1871-72 (edizione Carraghan 1991); 2^ versione 1875/76 (edizione Haas); 3^ versione 1877 (edizione Nowak 1965, revisione e nuova edizione Ruediger Bornhoeft/William Carraghan 1997); 4^ versione (revisione sulla base della prima stesura) 1891-92/1894.

mercoledì 20 marzo 2013

Anton Bruckner, introduzione alla cronologia delle sinfonie, considerazioni finali.

(Segue) Riguardo al disco dell'ottava sinfonia di Bruckner diretta da Boulez, dall'ascolto si evince chiaramente che la versione in realtà eseguita, è proprio la seconda, terminata nel 1890, ed edita prima da Haas e successivamente da Nowak, che in questo caso, sono assolutamente coincidenti. Sarà anzi proprio lo stesso Nowak a editare successivamente proprio la prima versione, quella terminata nel 1887! Non è affatto vero, come alcuni critici affermano che Haas avrebbe innestato elementi della prima versione all'interno della seconda, un ascolto discografico comparato consente di negare con evidenza tutto ciò, dimostrando la totale coincidenza dell'edizione Haas, con la seconda versione edita da Nowak! Tra l'altro è un'autentica bugia affermare che i tagli e le modifiche operate nella seconda versione siano di mano dello stesso Nowak, poichè furono in realtà praticati dallo stesso compositore, su suggerimento del direttore d'orchestra Hermann Levi, che aveva esaminato la partitura. Tagli e modifiche decisamente migliorativi, come si evince da un ascolto discografico comparato delle 2 versioni, le cui differenze saltano veramente alle orecchie a chiunque! Non solo l'orchestrazione è più rifinita nella seconda versione, ma il trio dello scherzo è incomparabilmente più bello e decisamente differente in quest'ultima, mentre i tagli praticati nell'adagio ne rendono decisamente più convincente e meno dispersiva la progressione drammatica, così come quelli praticati nel finale, ne snelliscono beneficamente la struttura complessiva. Quanto alla conclusione del primo movimento, l'averne eliminato l'originaria pleonastica coda, concludentesi con un accordo in fortissimo, facendo perciò terminare il movimento con la sezione precedente, saggiamente modificata nell'orchestrazione, impostata su un'agogica più larga e stemperantesi in un pianissimo finale, dona al movimento intero un'atmosfera più suggestiva e inquietante, come di attesa. Tirando le somme, è un deciso miglioramento su tutti i fronti, in barba al luogo comune che vorrebbe indicare come l'ultima versione sia sempre peggiorativa, rispetto alla stesura primigenia. La realtà è assai più varia e ben diversa, così come le critiche che venivano rivolte al compositore non erano sempre frutto di pregiudizi, come il caso dell'ottava sinfonia dimostra esplicitamente! Per fortuna che, grazie al disco e al suo valore documentale, si possono sfatare facilmente simili baggianate, anche senza avere le partiture sottomano, poichè il fatto di potere ascoltare versioni alternative e frammenti scartati o incompiuti di un certo lavoro, consentono a chiunque di penetrare nel laboratorio mentale e artistico di un musicista, comprendendone meglio il perchè di determinate scelte e capire in che modo si sia arrivati al risultato finale. Questa è una delle peculiarità che rendono unico il mezzo di riproduzione discografico, poichè per ovvie ragioni, assai raramente e difficilmente si può realizzare ciò dal vivo, in sede concertistica. Argomento molto stimolante!

Anton Bruckner, le sinfonie (segue).

Purtroppo, un fastidioso inconveniente tecnico, mi ha costretto a interrompere anzitempo lo scritto immediatamente precedente a questo, a cui ovviamente rimando, perciò cerco di riprendere le fila del discorso esattamente dal punto in cui mi sono arrestato. Stavo affermando che, sia Pierre Boulez che Ewald Markl, nelle note di commento del libretto del cd menzionato nello scritto precedente, facessero secondo la mia modesta opinione, una confusione pazzesca fra le 2 versioni originali dell'ottava sinfonia di Bruckner e le 2 edizioni a stampa della suddetta composizione, ovvero fra Haas e Nowak. In effetti, stando a quanto scritto nel paragrafo incriminato, mi sembra che il loro discorso presenti diverse falle e che si cada troppo spesso in contraddizioni varie, come mi sforzerò di dimostrare in seguito, aggiungiamoci il fatto che le stesse note di commento trilingui, con l'originale in tedesco e le traduzioni in inglese e francese, presentino tali discrepanze fra di loro, nel passaggio da una lingua all'altra, da avermi messo in seria difficoltà nel cercare di tradurvene in italiano l'estratto incriminato e penso con ciò di avervi dato un quadro della situazione. Non è certo la prima volta che riscontro simili inesattezze al riguardo, nelle note di commento dei libretti allegati ai dischi contenenti le sinfonie di Bruckner, non posso però evitare di stupirmi seriamente del fatto che, anche un artista del calibro di Boulez abbia le idee a dir poco annebbiate al riguardo. Mi meraviglia anche che in quel di Linz, nella cui abbazia di Sankt Florian, all'interno della cripta, riposa la salma del compositore, non ci si sia resi conto del colossale abbaglio e della grossolanità di simili asserzioni! Mi pare proprio che ci si faccia una figura decisamente pietosa! Perciò ci proverà il sottoscritto, con i suoi pochi mezzi a disposizione, a cercare di sbrogliare l'intricata matassa, a cui mancherebbero ancora alcuni tasselli, in un tentativo chiaramente suscettibile di aggiunte, correzioni e integrazioni a posteriori, sapendo benissimo di correre il rischio di peccare di presunzione! Spererei proprio, anzi, di ricevere da parte di studiosi ed esperti in materia, parecchie tirate d'orecchi, poichè le mie lacune non mi consentiranno che di chiarire la faccenda solo in parte, ma nonostante ciò sento l'esigenza interiore di accingermi all'ambizioso compito. Questa benedetta cronologia, oltre che commentarla in un secondo tempo, intendo successivamente arricchirla di una discografia e bibliografia sintetica, aggiungendovi come ciliegina sulla torta la mia traduzione italiana di un interessantissimo articolo comparso tempo addietro sulla rivista americana "Stereophile" con il corollario di altri estratti di note di commento dei libretti dei vari cd in mio possesso, che riterrò utili allo scopo. Semprechè inconvenienti tecnici e disgrazie personali di varia natura, non mi impediscano di portare a compimento l'opera! Insomma, se fino ad adesso ho, per così dire, scherzato, stavolta intendo fare veramente sul serio, anche a costo di perderci la faccia! (Continua)

martedì 19 marzo 2013

Anton Bruckner: introduzione alla cronologia delle varie versioni delle 11 sinfonie.

Il motivo principale che mi ha indotto a una simile intrapresa, ovviamente suscettibile di errori, imprecisioni ed omissioni, protrattasi a fasi alterne nel corso di questi ultimi anni, è stato il constatare quanto frequentemente fra gli addetti ai lavori la confusione regni più che mai sovrana riguardo la conoscenza delle varie versioni originali esistenti, relative a ciascuna delle 11 sinfonie di Bruckner e delle conseguenti problematiche testuali insite in tutto ciò. Nel corso del tempo ho rilevato da parte di recensori, musicisti ed esperti in generale, errori che mi sembrano clamorosi e inimmaginabili ed è stata questa la molla che mi ha spinto a tentare, per quel che posso, di fare chiarezza in tale ambito. Come esempio preclaro di quanto vado affermando, cito una perla fra le tante in cui mi sono imbattuto, che ritengo particolarmente esplicativa al riguardo. Nelle note di commento contenute nel libretto interno allegato al cd DG 459 678-2 GH, comprendente un'esecuzione dell'ottava sinfonia di Bruckner, effettuata dal vivo nell'abbazia di Sankt Florian, in quel di Linz in Austria, nell'ambito delle manifestazioni inerenti il Festival Internazionale 1996 intitolato al suddetto compositore, nel mese di settembre di quello stesso anno, da parte dell'orchestra filarmonica di Vienna diretta da Pierre Boulez, c'è un paragrafo intitolato "Un punto a favore dell'edizione Haas." In questo trafiletto si dice testualmente: "Ogni interpretazione di una sinfonia di Bruckner, naturalmente, porta con sè la questione su quale edizione preferire. E' una problematica con la quale Pierre Boulez si è dovuto confrontare a suo tempo; fra la versione di Robert Haas e la versione di Leopold Nowak del 1890, ha optato alfine per quella di Haas, poichè i tagli praticati da Nowak gli sembrano superflui e dannosi: -Tutto ciò compromette in qualche misura la simmetria, la logica e la costruzione.- Fra  la versione di Nowak del 1887 (e qui la confusione aumenta, ahinoi, ndt) e la versione di Haas, Pierre Boulez spiega assai chiaramente e semplicemente il perchè della sua scelta: -Nella prima stesura dell'87, primo e quarto movimento terminano nello stesso modo in fortissimo, mentre nella versione definitiva, la coda del primo movimento si smorza in un pianissimo (ppp).- ..." E a questo punto il discorso tornerebbe, ma è in contraddizione con quanto dichiarato in precedenza. Insomma, è un peccato che, sia Pierre Boulez, che l'estensore delle note del libretto, Ewald Markl, quest'ultimo fra i 2 produttori esecutivi dell'incisione, facciano comunque una continua confusione fra le 2 versioni e le 2 edizioni di questo lavoro. (Continua)

lunedì 18 marzo 2013

Al neofita, ovvero all'inesperto.

Mi capita spesso di parlare con persone che si dicono incapaci di avvicinarsi ai generi musicali più impegnativi, quale che sia la motivazione di base che li blocca in ciò. Io credo che più ancora dell'ignoranza, lo scoglio da superare sia la pigrizia mentale, dovuta al fatto che la società odierna ci ha abituato alle cose già belle che pronte e scodellate. Vogliamo tutto già cotto e mangiato, come disse più o meno Riccardo Muti, in occasione delle polemiche susseguenti l'apertura di stagione scaligera col "Crepuscolo degli dei" di Wagner. Personalmente, potrei pensare di cavarmela dicendovi che un simile sforzo di comprensione, vi verrebbe ampiamente ripagato con gli interessi, che nessuno di noi nasce già imparato, che non è mai troppo tardi per iniziare, il che è tutto vero e via di questo passo. Ma voglio anche dirvi, molto banalmente e semplicemente, come ho iniziato io, in quella che per me resta la maniera più semplice e immediata per accedere a questo universo, ovvero dalla vecchia, cara radio. Accendetela ovunque vi troviate, a casa o in ufficio, continuando tranquillamente nelle vostre incombenze e se qualche brano cattura la vostra attenzione, prendetene nota al momento dell'annuncio, in maniera da formarvi un vostro gusto personale. Ovviamente, in questo caso le principali stazioni radiofoniche a cui far riferimento restano Radiotre, ma soprattutto, sul digitale terrestre, Radiofd5, con la classica trasmessa in permanenza. Poi, se volete approfondire senza spendere alcunchè, ci sono anche, sia pure con vari limiti, le mediateche comunali, internet e quant'altro, che rendono la facilità d'accesso al patrimonio musicale, di gran lunga superiore a quella esistente all'epoca in cui sono nato, più di 50 anni fa, aggiungiamoci anche i numerosi concerti gratuiti organizzati da conservatori e istituzioni musicali, soprattutto nelle città più importanti, che dimostrano che non ci sono scusanti plausibili per non avvicinarsi a questo genere musicale. Ma soprattutto vorrei dirvi di non scoraggiarvi se non sarete subito fulminati sulla via di Damasco, state tranquilli che a meno che non siate catatonici, prima o poi qualcosa attizzerà il vostro interesse e soprattutto non abbiate paura di sbagliare, perchè tanto di errori ne farete comunque, è così per tutti, credetemi! Liberatevi di tutte le sovrastrutture, non esistono chiavi di accesso esclusive, la grande musica, nonostante i tempi bui in cui viviamo, è lì che aspetta solo che la degniate della vostra attenzione. Certo non bisogna commettere l'errore di Claudio Abbado, che a Santa Cecilia, anni fa, fece una prova aperta con l'orchestra, della nona sinfonia di Mahler, di fronte a una scolaresca imberbe e indisciplinata, a cui rivolse i suoi rimproveri. Ma obiettivamente, come si può pretendere che dei giovincelli completamente ignoranti in materia, assorbano di colpo un brano difficile a volte anche per degli appassionati esperti? Certo le librerie traboccano di guide per gli inesperti, ma vi consiglio di avvicinarle in un secondo tempo, soltanto dopo che vi sarete formati un vostro gusto personale, usandole come termine di raffronto, poichè tutte hanno il limite di rappresentare i gusti soggettivi di coloro che le scrivono, oltre che di costringervi a percorsi obbligati che non è detto che facciano al vostro caso. Anche su questa faccenda tornerò in futuro, per il momento vi dico soltanto: siate ardimentosi, via la timidezza!

Classica in vinile 3bis.

Il terzo numero della collana è uscito il 7 marzo anzichè il 2, quindi con 5 giorni di ritardo, anche il successivo, che doveva uscire sabato scorso, non è ancora comparso in edicola, per cui se il buongiorno si vede dal mattino, i presupposti non sono certamente dei migliori! A parte le consuete considerazioni sulla opacità della superficie della custodia e sulla genericità della busta interna, in questo terzo numero ho rilevato un piccolo miglioramento generale, nonostante varie discrepanze grafiche su copertina, retro ed etichette del disco, su queste ultime però è stato corretto il refuso "MARGINE CONTROL" in "MARGIN...". Per non risultare troppo prolisso, non mi dilungherò eccessivamente sulla faccenda, rilevando soltanto, in particolare l'assenza sul retro della scritta "produced, musically supervised and 3-to 2-channel conversion for LP by Wilma Cozart Fine", seguita sotto dalla dicitura "(P) (C) MERCURY 1960" e ancora più sotto da "PRINTED IN U.S.A.", il cui spazio è occupato dalle consuete invasive scritte di servizio, presenti come di consueto anche sulle etichette del disco, per tacere dell'onnipresente ma inevitabile bollino Siae in un angolo del retrocopertina. Il fascicolo d'accompagnamento, con testi di Pierre Bolduc ed Enzo Carlucci, ha un'impostazione generale meno banale dei precedenti, ma ancora troppi refusi e imprecisioni, sui quali sempre per esigenze di sintesi, non starò a tediarvi, fermo restando che i dati di registrazione forniti, sono ancora troppo scarni. Curiosa la ricomparsa del riquadro "Note sparse" a pag.7. La ristampa Classic Records in mio possesso è decisamente più fedele con dei colori più brillanti in copertina, rispetto a questa a cura della De Agostini, oltrechè con delle etichette discografiche più corrette e meno generiche rispetto a quest'ultima. Quello che mi ha deluso di più, in questo terzo numero della collana, è la qualità sonora, che pur molto buona in assoluto, mi sembra inferiore al disco della Classic Records, in barba alla recensione fattane a suo tempo proprio da Pierre Bolduc su "Audiophile Sound". Il disco Classic Records ha sì un livello d'incisione leggermente più basso e un soffio di fondo più avvertibile, ma anche più dinamica, estensione ed ambienza, mentre l'altro, con un livello d'incisione di poco superiore, è decisamente più compresso con minore ambienza ed estensione. Secondo me questa differenza è dovuta al fatto che, mentre la Classic Records si è servita di un master analogico, qui stavolta ho la netta sensazione che ci si sia serviti di un file digitale, come fonte per il riversamento su vinile. Inoltre la masterizzazione sembrerebbe soffrire di qualche distorsione e disturbo di troppo, a tratti. Secondo la mia opinione, questi compromessi sono dovuti sia a esigenze di contenimento dei costi, sia al fatto di voler rendere questi dischi facilmente riproducibili anche dalle apparecchiature più economiche, stante la spaziatura prudenziale dei solchi. Conto di tornare sullo spinoso argomento prossimamente. Al momento il mio giudizio complessivo resta interlocutorio. Finora, il disco meglio suonante del lotto, mi sembra proprio il primo, con la quinta di Beethoven diretta da Karajan. Quanto all'ottimo livello dell'interpretazione di Dorati relativa al balletto stravinskiano, confermo quanto già affermato in precedenza. La qualità di stampa del disco è un pò rumorosa come al solito, con l'aggiunta di alcune sbavature di vinile in corrispondenza del foro centrale.

venerdì 8 marzo 2013

Le cose cambiano.

Ovvero nulla è più come una volta. Lapalissiano! Anche i tarli del terzo millennio hanno mutato il loro comportamento. Parlo proprio di quelle simpatiche bestiole che, in tempi andati, erano solite infestare e mangiucchiare mobili antichi di un certo pregio. Ritengo che i loro gusti alimentari si siano decisamente involgariti, visto che non avendo in casa mobilia di pregio, ho dovuto fronteggiarli più volte in passato. Ultimamente si sono accaniti su un porta cd di legno decisamente dozzinale, con un impegno degno di miglior causa, allietante rumorosamente le mie nottate, altrochè concerti di capodanno e piccole musiche notturne, ben altri concerti mi toccava sciroppare. Non entusiasmandomi l'idea di svuotare tutto il porta cd, per cospargelo di antitarlo, non sopportandone la tossicità, ho deciso di tentare una terapia d'urto alternativa. Avendo, in quella stanza, già posizionato in maniera acconcia un mini sistema stereo economico Aiwa, gli ho fatto riprodurre, a volume sostenuto, l'Oro del Reno e l'Olandese volante, dopodichè le simpatiche bestiole sembrano essersi ammutolite. Se la faccenda dovesse ripetersi, sto già pensando di deliziarle con musichette amene tipo "Le sacre du printemps"di Stravinski, Suite scita di Prokofiev, Amériques di Varése, Mandarino miracoloso di Bàrtòk e via di questo passo. Vi farò sapere di eventuali sviluppi. Anni fa mi imbattei persino in un tarlo melomane raffinato che si andò a spiaccicare sulla superficie di durissimo policarbonato di un mio cd della Dg, contenente la quinta sinfonia di Mahler, eseguita dall'orchestra sinfonica di Chicago diretta da Claudio Abbado! Ammirevole per certi versi, ma stupido vista la fine che ha fatto! Perciò per favore, non ditemi mai che ho un tarlo nel cervello, ci mancherebbe altro. Ne ho già abbastanza di quelli che mi ritrovo in casa, dai gusti decisamente proletari!

Che fine ha fatto Baby Jane?

Che ne è stato dell'emerito trombone, pardon, musicista, il direttore d'orchestra austriaco Enoch zu Guttenberg? Me lo ricordo troneggiante tronfio sulle pagine pubblicitarie e sulle copertine dei suoi titoli videodiscografici, ritratto in pose altamente ispirate e dedito incessantemente alla riproposizione della solita minestra repertoriale. Ricordo anche le sue roboanti interviste, una anche su "Musica", infarcite di proclami pseudo filosofico ecologisti ambientalisti spocchiosetti anzichennò, causantemi un continuo trituramento testicolare. Come mai nessuna università al mondo, abbia mai pensato di conferire a Herr Doktor Enoch zu Guttalax, fantozzianamente parlando, una laurea honoris causa in cosmo-scemonologia applicata, per la profondità e originalità dei suoi alati concetti? E se penso che il nostro è andato persino a esibirsi in Vaticano, allo scopo di farsi benedire l'anima de li mortacci suoi, non posso esimermi dall'essere preoccupato della sua sorte. Qualche accidente andato a segno?

Spedizioni punitive.

Se Sparta piange, Atene non ride. Ovvero se per Wagner le faccende interpretative vanno maluccio, affatto meglio sono le cose per Verdi. Penso soprattutto a un "Trovatore" vecchio stile della passata stagione del Comunale di Bologna, con cantanti canini assai plauditi dai melomani cerebrolesi cittadini, diretto dal palombo, alias Roberto Palumbo, alla brada e ad un "Macbeth" dell'attuale stagione, diretto con grigiore e pesantezza dall'abbado minore, o minorato che dir si voglia, Roberto Abbado; andatevi a sentire l'incisione Decca con Chailly del '96 con gli stessi complessi: ben altra tavolozza espressiva e coloristica, una differenza come dal giorno alla notte. Tra l'altro vorrei sapere cos'era quella "registata" di Robert Wilson che, durante un pianissimo dell'orchestra, sovrapponeva una voce registrata fuori campo, declamante versi astrusi! Anche qui stiamo tornando indietro, ovvero al modo rozzo e sbrigativo con cui si eseguiva Verdi 60 anni fa, cioè da spedizione punitiva, alla faccia di Muti e di Claudio Abbado, sommi interpreti del "Macbeth". Direi proprio che questi 250 anni il Comunale li porti decisamente malissimo. Tutto nella norma, non di Bellini, però!

A volte ritornano.

I bidelli del Walhalla sono di nuovo tra noi, anzi in realtà non erano affatto spariti, se ne stavano accucciati in attesa del momento buono per fare capolino. Ne ho avuto conferma dal concerto wagneriano di ieri sera su Radiotre, trasmesso dall'auditorium della Rai di Torino, con lo scadentissimo tenore Lance Ryan dal timbro vocale di gallina strozzata, dal buon soprano Evelin Herlizius e con la direzione di Kirill Petrenko, quello stesso che ha diretto, pochi giorni prima l' "Oro del Reno" in forma concertistica con i complessi di S. Cecilia. Ma penso anche all' "Olandese volante" diretto da Hartmuth Haenchen alla Scala. Abbiamo 3 esempi di direzioni orchestrali che ricalcano pedestremente i dettami della cosiddetta scuola storica, con sonorità pesanti e massicce, a volte decisamente brutte e sgraziate, con eccessiva concitazione drammatica e speditezza agogica, con spianamento di segni dinamici. Insomma siamo in pieno riflusso retrogrado, dal punto di vista interpretativo, con direzioni vecchio stampo, senza però la stessa personalità dei vecchi leoni della bacchetta. Anche un Reginald Goodall, che si riallaccia dichiaratamente a quel modello interpretativo, dimostra maggiore personalità e maggiore attenzione al canto, di questi pantofolai del podio, ciabattoni ipervitaminizzati, bamboccioni imbarbariti che non sono altro! Purtroppo è inevitabile che ci siano simili regressioni, penso soprattutto alla direzione effettistica, massiccia e sbrigativa degli estratti dal "Crepuscolo degli dei" del concerto di ieri sera, pur ammettendo che a tratti simili interpretazioni abbiano una loro brada efficacia teatrale, tutto nella norma insomma, ma qui siamo in pieno "Crepuscolo dei babbei"!!!

Il papavero in disco.

(Segue) Non sono molte, in effetti, le incisioni discografiche della suite dal balletto "Il papavero rosso" di Glière. Addirittura ne conosco soltanto una incisione integrale del balletto, complessivamente più che attendibile, nonostante un'orchestra complessivamente discreta ma con evidenti limiti tecnici nel virtuosismo e nella compattezza e precisione fonica, con qualche opacità di troppo a tratti e una direzione buona ma un pò discontinua e sbrigativa qui e là nella sua tenuta complessiva. Ben altro sarebbe stato il risultato nelle mani di un Kondrashin o di uno Svetlanov, però! La qualità sonora ottima con buona dinamica, è viziata a tratti da un eccessivo riverbero che rende il suono un pò troppo cavernoso. In copertina e nel retro del libretto, sono presenti un paio di foto di scena della prima assoluta. L'esecuzione effettuata nel giugno '94 alla Sala da Concerto della Radio di San Pietroburgo, dalla propria orchestra sinfonica statale diretta da Andrè Anichanov ed uscita nel '95 e tutt'ora disponibile, è edita in collana economica dalla Naxos in doppio cd, 8.553496-7. E visto che siamo in tema rivoluzionario, mi si consenta una digressione extramusicale, scodellandovi dall'alto della mia consumata (in)esperienza in materia, il decalogo del perfetto rivoluzionario, indispensabile oggidì: 1) non aspettarsi alcun risultato, 2) essere sognatori pragmatici, 3) ironia e soprattutto autoironia, 4) perseveranza, 5) flessibilità, 6) pazienza, 7) coraggio, 8) resistenza fisica, 9) pazzia, 10) pane e mortadella. Buona fortuna!

giovedì 7 marzo 2013

Il papavero è anche un fiore!

(Continua) La trama del balletto "Il papavero rosso" di Gliére, alquanto esile e banalotta, ambientata in un porto cinese, è la seguente: la giovane ballerina cinese Tao-Hoa, che lavora in un ristorante, s'innamora del capitano di una nave mercantile sovietica, facendogli dono di un papavero rosso. Li-Shan-Fu, il suo datore di lavoro, complotta per uccidere il capitano imponendole di offrirgli del tè avvelenato, ma lei rifiuta sdegnosamente. In seguito, durante una sommossa dei lavoratori portuali, Tao-Hoa salva la vita al capitano, ma viene successivamente uccisa, durante un'ulteriore rivolta dei portuali, da un sicario di Li-Shan-Fu, desideroso di vendicarsi. A questo punto, nel momento della morte, consegna nelle mani di una bambina cinese, un papavero rosso, simbolo di fratellanza e di libertà. Il colore, ovviamente, simboleggia il comunismo, come viatico di libertà per gli oppressi e sinonimo di speranza in un mondo migliore. Naturalmente sappiamo tutti benissimo, come la realtà sia stata assai diversa, ma è notorio che di buone intenzioni sono lastricate le strade dell'inferno! L'ambientazione orientaleggiante induce Gliére a fare un ampio uso di melodie pentatoniche, al fine di dare il giusto tocco di esotismo, per contro la trama del balletto lo induce anche a ricalcare moduli espressivi della cosiddetta musica borghese occidentale, volendo anche sottolineare la componente cosmopolita della clientela del ristorante in cui è ambientata in parte la vicenda (come nel valzer bostoniano al n.6 della partitura, atto 1°, o nel charleston che apre l'atto 3°, al n.24). Inoltre, in 2 numeri del balletto, viene citata anche l'Internazionale di Potter-Degetyer e precisamente nella scena di Tao-Hoa al n.8, atto 1° e in maniera più evidente nell'apoteosi finale, al n.36, atto 3°, dove peraltro il tono della musica, scade un pò in bolsa retorica, ma questo non inficia più di tanto la piacevolezza complessiva della partitura. Tra l'altro, proprio in epoca di disgelo krusceviano, nel 1957, il titolo del balletto venne mutato ne "Il fiore rosso", poichè il regime almeno ufficialmente non gradiva le suggestioni lisergiche associate al papavero. La sequenza onirica ambientata in una fumeria d'oppio nel 2° atto, con la protagonista in preda a una serie di visioni mistiche, è uno dei momenti più riusciti musicalmente, con delle armonie che a tratti ricordano il "Poema dell'estasi" di Alexander Scriabin, come nella visione di Tao-Hoa, al n.18. Il brano più celebre del balletto, in sede concertistica e discografica, è la danza dei marinai russi, al n.11, finale atto 1°. (Continua)

E' in ballo la lotta di classe!

Fra il 1926 e il 1927, il compositore russo di origine belga Reinhold Morisseievic Gliére (1875-1956), scrisse quello che divenne il suo lavoro musicale più noto, ovvero il balletto in 3 atti "Il papavero rosso", considerato sin da allora il balletto sulla lotta di classe per antonomasia. Rappresentato in prima assoluta al Teatro Bolshoi di Mosca, il 14 giugno del 1927, con un buon successo di pubblico, venne ufficialmente ritenuto un lavoro innovativo, con un chiaro e adeguato messaggio politico, soddisfacente gli obiettivi dell'ambiente culturale ufficiale e ovviamente del regime sovietico dell'epoca. In realtà, il linguaggio musicale adottato dal compositore, in questo come in tutti i suoi altri lavori, non aveva proprio alcunchè d'innovativo, inscrivendosi tranquillamente nel solco della tradizione musicale russa di stampo tardoromantico, chiaramente debitrice sia nei confronti di Nikolai Andreevic Rimski-Korsakov, che nei confronti di Piotr Ilich Ciaikovski, ovvero un linguaggio fortemente occidentalizzato in barba ai proclami del regime, caratterizzato da un'orchestrazione sgargiante e un'accattivante vena melodica, che non metteva certo in crisi i burosauri dell'epoca, sempre guardinghi e sospettosi nei confronti di eventuali arditezze armoniche ed eccessive complessità stilistiche, che sfuggivano alle loro limitatissime capacità di comprensione. Si trattava perciò di musica che doveva essere semplice e diretta, di chiara comprensibilità alle masse, di presa immediata, rispondente quindi in pieno ai canoni estetici imposti dal realismo socialista di stampo staliniano allora imperante, ma nonostante l'epigonismo insito in un simile atteggiamento, sarebbe ingiustamente sommario liquidare compositori come Gliére o Dimitri Borissovich Kabalevski, alla stregua di abili ma tutto sommato banali mestieranti, stante la sorgiva spontaneità della loro vena melodica oltrechè la solidità del loro artigianato musicale, nonostante che l'eventuale ricorso a elementi folclorici o autoctoni, sia generalmente un pò manierato, oleografico, tendente al bozzettismo e non vi sia traccia di alcuna seria ricerca etnomusicologica dietro tutto quanto. Certo la loro personalità stilistica era assai meno marcata, rispetto a quegli "scavezzacolli" di Sergei Porfirievic Prokofiev e di Dimitri Dimitrievic Shostakovich, che nondimeno procuravano non pochi grattacapi ai burocrati del regime, con la loro "nefasta" tendenza a "deragliare" dai sani canoni del realismo socialista! La musica di compositori come Gliére, insomma, è di robusta struttura e pienamente godibile, nonostante un certo accademismo di fondo, anche se non sempre ci si trova al cospetto di autentici capolavori; purtuttavia, trattasi di lavori meritevoli di essere rappresentati in pubblico e di essere portati a conoscenza assai di più di quanto non capiti solitamente. Forse il rappresentante più autorevole di questa corrente tradizionalista (ovvero "formalista") è Alexander Glazunov, importante anche come docente e didatta (se non erro, tra i suoi allievi di composizione, ha avuto proprio Shostakovich), autore di parecchi capolavori assoluti, come la quinta sinfonia, il poema sinfonico Stenka Razin e i balletti "Raymonda" e "Le stagioni", tra l'altro leggenda vuole che fosse anche dotato di memoria prodigiosa, il che però non gli impedì di combinare un atroce "scherzo" a Rachmaninov, dirigendogli in pubblico in prima assoluta la sinfonia n.1 di quest'ultimo, completamente ubriaco fradicio, contribuendo senz'altro ad affossargliela e a causargli quella gravissima crisi depressiva, dalla quale comincerà lentamente a riprendersi parecchio tempo dopo, col successo incontrato dal suo secondo concerto per pianoforte e orchestra. Se comunque, degnerete della vostra attenzione la musica di questi compositori, vi dovreste accorgere anche di quanto gli siano debitrici, nel linguaggio, così come nell'orchestrazione, parecchie colonne sonore hollywoodiane! (Segue)

lunedì 4 marzo 2013

Torri d'avorio.

Nel concerto svoltosi il venerdì 22 febbraio scorso all'auditorium "Arturo Toscanini" a Torino, per la consueta stagione sinfonica concertistica dell'orchestra sinfonica nazionale della Rai, tramesso in diretta alle ore 21 da Radiotre, si esibiva una delle giovani promesse del concertismo nostrano, la pianista Gloria Campaner, che, pure lei non brilla certo per originalità e coraggio nelle sue scelte repertoriali. In questo concerto, sotto la direzione dell'attuale direttore stabile dell'orchestra, Jurai Valchuha, si esibiva nella parte solistica dell'arcinoto secondo concerto di Rachmaninov, inoltre, tanto per cambiare, concedendo come bis, se non vado errato, uno degli Etudes-Tableaux dello stesso; se la memoria non m'inganna, il suo primo disco per la Decca, comprende proprio lavori pianistici arcinoti, del medesimo compositore, insomma penso sappiate benissimo quali siano le mie idee al riguardo... Una volta fatta l'unica osservazione positiva, riguardo al lato interpretativo della faccenda, ovvero un'esecuzione di Rachmaninov, giustamente meno muscolare e più rifinita del consueto, che rende più giustizia alla statura artistica del compositore russo, quello che mi ha dato veramente fastidio, è stato il sentirle proferire, durante l'intervista che le hanno fatto nell'intervallo del concerto, quanto il nostro, cioè l'Italia, sia un paese fantastico, con un sole e un clima meravigliosi! A parte l'inopportunità dell'osservazione meteorologica, visto che, sia a Torino, che a Bologna, dove vivo, in quei giorni nevicava parecchio e faceva un freddo boia, con quale paraocchi si può definire il nostro, un paese fantastico, con tutto lo sfascio istituzionale, culturale, economico e sociale, di cui abbiamo costante dimostrazione ogni giorno? Evidentemente l'esimia soggetta, deve avere la pancia piena fino a scoppiare, per arrivare a proferire simili castronerie, offensive e ributtanti. Qualcuno potrebbe ritenermi esagerato, ma comincio veramente a non poterne più di constatare quanto la maggior parte dei nostri musicisti, siano completamente avulsi dall'attuale contesto sociale, egoisticamente ed egocentricamente chiusi nelle loro ridicole torri d'avorio, perennemente occupati a coltivare esclusivamente il loro miserrimo orticello, incuranti del degrado sociale che li circonda, sordi a ogni sollecitazione del mondo esterno, ma tant'è, nel caso di questa categoria, un simile atteggiamento gli è evidentemente connaturato, rappresentando perciò la norma, ingenuo che non sono altro! Dobbiamo rimpiangere forse le dittature di stampo sovietico, con i loro artisti del popolo che si andavano a esibire gratuitamente anche nelle fabbriche operaie? Sono questi i bei risultati della cosiddetta democrazia? Certo che se continuiamo a tollerare questo stato di cose, allora significa che ci meritiamo un paese anche ben peggiore dell'attuale; la spocchia e l'elitarismo predominanti in questo come in altri settori, rappresentano una delle piaghe più devastanti! Sono schifato e indignato anche da queste sia pur minime manifestazioni di menefreghismo e superficialità, per non definirle peggio! Poi non si abbia il coraggio di lagnarsi se vengono a mancare i fondi pubblici alle istituzioni musicali! Ci si dovrebbe fare un bell'esame di coscienza, invece! Ma in che mondo vivono questi benedetti musicanti?  Un'ultima curiosità riguardo l'auditorium della Rai di Torino: siccome a suo tempo ne avevo scritto nel mio articolo intitolato "Der fliegende oergel" (al quale eventualmente rimando) per quel che concerneva la "sparizione" dell'organo dal medesimo, faccenda appresa dal sottoscritto pochi anni fa, dalla viva voce dell'organista Pier Damiano Peretti, durante un convegno su Bossi, svoltosi al conservatorio "Rossini" di Bologna, avendo visto, in tempi più recenti, alcuni di questi concerti, anche in televisione su Rai 5, ho notato chiaramente, attraverso la ripresa televisiva, delle belle canne d'organo, situate nel fondo della sala, dietro al settore destinato ad essere occupato dal coro! Qualcuno mi potrebbe aiutare a risolvere il piccolo mistero? Mi piacerebbe tanto potermi togliere questa piccola curiosità!

sabato 2 marzo 2013

Classica in vinile (3).

(Segue) Il terzo titolo della collana, sarebbe dovuto uscire oggi, 2 marzo, ma qui a Bologna non è ancora comparso in edicola, chissà com'è! Ad ogni buon conto, poichè ne posseggo una precedente ristampa americana su vinile vergine da 180 grammi Classic Records dei primi anni '90, pagata una tombola, posso comunque anticiparvi che dovrebbe essere senz'altro un titolo superiore, sia a livello interpretativo che come qualità sonora, a quello che lo ha preceduto. Trattasi del balletto completo nella versione originale del 1910 "L'oiseau de feu" di Igor Stravinski, nella celeberrima incisione dell'orchestra sinfonica di Londra, diretta da Antal Dorati, incisa nel 1959 alla Watford Town Hall, alla periferia di Londra (prod. disc. Wilma Cozart, superv. mus. Harold C. Lawrence, superv. tecn. Robert C. Fine, tecn. del suono Robert Eberenz, master. George Piros). L'interpretazione offertane è secca, incisiva, diretta, anche a costo di tralasciare qualche preziosità orchestrale, con una qualità sonora decisamente ottima, che cattura benissimo l'acustica del luogo, con una buona risoluzione dinamica. A livello interpretativo preferisco l'incisione del '61, diretta dallo stesso autore a capo della Columbia Symphony Orchestra (ovvero l'orchestra filarmonica di Los Angeles sotto mentite spoglie per ragioni contrattuali), effettuata per conto della Columbia-CBS, che dovrebbe essere tutt'ora reperibile su cd, ma ciò non toglie che, rispetto alla precedente uscita (la cui qualità sonora era stata valutata 70/100 da Stefano Rama nel suo vol. "I dischi dell'età dell'oro", mentre a quest'ultima lo stesso assegna un punteggio pieno, ossia 100/100!), siamo o dovremmo essere, decisamente su un altro pianeta, semprechè si siano fatte le cose come si deve! In effetti questo è uno dei titoli di punta del catalogo Mercury. Staremo a vedere!

Classica in vinile (2bis).

(Segue). Riguardo al livello interpretativo di questa incisione del capolavoro di Berlioz, è senz'altro buono nel suo complesso, ma non porrei questa edizione, personalmente, ai vertici di una nutritissima e imponente discografia. Il pregio di questa lettura di Paray è senz'altro quello di essere di una classica compostezza, di una chiarezza cartesiana, che se da un lato, evita gli eccessi effettistici, sempre in agguato in una partitura come questa, ne attenua un pò troppo gli aspetti più visionari e audaci, a discapito dell'espressività (tra l'altro, come spesso succede, non vengono neppure rispettate le riesposizioni del 1° e del 4° mov.), inoltre ho l'impressione che ci sia dietro una precisa scelta interpretativa dietro l'eccessiva attenuazione dei contrasti dinamici, il che per una composizione recante in partitura indicazioni dinamiche che vanno da un pianissimo con ben 5 p a un fortissimo con altrettante f, mi sembra proprio il colmo! Forse questa cautela potrebbe essere dovuta al livello virtuosistico dell'orchestra, buono ma non eccelso, con evidenti limiti di precisione del suono e fermezza complessiva; non è ancora l'ottima orchestra che diventerà in seguito sotto la direzione di Antal Dorati. Per giunta, nell'ultimo movimento, il trombone basso che intona il motivo del Dies Irae, mi sembra decisamente fiacco e dall'intonazione periclitante (altrochè parlare, come si fa nel fascicolo interno di suono rauco alla francese da parte dell'orchestra, questo trombone è decisamente sfiatato!). Su questo filone interpretativo per così dire classicheggiante, trovo più riuscite sia l'interpretazione di Jean Claude Casadesus con l'orchestra filarmonica di Lilla, registrata nel giugno '80, per la Harmonia Mundi francese, sia quella di Claudio Abbado con l'orchestra sinfonica di Chicago, registrata nel febbraio '83, per la Dg. Anche in questo caso trattasi di esecuzioni viziate da un eccesso di ritegno espressivo, ma, rispetto a quella in esame, possono vantare delle orchestre migliori e una superiore qualità sonora, il che non è un vantaggio di poco conto. Per la cronaca, Casadesus (uscito nell'81), rispetta la riesposizione del 1° mov., Abbado (uscito nell'84), anche quella del 4°! Almeno quest'ultimo dovrebbe essere ancora reperibile su cd. Tornando all'incisione Mercury, anche stavolta lo stampaggio del vinile non è silenziosissimo, come nel titolo precedente, la qualità sonora è nel complesso molto buona, ma con una dinamica decisamente compressa, anche se in parte, secondo me, dovuta più che ai tecnici del suono, a precisi criteri interpretativi, come già detto in precedenza. Aggiungo che, anche stavolta, il tono generale dei testi corredanti il fascicolo allegato, come in precedenza, pencola pericolosamente verso il banale e il risaputo. (Continua)

Classica in vinile (2).

Il 16 febbraio è uscito in edicola il 2° numero della suddetta collana, comprendente la Sinfonia Fantastica di Héctor Berlioz, nell'interpretazione dell'orchestra sinfonica di Detroit, diretta da Paul Paray, incisa per la Mercury. Anche in questo caso, come già nel primo numero, la superficie della custodia del disco è opaca e non lucida, inoltre le scritte sul dorso non sono, secondo me, posizionate correttamente (troppo a destra anzichè più a sinistra osservando quest'ultimo orizzontalmente, oppure troppo in basso anzichè più in alto se lo si guarda verticalmente), con eccessiva invadenza, anche stavolta, delle scritte di "servizio" De Agostini/Universal, sia sul retrocopertina che sulle etichette del disco. Queste ultime, oltre a non essere perfettamente conformi alle originali (in questo la Classic Records era senz'altro più rigorosa!), recano su ambo i lati il seguente refuso: vi è scritto "MARGINE CONTROL" anzichè "MARGIN CONTROL", come grafia corretta esigerebbe! Altro piccolo refuso solo sul lato 2: in questo caso il 5° mov. della sinfonia Larghetto-Allegro (Songe d'une nuit du sabbat), indicato come n.2 anzichè come n.5! Anche stavolta l'aspetto estetico della busta interna non coincide con gli originali, ma questo è il male minore. Nel fascicolo allegato, con testi di Pierre Bolduc e Giuseppe Rossi, i dati di registrazione sono aancora più scarsi che in precedenza, limitandosi a dichiarare che la registrazione è avvenuta nell'aula magna di una scuola superiore di Detroit nel 1959. Per fortuna, anche in questo caso, ci soccorre quanto scritto nel retrocopertina dello stesso disco, dove si specifica che il luogo di registrazione era l'auditorium della Cass Technical School (produttore discografico Wilma Cozart, supervisore musicale Harold C. Lawrence, supervisore tecnico Robert C.Fine, tecnico del suono Robert Eberenz, masterizzazione George Piros). Solo che, a questo punto, dubito che l'anno esatto di registrazione sia il '59 e non piuttosto il '60, poichè fino ad almeno l'aprile del '59, le registrazioni avevano luogo alla Old Orchestra Hall, sempre a Detroit, Michigan. Inoltre, sempre nel fascicolo allegato, ho rilevato l'ennesima incongruenza del diabolico Bolduc, quando a pag.4 afferma che la carriera discografica di Paray sarebbe iniziata proprio con l'orchestra sinfonica di Detroit nel 1952, peccato però che, in un riquadro a pag. 3, lo stesso parli di una sua precedente incisione discografica di questa stessa sinfonia, con l'orchestra parigina dei Concerti Colonne, effettuata per la Vox, nel 1948! Cerchiamo di evitare simili imprecisioni e grossolanità, perdinci! Riguardo ai dati di registrazioni, bisogna dire che le stesse precedenti ristampe di questi titoli sia su cd che su sacd, effettuate dalla stessa Universal in passato, erano ben più doviziose di informazioni al riguardo. Sono questi i dettagli che apprezzano i veri appassionati! (Continua)

Classica in vinile (1ter).

(Segue) Riguardo sempre al fascicolo allegato al primo numero, si capisce, leggendolo bene, che l'intento vorrebbe essere quello di rivolgersi principalmente al neofita, ovvero all'inesperto, adottando un linguaggio che vorrebbe essere, nelle intenzioni, divulgativo e di facile comprensione, peccato soltanto che un sì lodevole intento sia viziato, in questo caso, da diverse banalità e luoghi comuni, facilmente evitabili. Si possono rendere comprensibili anche gli argomenti più complessi, anche senza ricorrere a volgarizzazioni di sorta, in ambito musicale l'esempio migliore e ineguagliato in tal senso, è stato quello di Leonard Bernstein, come testimoniato dalle numerose lezioni-concerto televisive, oltrechè dai suoi libri, ma evidentemente questa caratteristica non è alla portata di tutti. Un altro bell'esempio di divulgazione in campo musicale, è il bel libro di Alex Ross "Il resto è rumore - La musica del 20° secolo"! Per quanto concerne il contenuto musicale del disco, trovo l'interpretazione di Karajan e della filarmonica di Berlino registrata nel '62, senz'altro ottima nel suo complesso, ma viziata qua e là da qualche rallentando di troppo, che sa di manieristico. Inoltre, a parte il rispetto della riesposizione del 1° mov., vengono omesse tutte le ripetizioni nei restanti movimenti. Rimanendo nel catalogo Dg, non siamo comunque al livello dell'esito dirompente conseguito da Carlos Kleiber, nella sua celeberrima incisione di studio dei primi anni '70! La qualità della stampa del vinile vergine da 180 grammi, è adeguata, anche se non silenziosissima, almeno nella copia in mio possesso, ed è comunque sufficiente a non guastare il piacere dell'ascolto, contrariamente a quanto accade con le normali stampe commerciali (devo dire che i vinili meno rumorosi che mi siano capitati, sono un paio di titoli da 180 grammi, stampati dalla EMI-HMV inglese, superiori anche agli americani OMR e CLASSIC RECORDS da 210 grammi!). La qualità sonora dell'incisione è complessivamente ottima, con discreta dinamica, timbrica pastosa e presente, adeguato dettaglio, immagine adeguata e un corretto equilibrio fra le diverse sezioni orchestrali. Per la cronaca, il mio impianto d'ascolto è costituito dal giradischi Technics SL1200mkII, con testina Shure V15VMR, amplificatore integrato Marantz PM6010 OSE KIS, casse acustiche B&W DM602S3, cuffia dinamica Audio-Technica AIR ATH AD500, inserito in un ambiente d'ascolto delle dimensioni approssimative di 5,5x3,9x3,3 metri (lunghezza x larghezza x altezza). Tornando a considerazioni di ordine generale, devo deplorare il fatto che, anche stavolta, la De Agostini, come già avvenuto a proposito della precedente collana relativa alla musica jazz, sia troppo vaga e generica riguardo ai criteri di rimasterizzazione adottatti (ricordo di aver letto, a suo tempo, sulla rivista Suono, a tal proposito, una sconcertante dichiarazione in un'intervista ad uno dei responsabili della casa editrice, quando quest'ultimo accennava all'impiego di non meglio specificati file analogici, ohibò, quando gli stessi, per loro natura non possono che essere digitali e il sottoscritto ne sa qualche cosa, visto che nel suo piccolo, ci lavora!), per cui, volendo sperare di capirci qualcosa in più, bisogna andare per forza nel sito di "AS on line". Ulteriori informazioni dovrebbero essere reperibili, a giudicare dallo strillo di copertina, anche sul numero di gennaio, ma tutt'ora in edicola di "Audiophile Sound", ma obiettivamente, non me la sento di spendere 9 euro, per poi trovarmi allegato alla suddetta rivista, l'ennesimo "cd della mutua", ovvero una banalissima selezione di brani dal "Messiah" di Haendel, possedendone già almeno 2 edizioni complete, uffa e che cavolo! Tra l'altro se penso che chi dirige la rivista, con un'intestazione in inglese, è un canadese francofono, che la sede della redazione si trova a Londra, che il periodico viene stampato in Slovenia e forse solo il cd allegato viene fabbricato in Italia, altrochè provincialismo esterofilo, qui si deborda di brutto! Altra considerazione riguarda i  titoli scelti per questa collana, che oltre a essere arcinoti, sono stati già oggetto in passato di numerose ristampe non solo su cd, ma soprattutto su vinile speciale, da parte sia dell'americana Classic Records (Mercury), sia delle tedesche Clearaudio (Dg) e Speaker's Corner (Decca, Dg e Mercury), per cui non sarò certo l'unico a possederne di già! Questo dimostra la mia teoria che, a furia di battere strade risapute, non si cava un ragno dal buco e che solo l'originalità ha più probabilità di dare risultati soprattutto in tempi di crisi! (Continua)

venerdì 1 marzo 2013

Classica in vinile (1 bis).

Il primo titolo pubblicato concerne e non poteva essere altrimenti, l'arcinota quinta sinfonia di Beethoven nell'interpretazione dell'orchestra filarmonica di Berlino diretta da Herbert von Karajan, incisa per la Deutsche Grammophon. Ho dimenticato precedentemente di rilevare che i titoli proposti in questa collana sono esclusivamente di etichette facenti parte del gruppo Universal e precisamente Archiv/DG, Decca e Mercury, e l'epoca delle incisioni proposte si situa fra la fine degli anni '50 e la metà degli anni '70, con un'unica eccezione di un'incisione Archiv di pochi anni fa, attualmente disponibile sul mercato nel formato cd, almeno a giudicare dall'elenco delle prime 25 uscite. Tornando all'esame del disco in questione, la prima critica che posso fare è alla custodia esterna, che anzichè avere la superficie vetrificata (ossia lucida) come nell'originale (di cui posseggo copia d'epoca), è di aspetto opaco, inoltre la grafica del retrocopertina, così come la busta interna e le etichette del disco, non corrispondono all'originale uscito nel '63, ma a una sua ristampa successiva del '70; infatti le etichette del disco non recano sul bordo della circonferenza la corolla di tulipani tipica della DGG degli anni '50 e '60, ma una semplice fascia bianca adottata dalla stessa a partire dal '70. Credo che questa infedeltà, per ciò che concerne etichette e retrocopertina, sia dovuta al fatto di rendere più agevole l'inserzione grafica delle scritte di "servizio" De Agostini/ Universal, presenti in maniera alquanto invasiva in ambo i casi. Occorre dire, per onestà, che simili discrepanze estetiche fra originali e ristampe, sono frequentemente rilevabili anche nei ben più costosi titoli reperibili nei normali negozi di dischi! Per quel che concerne il fascicolo allegato, deploro il fatto che ci siano troppo poche informazioni riguardo ai dati di registrazioni, limitandosi a informare che il disco in questione è stato registrato nel 1962 alla Jesus Christus Kirche di Berlino-Dahlem; per fortuna in parte soccorre lo stesso retrocopertina del disco, che ci informa che il produttore discografico era Otto Gerdes (anch'egli direttore d'orchestra) ed il tecnico del suono era Guenther Hermanns, ma purtroppo non possedendo alcuna ristampa su cd, nulla posso riferire riguardo la data precisa in cui è avvenuta la registrazione! Anche in questo caso una cura maggiore non guasterebbe affatto! L'autore dei testi di questo fascicolo è l'ineffabile Pierre Bolduc, il quale secondo me incorre in alcune sviste. La prima a pag.2, quando afferma: "... secondo il compositore francese Vincent D'Indy: "Fino a oggi (1801) Beethoven ha composto solo musica; adesso è la vita l'argomento su cui scrive."..." Come potrebbe D'Indy avere fatto questa affermazione riguardo alla quinta di Beethoven, nel 1801, visto che è nato nel 1851 e morto nel 1931? Ce lo dica, caro Bolduc! Sempre a pag.2 nel riquadro in basso concernente  "Le sacre du Printemps" di Stravinski, si parla di atonalità anzichè di politonalità, come sarebbe più esatto; sono 2 faccende ben diverse! Inoltre l'aneddoto a pag.4 su Fuertwaengler che assiste a un concerto di Toscanini alla Carnegie Hall, mi sembra dubbio, visto che non viene specificato in quale periodo si sarebbe svolto, con quale orchestra quest'ultimo si esibiva (filarmonica di New York o sinfonica della NBC?), tutto troppo vago! Piccola curiosità a pag.7 in basso: c'è un riquadro intitolato "Note sparse", casualità? Per finire a pag.8, quando si afferma che la dinamica orchestrale dal vivo può arrivare ai 125 decibel, quando in realtà arriverà si e no al centinaio, poichè se così non fosse musicisti e pubblico avrebbero come minimo i timpani perforati, oltrepassandosi in questo caso decisamente la cosiddetta soglia del dolore, non esageriamo. Quanto poi alla supposta superiorità dell'ascolto musicale dal vivo, rispetto a quello in ambito domestico, è più teorica che reale, per tutta una serie di ragioni che intendo trattare prossimamente a parte! (Continua!)

Classica in vinile (1).

Il 2 febbraio scorso è uscito il primo di una cinquantina di numeri di una nuova pubblicazione della De Agostini, dedicata esclusivamente a titoli di musica classica emessi su supporto vinilico a 33 giri. Premetto subito che, nonostante le mie critiche e riserve al riguardo, la consideri senz'altro un'iniziativa più che lodevole, in un mare magnum di paccottiglia varia che invade le edicole. Peccato soltanto che arrivi in un momento terribile come quello attuale, per cui temo che il risultato in termini di vendita di numero di copie stampate, sia assai più scarso di quanto questa pubblicazione senz'altro meriterebbe, ma guardando le edicole di Bologna, non c'è di che essere ottimisti, temo. Io stesso, stante le mie attuali disastrose e precarie condizioni economiche, non potrò seguirla per molto, ahimè! Conto comunque, nel peggiore dei casi, di riuscire ad esaminare almeno i primi 4 numeri, di cui cercherò di darvi conto, per quel che posso almeno. La suddetta pubblicazione, analogamente a un'altra simile già lanciata dalla stessa De Agostini all'incirca 2 o 3 anni fa e tutt'ora in corso di uscita in edicola dedicata esclusivamente alla musica jazz, è a cadenza bisettimanale. A proposito però della collana dedicata al jazz, mi permetto di far notare ai responsabili, che sarebbe il caso di evitare delle grossolane sviste, come quella da me rilevata sul disco allegato al n.37 che era la ristampa dell'LP Prestige di Coleman Hawkins "Night Hawks", recante però scritto sul dorso della custodia: SONNY CLARK/ COOL STRUTTIN'! Simili sviste, soprattutto se ripetute, possono pregiudicare la bontà intrinseca dell'iniziativa! Attenzione a non ripeterle anche sulla collana dedicata alla musica classica, poichè per la verità già sul secondo numero uscito il 16 febbraio, ne ho già rilevate un paio, sia pure di minore entità! La prima critica generale che posso muovere a questa collana è quella di avere puntato pressochè esclusivamente ai titoli più arcinoti, come già testimonia il primo numero, anche se posso comprenderne le ragioni commerciali, per cui la mia opinione al proposito può essere considerata un ipercriticismo da appassionato esperto di vecchia data. Tra l'altro, se volete conoscere altri dettagli riguardo la suddetta pubblicazione oltrechè l'ordine di emissione delle prime 25 uscite, andate a curiosare sul sito di Audiophile Sound "AS on line" poichè il suo direttore, quel simpatico fanfarone di Pierre Bolduc, è anche il principale curatore dell'intera collana. Contrariamente a quanto da lui affermato, i dischi in vinile vergine da 180 grammi, sono stampati dalla MPO in Spagna e non in Francia! Come è prassi in questi casi, il prezzo della prima uscita è di soli 7,99 euro e di 14,99 per tutte le successive, che resta comunque un prezzo altamente concorrenziale stante la tipologia del prodotto, che normalmente nei negozi di dischi, soprattutto nel caso della musica classica, varia da un minimo di 21,90 euro ad un massimo di almeno 50! Aggiungiamo il fatto che il formato dei fascicoli allegati ne consente il loro agevole inserimento all'interno delle custodie assieme ai dischi e avremo un primo quadro generale delle caratteristiche dell'opera. Di seguito passo alla disamina critica e tecnica dei titoli già usciti... (continua).